A Martina Franca debutta Manuscripta

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Dal 2 al 4 dicembre arriva in Puglia Manuscripta, un nuovo festival organizzato dai Presìdi del Libro in collaborazione con l’Associazione Terra Terra/Manufacta, la Fondazione Paolo Grassi e il Laboratorio Urbano Arte Franca. 

Il festival avrà tre sedi, tutte nel centro di Martina Franca (l’Ospedaletto in via Orfanelli 7, la Fondazione Paolo Grassi in via Metastasio 20 e la sede di Arte Franca all’interno della Villa del Carmine), e proporrà uno sguardo a 360 gradi sul mondo del fumetto, con ospiti ben noti al grande pubblico come lo sceneggiatore di Tex e Dylan Dog Pasquale Ruju, uno sguardo alle produzioni locali con LABO Fumetto, un’occhiata al fumetto d’inchiesta con l’editore Federico Zaghis di Becco Giallo. E con una particolare attenzione al mondo delle produzioni indipendenti, che qui ci interessano in modo particolare.

Nella sede dell’Ospedaletto ci sarà innanzitutto la mostra Fumetti dal presente, con stampe autografate di artisti ben noti ai lettori di Just Indie Comics come Akab, Lorena Canottiere, Roberto La Forgia, Maicol & Mirco, Martoz, Alice Milani, Marino Neri, Dottor Pira, Cristina Portolano, Ratigher, Davide Reviati, Silvia Rocchi, Serena Schinaia, Alice Socal, Adam Tempesta, Fabio Tonetto e altri ancora. Il titolo della mostra prende il nome dal documentario Fumetti dal futuro di Serena Dovì, che è direttrice artistica del festival insieme a Piero Angelini. Lo stesso documentario, che racconta le storie di autoproduzione di Alessandro Baronciani, Dottor Pira, Maicol & Mirco e Ratigher, sarà proiettato venerdì 2 alle 11 e alle 22 presso la Fondazione Paolo Grassi.

Dottor Pira e Ratigher saranno anche ospiti di Manuscripta. Il primo curerà il workshop Fumetti disegnati male (venerdì 2 alle 17,30), presenterà L’almanacco dei fumetti della gleba (sabato 3 alle 18,30) e curerà il dj set di sabato sera, mentre Ratigher parlerà insieme a me del progetto Flag Press, sabato alle 17,30 all’Ospedaletto. E visto che siamo in tema di autopromozione, durante il festival ci sarà anche il banchetto di Just Indie Comics con una selezione dei fumetti che normalmente potete trovare nel webshop.

Altra guest star di Manuscripta sarà Cristina Portolano, con la presentazione di Quasi signorina venerdì alle 19 all’Ospedaletto e il workshop Fumetti autobiografici sabato alle 15 ad Arte Franca. Ma gli eventi e gli ospiti non finiscono qui e per tutto il resto vi rimando al sito web del festival, mentre per iscrizioni e informazioni sui workshop potete scrivere a manuscriptafest@gmail.com. E se passate da quelle parti venite a dire “ciao”, mi raccomando.

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Flag Press #2 – “Prima” di Manuele Fior

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Un luogo dove siamo stati tutti ma di cui nessuno mantiene il ricordo, un tempo in cui avevamo le ali e nulla più. Prima di Manuele Fior, la seconda bandiera edita da Flag Press, è una storia che sembra arrivare da un altro mondo e da un’altra epoca, classica nello stile quanto sperimentale nel modo di avvolgere il lettore nelle sue spire. L’autore di 5000 chilometri al secondo e L’intervista ha realizzato per la casa editrice lanciata qualche mese fa da Ratigher e dal sottoscritto un fumetto toccante e al tempo stesso innovativo, che unisce contenuto e rivoluzione formale, sfruttando appieno le potenzialità del grande formato. Non vi dico di più, perché ogni dettaglio ulteriore potrebbe rovinare l’esperienza di lettura, che va fatta senza punti di riferimento, lasciandosi catturare dai dialoghi, dal segno, dai colori.

