“Deriva” di Serena Schinaia

(English text)

deriva_cover

Di Serena Schinaia ho già scritto su queste pagine a proposito della sua ultima fatica solista, l’albo Ceniza/Cenere pubblicato dalle Ediciones Valientes di Martín López Lam, e di Una giornata scorsa, il progetto collettivo che ha realizzato presso l’Accademia di Spagna a Roma insieme allo stesso López Lam, Silvia Rocchi e Roberto Massó. La Schinaia è un’artista pugliese nata a Taranto nel 1986, che dopo aver studiato filosofia estetica e linguaggi del fumetto a Bologna si è trasferita a Roma, dove al momento vive e lavora. I suoi disegni sono apparsi in diverse antologie, ha collaborato con Lo Straniero, Hamelin, il Goethe Institut, e ha esposto in occasione di vari festival, come Bilbolbul, Komikazen, Napoli Comicon, oltre ad aver vinto i premi Reportage per Reality Draws 2012 e Coop for Words 2014. Il suo lavoro è fortemente evocativo, non usa balloons ma solo testi minimali che è riduttivo chiamare didascalie, in quanto non si limitano a descrivere ma danno forza a ciò che le immagini rappresentano, di solito momenti di passaggio, attimi in cui sta per succedere qualcosa oppure in cui qualcosa in realtà è già successo. Se l’ultimo Ceniza sperimenta un tratto più definito, la colorazione in blu/grigio e l’utilizzo in simultanea di italiano e spagnolo, il primo albo autoprodotto Deriva è invece rappresentativo della prima fase della sua produzione, caratterizzata da un bianco e nero intenso fatto di pennellate impressioniste e da frasi laconiche, che fanno pensare più a riferimenti musicali (mi vengono in mente, su tutti, i Massimo Volume) che fumettistici. Di seguito potete leggere due delle cinque storie che riempiono le 32 pagine dell’albo, di cui è uscita di recente anche l’edizione in inglese, ancora autoprodotta, intitolata Drift e disponibile nel negozio on line di Just Indie Comics, dove trovate anche alcune copie di Ceniza. Sul sito delle Ediciones Valientes è invece disponibile il leporello di Una giornata scorsa. Per il momento, buona lettura.

 

img_crollo1
img_crollo2
img_crollo3
img_crollo4
img_fumo1
img_fumo2
img_fumo3
img_fumo4
img_fumo5

“Drift” by Serena Schinaia

drift_cover

I already wrote about Serena Schinaia on Just Indie Comics when I reviewed her latest solo effort, the comic book Ceniza/Cenere published by Ediciones Valientes and in this post about Una giornata scorsa, the collective project she developed at the Real Academia de España in Rome with Martín López Lam, Silvia Rocchi and Roberto Massó. Schinaia is an artist born in Taranto, 1986 and after studying Aesthetic Philosophy and Theory of Comics in Bologna she moved to Rome, where she currently lives and works. She was featured in several anthologies, collaborated with Lo StranieroHamelin, the Goethe Institut and exhibited in various festivals, such as Bilbolbul, KomikazenNapoli Comicon. She won the prize Reportage for Reality Draws 2012 and the contest Coop for Words 2014. In her work she doesn’t use balloons but only laconic sentences that aren’t simple captions, as they don’t just describe the drawings but give power to what she represents, creating a deeply evocative result. If the recent Ceniza showcases a more defined line, a blue/gray color palette and the use of Italian and Spanish simultaneously, her first self-published 32-page comic book, Drift, is representative of the first phase of her production, marked by an intense black and white made up of impressionist brushstrokes. Below you can read two of the five stories of the comic book, which is available in Just Indie Comics online shop, where you can also find some copies of Ceniza. In the meantime, have a good read.

 

img_collapse_1

 

img_collapse_2

 

img_collapse_3

 

img_collapse_4

 

img_smoke_1

 

img_smoke_2

 

img_smoke_3

 

img_smoke_4

 

img_smoke_5

 

“Fobo” di Gabriel Delmas

(English text)

Fobo cover

di Weedzie Kalashnicock

Fobo è una metafora della follia dell’amore, una canzone sullo squilibrio chimico, un poema per tutti coloro che cercano e un lamento per coloro che trovano. In sintesi, un’allucinazione metafisica.

E’ anche il divertente racconto di uno spermatozoo che, come tutti gli spermatozoi prima di lui, ha assolutamente bisogno di trovare un uovo per assicurarsi un posto nell’eternità. Ma, mentre tenta di compiere il suo destino, diventa ossessionato da qualcos’altro. Ciò che vuole veramente è penetrare il cuore dell’universo. E questo desiderio lo porta a inseguire ogni barlume, ogni bagliore, ogni buco nero, ogni punto lontano, fino a dove e fino a quando riesce a farlo.

