JICBC pt. 3: “The Driver” e “Amateur Hour” #1

E’ tutto made in O Panda Gordo il nuovo capitolo del Just Indie Comics Buyers Club, il terzo della serie. Le spedizioni partiranno a fine mese ma vi rivelo già adesso i fumetti che gli abbonati si ritroveranno tra le mani nel giro di qualche settimana. Innanzitutto O Panda Gordo: i più affezionati seguaci del sito conoscono già bene questa realtà di base a Glasgow e gestita dal portoghese João Sobral. L’ho presentata dettagliatamente un paio di anni fa in questo post e da allora la seguo sempre con molta attenzione. Alla fine dell’anno scorso sono arrivate un bel po’ di nuove uscite e tra queste mi ha colpito in modo particolare The Driver di Isobel Neviazsky, autrice che si era già fatta notare per il bizzarro e al tempo stesso profondo Employee of the Month: The Life of a Pizza Chef.

The Driver è quanto di più attuale ci possa essere, la storia di “a man who works as a car”, portando a spasso un “clerk” che è di fatto il suo aguzzino. Per fare ciò, l’autista arriva letteralmente a deformarsi, piegando il suo corpo a 90 gradi e spostando gli occhi sulla fronte con la sola forza di volontà. E per trovare la spinta propulsiva si ficca – scusate il francese – una sigaretta nel culo, come se fosse una marmitta. Altro non vi dico, perché spero che leggerete da soli questo fumetto, dato che anche se non siete tra gli abbonati al Buyers Club ne trovate qualche copia in più nel webshop. Lo stile della Neviazsky è pura art brut, tende allo scarabocchio, con le linee che diventano spesso espressione di violenza e dolore, e i testi questa volta non più in uno sgraziato lettering ma appiccicati come ritagli di giornale sulla pagina. Potente e urgente come pochi fumetti che si vedono oggi, The Driver è un incubo allucinato che non offre facili vie di uscita ma solo spunti di riflessione.

Gli abbonati Large riceveranno oltre a The Driver anche Amateur Hour #1, debutto dell’antologia personale di Chris Kohler, autore di quel piccolo fumetto perfetto che è Living Room, sempre pubblicato da O Panda Gordo. Frammentario quanto ricco di trovate, Amateur Hour stupisce per come richiama atmosfere di altri tempi, sospeso tra ambientazioni a volte indefinibili e una costanze sensazione di caducità. Tra un episodio e l’altro, spesso anche di una sola pagina, appaiono in ordine sparso gli elementi stessi della narrazione, le lettere che dovrebbero raccontarci una storia, i corpi ormai ridotti a scheletri, gli oggetti appartenuti a un musicista, episodi di una vita inquadrata in pochi essenziali attimi.

Kohler distrugge la narrazione stessa, fa scomparire i suoi veri protagonisti ma non per un vezzo nichilista, quanto piuttosto per parlare dei massimi sistemi, dalla forza della natura – con racconti su vermi, corvi, gatti e topi – alla morte stessa. E mentre sperimenta ci regala con Leavetaking un altro esempio di narrazione cristallina, sei pagine perfette che lo confermano autore da seguire con la massima attenzione.

 

“Cabin in the Woods” #1 by Tara Booth

“Mi chiedo continuamente: cosa devo comprare? Chi devo incontrare? E dove devo andare per sentirmi davvero bene? Ho questo pensiero ricorrente che se potessi semplicemente scomparire e disconnettermi dal mondo esterno, riuscirei finalmente a trovare un po’ di pace interiore”. Così rifletteva qualche tempo fa Tara Booth sulle colonne di It’s Nice That, in un articolo che introduceva il suo nuovo lavoro Cabin in the Woods. L’albetto si presenta come prima parte di un’opera più lunga ed è uscito qualche mese fa in edizione limitata di 600 copie per la berlinese Colorama, small press che ci ha già abituato alle sue prodezze tipografiche e che questa volta supera se stessa con queste 36 coloratissime pagine tutte stampate in risograph (e tutte mute, come da tradizione dell’autrice).