Si tratta del secondo poster edito da Flag Press, l’etichetta che pubblica fumetti formato 70×100 con una storia di due tavole. Il fronte è a colori in italiano, il retro in bianco e nero con traduzione in inglese. Per saperne di più sul progetto potete leggere qui.

Flag Press #2 – Prima di Manuele Fior debutterà al BilBOlbul Festival di Bologna dal 24 al 27 settembre. Lo troverete al Bookshop della Biblioteca Salaborsa insieme alla nostra prima uscita, Teoria, pratica e ancora teoria di Ratigher. Sempre in Salaborsa, Manuele Fior autograferà le copie durante le sue sessioni di dediche, sabato 26 novembre alle 16 e domenica 27 alle 11. Qualche giorno dopo il festival, potrete acquistare Prima sul sito della Flag Press.

Di seguito qualche immagine in antePrima. Buona visione.

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December’s not so far away – 17/11/2016

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Dato il periodo particolarmente ricco di eventi e progetti editoriali, resuscito questa rubrica di segnalazioni e link vari. Apriamo con BilBOlbul 2016, anche se non credo ci sia bisogno di leggere Just Indie Comics per sapere quel che succede a Bologna dal 24 al 27 novembre prossimi. L’ospite di eccezione è ovviamente Chris Ware, con una mostra dei suoi lavori alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (inaugurazione venerdì 25 alle 18,30), una serie di incontri con il pubblico e la pubblicazione del volume-catalogo Il palazzo della memoria – Scritti, disegni, interviste. Il manifesto di questa decima edizione è di Marco Corona (potete vederne un dettaglio nell’immagine di apertura), cui è dedicata una personale alla Pinacoteca Nazionale. Tra le altre cose segnalo la mostra XUWWUU di Gabriel Delmas con l’ultima opera dipinta a olio dell’autore di Largemouths, la presentazione del nuovo libro di Richard McGuire Sequential Drawings edito da Rizzoli Lizard, l’angolo BBB Zine dedicato alle autoproduzioni internazionali che quest’anno ospita Ediciones Valientes, Jorge Parras, La Camaraderie, Arbitraire, Central Vapeur e Los Bravú. E poi mostre mostre mostre, incontri incontri incontri, eventi eventi eventi. Andate sul sito della manifestazione per scoprire tutto.

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Continuiamo a vedere quel che succede nella nostra cara vecchia Penisola e facciamo tappa a Roma, per due eventi che non sono riuscito a presentare a tempo debito (le inaugurazioni ci sono state entrambe venerdì 11 novembre) ma ancora in corso. La prima, presso Palazzo Velli in piazza di Sant’Egidio 10 a Trastevere, è la personale del Prof. Bad Trip A Saurceful of Colours, aperta fino al prossimo 3 dicembre. Si tratta della stessa mostra di Carrara, a cura di Tabularasa Teké Gallery, di cui avevo parlato qualche mese fa recuperando per l’occasione una vecchia intervista al Prof. Lo spazio espositivo è ampio ed accogliente, il materiale è ricco e di prim’ordine, tra i dipinti di Bad Trip che si possono ammirare con occhiali 3D consegnati all’ingresso, una serie di originali in bianco e nero, opere giovanili, sculture e tanto altro ancora. Ricco l’apparato critico, con foto, illustrazioni, articoli di giornale e materiale d’epoca che ben definiscono il contesto in cui Gianluca Lerici è diventato l’amato (e compianto) artista che tutti conosciamo. Se vi servono altri motivi per godervi tutto ciò, all’interno di Palazzo Velli ci sono anche concerti, dj set e proiezioni: il giorno dell’inaugurazione c’è stato per esempio un mini-live di Mauro Teho Teardo. Andate e moltiplicatevi. E se intanto volete farvi un’idea, eccovi un po’ di foto gentilmente offerte da Teké Gallery.

