“Misguided Love” di Raquelle Jac

L’antologia Now di Fantagraphics si è affermata nel corso degli ultimi 3 anni come il luogo in cui capire, scoprire, apprezzare ed eventualmente anche disprezzare le tendenze più recenti del fumetto alternativo. O meglio, della frangia più mainstream del fumetto alternativo, quella di autori che utilizzano per lo più un segno accattivante e graficamente vendibile, raramente sgraziato o underground. Lungi dall’essere perfetta, l’antologia è figlia dei suoi tempi, dato che spesso ospita autori che riflettono l’inconsistenza di tanto fumetto contemporaneo. Inconsistenza a sua volta figlia del minimalismo, un minimalismo non più pregno di vuoto esistenziale, nichilismo o addirittura violenza ma che ormai usa la scusa della sospensione della narrazione per fare quello che c’è di più facile per un autore: non dire assolutamente niente. Per fortuna che tra i vari esempi di questo funesto filone, imitatori tout court di autori “di moda”, nonché svariate copie delle copie delle copie, ogni tanto si fa strada qualcosa di buono. Anzi, direi che alla fine in ogni numero di Now c’è qualcosa di buono, a partire dalle storielle di Noah Van Sciver, sempre più intriganti per struttura e contenuti. Prendiamo per esempio Now #8: nell’autobiografica Saint Cole Van Sciver riesce a raccontare in sette pagine quello che Adrian Tomine non è riuscito a fare in un intero volume (The Loneliness of the Long-Distance Cartoonist ovviamente, una delle cagate più pazzesche che la storia del fumetto recente ricordi). Oppure possiamo citare i contributi delle italiane Roberta Scomparsa e Zuzu, che da queste parti fanno un figurone. O i fumetti muti di Maggie Umber, splendidi saggi sulle potenzialità e la potenza del segno. E probabilmente dimentico tante altre cose, anche perché sui vari numeri di Now sono stati pubblicati fior fior di storie a firma di fior fior di autori.

Ma certo, forse finora non si era visto niente come Misguided Love dell’esordiente Raquelle Jac, sorta di graphic novel nell’antologia uscito sul #9 di Now, con tanto di copertina dedicata. 41 pagine che sono quanto di più azzardato l’editor Eric Reynolds abbia fatto nella sua gestione della rivista: autrice esordiente, sconosciuta, a cui viene dedicato un lunghissimo pezzo di apertura che è tutto il contrario di dove sta andando il fumetto oggi. 41 pagine scritte scritte scritte in cui – colpo di scena! – invece di non dire niente, la giovane Raquelle dice semplicemente tutto, raccontandoci in uno stampatello densissimo una storia autobiografica che parte dai traumi di infanzia per arrivare a ciò che di più forte ci possa essere, ossia la fatidica prima volta, per proseguire con il dettagliato resoconto della relazione a distanza con un uomo di vent’anni più grande di lei. Ed è una storia in cui, finalmente oserei dire, invece di vedere per l’ennesima volta sguardi imbarazzati, espressioni impacciate, messaggini sul cellulare e minchiate varie, torniamo a rifarci gli occhi con un po’ di roba vecchio stile, tipo droga, sesso, orgasmi, lacrime, vomito, Amsterdam, disperazione. Attenzione però, perché tutto questo materiale sensibile non viene utilizzato per provocare o scandalizzare come succedeva nei comix underground ma è piuttosto parte integrante della narrazione. La Jac, per quanto abbia chiaramente una sensibilità attuale, è in questo debitrice ad artiste come Aline Kominsky, Phoebe Gloeckner (citata nelle pagine iniziali), Debbie Drechsler e Julie Doucet, che sicuramente le hanno aperto la strada. La sua scrittura è sopraffina, strutturata su un flusso di coscienza incalzante e avvincente che riporta in modo analitico quanto succede nella testa della protagonista, scandagliando i suoi pensieri e le dinamiche relazionali in cui si trova coinvolta con una profondità psicologica che ha pochi eguali nel fumetto contemporaneo. Ai testi si accompagna un disegno graffiante nonché amante dello sporco che più sporco non si può, con il bianchetto che corregge il lettering, le parole che vengono sommerse dalle immagini e insomma un grafismo selvaggio e totalizzante capace di ricordare My Favourite Thing is Monsters di Emil Ferris per come ogni cosa è disegnata. Ho letto Misguided Love soltanto a inizio anno, altrimenti sarebbe stato meritamente tra i migliori fumetti del 2020. E vi invito a questo punto a recuperarlo, anche perché qualche copia di Now #9 è ancora reperibile nel webshop di Just Indie Comics.

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