Il programma della Carovana Mulinex

Sabato 5 aprile arriva a Roma la via crucis del fumetto sotterraneo, che porterà in giro per il Pigneto e dintorni Mulinex, una nuova fanzine tutta in italiano con fumetti di David Tea, Walker Tate, Isobel Neviazsky, Ian Sundahl, le foto di Andrea Sorini e due poesie. Unitevi alla carovana o scegliete una tappa per acquistare Mulinex in anteprima. Di seguito il programma completo.

Sabato 5 aprile – Carovana Mulinex!

Dalla mattina alla sera Mulinex va in giro per il Pigneto (e dintorni), scegliete una tappa oppure seguite la carovana!

 

dalle 09:23 alle 10:26

Bar Volo, via Francesco Laparelli 65 – Lettura a quattro occhi e due bocche del fumetto Five Perennial Virtues #2 di David Tea. Inoltre, in collegamento da Bologna, il Primo Lettore scopre Mulinex in diretta

 

spostamento di 280 metri, 4 minuti a piedi

 

dalle 10:42 alle 11:06 

Carrefour Market, via Casilina angolo via Filarete 288 (vicino allo sciroppo d’acero) – Basta leggere due poesie per rendere poetico un supermercato? Un esperimento

 

spostamento di 850 metri, 12 minuti a piedi

 

dalle 11:43 alle 12:52 

Kolatadesign, via del Pigneto 150/B –  Aperitivo fotografico con cibo 0% di grassi

 

spostamento di 500 metri, 7 minuti a piedi

 

dalle 13:09 alle 14:12

Davanti Corsetti, piazza Malatesta 21 – Dicono i migliori tramezzini di Roma, noi mangiamo lì, voi unitevi

 

spostamento di 600 metri, 9 minuti a piedi

 

dalle 14:31 alle 15:52 

Linea Bar, via Augusto Dulceri 89 – Dopo mangiato si beve il caffè: lo offriamo noi! In contemporanea lettura a quattro occhi e due bocche del fumetto Tonight’s Entertainment di Ian Sundahl

 

spostamento di 850 metri, 12 minuti a piedi

 

dalle 16:16 alle 17:11 

Piazza Nuccitelli (vicino fontanella) – Mulinex: arte o spazzatura? Interviene Alessio Trabacchini

 

spostamento di 1100 metri, 15 minuti a piedi

 

dalle 17:34 alle 18:01

Semaforo (angolo via Prenestina/largo Preneste all’altezza del civico 242/A, sotto la scritta “radiodiagnostica”) – Mulinex ieri, oggi, domani: seguendo le tradizioni dei venditori ambulanti, il semaforo come crocevia del commercio

 

spostamento di 350 metri, 6 minuti a piedi

 

dalle 18:27 alle 19:31 

Salone Mirella, via Maddaloni 42 – Reading in musica del fumetto The Driver di Isobel Neviazsky. A seguire, concerto di Andra Ljos

 

spostamento di 700 metri, 10 minuti a piedi

 

dalle 19:53 alle 19:58 

Metro C da Malatesta a San Giovanni (primo vagone) – Creazione di una poesia collettiva con i passeggeri della metro

 

spostamento di 700 metri, 10 minuti a piedi

 

dalle 20:21 alle 21:19

Sesamo e Pomodoro Kebab, via Gallia 228 – La prima cena ufficiale del fanclub di Mulinex

 

spostamento di 400 metri, 5 minuti a piedi

 

dalle 21:36 in poi

Sinu3ss4, via Sinuessa 34 – Lettura a quattro occhi e due bocche del fumetto Extract di Walker Tate e finale a sorpresa

 

E con questo per ora è tutto, vi aspettiamo il 5 aprile e se nel frattempo siete proprio curiosi di sapere che cos’è Mulinex trovate qualche informazione in più a queste coordinate.

Il 5 aprile nasce “Mulinex”

Segnatevi la data, perché è una data di un certo spessore: sabato 5 aprile a Roma debutta Mulinex, una nuova pubblicazione – un po’ fanzine, un po’ rivista, un po’ antologia – dedicata al fumetto sotterraneo. Dentro ci troverete un po’ di contenuti che se seguite questo sito vi saranno familiari, dato che i quattro autori chiamati a raccolta sono tutti passati in qualche modo su Just Indie Comics. Si tratta infatti di David Tea, Walker Tate, Isobel Neviazsky e Ian Sundahl. Il loro lavoro è stato tradotto per la prima volta in italiano e insieme ai fumetti troverete anche testi e interviste che affrontano biografia, processo creativo e fonti d’ispirazione degli autori. Ma non è finita qui, perché in questo primo numero ci sono anche le fotografie di Andrea Sorini e due poesie, una a firma Marco Caporali e l’altra raccolta da Alessio Trabacchini.

Ma vediamo più nel dettaglio i contenuti a fumetti di questo primo Mulinex. David Tea è finito diverse volte nei miei post e si è anche guadagnato un posto nei miei Best Of di fine anno. Inoltre, qualcuno di voi avrà comprato uno o più numeri della sua serie Five Perennial Virtues nel negozio online o a qualche festival. Tea è un fumettista del Minnesota completamente fuori da ogni scena e tendenza, autore di albetti autoprodotti che partono dal racconto per sfociare senza soluzione di continuità nella digressione, affrontando argomenti come giardinaggio, numismatica, fantascienza, storia dell’antica Roma e chi più ne ha più ne metta. Il tutto reso con uno stile grezzo, che unisce arte intuitiva e sperimentazione. Sulle pagine di Mulinex troverete un estratto da Five Perennial Virtues #2, in cui un giardiniere alter ego dell’autore cammina per strada a caccia di monetine vaganti, tra odi rivolte al “nobile penny” e oscuri presagi.

A seguire ecco Walker Tate, cartoonist di Brooklyn che si è autoprodotto fumetti brevi come Channel, Procedural e Chattering, oltre a pubblicare sull’antologia NOW della Fantagraphics e per i lettoni di kuš!, per cui è uscito di recente il mini Swelling. In questo Mulinex trova spazio Extract, che racconta la storia tragicomica di una comparsa capace di farsi letteralmente in mille pezzi per sbarcare il lunario, diventando ridondante e perdendo quindi la sua credibilità. Pur non convincendo il suo stesso autore, che nel testo accompagnatorio ne sottolinea tutti i difetti, Extract è un capolavoro di fumetto concettuale tutto da gustare.

Il terzo contributo arriva da Glasgow ed è a firma Isobel Neviazsky, che gli abbonati al Just Indie Comics Buyers Club ricorderanno per The Driver, pubblicato qualche anno fa da O Panda Gordo e che raccontava – come scrivevo in questo post – la storia di un uomo che come mestiere fa la macchina, portando a spasso il suo datore di lavoro. Ebbene, dentro Mulinex c’è proprio un estratto da questa storia di schiavitù contemporanea, otto pagine quasi del tutto mute che fanno capire come il fumetto può essere al tempo stesso arte sequenziale e avanguardia.

A chiudere in bellezza è Ian Sundahl, autore dell’antologia personale Social Discipline, il cui best of è stato pubblicato qualche anno fa da Domino Books con il titolo The Social Discipline Reader, ed editor del magazine autoprodotto Heelage tutto dedicato ai tacchi. Sundahl racconta con piglio documentaristico storie di outsider, ex carcerati e balordi senza speranza, ambientate in una periferia americana fatta di bar degradati, sordidi strip club e parcheggi di minimarket. Ne è l’esempio più lampante Il riflettore, fumetto di otto pagine finora inedito che debutta direttamente in italiano su Mulinex. Ad accompagnarlo Tonight’s Entertainment e Terri Story, che traggono spunto rispettivamente dal nastro di una segreteria telefonica e da un quaderno rinvenuti da Sundahl in un negozio dell’usato. Inoltre, in chiusura, viene presentata un’intervista all’autore che approfondisce gli aspetti della sua poetica.

