“Dio di me stesso” di Alessandro Galatola

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I più attenti tra voi già conosceranno Alessandro Galatola, fumettista classe ’93 di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che da qualche tempo anima la sua pagina Facebook e il suo Tumblr di fumetti, illustrazioni, manifesti, esperimenti. Ne ho parlato brevemente su Just Indie Comics in occasione del reportage dal Crack! 2015, dove Alessandro fece esordire il suo primo comic book autoprodotto, Safe Space #1. Un albo quello per lo più muto e fuori dagli schemi rispetto alla scena fumettistica italiana, dato che rinunciava completamente al realismo della rappresentazione per guardare a modelli stranieri come i canadesi Michael DeForge e Jesse Jacobs, tra forme allungate, panorami alieni, corpi cadenti, feriti, ripiegati su se stessi. Certo, lo stile era ancora derivativo, ma già da allora si capiva che in quei fumetti c’era qualcosa di più, una dimensione psicologica più profonda, che non voleva solo strizzare l’occhio al lettore come fanno tanti fumetti di oggi. Safe Space #2, stampato per ora in soli 10 prototipi e più corposo con le sue 72 pagine, conferma e amplifica questa impressione. Denso di testo rispetto al precedente, con fumetti che abbandonano la formula del divertissement per diventare storie, l’albo è opera di un autore già maturo e capace di abbracciare uno stile proprio, fortemente contemporaneo ma in cui si trovano anche rimandi all’estetica cyber anni ’80, a scrittori come William Burroughs, a fumettisti come Mark Beyer, ai videogiochi in bassa fedeltà. Senza dimenticare una dimensione scatologica che diventa persino trash in episodi come Il club del vomito o Sindrome della vergogna (con l’incipit-confessione “Ho un’enorme cisti nel culo”) ma che non è mai fine a se stessa, anzi, è espressione più diretta dello stesso disagio rappresentato nei momenti visionari.

Alessandro Galatola ha frequentato l’Isia di Urbino e pubblicato su riviste indipendenti (Snuff Comix, Fumè, Gestopo Propaganda) e siti web (Verticalismi, 4Panel, Curzio). Ogni tanto si diverte a fare graffiti in giro. Il suo Safe Space #2, da cui è tratta la storia che segue, è al momento in cerca di un editore e sarebbe giusto che lo trovasse, perché un fumettista così in Italia ancora non ce l’avevamo.

Per contatti e approfondimenti vi rimando al Tumblr di Alessandro. Buona lettura.
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Torna il Just Indie Comics Buyers Club

Seconda edizione per il Just Indie Comics Buyers Club, l’abbonamento che ho lanciato lo scorso anno per sostenere il negozio on line in cui distribuisco materiale americano difficilmente reperibile in Europa, oltre che vari prodotti italiani ed europei di case editrici e micro-realtà editoriali a me affini. La formula è la stessa del 2016 e quindi più o meno ribadisco quanto scritto circa 365 giorni fa. Chi aderirà entro il prossimo 10 gennaio riceverà uno o due fumetti ogni tre mesi, a seconda della tipologia di abbonamento scelto, e avrà inoltre diritto a uno sconto del 10% su tutto il materiale ordinato dal sito nel corso del 2017 tramite un apposito codice promozionale. La prima spedizione sarà tra gennaio e febbraio, le successive ad aprile, luglio e ottobre. I fumetti saranno per lo più americani, a volte europei, ma sempre e comunque in lingua inglese. Come accennato, esistono due soluzioni per aderire al Just Indie Comics Buyers Club. La prima, quella più economica, viene 40 euro e dà diritto a ricevere un albo a trimestre, spese di spedizione tramite piego di libro ordinario incluse. La seconda, che invece è la versione estesa dell’abbonamento, consentirà di avere in ogni invio due fumetti, per un totale di otto albi annui, e costa 70 euro, con la spedizione sempre inclusa.

