Facciamo il punto su Kevin Huizenga/3

In origine questo “punto” su Kevin Huizenga doveva uscire con pochi giorni di intervallo tra un episodio e l’altro. Poi come al solito la vita ci ha messo lo zampino e quindi eccoci qua che siamo ancora alla terza parte. E chissà quando riuscirò a pubblicare le due restanti. Vabbè, mi accontenterei di riuscire a finire il tutto, prima o poi. In questo post, dopo aver visto gli esordi di Kevin Huizenga e aver fatto una panoramica sulle opere principali della sua produzione (con l’eccezione de Il fiume di notte che sarà argomento della prossima puntata), cercherò adesso di elencare brevemente gli elementi essenziali dei suoi fumetti.

Glenn Ganges – L’alter ego di Huizenga è il protagonista di gran parte dei suoi fumetti. Ispirato nel design alle figure di E.C. Segar e al Flakey Foont di Robert Crumb, è un everyman alla Charlie Brown, un personaggio che non ha un suo reale sviluppo o una biografia, e non è nemmeno sempre uguale a se stesso. Glenn Ganges può vivere da solo o insieme alla moglie, può avere una figlia o anche no, può fare un lavoro piuttosto che un altro, e a volte queste variazioni hanno luogo all’interno dello stesso fumetto, nello spazio di poche pagine o addirittura vignette. Quando gli succede qualcosa, poi, non è detto che questo abbia un effetto sulla sua “vita” futura. Prendiamo per esempio il trittico di storie tratte da Drawn and Quarterly Showcase #1 (2003) e poi ristampate nel volume Maledizioni. Alla fine di 28th Street Glenn e la moglie sono riusciti finalmente ad avere una bambina grazie alla miracolosa piuma dell’orco, e nell’episodio successivo, The Curse, si accenna alla nascita della piccola. Ma nelle storie future dei Ganges non ci sarà alcun riferimento a questa vicenda, né alla bambina stessa. Spiega lo stesso Huizenga in un’intervista del 2018 con Alec Berry pubblicata su The Comics Journal #305 (2020): “Nei fumetti c’è questa fissazione per la continuity, e nella scrittura e in tutta la fiction in genere un personaggio ha una sua vita: un inizio, un periodo intermedio, e una fine. Io ho semplicemente pensato di poter usare Glenn in tanti scenari diversi, e che questa cosa non avrebbe avuto delle conseguenze. Potevo farlo ripartire da capo e basta”. Ma cosa fa Glenn Ganges? Niente di clamoroso, anzi, si potrebbe dire che fa le cose che rendono così ordinaria la nostra vita quotidiana. Per lo più cammina, osserva e soprattutto riflette, lanciandosi in voli pindarici spesso tendenti all’assurdo. Ma forse questa tavola, che è la prima pagina di Or Else #1, spiega più di tante parole l’essenza di Glenn Ganges.

“I’m not primarily interested in drama” – Sono andato a ripescare questa frase da una conversazione pubblicata su The Comics Journal #300 (2009) in cui Gary Groth intervista, o meglio lascia chiacchierare tra loro, Huizenga e Art Spiegelman. A un certo punto Huizenga afferma: “Ciò che mi interessa non è il dramma, la trama o la caratterizzazione dei personaggi, anche se sto comunque provando a concentrarmi di più su questi aspetti, e a imparare a svilupparli. Personalmente tendo più a pensare come un architetto o qualcosa del genere, come se dovessi creare una struttura coerente. O forse come un compositore, anche”. La dichiarazione fa capire chiaramente dove vanno a parare i fumetti di Huizenga, che seguono un intreccio classico soltanto quando adattano racconti e fiabe. Quando le storie le hanno scritte gli altri, insomma. Quando invece il fumetto è tutta farina del suo sacco, Huizenga lo imposta più come un saggio, o come una riflessione legata a un fatto specifico, spesso insignificante, successo ai suoi personaggi. E il fumetto come digressione –  e non come storia – dà all’autore la possibilità di portare all’estremo le sue premesse, qualunque esse siano, raggiungendo livelli di profondità e a volte di assurdità inaccessibili con una trama convenzionale. Fa eccezione ovviamente la fase iniziale della sua produzione (quella di Supermonster), che era per lo più realistica e autobiografica.