Ma dove si può trovare Mulinex, vi chiederete a questo punto? Beh, innanzitutto gli abbonati al Just Indie Comics Buyers Club possono dormire sonni tranquilli, dato che lo riceveranno con la spedizione di aprile. Gli altri invece dovranno solo aspettare qualche giorno per acquistare l’antologia/rivista/fanzine del momento dal negozio online di Just Indie Comics oppure in libreria da Risma. Ma se volete essere i primi ad accaparrarvelo dovete essere a Roma il 5 aprile, giorno del lancio ufficiale di Mulinex, quando una carovana porterà a spasso la rivista tra Pigneto e dintorni. Se volete saperne di più, leggete quest’altro post per scoprire il programma dettagliato della giornata.

Tre novità da Cram Books

Chi segue le vicende di questo sito e del relativo negozio online avrà già preso confidenza con le pubblicazioni di Cram Books, micro etichetta newyorkese che si identifica in pieno con il deus ex machina Andrew Alexander, non solo curatore di tutto ciò che è Cram ma anche tipografo in proprio con la sua risograph. E se Cram è per lo più nota per l’omonima flagship anthology, di cui vi ricordo che sono ancora disponibili nel negozio online il terzo e il quarto numero, in realtà Alexander ha iniziato le pubblicazioni con un volumetto monografico (Me & Night di Angela Fanche) e di tanto in tanto ne tira fuori altri, come quel Froggie World di Allee Errico di cui ho già parlato in questa puntata dello speciale New New York. Ultimamente il numero delle uscite monografiche è aumentato, tanto che non ho fatto in tempo a ordinare e presentare le tre novità più recenti che ne è arrivata già un’altra, lanciata negli scorsi giorni al Mocca di New York e poi da Desert Island, ossia Christmas in D.C. di Stipan Tadić.

Ma vediamo le tre novità a cui fa riferimento il titolo di questo post, partendo da Leone in “Blood from the Stone” + Other Stories, una raccolta di storie brevi di Max Burlingame, autore che qualcuno di voi ricorderà per la copertina di Cram #4 e per i suoi albi autoprodotti, tra cui cito i due numeri di Wwrec realizzati in collaborazione con Angela Fanche. Burlingame è autore di una fantascienza metropolitana ricca di riferimenti cinematrografici e letterari, in cui si muovono protagonisti spaesati, vittime di una società dominata dalle corporation.

L’estetica è rappresentata da un bianco e nero denso e riccamente tratteggiato, che scandisce storie elaborate, a tratti criptiche e sicuramente non immediate, ma che a una lettura attenta ricompensano ampiamente il lettore. Ve lo consiglio se vi piacciono Ranx Xerox, Gary Panter, Chris Cilla, antologie come Mould Map o i fumetti di Decadence Comics.

A sua volta singolare è The Yard di Jack Lloyd, a partire dal fatto che l’albetto raccoglie venti pagine del secondo atto di una storia più lunga ancora in lavorazione e intitolata The Devil Plays a Fiddle. Poco importa che la prima parte sia sconosciuta ai più, dato che era uscita in un’autoproduzione di 50 copie, perché qui l’obiettivo – almeno per come la vedo io – è di valorizzare la forma del racconto a scapito della trama di per sé.

I protagonisti sono due baffuti personaggi che sembrano usciti da un romanzo fantasy. Quando si risvegliano a bordo di un treno, frastornati e inebetiti, si rendono conto di non ricordarsi nulla, né da dove vengono né dove si trovano. E noi lettori ne sappiamo meno di loro, anche perché i due bizzarri soggetti potrebbero anche essere già passati a miglior vita… Forse scopriranno qualcosa di più in un pub chiamato “Il violino del diavolo”? O un orologio e un uovo parlanti incontrati per strada potranno aiutarli a svelare il mistero? Beh, non posso certo rispondere io a queste domande, perché The Yard racconta una storia che non inizia e non finisce. Ma poco importa, visto che ci dà la possibilità di ammirare il tratto morbido di Lloyd, che sintetizza i cartoon, la street art, il fantasy e la psichedelia creando un unicum in cui ogni cosa è curvilinea, persino i margini che demarcano le vignette e strutturano la pagina.

Dulcis in fundo arriviamo al terzo albo del lotto, Big Gamble Rainbow Highway di Connie Myers. A leggerlo e sfogliarlo è il più canonico dei tre, ma è anche una prova incredibilmente matura per un’autrice che ha alle spalle soltanto un paio di autoproduzioni. Myers racconta una storia sospesa tra realtà e immaginazione, in cui le paranoie della protagonista – chiusa in casa vittima di telefonate anonime – esplodono in un crescendo grafico che rompe la divisione tra vignette per invadere la pagina con sequenze di altissima intensità sviluppate in verticale. Le situazioni sono ambigue e impossibili da ascrivere all’ambito della verità o a quello della finzione – non sappiamo per esempio se Jodie ha veramente tradito la fiducia della sua amica Rhoda che (forse) la va a trovare, o se la minaccia telefonica è reale o soltanto metaforica – ma ciò che Myers vuole veramente comunicare sono sensazioni e stati d’animo. E poi c’è una sequenza in cui Jodie imbraccia la chitarra che è una delle migliori rappresentazioni dell’atto di suonare viste in un fumetto. Myers con Big Gamble Rainbow Highway si rivela una delle giovani voci più interessanti dei comics americani, lasciando presagire gloriosi sviluppi per il futuro.

Dopo aver finito di leggere questi tre fumetti si ha l’impressione di essere entrati in mondi diversi e di non poterli lasciare del tutto, con le sensazioni che rimangono addosso e non se ne vanno via in un batter d’occhio come capita (troppo) spesso. Ce ne vorrebbero di più di albi come questi, ben disegnati, concisi, adatti a una fruizione rapida ma anche capaci di lasciarti qualcosa, tanto da prestarsi a due o più letture o a essere sfogliati ancora e ancora per gustarsi le scelte stilistiche degli autori.

New New York/5 – “Pothole” #1-2

E’ passato qualche mese dall’ultimo post di questo speciale dedicato alla nuova scena di New York e il rischio, a questo punto, potrebbe essere quello di raccontare qualcosa che nuovo non è più. Ma in realtà non è affatto così, perché gli autori in questione lavorano ancora nell’underground più oscuro e rimangono sconosciuti al mondo dell’editoria oltreché misconosciuti a quello dei social media, dato che la loro presenza online è scarsa se non addirittura nulla. E’ il caso di Mikaël Choukroun, deus ex machina del tabloid Pothole insieme a James Tonra, entrambi già dietro a un’altra ben più corposa antologia, quella Junction Box di cui si è parlato qui. A quanto sembra i due stanno lavorando proprio in questi giorni, a più di un anno di distanza, al terzo numero di Pothole e questo ci dà un buon motivo per tornare sui primi due, usciti a inizio 2024 e che così poco si sono visti in giro. Se si eccettuano infatti un post Instagram del negozio di Brooklyn Desert Island e una velocissima comparsata sul sito Toy Box Coffin, dove sono andati immediatamente sold out, i due Pothole finora pubblicati non si sono visti da nessun’altra parte e io stesso per procurarmeli ho dovuto scrivere a tutti gli autori coinvolti, riuscendo con estrema fatica a ottenere da due fonti diverse una copia del #1 e una copia del #2. D’altronde non c’è da stupirsi, perché – come mi ha raccontato Jasper Krents, protagonista dell’episodio precedente di questo speciale – l’idea di partenza di Choukroun era quella di realizzare una rivista a fumetti da distribuire soltanto nei piccoli negozi di alimentari della periferia newyorkese.

