Speciale “Hate” / “I Like Comics”

Nel #1 di Hate Buddy Bradley ammetteva di essere interessato – tra le mille idee pazze che gli proponeva il suo amico Stinky – al progetto di mettere su una fanzine. E portava ad esempio Motorbooty, una di quelle fanzine/riviste di una volta che hanno lasciato il segno, e di cui magari scriverò un giorno o l’altro su queste stesse pagine. L’idea evidentemente piaceva allo stesso Bagge, che al contrario di Buddy riuscì realmente a metterla in pratica qualche anno più tardi. Era infatti il 1993 quando vide la luce il primo e purtroppo unico numero di I Like Comics, una fanzine interamente concepita da Bagge e messa su grazie alla collaborazione di Helena G. Harvilicz (in passato editor di The Comics Journal) e del fumettista Pat “Big Mouth” Moriarity nei panni di art director.

Lo dico subito prima di scendere nei dettagli: per me I Like Comics è una delle fanzine più belle che siano mai state fatte. Incentrato quasi tutto sulla scena di Seattle, questo corposo spillato di 120 pagine mette insieme articoli e interviste su tutto il meglio del fumetto dell’epoca. Nel suo editoriale Bagge scriveva di essersi sentito in dovere di fare una fanzine dedicata al fumetto per contrastare l’incredibile quantità di pubblicazioni dedicate alla musica che riceveva. L’autore di Hate aveva infatti uno spazio nel suo comic book in cui parlava di fumetti, riviste e fanzine, che recensiva in breve mettendo anche l’indirizzo per ordinare, come si usava all’epoca. “In questo periodo ricevo una caterva di fanzine autoprodotte. Alcune sono belle, la gran parte fa schifo, ma il 99,999% si occupano per lo più di musica – e non qualsiasi tipo di musica ma di questa orribile e totalmente inutile ‘musica’ ‘underground’ ‘alternativa’ ‘rock’, la peggior forma di rumore mai inventata. (…) Sentendomi molto frustrato per tutto ciò, qualche anno fa annunciai che avrei fatto la mia fanzine, che si sarebbe occupata soltanto della Più Grandiosa e Importante Forma d’Arte del Tardo 20esimo Secolo! (Sto parlando dei fumetti alternativi, se ve lo state chiedendo). Dopo tutto, qualcuno doveva pur farlo!”.

Tra i contenuti di I Like Comics spiccano le numerose interviste, condotte interamente da Bagge, aiutato in alcuni casi dalla Harvilicz. Sfilano così uno dietro l’altro Jim Woodring, Julie Doucet, Michael Dougan, Dennis Eichhorn e Gary Groth, tutti all’epoca residenti a Seattle e quindi facili da intervistare, tanto bastava prendere la macchina e andare a scovarli a casa o in ufficio… Pat Moriarity guarda invece fuori dai confini cittadini chiamando in causa la californiana Mary Fleener. Ma la dimensione local è subito ripristinata dalla Harvilicz, che si diverte a pubblicare una lunga chiacchierata con i suoi… coinquilini, ossia lo stesso Moriarity, J.R. Williams (qualcuno ricorderà la sua serie Crap per Fantagraphics) e R.L. Crabb. Il tono è colloquiale a dir poco, nel senso che spesso i quattro finiscono a discutere delle pulizie più che di fumetti, ma è questo l’approccio di tutto il fascicoletto, che fa di tutto per non prendersi sul serio e per usare un tono “basso”, riuscendo comunque (o forse proprio per questo) a rivelare un sacco di curiosità sulla vita e sull’arte dei cartoonist chiamati in causa. E la dimensione casalinga, artigianale oserei dire, è rafforzata dai titoli e dai sommari, spesso letterati dallo stesso Bagge con la sua inconfondibile calligrafia.

Oltre alle interviste c’è molto altro in questo numero di I Like Comics. Cito per esempio l’approfondimento di Frank Young su Steven, striscia cult di Doug Allen raccolta in alcuni spillati da Kitchen Sink Press (recuperatela se riuscite), un fumetto disegnato da Joe Sacco al liceo, un articolo di Bagge sul cartoonist B.N. Duncan (noto anche per le sue imprese epistolari, come potete leggere qui), un pezzo su Bagge a firma del fantomatico Sidney Mellon, una serie di disegni richiesti per l’occasione ai più svariati cartoonist dell’epoca (da Robert Crumb a Justin Green, da Daniel Clowes ad Art Spiegelman), uno spazio dedicato alla fiction e alle poesie scritte da fumettisti, e poi classifiche, giochi e altre amenità che non devono mai mancare in una fanzine che si rispetti. La quarta di copertina è invece un fumetto inedito di Bagge intitolato Buddy, Buddy, Quite Contrary, in cui vediamo il protagonista di Hate soffrire l’ambiente ormai alla moda di Seattle e meditare una fuga in direzione Denver. Ultima curiosità, il tizio fotografato in copertina è Bruce Chrislip, fumettista, editore e storico dei mini comics ben conosciuto a Seattle, tanto da meritarsi anche il paginone centrale, ovviamente mentre se ne sta sdraiato a leggere circondato da svariati comic book. “Hey, I like comics! – esclama sulla cover – Do you like comics, too?”. Beh, se la risposta è sì, e soprattutto se vi piace il genere di fumetto di cui abbiamo parlato finora, mettetevi immediatamente alla ricerca di una copia di I Like Comics perché – come dico spesso a qualcuno – non può davvero mancare nella vostra collezione.

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