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In contemporanea e a poche centinaia di metri inaugurava Bosch Remix – L’astrazione della follia, un group show curato da Manfredi Ciminale e ospitato dalla galleria Parione9 (ne ho già parlato in questo post su Amore di lontano di Martoz) in cui giovani illustratori italiani rileggono l’opera di Hieronymus Bosch attraverso ventuno stampe giclée. Il livello medio dei lavori è davvero elevato e alcuni sono particolarmente degni di nota per spirito visionario e composizione. In più l’idea di realizzare le opere con il metodo del “telefono senza fili” dà coesione e unità al tutto. Gli illustratori coinvolti sono ADR, Francesca Balducci, Margherita Barrera, Pablo Cammello, Niccolò Castro Cedeno, Manfredi Ciminale, Crù, Lorenzo De Luca, Michela Di Lanzo, Fabrizio Des Dorides, Fabio Frangione, Frita, Valerio Immordino, infidel, La Came, Martoz, Lucio Passalacqua, Antonio Pronostico, Jacopo Starace, Sushi, Tommy Gun Moretti. Bosch Remix rimarrà in galleria fino al prossimo 30 novembre. Accorrete numerosi e, come antipasto, gustatevi queste foto scattate il giorno dell’inaugurazione da Diana Bandini.

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Passiamo adesso a un progetto editoriale che ha diversi punti in comune con Bosch Remix, nel senso che anche qui c’è un riferimento “alto” (lì Bosch, qui Ovidio) rivisitato da artisti italiani. Sto parlando di Metamorphoses, un albo in formato A4 a colori con sovra-copertina in serigrafia che verrà pubblicato alla fine di una campagna di crowdfunding su Ulule lanciata in questi giorni dall’associazione culturale Squame e attiva fino al 5 dicembre. L’idea alla base dell’iniziativa è quella di chiamare 16 artisti a rivisitare in maniera personale e libera uno dei miti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, realizzando per l’occasione un fumetto e un’illustrazione. A questo punto vorrete sapere chi sono gli illustratori e fumettisti che troverete dentro Metamorphoses e io per non fare torto a nessuno ve li dico tutti: Francesco Guarnaccia, Davide Saraceno, Pistrice, Tommy Gun Moretti, Marino Neri, Andrea Chronopoulos, Anna Deflorian, Cristina Portolano, Giulio Castagnaro, Martoz, Alessandro Ripane, La Lois, AkaB, La Came, Lucio Villani, Rita Petruccioli. Oltre all’albo si potranno acquistare anche dei poster 30×40 di ciascuna illustrazione/fumetto e qualche originale. Per qualche info in più vi rimando a questa intervista a Francesca Protopapa pubblicata qualche giorno fa su Dancing Asteroid. Sul sito della campagna trovate ovviamente ulteriori dettagli e tante immagini ma se siete pigri vi mostro qualcosa qui sotto.

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Proseguiamo con una serie di link che potreste trovare interessanti o, in caso contrario, che potete aprire se proprio non avete niente di meglio da fare. Parecchi, quando mi incontrano in giro (intendo agli eventi legati al fumetto, non al supermercato) mi chiedono informazioni sui festival d’oltreoceano, tentati dall’idea di provare la traversata a bordo di qualche nave per vendere i propri lavori agli indiani d’America (sì, è molto tardi quando scrivo queste righe qui). Ok, visto che mi sembra che la cosa interessi qualcuno, vi segnalo che di recente c’è stato il Comic Arts Brooklyn, un festival organizzato come sempre dal negozio di fumetti di Williamsburg Desert Island. L’edizione di quest’anno è stata in dubbio fino all’ultimo momento e, se questo ha comportato una minore affluenza di pubblico, non credo abbia inficiato la qualità del materiale che si poteva trovare sui vari tavoli, tanto che Nick Gazin su Vice ne parla come “l’unico festival che conta” (vabbè, mò non esageriamo Nick). Per un reportage più obiettivo vi rimando a quello del Publishers Weekly, che ha pubblicato sulle sue pagine anche una serie di foto dell’evento.