Spero a questo punto di avervi discretamente incuriositi, tanto da farvi chiedere che cos’è esattamente Pothole. Ebbene, trattasi di un unico foglio serigrafato 84×30 cm che ripiegato dà forma a un tabloid costituito da due facciate a mo’ di copertina e retro-copertina e da una parte interna che invece sviluppa una storia a fumetti in tutta la sua ampiezza. Vabbè, non so se mi sono spiegato bene, quindi guardiamoci un po’ di foto, iniziando dalla copertina realizzata a quattro mani da Choukroun e Charlotte Pelissier.

Questo invece è il retro, diviso nel primo numero da James Tonra e Nazir Hedgepeth.

E questo è invece un dettaglio dell’interno, in cui si sviluppa un unico fumetto realizzato ancora a quattro mani da Choukroun e Pelissier, in cui i due protagonisti passeggiano in una metropoli nera come la pece, popolata da ubriaconi, poliziotti, spacciatori e fanatici religiosi.

Il secondo numero prosegue con la stessa estetica ma con una formazione leggermente diversa. La copertina è a firma Nazir Hedgepeth, che nella parte inferiore sviluppa la storia di un topo giornalista di nome Welsh, mentre il retro è a firma di Ashton Carless. Il fumetto interno è invece realizzato interamente da Choukroun.

L’atmosfera è nera come l’inchiostro utilizzato per stampare Pothole. Il topo giornalista di Hedgepeth si finge malato e fissa il bicchiere in un bar perché non ha voglia di lavorare, mentre il personaggio di Carless si è cancellato da ogni app di incontri usata in passato e si è chiuso in casa facendo voto di non pensare a niente, come se questo potesse tenerlo al riparo da tutte le sue paure. E’ come se l’angoscia metropolitana del primo numero si fosse trasformata in disperazione esistenziale, a testimoniare un mood non certo ottimista di questa nuova wave del fumetto newyorkese. E l’interno realizzato da Choukroun rincara la dose, dato che è il resoconto dei ricordi e delle sensazioni di un ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento.

Nel complesso siamo al cospetto di giovani autori che sviluppano stili diversi – Choukroun è pura art brut, Pelissier sintetizza decenni di fumetto underground e autobiografico al femminile, Tonra costruisce elaborati patchwork che formano figure stilizzate, Hedgepeth ricorda il primo Crumb, Carless sembra avere qualcosa in comune con i fumetti dipinti degli anni ’80 – ma che trasmettono vibrazioni simili, tra l’altro con un livello qualitativo davvero elevato.

15 fumetti del 2024

Dopo un anno di pausa in cui la disattenzione ha avuto la meglio, torna il tradizionale Best Of di Just Indie Comics. In passato mi ponevo sempre una domanda prima di stilare la lista dei fumetti che più mi erano piaciuti durante l’anno e ossia: ho letto abbastanza fumetti da poter giudicare? Domanda che mi sono posto anche in questa occasione e a cui ho risposto a gran voce NO! ma aggiungendo anche un altrettanto sonoro E STI CAZZI! E allora prendo e sparo 15 titoli selezionati tra i fumetti che leggo io, ossia per lo più antologie, comic book, raccolte di storie brevi e ristampe. E poi c’è anche qualche “graphic novel”, come dicono i lettori più intellettuali. Comunque bando alle ciance e via con la lista, in rigoroso ordine alfabetico.

Alive Outside di AA.VV. (Neoglyphic Media) – Mega antologia nordamericana ma dal respiro internazionale curata da Cullen Beckhorn di Neoglyphic insieme a Marc Bell. Alive Outside prende spunto dalle varie Kramers Ergot, Mould Map e Lagon ma aggiunge di suo un approccio controculturale che vira verso lo psichedelico con una bella spruzzata di nonsense. Pregevole la confezione con una bandella illustrata che contiene un poster e persino dei booklet in carta patinata fissati all’interno tra una pagina e l’altra. Tra i fumettisti e illustratori coinvolti Eden Veaudry, Angela Fanche, Joe Grillo, Becchi Ayumi, Theo Ellsworth, Mark Connery, Matt Lock, Leomi Sadler, Doug Allen e tanti altri. Alla fine se ne esce come dopo una giornata intera in un bel museo, ossia storditi dalla potenza di tante immagini. Se siete interessati fino al 31 dicembre è ancora aperto un pre-order nel negozio online di Just Indie Comics, che vi permetterà di ricevere il volume verso fine gennaio/inizio febbraio. Approfittatene che dopo diventerà molto difficile procurarselo.

Becoming di Lale Westvind (Strane Dizioni) – In attesa di mettere le mani sull’antologico Grand Electric Thought Power Mother, pubblicato di recente per Perfectly Acceptable Press, segnalo questo nuovo fumetto di Lale Westvind uscito per Strane Dizioni in concomitanza con la mostra della cartoonist statunitense al Treviso Comic Book Festival. Westvind continua la sua ricerca sul tema del movimento, questa volta messo in relazione alla staticità. Ne viene fuori un pamphlet dai toni filosofici caratterizzato da disegni talmente ipercinetici da rendere più stilizzata del solito la rappresentazione della figura umana. Il tutto corredato dalla carta di prima qualità e dai colori brillanti della stampa interamente serigrafica. Se volete averlo non c’è soluzione più facile che abbonarsi al Just Indie Comics Buyers Club entro il 31 dicembre. E a tal proposito trovate un’anteprima più dettagliata di Becoming a questo link.

Blessed Be di Rick Altergott (Fantagraphics) – Quando lessi l’annuncio di questo fumetto, mi sembrò quasi di essere in un sogno. E’ possibile – mi chiesi allora – che dopo anni di astinenza o, nel migliore dei casi, di tavole dosate con il contagocce, all’improvviso arrivi un volume di 150 pagine tutte a colori firmato Rick Altergott? Roba da svegliarsi tutti sudati, soprattutto per chi, come me, è fan di Doofus e di Henry Hotchkiss dalle prime apparizioni sull’Hate di Peter Bagge. E Blessed Be, inizialmente serializzato sul comic book Raisin Pie condiviso da Altergott con la moglie Ariel Bordeaux, non ha deluso affatto le aspettative. Anzi, si è rivelato una divertentissima lettura con un feeling inevitabilmente anni ’90, capace non solo di far sbellicare dalle risate con una serie di situazioni per lo più a sfondo sessuale, ma anche di esplorare il mondo delle subculture. E dopo aver chiuso questo bel volume con tanto di copertina cartonata sembra quasi di essere andati al cinema a vedere il film di Doofus.

Distant Ruptures di CF (New York Review Comics) – Altro sogno divenuto realtà è questo cartonato 31 x 24 cm di 180 pagine che raccoglie fumetti e illustrazioni di CF del periodo 2000-2010, accuratamente selezionati da Sammy Harkham. Chi segue questo sito già sa che considero CF uno dei più grandi autori della storia del fumetto, uno dei pochi contemporanei capace di reinventare il medium plasmandolo a sua immagine e somiglianza. Il materiale è da rimanere a bocca aperta e, oltre a materiale già visto su antologie come Kramers Ergot, The Ganzfeld e Monster, ci sono assolute rarità autoprodotte. E sì, c’è anche la ristampa del famoso tabloid in cui CF disegnava la sua versione di Batman. Era davvero difficile immaginare qualcosa di meglio.