Il primo fumetto sarà uguale per tutti gli abbonati. L’anno scorso avevo scelto Frontier #10 di Michael DeForge, mentre quest’anno ho selezionato Blammo #9 di Noah Van Sciver, recente uscita dell’antologia personale dell’autore di Saint Cole e Fante Bukowski, visti in Italia per Coconino. Si tratta di un albo di 48 pagine che ben rappresenta lo spirito del Buyers Club, cioè quello di far leggere fumetti fuori dalle ormai preponderanti dimensioni del graphic novel, curiosi, originali, estemporanei, sperimentali e di difficile reperibilità. Blammo è in particolare un’antologia realizzata da un solo autore, una formula molto usata fino a qualche anno fa ma che ora è sempre meno diffusa. Il nuovo numero è uno dei migliori se non il migliore in assoluto del lotto, con storie autobiografiche, racconti di una tavola, adattamenti di favole e la classica pagina delle lettere. E con due storie più lunghe, White River Junction, Vermont e Little Bomber’s Summer Period che sono tra le cose più riuscite della produzione di Van Sciver.

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Gli altri invii saranno invece a sorpresa. Potrete trovare degli spillati di piccolo o grande formato, volumi, volumetti, antologie, tabloid e così via, pubblicati da piccole case editrici indipendenti o autoprodotti. Non tutti riceveranno gli stessi albi perché le quantità sono limitate ma se qualche abbonato avrà delle richieste specifiche sono aperto a suggerimenti e idee. Per farvi capire qual è il materiale che vi aspetta, ecco una lista dei fumetti inviati lo scorso anno agli abbonati, con tanto di link quando se ne è parlato su Just Indie Comics o quando sono ancora disponibili nello shop: Frontier #10 di Michael DeForge, The Social Discipline Reader di Ian Sundahl, Rough Age di Max de Radigués, Hellbound Lifestyle di Alabaster Pizzo e Kaeleigh Forsyth, Pope Hats #4 di Ethan Rilly, Immovable Objects di James Hindle, Felony Comics #1, Drawn Onward di Matt Madden, Windowpane #3 di Joe Kessler, Ganges #5 di Kevin Huizenga, Gloom Planet di Anya Davidson, 3 New Stories di Dash Shaw, Blammo #8.5 di Noah Van Sciver, Ritual #2 di Malachi Ward, Lydian di Sam Alden, Fedor di Pat Kelley, Mould Map #5, World in the Forcefield di Alexander Tucker, King Cat #76 di John Porcellino, Pure Shores di Jaakko Pallasvuo, Middle School Missy di Daryl Seitchik, It Never Happened Again di Sam Alden, Space Basket di Jonathan Petersen.

Qui sotto trovate i link per abbonarvi. Ripeto, se vi interessa affrettatevi perché sarà possibile aderire SOLTANTO FINO AL 10/01/2017. L’offerta con queste modalità è valida per i soli residenti in Italia, se invece siete residenti all’estero e siete interessati potete contattarmi a justindiecomics [at] gmail [dot] com e vedrò cosa si può fare.

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“La soffitta”: intervista ad AkaB e Squaz

di Nicola D’Agostino e Serena Di Virgilio

Un uomo dalla formidabile memoria e dalla dubbia moralità ripercorre la sua tormentata esistenza e le terribili azioni di cui si è reso protagonista. È la premessa di La soffitta, libro metà illustrato e metà a fumetti firmato da AkaB e Squaz che verrà stampato come cartonato olandese di 80 pagine a colori in formato 22 x 29,7 cm a 23 euro.
La soffitta si può acquistare unicamente facendo un preordine entro il 10 dicembre sul sito di Passenger Press.

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La soffitta è un esperimento interessante sotto vari punti di vista, creato a quattro mani da autori che in questi anni hanno firmato opere non banali, che qui si cimentano in un ibrido di forme narrative e adottano un sistema di distribuzione alternativa ai canali tradizionali, ma anche al più canonico crowdfunding, per raggiungere un pubblico interessato con un occhio a costi e rischi.

Abbiamo contattato i due autori per far loro qualche domanda sul libro e sul progetto che c’è attorno.

Anzitutto vi chiediamo di presentarvi ai lettori.

AkaB: Mi firmo AkaB e da più di vent’anni solco i mari della comunicazione inseguendo una balena immaginaria da abbattere e per cui valga la pena morire (o vivere).