All’inizio è pieno di speranza. Riesce ad attraversare ogni paesaggio immaginabile. Incontra la donna con un occhio solo, la insegue, gioca con lei. E’ aiutato da una vegetazione amichevole, i cui tentacoli ricurvi lo salvano quando pensava che stessero per strangolarlo. Viene mangiato da strane creature fluttuanti con i ventri rigonfi e i volti sorridenti, un po’ stupide ma anche affettuose, che in realtà non vogliono fargli del male, dato che lo portano verso nuovi e ancor più stimolanti territori. E’ costretto a fermarsi, incapace di proseguire, ma poi riprende la sua corsa. Riesce a prevenire ogni catastrofe e a muoversi sempre più avanti nella sua ricerca. Le sue avventure sono spaventose e divertenti. Sembra essere (e comincia a credersi) invincibile. Diventa il capo di alcune creature che incontra lungo la strada. E’ così euforico da sentirsi onnipotente, sembra che non ci sia niente che non possa fare.

Fobo si sente tutt’uno con l’universo e con le creature intorno a lui. Sembra che tutti facciano il tifo per lui. Si sente coccolato.

Ma cosa sta succedendo? E’ vero che sono tutti dalla parte di Fobo? Ogni creatura lo porta più vicino, ma a cosa? Tutto ciò è amore o un inganno? Dove si trova?

Fobo guarda le cose sotto un’altra luce. Ciò che sembra essere una cosa, subito dopo comincia a sembrarne un’altra. Ogni volta che Fobo emerge da una cavità, ne trova un’altra e un’altra ancora. E sono le cavità a guardare Fobo, non il contrario. Ne può penetrare una ma ce n’è sempre un’altra dietro l’angolo. Sia che guardi giù o su, che entri o che esca, non è mai dall’altra parte. E’ imprigionato, proprio come tutti gli altri esseri in questo labirinto umido e oscuro.

E’ forse un clone? O un drone? Pensava di essere migliore! Diverso! Che cos’è?

Prima Fobo trovava tutto eccitante, folle e misterioso mentre ora pensa: “Devo essere provocato e stimolato in eterno? Riuscirò mai a penetrare il mistero che sto cercando di comprendere? Devo essere preso in giro per il resto dei miei giorni, e tutto il mio tempo, tutti i miei sforzi non serviranno a niente?”

Questa non è la storia di una razza che cerca di sopravvivere, e neppure la storia di una selvaggia lotta per essere il miglior spermatozoo dell’universo. E’ la storia della disillusione del vincitore. La sua sofferenza è esistenziale.

La verità è che Fobo ha una pistola sempre carica ma può sparare soltanto a salve, per l’eternità.

Questa è la storia dell’Orrore.

fobo1

Traduzione di Gabriele Di Fazio. Fobo è l’ultimo lavoro di Gabriel Delmas ed è un volumetto di 64 pagine, brossurato, 15×21 cm, pubblicato da Hollow Press

“Fobo” by Gabriel Delmas

by Weedzie Kalashnicock

Fobo cover

 

I think Fobo is a metaphor for the madness of love, a song of chemical imbalance, a poem to all those who would seek and a lament for those who find. In short, a metaphysical mindfuck.

It’s also a comic tale of a sperm, who, like all sperm before him, has a primal urge to find an egg, to secure his spot for all eternity, but who in the process of completing his destiny, becomes obsessed with something else. He wants nothing less than to penetrate the heart of the universe. And this desire has him chasing every glimmer, every flash, every black hole, every distant point as far and as long as he can.

He starts out with high hopes. He manages to climb in and out of every imaginable landscape. He chases and plays with the one-eyed woman. He’s helped by friendly flora, whose curling tentacles lift him out of danger when he thought they might try to strangle him. He’s eaten by strange floating creatures with bloated bellies that are filled to the brim with smiling, slightly idiotic (but endearing) faces, but clearly, they mean him no harm, since he is carried even closer to different and more exciting landscapes. He’s thwarted at various points, but only temporarily. He manages to avert every disaster and move further in his quest. His adventures are scary and fun, and he seems to be (and starts to feel) invincible. He even appoints himself the leader of various creatures he meets along the way. The euphoria swells his head, there seems to be nothing he can’t do.

Fobo feels at one with the universe and all the creatures around him. Everyone seems to be cheering him on. He feels kissed.