Fat Cop di Johnny Ryan (Fantagraphics) – Non mi ricordo con chi stavo parlando ultimamente della brillante capacità di sintesi di Johnny Ryan, ossia del fatto che dai suoi titoli si capisce già tutto della storia (Fuck My Son, Maniac Army, ecc. ecc.). E questo Fat Cop ne è la dimostrazione più lampante, perché come può passare il tempo un poliziotto ciccione se non mangiando in continuazione e abusando del suo potere? Ryan si diverte nei suoi fumetti a fare tutto quello che non si può fare oggi, fregandosene di ogni perbenismo. Anche Who Raped My Horse?, uscito per The Mansion Press sempre nel 2024 non è da meno, ma premio Fat Cop per la sua capacità di andare oltre il puro divertimento ed essere una dissacrante satira dell’autoritarismo.

Froggie World di Allee Errico (Cram Books) – Spillatone in risograph che raccoglie il meglio dei fumetti autobiografici di Allee Errico, originariamente pubblicati sul suo profilo Instagram. Non mi dilungo perché ne ho già parlato in questo post.

Gatto Pernucci di Juta (Coconino) – Questo è l’unico fumetto italiano in lista, ma sta a voi capire se è il miglior fumetto italiano dell’anno o se è l’unico fumetto italiano che ho letto io quest’anno (errata corrige: in realtà neanche questo è un fumetto italiano, perché Juta è di San Marino! Mi scuso per il clamoroso errore ma il fatto che Juta parli in italiano e viva a Roma mi ha tratto in inganno). Gatto Pernucci racconta l’improbabile storia di Gatto Pernucci, un gatto azzurro privo di arti diventato improvvisamente di culto, oltreché generatore dei più disparati gadget. Ma quel è il mistero che si cela dietro Gatto Pernucci? E soprattutto, c’è un mistero dietro Gatto Pernucci? Io non lo so davvero, fatto sta che dopo aver letto il libro ci si ritrova a pensare con insistenza a Gatto Pernucci. E che Juta non sia l’inventore di Gatto Pernucci ma soltanto colui che è stato scelto per raccontare le vicende di Gatto Pernucci rimane un dubbio più che legittimo. E poi – ultima domanda – avrò scritto abbastanza volte Gatto Pernucci?

Goiter di Josh Pettinger (Oblomov) – Sono sinceramente stupito dalla pubblicazione in italiano di una raccolta di racconti di questo tipo, soprattutto perché la gran parte degli editori evitano come la peste le raccolte di storie brevi, a maggior ragione se sono di un autore poco o per niente conosciuto da noi. Ha fatto bene Oblomov a provarci e spero che i fatti diano ragione alla casa editrice diretta da Igort, perché il materiale contenuto in questo volume è di primissima qualità e Pettinger è un autore capace di essere imprevedibile come succede raramente di questi tempi. Se poi volete sapere nei dettagli cosa c’è qui dentro, beh, ci sono i numeri dal 2 al 8 della serie Goiter di cui ho parlato più o meno esaustivamente in questo punto e virgola. Da notare che questa versione, per quanto caratterizzata da qualche tavola un po’ sgranata che non regge benissimo le dimensioni 17 x 24 cm, è comunque di lusso in confronto a quella pubblicata negli USA da Floating World in formato quasi pocket e con una carta che erano meglio i rotoloni Regina.

Hairspray #1 di AA.VV. (autoproduzione) – Questa rivista curata e pubblicata grazie a una campagna su Kickstarter da Karla Paloma, che alcuni di voi ricorderanno per il suo Anti Baby incluso nel Buyers Club 2023, mette insieme fumettiste donne da tutto il mondo, mostrando un notevole lavoro di selezione ed editing, nonché un livello qualitativo davvero alto. Difficile citare soltanto alcune delle autrici coinvolte, quindi tanto vale elencarle tutte: Elsa Klee, Rikke Villadsen, Martina Sarritzu, Vera Bekema, Noémie Barsolle, Juliette Collet, Simone f. Baumann, Esther Samuels-Davis, Jo Rüßmann e ovviamente la stessa Paloma. In Italia Hairspray ha debuttato al Crack! e poi ha trovato spazio a Bologna durante A occhi aperti nell’ambito della mostra Rosa masticato, tanto che – seppur di base a Berlino – questa antologia sembra anche un po’ nostra. Accaparratevela finché siete in tempo.

I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong (kuš!) – Insieme a Becoming di Lale Westvind pubblicato da Strane Dizioni sarà questa antologia di Yan Cong, che raccoglie storie realizzate dal 2014 al 2020, il primo fumetto del Buyers Club 2025. Se volete sapere perché mi è piaciuta, vi rimando a questa anteprima.

Peep di AA.VV. (Brain Dead) – Altra antologia di questo Best Of, Peep è uno stringato successore di Kramers Ergot, in cui Sammy Harkham si è fatto aiutare dal collega Steven Weissman. Ma che ve lo dico a fare quando ho già scritto tutto in questa recensione?

Pluie di AA.VV. (Lagon) – E a proposito di antologie, questa è davvero bella! Ma lo avete già letto qui, no?

Smoke Signal #42 di AA.VV. (Desert Island) – Ah ah, altra antologia! Ma allora ho proprio il vizio! Vi chiederete a questo punto se si tratta del numero speciale di Smoke Signal dedicato alla nuova scena newyorkese… Esatto, è proprio così! Ma come avete fatto a indovinare? Forse avete già letto questo post?

Sunday di Olivier Schrauwen (Fantagraphics) – Ok, cedo alla tentazione e faccio come quei siti che indicano sempre gli stessi fumetti nelle loro liste mettendo una anno la serie, quello successivo la raccolta, poi l’edizione deluxe e magari anche la traduzione in prussiano. Ma come lasciar fuori da questo Best Of il volumone dell’edizione Fantagraphics di Sunday di Oliver Schrauwen che ho qui vicino a me mentre scrivo? Sì, l’ho ricomprato, perché non mi abbastava (per usare un termine tecnico) l’edizione Colorama con tanto di cofanetto. Parlando di Sunday sulla Just Indie Comics newsletter #8, lo definivo una sorta di Ulisse di Joyce rovesciato, con il protagonista chiuso in casa e i comprimari che si muovono all’esterno, sottolineando come Schrauwen con questo fumetto continui la sua metacritica alla figura del protagonista in quanto tale. E poi dicevo: “Sunday è uno dei fumetti più geniali che siano mai stati realizzati. Geniale sin dalla premessa – quella di raccontare una giornata intera della vita di Thibault Schrauwen, fantomatico cugino dell’autore – geniale nello sviluppo e geniale nella brillante conclusione”. E arrivederci al prossimo anno con – speriamo – una bella edizione italiana a trovare posto in questa idiosincratica classifica.

Uwholesome Love di Charles Burns (Fictopicto/Partners & Son) – E’ quasi incredibile che un autore del calibro di Charles Burns si autoproduca uno dei suoi migliori fumetti di sempre ma il mondo del fumetto oggigiorno ci regala anche questo. Venduto tramite la libreria di Philadelphia Partners & Son, Unwholesome Love è arrivato dalle nostre parti tramite la distribuzione di Just Indie Comics, ma le copie disponibili sono state razziate a Bologna durante A occhi aperti. Se ancora non l’avete fatto cercate di procurarvelo, perché queste 32 paginette ci mostrano un Burns in grandissima forma, che dà corpo e sostanza alle copertine romance horror degli ultimi anni tramite un impianto narrativo degno di un film di David Lynch. Bello davvero, non per scherzo.