Qualcuno di voi ricorderà Nocturne, volumetto di 64 pagine uscito per 2dcloud un paio di anni fa: ebbene, Cabin in the Woods potrebbe essere considerato il suo contraltare grafico, dato che la fumettista di Philadelphia rimpiazza l’onnipresente blu della precedente prova con colori ben più appariscenti, anche se sempre caldi e raffinati grazie all’abituale uso del gouache. Quella vicenda “notturna” tutta ambientata tra le mura domestiche già ci aveva lasciato una certa sensazione di claustrofobia, rafforzata dal nuovo lavoro. L’alter ego della Booth esce dallo psicologo in lacrime e prende un autobus per tornare a casa. Da lì si sviluppa la frenesia contemporanea che tutti conosciamo bene. Ha ricevuto dei pacchi ma non li apre, preferendo piuttosto guardare “Netflick” sulla tv mentre con lo smartphone dà un’occhiata a “Instabam” (o anche “Instabut”, “Instabone” e così via), dove le appaiono delle foto che ritraggono – come scopriremo voltando le pagine – proprio i libri che aveva ordinato. Quando si decide a scartare i pacchi e a darsi alla lettura vecchio stampo, ecco che si stanca dopo poche pagine e allora accende il computer per ascoltare un audiolibro (sì, proprio del romanzo che stava leggendo). Ma riuscirà a mantenere l’attenzione? Ovviamente no, perché che non te lo fai un giretto su “Pornbub”? E poi che c’entra la “casetta nel bosco” di cui parla il titolo? Beh, forse è meglio che lo scopriate da soli: Cabin in the Woods è infatti disponibile nel webshop di Just Indie Comics ed è l’ennesima ottima prova di una delle artiste più originali e divertenti in giro al momento.

“Cryptoid” di Eric Haven

Uscito agli inizi del 2020, vi segnalo Cryptoid di Eric Haven, cartoonist classe 1967 che è senz’altro – come dicono gli americani – “one of a kind”. Ve lo segnalo soprattutto perché non ho trovato grosse occasioni per parlare di Haven da queste parti, se non con un rapido accenno nella mia classifica dei migliori fumetti del 2015 al suo eccezionale, geniale e selvaggio Ur, pubblicato da Adhouse Books. E pur avendo avuto in catalogo la raccolta di storie varie ed eventuali Compulsive Comics (Fantagraphics 2018), non mi sono sprecato a scrivere due righe né su quella notevole antologia né sul precedente Vague Tales del 2017, opera originale concepita sempre per la casa editrice di Seattle. Il nuovo Cryptoid, a quasi tre anni appunto da Vague Tales, ne riprende formato e struttura ribadendo il rapporto di Haven con Fantagraphics, dopo una carriera raminga che lo aveva visto passare da Buenaventura Press con The Aviatrix per proseguire come detto con Adhouse Books, senza dimenticare le svariate collaborazioni (The Believer, LA Weekly, San Francisco Bay Guardian, Mad Magazine). Nel frattempo da non trascurare, in parallelo al fumetto, la più remunerativa avventura televisiva di Haven come collaboratore del programma MythBusters di Discovery Channel.

Ma veniamo appunto a Cryptoid, sottile hardcover di 72 pagine sul formato 23 x 16 cm in cui i mostri di Haven guadagnano per la prima volta una dimensione – scusate la parola – politica. Il cartoonist californiano (di adozione, visto che è nato nello stato di New York) da sempre porta nel nostro presente le invenzioni dei fumetti di una volta, partendo da Fletcher Hanks per passare in zona EC Comics (il titolo rimanda persino nel font a Tales from the Crypt) e quindi attraversare i più strambi fumetti della Silver Age e le visioni kyrbiane da Quarto Mondo, Eterni e dintorni. Questa volta però vediamo The Resister, una supereroina con la testa d’aquila e scudo a stelle e strisce sul petto, spuntare dall’obelisco del Washington Monument per arrivare alla Casa Bianca, far fuori un lovecraftiano Steve Bannon e poi affrontare Donald Trump in persona.

Ma non è questo l’unico eccitante sviluppo di Cryptoid, anzi, quello che vede protagonista The Resister è soltanto uno dei tanti episodi che compongono una serie di racconti interconnessi tra loro, ricchi di personaggi fantasiosi, spesso ibridi uomo-animale, e di vicende che oscillano tra il comico e il cosmico, con notevoli punte di black humor, nonsense e autentico nichilismo. Ci sono per esempio il Mankylosaurus, cioè un essere metà uomo e metà anchilosauro, l’Ant-Bat (uno degli sconosciuti pipistrelli che vivono tra noi, come l’Hand-Bat, il Penguin-Faced Bat o meglio ancora il Flightless Running Shreiking Bat), Roger “the human gnome”, il Box di Logan’s Run che va a fare la spesa al grido di “Fish! Plankton! Sea Greens! Protein from the Sea!” e una misteriosa entità che veglia sul mondo ma che forse non può salvarci dall’energia negativa messa in moto dal minaccioso Nightsword. Nel mondo di Haven queste entità sono realmente tra noi e giocano con i nostri destini condannandoci a un inspiegabile quanto inevitabile distruzione. Ma prima di essere avvolti tra le spire di una trascendentale antimateria, potremo giocare con l’immaginazione e farci quattro risate. Insomma, poteva anche andare peggio.