But what is really happening? Are they really on Fobo’s side? Everyone brings him closer and closer but where is he really? Is this love or trickery? Where is he?

Fobo looks at the thing in another light. What seems to be one thing is now another.  Every time Fobo emerges out of one hole, he finds another and another and another. An endless series of holes stare back at Fobo. He can penetrate the one, but there is always another around the corner. Whether he looks up or down, or goes in or comes out, he is still not on the other side! He’s caught, just like all the others in this sticky, impenetrable labyrinth.

Is he a clone? A drone? He thought he was better! Different! What is he?

What seemed exciting and crazy and mysterious before, now Fobo feels, am I to be perpetually tantalized? Am I never to penetrate the mystery I seek to know? Am I to be teased as long as I live, and all my time, all my efforts, count for nothing?

This is not the story of a race to survive, or even a story about a fierce competition to be the fastest and most successful sperm in the universe. It’s about the disillusionment of the victor. His suffering is existential.

The truth is, he has a loaded gun but perpetually shoots blanks into the universe.

This is a horror story.

fobo1

Fobo is the latest book by Gabriel Delmas. It’s a 64-page paperback, 15×21 cm, published by Hollow Press

Un’intervista al Professor Bad Trip

Colgo l’occasione della mostra A Saucerful of Colours, personale dedicata al Professor Bad Trip dalla Tekè Gallery di Carrara, per recuperare una vecchia intervista realizzata al Prof dal sottoscritto e da Giuseppe Marano e pubblicata nel marzo 1995 su Underground #5. Incontrammo Bad Trip (vero nome Gianluca Lerici) in occasione di diverse edizioni di Lucca Comics, sulle gradinate del Palazzetto dello Sport, dove allora ci si metteva a vendere le fanzine, nonostante i continui inviti da parte dell’organizzazione a togliere il disturbo. Gianluca ci consentì di utilizzare un suo disegno per la copertina di Underground #5, che si apriva proprio con un’intervista realizzata via posta e montata a collage sullo sfondo dell’arte del Prof, come potete vedere dalle foto che accompagnano l’articolo. Sicuramente non sarà esaustiva come l’intervista realizzata da Vittore Baroni per l’Almanacco Apocalittico di Mondadori e ristampata in versione integrale proprio nel catalogo di A Saucerful of Colours, ma spero che sia comunque l’occasione per recuperare un contenuto oscuro e a suo modo utile per inquadrare uno dei più importanti artisti dell’underground italiano, scomparso a soli 43 anni il 25 novembre 2006. E a questo proposito vi raccomando di visitare la mostra della Tekè, che sarà aperta fino al prossimo 30 luglio il martedì e il mercoledì dalle 17 alle 20, dal giovedì alla domenica dalle 18 alle 24. Per il momento, buona lettura.

Professor Bad Trip: raccontaci vita opere e miracoli in una autobiografia completa.

Il Professor Bad Trip nasce a La Spezia il 21-5-63. Per tutti gli anni ’80 è conosciuto in zona come “Gianluca Punk”. E’ stato:

– DJ a Radio Popolare Alternativa (La Spezia, 79/83)

– cantante del gruppo hardcore “The Holocaust”

– denunciato per: occupazione, danneggiamento, corteo non autorizzato, resistenza a pubblico ufficiale (2 volte!), oltraggio a pubblico ufficiale, violenza a pubblico ufficiale (per un totale di 7 denunce più 4 giorni di prigione)

– diplomato all’Accademia di belle arti di scultura a Carrara.

Influenze, ispirazioni, aspirazioni?

Influenze grafiche: Stefano Tamburini, Robert Crumb, Joe Coleman, Paul Mavrides, Robert Williams, Basil Wolverton, Ed Big Daddy Roth, Matteo Guarnaccia, C.Burns, F.Masereel, D.Kitchen, Rick Griffin, Raymond Pettibon, W.Smith, ecc.

Ispirazioni (per via mentale, orale, polmonare o acustica): hashish, Max Stirner, Karl Marx, LSD, William Burroughs, George Orwell, Aldous Huxley, marijuana, The Germs, Ballard, Kropotkin, Fear, Hakim Bey, Bob Dobbs, Jerry Rubin, Timothy Leary, Robert Anton Wilson, Crass, Stanley Kubrick, David Cronenberg, ecc.

Aspirazioni: segrete (basta denunce!)

BAD TRIP COMIX è un po’ il manifesto del nuovo underground italiano, non credi?