Anteprima “Becoming” di Lale Westvind

Se state ancora decidendo se abbonarvi al Just Indie Comics Buyers Club 2025, spero che questo post vi schiarisca le idee facendovi capire che non potete certo rinunciare a Becoming di Lale Westvind (e magari anche a I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong, di cui ho già parlato qua). Uscito in occasione della mostra del settembre di quest’anno al Treviso Comic Book Festival, dove Westvind era ospite, questo albo di 24 pagine tutte serigrafate pubblicato da Strane Dizioni in un’edizione numerata di 195 copie è l’ennesimo capitolo di una lunga ricerca della cartoonist di Philadelphia sul tema del movimento. D’altronde è questo un tema centrale per qualsiasi fumettista, in quanto una delle principali sfide di un medium statico come il fumetto è proprio quella di rendere il movimento degli attori rappresentati. Se già le prime storie di Westvind erano ipercinetiche, spesso incentrate più sui mezzi di trasporto che sui personaggi stessi (penso per esempio alla serie Hot Dog Beach), è con Grip che l’autrice realizza la sua opera più importante sull’argomento, rinunciando del tutto al testo e narrando per immagini le frenetiche vicende di una donna che trasforma la realtà circostante con l’uso delle mani. Come detto Becoming è un nuovo capitolo in questa lunga ricerca, e come tale è caratterizzato da tutt’altro approccio al testo e al disegno. Riflessione sul rapporto tra movimento e staticità, l’albo estremizza i due aspetti facendoli collidere in un crash formale che è importante quanto la trama raccontata. Da un lato infatti le figure umane sono sempre più stilizzate, come se fossero impossibili da rappresentare in quanto inafferrabili nella loro continua agitazione. E infatti la storia inizia con l’indeterminato protagonista che parte per un generico “nord” in seguito alle raccomandazioni di un indovino, unendosi ben presto a una banda di nomadi e alle loro scorribande a bordo di velocissimi veicoli. Dall’altro queste vorticose vicende sono raccontate con la soluzione più statica che il fumetto concepisca, ossia con le didascalie a piè di pagina che sanno tanto di albo illustrato, graphic novel nel senso letterale del termine, o fumetto degli albori. E infatti a un certo punto il protagonista, che ora studia esplicitamente il movimento, incontra un’altra misteriosa figura che invece studia l’immobilità. Movimento e staticità sono dunque due lati della stessa medaglia che si confrontano in questo fumetto sia dal punto di vista del contenuto che della forma. Non vi dico altro sul prosieguo della vicenda, invitandovi ancora una volta a iscrivervi al Just Indie Comics Buyers Club per godere di Becoming nella sua splendida materialità fatta di 24 pagine serigrafate di alta grammatura e rilegate a mano. Di seguito, tutte da leggere, sei tavole dalla parte centrale dell’albo.

Infine, ecco un paio di pagine dalla versione stampata, per farvi rendere conto della resa dei colori in serigrafia. Buona visione e, se vi ho convinti ad abbonarvi al Just Indie Comics Buyers Club 2025, dopo aver ammirato le immagini cliccate qui.

Anteprima “I Love Comics, Who Loves Me?” di Yan Cong

Il primo albo del Just Indie Comics Buyers Club 2025, insieme a Becoming di Lale Westvind pubblicato da Strane Dizioni, sarà I Love Comics, Who Loves Me?, antologia di storie brevi di Yan Cong uscita qualche mese fa nell’ambito della collana kuš! mono dell’omonima casa editrice lettone. Il nome di Yan Cong non suonerà nuovo a molti di voi, dato che il fumettista pechinese è stato ospite in diversi numeri di Canicola, firmando anche la copertina del #10 Bambini e affermandosi come esponente di spicco di una new wave indagata nel #11 tutto dedicato alla Cina. La stessa casa editrice bolognese ha pubblicato nel 2010 un volumetto tutto suo, intitolato Il sogno dell’elefante e ormai esaurito. Da allora lo stile e i temi di Yan Cong sono notevolmente mutati. Abbandonate le storie di animali antropomorfi, il nostro si è dedicato a racconti realistici a volte apparentemente autobiografici, in cui permangono – seppur senza la dimensione weird e underground degli esordi – degli elementi fuori posto, che siano fantastici, morbosi o ironicamente assurdi. L’apprezzamento rivolto da molti di voi per Cry, fumetto del 2018 edito da Paradise Systems e disponibile fino a qualche tempo fa nel negozio online di Just Indie Comics, mi ha spinto a inserire questa antologia nella prima spedizione del Buyers Club 2025.

Nelle cento pagine di I Love Comics, Who Loves Me? trovano spazio sei storie realizzate nel periodo 2014-2020, che uniscono – come ben sottolinea il titolo – amore per il fumetto e intimismo, a volte mescolando i due elementi senza soluzione di continuità. Il fumetto è al centro del racconto di apertura, Comic Saint del 2018, solo quattro pagine basate su un’idea di partenza assolutamente geniale, che però non è semplicemente divertente ma anche colma di dolcezza nelle sue (volute) sfumature naif. Per farvi capire meglio i contenuti dell’antologia ho deciso di proporvi questa storia nella sua interezza, grazie alla disponibilità di kuš! e dello stesso autore.

Nei racconti successivi vediamo i protagonisti sfogliare antologie con racconti di Paper Rad, trovare tra gli scaffali libri di Atak e Anke Feuchtenberger oppure discutere con i colleghi della possibilità di abbandonare per sempre il mondo del fumetto. Gli ultimi due racconti sono caratterizzati da una nuova fase della ricerca stilistica di Yan Cong, fatta di un uso misurato dei dialoghi e di una tendenza a rappresentare più il paesaggio dei personaggi stessi utilizzando tavole divise orizzontalmente in due. Completamente muta è From 8 am to 9 pm (2019), in cui la quotidianità diventa poetica in un modo che potrebbe ricordare Perfect Days di Wim Wenders. Qui sotto trovate invece le prime quattro pagine di From Bejing to Hong Kong, From Hong Kong to Taipei (2020), in cui l’autore colma il bianco della pagina con un grigio ricco di sfumature, capace di rendere con suggestione l’ambientazione notturna. Al centro, ancora la ricerca di un libro, affrontata lungo un impossibile percorso in bicicletta.

Vi è piaciuta questa anteprima di I Love Comics, Who Loves Me? Bene, potete aggiudicarvi questo volume e tanti altri fumetti abbonandovi entro il 31 dicembre al Just Indie Comics Buyers Club 2025.

Just Indie Comics Buyers Club 2025

Da qualche giorno e fino al 31 dicembre 2024 è possibile aderire alla decima edizione del Just Indie Comics Buyers Club (d’ora in poi JICBC), l’abbonamento che vi permette di ricevere ogni tre mesi fantastici fumetti scrupolosamente selezionati (in breve FFSS). Sì, avete capito bene, siamo giunti alla decima edizione, un traguardo notevole, perché dopotutto chi se lo aspettava che dopo la prima edizione sarebbe arrivata la seconda e dopo la seconda la terza e dopo la terza la quarta e dopo la quarta la quinta e dopo la quinta la sesta e dopo la sesta la settima e dopo la settima l’ottava e dopo l’ottava la nona e appunto dopo la nona la decima? Io no di certo ma alla fine è successo, con una velocità che ricorda le cose della vita, come quando hai 30 anni e poi è il tuo compleanno e boom!, in una frazione di secondo ne hai 31.