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Rimanendo in tema, dal 13 al 16 ottobre ha debuttato, dopo l’edizione di prova dell’anno scorso, il Cartoon Crossroads Columbus, curato tra gli altri dall’autore di Bone Jeff Smith. Il festival ha un approccio prevalentemente culturale al fumetto, visto da un punto di vista storico e anche sociale, come testimoniano i temi delle tantissime conferenze di taglio accademico che ha ospitato. Ne trovate resoconti sul sito del Comics Journal e su Comics Workbook. Infine, visto che ci siamo, recupero questo reportage di Rob Clough dalla Small Press Expo dello scorso settembre.

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Concludo con un po’ di cose a caso e cioè: l’intervista a uno dei miei cartoonist preferiti di adesso e forse di sempre, cioè Sammy Harkham, pubblicata in questi giorni in inglese dal sito francese du9, anche se in realtà risale al 2015; un nuovo fumetto in quattro parti di Sam Alden che ha debuttato qualche giorno fa su Hazlitt (in alto la prima tavola); un po’ di immagini del Doctor Strange ai tempi di Gene Colan e Tom Palmer gentilmente offerte da Diversions of the Groovy Kind. E ora basta.

Le due facce di “Amore di lontano”

Il nuovo libro del fumettista e illustratore romano Martoz, Amore di lontano, è stato pubblicato da Canicola in occasione del Treviso Comic Book Festival ed è arrivato a Roma con una bella mostra alla galleria Parione9 dal 7 ottobre al 6 novembre, a cura di Marta Bandini ed Elettra Bottazzi. Ho visitato la mostra qualche settimana fa e alcuni giorni dopo ho potuto osservare lo stesso Martoz all’opera in uno showcase inserito nella programmazione di Lucca Comics, in cui sono stati approfonditi i contenuti del libro. Quel che segue è dunque un po’ resoconto della mostra, in parte rielaborazione degli spunti suggeriti dallo stesso autore e in qualche modo anche breve recensione di un volume che prosegue, rendendolo più complesso, il percorso artistico iniziato con l’ottimo Remi Tot in Stunt pubblicato l’anno scorso da MalEdizioni.

Iniziamo proprio da Remi Tot, che rielaborava il genere classico del fumetto d’avventura italiano alla Diabolik facendolo esplodere in una serie di pagine ipercinetiche e ricche di riferimenti all’arte moderna. Anche in Amore di lontano la base di partenza è sempre la stessa, cosa che conferma Martoz come autore capace di inserirsi nella nostra tradizione fumettistica. Per quanto le sue tavole siano sperimentali e il modo di raccontare tutt’altro che lineare e convenzionale, la narrazione parte da riferimenti popolari, sviluppati soltanto successivamente in modo sghembo e originale. Anche la presenza di una forte componente erotica, anzi spesso pornografica, si rifà ai maestri del fumetto d’autore. Ciò delinea una striscia di influenze abbastanza chiara, che va dallo stesso Diabolik ai Bonelli, da Pratt a Manara, da Crepax a Toppi e Battaglia: forse chissà, vent’anni fa Amore di lontano sarebbe stato pubblicato a puntate sulle pagine di Corto Maltese. Le tavole in basso sono espressione di quanto detto finora: da una parte c’è la partenza, e dunque l’avventura, dall’altra uno dei tanti rapporti che uno dei due protagonisti, Jaf, consuma con le donne che incontra nel corso della storia.

Messe una vicino all’altra, queste tavole raccontano anche la trama di Amore di lontano. Il dualismo è infatti centrale: due sono infatti i protagonisti, due i piani temporali, due le storie (o almeno così sembra…), due le fonti di ispirazione alla base di tutto, ossia la Canzone dell’amore di lontano di Jaufré Rudel e I fiori blu di Raymond Queneau, citate dall’autore nelle primissime due (ancora) pagine, in cui si legge: “Da una torre così alta occhi più lunghi dei miei/arriverebbero lontano/scorgendo il declino e il susseguirsi dei regni/potrebbero indovinare l’esito stesso di questa crociata/e invece io/vedo solo un fiore blu che spunta nel fango”.