Squaz: Disegno fumetti e illustrazioni da quasi 15 anni. Ho lavorato su alcune delle principali riviste italiane e ho pubblicato libri a fumetti, principalmente per case editrici indipendenti (3 solo con la Grrrz Comic Art Books di Silvana Ghersetti). L’ultimo è Tutte le ossessioni di Victor per Diàbolo Edizioni, su testi di Davide Calì.

Cos’è La soffitta?

Squaz: È un libro che doveva essere una cosa ed è diventata un’altra. È nato da una serie di miei disegni che stavo realizzando con l’intenzione di farne una mostra. Non pensavo neanche alla pubblicazione. Poi le cose hanno preso una strada diversa.

AkaB: Un libro imprevedibile che ha sorpreso per primi noi. La storia guidata dai disegni di Squaz è venuta fuori un po’ per volta rivelando logiche e simmetrie che non potevamo immaginare.

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Come avete collaborato e/o vi siete divisi il lavoro?

Squaz: Una volta che mi sono ritrovato una ventina di disegni, mi sono accorto che sembravano illustrazioni per un racconto. A quel punto, ho pensato che valesse la pena affiancare un testo, ma le prove che ho fatto non mi convincevano. Così ho pensato di rivolgermi a qualcuno che potesse essere in sintonia con la materia e con le suggestioni di quelle immagini e che potesse aggiungere la propria interpretazione, arricchendole. AkaB mi è sembrata la persona giusta, quella a cui ho pensato spontaneamente.
In pratica, AkaB si è trovato a lavorare su una serie di immagini già realizzate.

AkAB: Squaz mi ha inviato una sequenza di illustrazioni apparentemente slegate tra loro e dopo averci ragionato ho intravisto una trama che con il passare del tempo è divenuta sempre più compatta e organica. Poi, dopo averne discusso, abbiamo deciso di aggiungere una seconda parte a fumetti andando ancora più a fondo nella contorta psiche del protagonista.
Di fatto è un libro dettato dai segni.

Squaz: Sì, anche la parte a fumetti tra l’altro, pur essendo una diretta conseguenza della parte precedente, ha visto nascere prima i disegni e dopo il testo. Non ho reso le cose facili al mio compare…

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Come avete lavorato su questa seconda parte a fumetti?

Squaz: Come dicevo, la parte a fumetti è una conseguenza della parte illustrata. Una volta che avevamo finito la prima parte, abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare uno stacco e arrivare al presente del protagonista, che è la voce narrante. Quindi le illustrazioni sono diventate i suoi ricordi, frammenti del suo passato.

AkaB: In realtà dopo il disagio dettato dal delirante impatto iniziale, il resto della storia è venuto fuori molto naturalmente. In generale questa struttura inversa mi è congeniale. E’ un po’ come scrivere il testo di una canzone dopo averne sentito la musica.

Squaz: In pratica, basandomi sul testo già scritto da AkaB, ho pensato a queste tavole a fumetti conclusive senza sapere cosa si dicessero i personaggi. Quindi è diventata un po’ una partita di ping pong.

AkaB: Ping pong medianico.

Come nella prima parte c’è una divisione abbastanza netta tra chi ha fatto i disegni e chi i testi/sceneggiatura?

Squaz: Materialmente, io ho fatto tutta la parte grafica e AkaB tutti i testi. Ma non solo nella prima parte, in tutto il volume.

AkaB: Sì. i disegni sono tutti di Squaz e i testi, miei. Ormai non si capisce più niente!

Squaz: È quello il bello.

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Da quanto va avanti la vostra collaborazione? A quali altre cose avete lavorato insieme?

Squaz: Be’, nel 2011 abbiamo lavorato insieme per la prima volta su Le 5 Fasi, insieme a Ponticelli, Ausonia, Officina Infernale e Tiziano Angri. Ma ci conoscevamo da molto prima.
Non mi pare ci siano altre collaborazioni vere e proprie, comunque.
In realtà, c’è stato un tentativo insieme ai nomi citati sopra (i Dummy), ma è un libro che poi è rimasto nel cassetto. Il nostro “libro maledetto” (faccio fatica anche a pronunciare il titolo).