Ma come si fa a ricevere questi FFSS diranno i più ingenui di voi, cioè coloro che pur avendo avuto fino a oggi ben 9 possibilità non ne hanno usata neanche una per aderire a uno dei club più esclusivi che il fumetto ricordi? Ve lo spiego subito, entrando nel dettaglio visto che la formula di quest’anno è leggermente diversa e anche gli abbonati più navigati dovranno riflettere prima di prendere la decisione giusta. Nel 2025 sarà possibile scegliere tra tre differenti versioni del JICBC:

JICBC SMALL con uno dei due fumetti del lancio – Il lieto abbonato riceverà 4 FFSS in totale nel corso del 2025 con spedizioni a gennaio, aprile, luglio e ottobre

JICBC MEDIUM con entrambi i fumetti del lancio – Il raggiante abbonato riceverà 5 FFSS in totale nel corso del 2025, con spedizioni nei mesi sopra indicati

JICBC LARGE con entrambi i fumetti del lancio e con due fumetti nelle spedizioni successive – L’estasiato abbonato riceverà 8 FFSS in totale nel corso del 2025 (e sì, i mesi sono sempre gli stessi)

Come i più attenti e fedeli di voi avranno capito, la notizia di quest’anno è il ritorno della versione LARGE dell’abbonamento, che per motivi tecnici era stata dismessa e che invece torna dopo che alcuni di voi (due persone circa) l’hanno richiesta a gran voce. Il tutto è stato possibile grazie alla collaborazione con Risma Bookshop, il negozio fisico e online che con il suo ombrello protegge Just Indie Comics dalle intemperie. E colgo l’occasione per sottolineare che il sito dove abbonarsi è cambiato rispetto allo scorso anno e che per diventare un abbonato lieto, raggiante o estasiato ma comunque residente in Italia bisogna andare proprio sul sito di Risma e nello specifico qui:

JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2025 ITALIA

Se invece siete italiani ma vivete all’estero, oppure non siete italiani ma state leggendo queste righe con il traduttore, oppure siete poliglotti e leggete in diverse lingue compreso l’italiano, e al tempo stesso risiedete nell’Unione Europea, per ricevere i vostri FFSS dovete cliccare qui:

JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2025 EUROPE

Non risiedete nell’Unione Europea ma nel Regno Unito dove non avevano niente di meglio da fare che inventarsi la Brexit? Siete italiani ma vivete a Saint Kitts e Nevis? Siete dei francesi che volete ricevere FFSS in inglese ma al tempo stesso sapete l’italiano e tra le altre cose vivete in Patagonia? Oppure a leggere sei proprio tu, una coreana che ha vissuto per un lungo periodo a New York e ora sta cercando di capire con Google Translator come abbonarsi al JICBC e farsi spedire FFSS in una delle Isole Vanuatu dove ti sei trasferita alla ricerca di un paradiso fiscale? Bene, scrivetemi a justindiecomics [at] gmail [dot] com e vedremo di fare il possibile per voi.

Tra una cosa e l’altra mi accorgo di non aver ancora accennato ai primi due FFSS del JICBC 2025, che però avrete già intuito dalle immagini qui sopra. Come noterete squadra che vince non si cambia, e infatti rilanciamo la partnership con Strane Dizioni e kuš! proponendo rispettivamente Becoming di Lale Westvind, fumetto serigrafato che i più intraprendenti avranno visto al Treviso Comic Book Festival, e la raccolta di storie brevi I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong, altrimenti noti come due dei fumetti che più mi sono piaciuti negli ultimi tempi. Fossi in voi non me li lascerei scappare per nessun motivo al mondo, ma se siete stati così previdenti da procurarveli potete abbonarvi comunque specificando nelle note che avete già uno o entrambi i FFSS della prima spedizione e vi proporrò dei validi sostituti. Sì, ve li proporrò, infatti gli abbonati del JICBC riceveranno ogni tre mesi una mail di preavviso con i fumetti scelti per loro, in modo che nel caso abbiate uno dei FFSS vi potrò mandare un FFSS sostitutivo. Chiaro, no? Ah, un ultimo dato squallidamente oggettivo: comprati direttamente, ossia fuori dal JICBC, Becoming e I Love Comics, Who Loves Me? insieme costerebbero più di 30 euro, il che vi fa capire che affare incredibile è questo abbonamento.

Per ulteriori dettagli vi rimando ai link sopra indicati, augurandovi in conclusione una felice stagione festiva e sperando che il vostro anno nuovo inizi con i FFSS del JICBC.

Josh Pettinger: punto e virgola

Il titolo, innanzitutto. Perché “punto e virgola” e non “punto” e basta? Beh, da queste parti ne ho già fatti di “punti” – penso per esempio a quello su Kevin Huizenga in cinque parti, o ai post multipli dedicati a Peter Bagge e Joe Matt – e questo più che un “punto” è il profilo di un autore relativamente nuovo, dato che ha iniziato a pubblicare con continuità soltanto sei anni fa. Un punto e virgola apPUNTO, oppure un’introduzione o una guida, ma volete mettere il gusto di intitolare questo post Josh Pettinger: punto e virgola? Se lo leggete ad alta voce viene fuori Josh Pettinger DUE PUNTI PUNTO E VIRGOLA, roba che manco Totò insomma. Fatta questa doverosa introduzione, veniamo al dunque. Era un tranquillo sabato di luglio, ero a casa e mi era arrivato da poco Tracy Island direttamente dalla fonte. E così mi sono detto: e se invece di leggere soltanto la nuova prova di Josh Pettinger facessi una rilettura totale della sua opera solista? A questa domanda la risposta è stata sì, tanto che ho ripreso in mano tutti i numeri di Goiter e i cinque albi con protagonista Tedward e ho passato un bel sabato pomeriggio all’insegna del fumetto di qualità.

Una tale esperienza va condivisa, anche perché su queste pagine non avevo mai scritto per esteso dei fumetti di Josh Pettinger, cartoonist inglese cresciuto sull’isola di Wight ma da anni trasferitosi negli Stati Uniti, dove ha vissuto a Chicago, Los Angeles e ora Philadelphia. Eppure Pettinger è un ospite fisso del negozio online di Just Indie Comics. Anzi, potrei sbilanciarmi e dire di essere stato uno dei primissimi (se non il primo) a diffondere le sue produzioni in Europa, tanto che Goiter #2 del 2018 è stato uno dei titoli del Just Indie Comics Buyers Club 2019. Da quel momento ho seguito di pari passo la crescita dell’autore, assistendo in diretta ai suoi progressi e all’aumento della sua popolarità, a cui hanno dato una bella spinta le collaborazioni con Simon Hanselmann, poi raccolte nel volume Werewolf Jones & Sons Deluxe Summer Fun Annual! uscito l’anno scorso per Fantagraphics. Negli ultimi tempi sono arrivate anche le edizioni in volume di Goiter e l’esordio italiano, avvenuto sulle pagine di alterlinus.