Fumetto underground italiano:

– prima generazione (i babbi): Max Capa, Matteo Guarnaccia e Stefano Tamburini

– seconda generazione (il figlio unico): Prof. Bad Trip

– terza generazione (i nipoti): ??? (niente di niente, boh?)

Il tuo incontro con Matteo Guarnaccia ha dato vita a DOUBLE DOSE COMIX (inspiegabilmente stroncato dal “Manifesto”): come è nata la cosa?

Matteo è il mio babbo, quindi è stato un incontro fisiologico. “Il Manifesto” ha stroncato DOUBLE DOSE COMIX perché Thomas Martinelli (autore del pezzo) “non riesce a seguirmi” (sue parole a Lucca); in realtà di fumetti underground non capisce nulla (non ha la cultura necessaria). “Il Manifesto” rimane comunque l’unica fanzine leggibile tra tutta la merda che esce in edicola.

“Il Pasto Nudo”, Burroughs e l’underground: come è nata la decisione di realizzare un adattamento del libro, e che ruolo ha Uncle Bill nella tua formazione?

William Burroughs è una pietra miliare delle controculture; ha influenzato dal beat al punk all’industrial culture: è uno che ha visto nel futuro!!

Fare IL PASTO NUDO a fumetti è stata un’idea di Gomma di Shake e, al di là di giudizi formali-estetici-culturali-ecc. mi preme sottolineare due necessità soddisfatte:

1) anticipare tutti i merdoni postmoderni italiani da edicola che volevano l’esclusiva su una cultura che non gli apparteneva.

2) parlare di eroina e anni ’80 in una maniera il più “trasversale” possibile.

Ti è piaciuto “Il Pasto Nudo” di Cronenberg? E, più in generale, che impatto hanno su di te i film del regista canadese?

Amo Cronenberg – è, insieme a Kubrick, il mio regista preferito. Mi è piaciuto anche “Il Pasto Nudo”, tenendo a mente che da un libro simile si potevano fare 20 films e 30 fumetti diversi.

Come vedi l’attuale scena post-underground americana?

La scena americana è grandiosa, i disegnatori underground finiscono nei musei e sono considerati “gli artisti”. Succederà anche qua con 10 anni di ritardo, come al solito.

DECODER e la Shake sono un’esperienza fondamentale per la stampa underground, non credi?

Sono fondamentali per la scena italiana (nel mondo ci sono centinaia di case editrici simili): hanno il pregio di essere una cooperativa e di dare del lavoro a un sacco di fratelli e sorelle e di tradurre e pubblicare in italiano cibo per la mente di difficile reperibilità e/o traducibilità.

Cos’è per te il cyberpunk?

Cyberpunk è un’attitudine oltreché uno stile di scrittura. Burroughs, Ballard e Dick sono cyberpunk ante-litteram. Ma anche l’uso della fotocopiatrice, dei computer, ecc., da parte dei movimenti è cyberpunk. L’idea ribaltata di tecnologia solo al servizio del potere, di pochi tecnocrati, ecc. è la sfida del cyberpunk.

Che ci dici della collaborazione con i Meathead?

Mi hanno contattato per i miei disegni. Ho ascoltato il loro nuovo CD e mi è piaciuto molto; ci siamo conosciuti e continuiamo a piacerci e collaboreremo ancora in futuro.

La tua visione della psichedelia…

Questa domanda meriterebbe 10 pagine di risposta, quindi la salto!

Bad Trip e i centri sociali, dal Leonka al Forte Prenestino: che opinioni hai sui diversi CSOA in cui hai operato?

I centri sociali sono gli unici spazi culturali gestiti dal basso e orizzontalmente: non se ne può che parlar bene, al di là delle croniche lacune, miserie e guerre tra bande. Forte Prenestino è il massimo, è grandissimo, e i romani sono più rilassati e meno tesi dei milanesi. Spero si tenga lì il grande Free Festival+Rave del 2000!

Parliamo un po’ di Bob Dobbs e della Church of Subgenius…

Ne avete già parlato, quindi sapete di cosa si tratta; vi segnalo solo l’uscita mondiale di REVELATION X (nella quale sono presente – unico italiano, sigh – con 2 disegni). E’ la risposta agnostica, libertaria e patafisica a tutti i fondamentalismi.

Tra le tue innumerevoli attività c’è anche la mail-art: parliamo un po’ di questo movimento…

Con l’avvento delle reti telematiche la mail art è destinata alla morte. Per quanto mi riguarda ho smesso da anni di rispondere a tutti (per questioni economiche). E’ stato un utile strumento di scambio di idee, fanzines, ecc., che continuo a coltivare solo con chi mi interessa particolarmente.

Bad Trip 4