AkaB: Ci conosciamo da quando entrambi abbiamo iniziato con questa malaugurata idea di fare i fumetti diversi. Abbiamo collaborato molto attivamente per il progetto delle “5 fasi”. Ma in generale con tutti i Dummy stiamo cercando (con grande fatica) di mantenere vive queste collaborazioni. Personalmente penso sia una ricchezza enorme poter sperimentare svariate combinazioni e rimanere stupiti dagli imprevedibili risultati finali.
Di “libri maledetti” ahimè ne abbiamo più di uno.

Squaz: Ad ogni modo, quando pensiamo di fare qualcosa insieme è sempre perché abbiamo per le mani qualcosa da sperimentare, da scoprire insieme agli altri. Non è roba da tutti i giorni, diciamo.

Chi sono “i Dummy”?

AkaB: Un collettivo scansafatiche.

Squaz: Ah, i Dummy sono i 6 dell’Apocalisse delle “5 fasi” che citavo prima. Più alcuni altri che lo sono ad honorem.

AkaB: Per completezza i nomi sono: Alberto Ponticelli, Officina Infernale, Tiziano Angri, Ausonia, Squaz, Marco Galli, Dario Panzeri e io.

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Parliamo del meccanismo con cui finanziate, vendete e distribuite il libro. Perché un preordine e non un crowdfunding classico, o un “Prima o mai”?

AkaB: Pigrizia. E caso.

Squaz: Il crowdfunding non mi è mai piaciuto.

AkaB: Una volta ne stavamo parlando io e Squaz fuori da una libreria e [Christian G.] Marra [della Passenger Press, nda] si è proposto di occuparsi di tutta quella serie di cose che non avevamo voglia di fare.
È un esperimento che volevamo provare in vista di future strategie.

Squaz: Sì, anche perché il libro era pronto e imparare a fare le cose in autogestione totale richiede tempo che non avevamo. Lo sapevamo e ne abbiamo ampiamente avuto conferma in questo periodo. Adesso abbiamo almeno un po’ le idee più chiare.
In effetti, è una soluzione ibrida, ma per ora ci sta bene così. Il numero di copie stampate dipenderà in larga misura da quante persone lo ordineranno, né più né meno. Ci è sembrato anche coerente con la natura del libro stesso, che è comunque riservato ad appassionati veri, non al lettore casuale.

AkaB: Non ho preferenza né forme di razzismo metodologico. Sono tutte ok. È chiaro che la rete in futuro sarà sempre di più la piazza principale dove smazzare le nostre sostanze. Bisogna solo trovare le panchine migliori e tagliare gli intermediari.

Terrete da parte alcune copie, come hanno fatto altri, per poterle vendere in seguito a chi non ha fatto in tempo a preordinare?

AkaB: Sì. Ma in un numero mooooolto limitato.

Squaz: Se ne avanzeranno saranno pochissime. Al più, se la gente verrà a piangere sotto casa che è rimasta senza, potremo ristamparlo in edizione economica, ma per adesso vediamo come va. Sono cose che decideremo più avanti.
Edizione economica e senza serigrafia in omaggio, voglio ricordare.

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Sul sito si legge che “tutti i lettori che acquisteranno una copia del libro, riceveranno la serigrafia limitata fatta a quattro mani”. Qui come avete collaborato?

Squaz: Io ho fatto lo sfondo, AkaB il disegno principale. Quello è stato più semplice. I testi lì non potevamo certo metterli, abbiamo pensato che valesse la pena far vedere anche il suo “tocco” grafico.

AkaB: Abbiamo lavorato come in animazione. Squaz ha fatto lo sfondo polveroso ed io il personaggio tettuto fantasma.

C’è qualcosa che tenete ad aggiungere?

Squaz: Che spero che altri autori vogliano percorrere questa strada, non solo esordienti o giovani promesse.

AkaB: Se il concerto vi è piaciuto, lì in fondo sulla sinistra vicino all’uscita trovate il nostro banchetto. Supportate il disagio e il disagio vi supporterà.