Prima di Goiter #2 c’è stato ovviamente Goiter #1 del 2015, mini comic autoprodotto e introvabile che ho recuperato grazie a una ristampa pubblicata da Strangers Fanzine a marzo 2021. Non è un albo a cui lo stesso autore è affezionato, anzi, Pettinger ha ammesso di detestarlo, tanto da escluderlo dalla raccolta di Goiter già uscita in Francia per Ici Même, in Spagna per La Cúpula e negli USA per Floating World (in Italia dovrebbe essere pubblicata a breve da Oblomov). In effetti questo #1 è molto acerbo e si limita ad assemblare bozzetti di una pagina caratterizzati da un umorismo nero tipico di chi ce l’ha con il mondo intero. Quando, ben tre anni dopo, arriva il #2 della serie (in Italia su alterlinus #4) ci troviamo davanti un autore del tutto diverso, già capace di farsi apprezzare per le sue qualità di narratore. Anche il disegno, per quanto tutt’altro che originale, comincia a prendere forma rispetto alle incertezze del passato. La storia principale di questo numero prende il nome dal suo protagonista, Henry Kildare, un ventriloquo che va in giro per gli Stati Uniti a fare spettacoli in piccoli locali spostandosi con l’autobus. Mentre è in viaggio chiama a casa la fidanzata, che però non risponde mai. Dopo aver incontrato una barista, prende dei funghi insieme a lei, cade a terra e si addormenta in mezzo alla strada. Al risveglio riesce a tornare alla stanza che aveva preso in affitto, ma soltanto per ritrovarsi accusato dell’omicidio di una ragazza scomparsa. Non vi racconto il resto ma già avrete capito il tono delle storie di Pettinger. I suoi personaggi sono sconfitti dalla vita, vittime di un destino più grande di loro, sfigati, mammoni, disgraziati nel senso letterale di “caduti in disgrazia”. Ciò che gli succede, però, non è mai scontato, anzi, la trama prende spesso una piega che non ti aspetti. Le cose vanno peggio ma non nel modo che era lecito immaginarsi. Vanno diversamente peggio, se così si può dire.

I numeri dal 3 al 5, usciti tra il 2018 e il 2020, sviluppano e perfezionano la stessa formula. Lo sfondo è sempre quello di un’America suburbana o provinciale e le vicende raccontate sono tanto amare quanto divertenti. Pettinger ha come punto di riferimento principale l’Eightball di Daniel Clowes ma, piuttosto che alimentare la dimensione grottesca e weird delle situazioni, usa un’estetica degna dei vecchi romance comics e il classico deadpan humor per osservarle con un sorrisetto beffardo e compassionevole al tempo stesso. Si ride delle sfighe altrui, insomma, ma come se ciò servisse a consolarsi delle proprie. Il terzo Goiter (in Italia su alterlinus #3) ha senza dubbio l’intreccio più brillante, costruito su un’idea geniale, di quelle che non capita spesso di leggere. La protagonista è una cameriera trentenne solitaria e annoiata che vive giornate tutte uguali, sorta di alter ego dell’autore (Pettinger ha lavorato a lungo nei ristoranti). Un giorno le appare da un’altra dimensione la testa del suo fidanzato. Peccato che lei non abbia ancora un fidanzato, perché il tizio è stato rispedito indietro nel suo mondo – da dove era stato rapito in precedenza dalle forze alleate di una terra alternativa – in un momento sbagliato, ossia prima che la coppia si incontrasse. Lo scopo del viaggio interdimensionale, che non è riuscito benissimo dato che soltanto la testa si è materializzata altrove, sarebbe quello di raccogliere nuove forze per sconfiggere i nazisti. E invece la testa, una volta convinta la ragazza della veridicità delle sue parole, decide di infischiarsene e di passare le giornate con lei facendo passeggiate e mangiando il gelato. E’ questa un’altra trovata alla Pettinger: raccontare storie apparentemente epiche che dopo un po’ si sgonfiano per le scelte edoniste di personaggi indolenti. C’è l’assurdità dei Monty Python in alcune di queste situazioni, o comunque un humor tipicamente british, calato in sceneggiature che non seguono strutture predeterminate ma vanno per la loro strada, come se fossimo in un film di Éric Rohmer o Noah Baumbach. Inoltre questo terzo numero segna un’importante evoluzione dal punto di vista della messa in pagina, dato che l’utilizzo di un minor numero di vignette lo rende assai più leggibile rispetto all’episodio precedente. Da rilevare anche l’esordio del colore, ripreso con Photoshop da vecchi fumetti per creare un suggestivo effetto Zip-A-Tone d’altri tempi.

Goiter #4, con un formato più piccolo del solito e in bianco e nero, è in gran parte occupato da Wendy Bread, la storia di una madre di famiglia che si trova incastrata tra un figlio prepotente e onanista e un marito campione di wrestling. Le tre pagine in appendice, Fire Ladies, sottolineano il tema femminista dell’intero albetto, ancora una volta eccellente. Il #5, pubblicato per la prima volta da una casa editrice (la Tinto Press), torna al formato comic book e alla colorazione tenue e retinata per presentarci William Cucumber, altro riuscitissimo episodio che prende il nome dal suo protagonista, una sorta di bagnino sfigato che si trova ad avere a che fare con una sorellastra più giovane e molto più sveglia di lui. I fumetti brevi in appendice aggiungono altri due personaggi alla galleria di perdenti di Pettinger. Che lo faccia in poche o in molte pagine, l’autore racconta sempre una storia dall’inizio alla fine, senza che l’idea centrale – solitamente paradossale – sfoci nei territori dell’assurdo fine a se stesso. In questo il cartoonist angloamericano dimostra grandi qualità di narratore, perché in un’epoca in cui pochi hanno il coraggio di scrivere i finali, lui i finali li scrive eccome, e con il botto.

Se i numeri dal 2 al 5 di Goiter possono essere considerati un blocco unico, lo stesso discorso si può fare a maggior ragione per i numeri dal 6 all’8, pubblicati tra il maggio del 2021 e il maggio del 2023. A parte alcuni fumetti brevi, il grosso di questi tre albi è costituito da Victory Squad, una storia a puntate ambientata in un futuro distopico-ma-non-troppo in cui il mondo è dominato dalla spietata azienda del CEO Corderoy Bezo. Dopo la pubblicazione della prima parte, Robert Crumb in persona si scomodò per definirla come “la migliore interpretazione umoristica dei magazzini di Amazon che abbia mai visto”. Non so se questo sia vero sinceramente, perché a mio parere la prima e la seconda parte di Victory Squad non raggiungono le vette dei numeri precedenti e Pettinger non sembra proprio nel suo in un’ambientazione dai connotati orwelliani. In realtà il serial cresce pagina dopo pagina, perché l’andamento lento dei primi due episodi è del tutto funzionale alla geniale svolta a cui assistiamo in Goiter #8, l’ennesimo strabiliante plot twist alla Pettinger. Da segnalare che Goiter #6 è pubblicato da Kilgore Books, mentre con i numeri 7 e 8 si torna all’autoproduzione. Tutti e tre gli albi sono in formato comic book e sfoggiano colori digitali più accesi del passato, senza le scansioni da vecchi fumetti che avevano caratterizzato Goiter #3 e #5.

Avrete visto che sto mettendo il turbo rispetto all’inizio ma ve l’avevo detto che era un “punto e virgola”, no? Lo scopo era soprattutto farvi capire di cosa si parla quando si parla di Josh Pettinger, e penso di esserci già riuscito, o almeno di averci provato, descrivendovi i primi numeri di Goiter. Ma non posso tralasciare del tutto le vicende di Tedward, ossia il personaggio a cui Pettinger ha deciso di dedicarsi dopo aver messo fine alla sua serie antologica. Incontriamo Tedward per la prima volta proprio su Goiter, nel #7 per la precisione. In sole tre pagine il personaggio è già delineato: Tedward è un “old fashioned guy” con i capelli perfettamente sistemati che vive con la madre e al bar ama ordinare un bicchiere di latte. A prima vista sembra il classico nerd da commedia americana, con la collezione di bambole e la passione per il modellismo – alla Steve Carell di 40 anni vergine – ma poi si capisce che non è del tutto così, dato che si esalta nelle situazioni di difficoltà ed esce con donne sempre diverse. Pettinger lavora su due binari: da una parte utilizza l’ingenuità del protagonista per far ridere il lettore, dall’altra si diverte a inserire dei dettagli fuori posto utili a creare quella sensazione di inconsueto tipica delle sue opere. Dal punto di vista stilistico, i capelli squadrati di Tedward e il suo stile all’antica spingono Pettinger a modificare il disegno, che qui diventa più pupazzoso, con i personaggi che sembrano usciti da una confezione di Playmobil.