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La vicenda – colta, complessa e degna di un poema cavalleresco – segue da una parte le avventure di Antares, un veterano del Medioevo che guida l’esercito leonese verso la Seconda Crociata, e dall’altra quelle di Jaf, un uomo che vive in un presente indefinito e che sfoga le sue pulsioni facendo l’amore “come un randagio”. Jaf è un disadattato nel senso più vero del termine, perché ogni volta che si addormenta, di solito sempre vicino all’ennesima donna, si risveglia in un altro posto, che poi è lo stesso luogo in cui si trovava Antares nelle pagine precedenti. E se lo scopo di Antares non è in realtà la crociata ma trovare Mila, una contessa amata anche se mai conosciuta e vista di persona, quello di Jaf è trovare la salvezza e forse, chissà, qualcosa che una donna sola gli può dare, “un giorno senza morte” o addirittura “un solo posto, un solo amore”.

Vi risparmio gli sviluppi per non anticiparvi troppo e anche perché questa non vuole essere un’approfondita analisi del fumetto, che meriterebbe ben altra attenzione. Veniamo piuttosto alla mostra, che nello spazio piccolo ma curatissimo di Parione9 ha esaltato i contenuti di Amore di lontano, a partire dalle riproduzioni di Antares e Jaf realizzate per l’occasione dallo scultore Mauro Pietro Gandini.

Le tavole esaltano il bianco e nero a matita di Martoz e segnano un deciso passo avanti rispetto allo stile di Remi Tot, che, soprattutto a vedere gli originali, era più improvvisato e selvaggio. Qui le linee sono decisamente più rifinite, anche se sempre e comunque nell’ambito di una ricerca che non aspira mai al Bello ma che scompone le figure umane e i paesaggi in una serie di segni geometrici, spesso ai confini dell’astrattismo, come accade nella scena della battaglia a pag.187, ribattezzata Zio Ziegler.

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Altre volte le tavole sono l’occasione per farsi un’idea del processo creativo e delle scelte dell’autore, che parte da uno storyboard ma senza mai rinunciare a dare libero sfogo all’immaginazione e alla creatività quando si trova davanti al tavolo da disegno. I libri di Martoz hanno una struttura sempre libera che permette di improvvisare e di inserire tanti dettagli negli interstizi tra un elemento narrativo e l’altro, cosa che poi dà luogo a delle inevitabili modifiche, necessarie al momento dell’editing finale per dare coerenza al tutto: per esempio a pag. 44 la macchina disegnata in arancione nella parte alta della pagina è stata sostituita con tre vignette del tutto diverse (un trombettista, luci, scena di ballo).

Nella tavola di pag. 249 la parte superiore è disegnata completamente, mentre le due vignette in basso sono state solamente abbozzate per poi essere riprese in un secondo momento (quella a sinistra con la scena di una fellatio, quella a destra con un dettaglio di Jaf esanime che viene sorretto da una donna).

Nella rappresentazione di Mila a pag. 260 i ghirigori di Martoz si esaltano su carta in un modo che nella versione stampata non si riesce pienamente ad apprezzare, dato che la colorazione digitale volutamente piatta, seppur fondamentale dal punto di vista narrativo, non rende del tutto giustizia al disegno a matita. Vedendo la mostra, viene voglia di sperare che un giorno o l’altro Amore di lontano abbia l’onore di una “artist edition” tutta in bianco e nero.

La mostra si è ormai conclusa ma Parione9 prosegue la sua programmazione dedicata al mondo dell’illustrazione. Il prossimo appuntamento è per venerdì 11 novembre con l’inaugurazione di Bosch Remix – L’astrazione della follia, group show curato da Manfredi Ciminale che vede 21 illustratori italiani rileggere l’opera di Hieronymus Bosch secondo le regole del “telefono senza fili”.