Il primo albo dedicato a Tedward, intitolato Power Wash e pubblicato nell’agosto del 2022, inizia con il protagonista che viene mollato dalla fidanzata finlandese. Sofferente, si allontana pensando “Non sono niente senza di lei” e poi, come rispondendosi da solo, “Certo, ho un bel taglio di capelli, ma a che serve se non ho nessuno che lo apprezza?”. La disperazione lo porta su un campanile di una chiesa, pronto a farla finita, ma per fortuna uno sconosciuto lo ferma. E gli offre pure un lavoro, promettendogli fortuna e lusso in modo così convincente che Tedward accetta, anche perché la piantagione di rabarbaro che coltiva con la madre non sta andando tanto bene. Forse potete intuire dal titolo di che lavoro stiamo parlando, anzi no, mi sembra piuttosto difficile arrivarci così: diciamo che si tratta di una trovata alla Simon Hanselmann, da cui Pettinger in questa fase – viste anche le ripetute collaborazioni – sembra piuttosto influenzato. E infatti l’albetto successivo con protagonista il nostro “belli capelli” preferito è proprio una collaborazione con Hanselmann, che ricambia i favori fatti dal nostro sulle storie di Werewolf Jones e figli per realizzare il 50% di Tedward Classic Movies del gennaio 2023.

Il corpus della saga di Tedward è compreso da cinque comic book autoprodotti: i due già citati più i successivi Warm Television (luglio 2023), Best Regards (ottobre 2023) e il conclusivo Tracy Island (giugno 2024). Tutti e cinque sono in bianco e nero ma verranno colorati per la raccolta in volume già annunciata da Fantagraphics per il marzo 2025. Le storie sono autoconclusive e si possono leggere singolarmente ma all’interno ci sono dei riferimenti che solo chi ha letto gli episodi precedenti è in grado di cogliere. Inoltre in Tracy Island, sin dal titolo sentito tributo alla serie televisiva Thunderbirds, tornano alcuni personaggi introdotti in Power Wash e Best Regards, con Pettinger che dà un’ideale conclusione alla vicenda di Tedward, mettendo di nuovo in mostra la facilità con cui sviluppa trame e scrive finali. Tra i diversi episodi il mio preferito è Warm Television, che ha un intreccio ben costruito, un epilogo ineccepibile quanto esilarante e una strana malinconia che sembra provenire da un film di Aki Kaurismaki. Ma in generale tutti questi albi si distinguono per uno storytelling sempre più efficace, con un senso del ritmo e una leggibilità che hanno poco da invidiare a ben più blasonati colleghi.

Mi rendo conto di non aver parlato di tante cose in questo profilo d’artista, come la fissazione dell’autore per i cappelli femminili. Ma l’avevo detto, era un punto e virgola e tale rimarrà visto anche il lancio – a questo punto già avvenuto – di un nuovo mini comic a firma Pettinger intitolato Zanzer of Gorzu! ‘Nuff said!

New New York/4 – Jasper Krents

Uno dei fumettisti più originali usciti dalla nuova scena di New York è Jasper Krents, che nonostante la giovane età è già impegnato a tradurre in un cartooning crudo, nervoso e a volte anche ironico ogni genere di ossessione e paranoia. Jasper non vive a Brooklyn o in qualche altro sobborgo periferico come la gran parte dei fumettisti di questa nuova scena ma a Manhattan, e lo scorso marzo l’ho incontrato a Roma, dove era di passaggio per qualche giorno. È in quell’occasione che mi ha portato un po’ di copie di Smoke Signal #42, dove appare un suo contributo, e i suoi quattro albi autoprodotti, che negli States hanno già avuto una discreta distribuzione negli abituali circuiti grazie anche alla Mystery Box di Desert Island e alla solita Domino Books.

Il primo del lotto è Magnet Head #1, dell’aprile 2023, un lavoro ancora acerbo fatto di storie brevi e disegni, classico esordio di un fumettista che sta cercando la sua strada. Tuttavia il primo racconto, di sole 4 pagine, fa già capire le coordinate su cui intende muoversi Krents, raccontandoci le terribili conseguenze di una caduta dallo skateboard avvenuta l’anno precedente, che gli ha causato continui mal di testa. Il resto è costituito da disegni che sembrano voler buttar fuori ogni genere di demoni interiori e da piccole storie che raccontano delusioni sentimentali e una persistente sensazione di disagio. È chiaro che lo stato dell’autore ha pesantemente influenzato questo fumetto, che pur se acerbo rimane una grande testimonianza di autoespressione.

Passano un paio di mesi ed ecco che arriva Dan’s Secret, questa volta in bianco, nero e giallo, cosa che potrebbe già farvi intuire qual è il segreto a cui si riferisce il titolo. La penna dell’autore si muove velocemente sulla pagina per raccontarci una storia paradossale pervasa da un’ironia malata, con una sensibilità anni ’90 che oggi non è facilissimo trovare tra le nuove generazioni di cartoonist. E’ questa probabilmente l’opera più ironica realizzata finora da Krents, in cui l’autore cerca il divertimento più che la confessione autobiografica. O almeno lo spero…

Magnet Head #2 dell’ottobre 2023 riprende l’episodio del colpo alla testa già raccontato nel #1 per collocarlo all’interno di un più ampio racconto autobiografico. I continui mal di testa costringono Krents a tenersi lontano da situazioni affollate o addirittura dalla luce del sole. Chiuso a casa, si cura con gli antidepressivi e al tempo stesso si sfoga realizzando tavole claustrofobiche di pura angoscia metropolitana. Con il passare delle pagine la condizione mentale dell’autore migliora e con essa cambia anche il suo stile: le splash page diventano colorate e ariose, conducendoci per mano verso un finale di speranza. Il processo creativo muta di pari passo con la condizione dell’autore, come se fossimo davanti a un romanzo di formazione umano e al tempo stesso artistico. Ricco di soluzioni diverse tanto da risultare stilisticamente schizofrenico, Magnet Head #2 è in realtà un grande esempio di arte come terapia.

È con Opal and Earl del febbraio 2024 che il cartooning di Krents diventa definitivamente maturo. L’espressionismo selvaggio delle prove precedenti lascia spazio a soluzioni più equilibrate e consapevoli, che dal punto di vista formale si traducono in una notevole riduzione delle splash page a favore di pagine costruite su vignette irregolari ma del tutto funzionali. Per quanto riguarda i contenuti, l’albo sviluppa quanto fatto in precedenza dall’autore, inserendosi in un processo di crescita già in grado di creare un corpus di opere perfettamente coerenti. La dimensione è sempre quella del paradosso e dell’ossessione, come già in Dan’s Secret, mentre la trama sembra prendere spunto dalla delusione amorosa brevemente raccontata in Magnet Head #1. Protagonisti sono due ex compagni delle elementari che si incontrano di nuovo 40 anni dopo. Lui, Earl, è ancora ossessionato da lei, Opal, tanto che l’unico quadro che ha in casa è una foto di classe e l’unico libro è l’annuario scolastico. La gioia dell’incontro iniziale diventa pian piano inquietudine quando si comincia a intuire lo stato psicotico di Earl. Il finale non lascia spazio a letture univoche o a facili giudizi morali, confermando la spontaneità e l’originalità del giovane autore newyorkese.