La poesia della scienza – Ma non solo autobiografica: il primo Huizenga è in qualche modo anche un poeta, tanto che potremmo inserirlo nella corrente dei comics as poetry. Walkin’ da Supermonster #7, che citavo nel post d’apertura di questa rassegna, è esemplificativa in questo senso, con il protagonista/autore che osserva la natura e grazie ad essa riesce ad accedere ai suoi ricordi, rispecchiandosi in un bambino che gioca in un parco. Dalla poesia Huizenga si sposterà presto verso la scienza, e questo passaggio lo vediamo verificarsi già in Gloriana: se nella parte centrale l’autore traduce le emozioni di Glenn che guarda il tramonto in una serie di disegni in libertà, nella parte finale Glenn è già pronto a spiegare il fenomeno della luna rossa ai suoi vicini di casa, con la rappresentazione che non è più astratta ma comincia ad avvalersi di schemi e diagrammi. La poesia diventa scienza, e lo diventa ancor più in seguito, viste anche le esperienze professionali del nostro, che arrivato a St. Louis lavora per un anno alla Xplane, una “visual thinking company” la cui missione è creare rappresentazioni grafiche di vari prodotti (soprattutto software), e poi al St. Louis Science Center, dove rimane per quasi cinque anni. E anche successivamente, quando si dedica a fare il cartoonist a tempo pieno, Huizenga passa le giornate non tanto a disegnare, quanto a leggere saggi di filosofia, teologia, scienza, storia e quant’altro. E di queste letture si trova ampiamente traccia nei suoi fumetti.

Particolare vs. universale – La scienza, dunque, anzi le scienze naturali potremmo dire. Ci sono l’astronomia e la fisica, così importanti in Gloriana, la zoologia che è centrale in La maledizione e in The Wild Kingdom, la geologia che è alla base di diversi passaggi de Il fiume di notte. Tutte discipline che vengono utilizzate non per semplice sfoggio di erudizione (anche se di tanto in tanto Huizenga si lascia andare a qualche lungaggine di troppo) ma come strumenti per sviscerare determinati aspetti della condizione umana, vista in un dialogo più ampio con ciò che la circonda, e quindi con la natura, il tempo, lo spazio. E questo dialogo spesso diventa scontro, come accade appunto in The Wild Kingdom. Da queste considerazioni fondate su basi scientifiche si arriva a considerazioni filosofiche, in una tradizione che Huizenga riprende dagli antichi greci. In questo senso la metodologia di Huizenga è spesso ripetuta nelle sue opere, perché l’autore ci mostra qualcosa che succede a Glenn Ganges e gli dà significato rapportandolo ai fenomeni naturali. E questa tensione continua tra particolare e universale è un tema centrale: ne è un esempio perfetto, quasi scontato, la tavola gigante pubblicata sull’enorme Kramers Ergot 7 e poi riproposta in versione scomposta all’inizio de Il fiume di notte, in cui osserviamo un “pezzo” di Glenn Ganges che parla dentro il suo appartamento, con l’obiettivo che esce dalla stanza, sale sempre più su fino ad osservare i tetti, le strade e gli alberi e infine arriva addirittura tra le nuvole. Interessante il fatto che se nella versione di Kramers Ergot i dialoghi erano riportati a mo’ di cornice, in quella de Il fiume di notte scompaiono del tutto, dandoci ulteriore prova della loro scarsa importanza: a vederle dal cielo che cosa sono le parole spesso inutili che ci scambiamo ogni giorno?

Il tempo – Il tempo è un altro elemento centrale dell’opera di Huizenga, sia per come è utilizzato sia per come viene trattato. Non a caso una delle principali novità introdotte da Gloriana rispetto alle opere precedenti è l’utilizzo anticonvenzionale della cronologia. L’ho già detto poco fa: Huizenga non è interessato a raccontare una storia dall’inizio alla fine ma ad approfondire un tema. E quindi va avanti e indietro, scarta di lato, ricomincia da capo, come si vede appunto in Gloriana e come succede nel capitolo iniziale de Il fiume di notte, chiamato appunto Time Traveling, dove le vignette diventano tridimensionali mostrandoci Glenn Ganges che grazie alle possibilità offertegli dal fumetto riesce a passare da un anno all’altro con estrema facilità. Il tempo cessa di essere semplicemente un mezzo utilizzato per raggiungere uno scopo, e diventa l’oggetto della diegesi. E sotto un certo punto di vista tutta l’opera di Huizenga può essere letta come una riflessione sul tempo, in quanto relativizza ogni singolo fatto della quotidianità ricollocandolo nella più ampia cornice della storia dell’uomo, se non addirittura del pianeta. Leggiamo ne Il fiume di notte, in un pezzo originariamente pubblicato su Ganges #5: “Visto da questa ottica, un milioni di anni è assai breve. Il ciclo vitale di una persona è un granello di sabbia. La nostra mente, che fatica a collocare la nostra esperienza complessa in una rete già immensa di concetti e contesti (anche loro mai a riposo), non riesce a mutare scala con facilità per assorbire questa immensa vastità dello spazio senza provare vertigine e disorientamento”. E proprio Il fiume di notte è, per stessa ammissione di Huizenga, un’opera che si concentra soprattutto sul tempo, e sui diversi modi di pensarlo e rappresentarlo. Ma di questo parlerò nel prossimo post.

“Now if Jesus does return tonight, I’ll be so embarassed!” – La religione, e di conseguenza la teologia, sono argomenti che il cartoonist sviscera soprattutto nella fase iniziale della sua opera, per poi accantonarli pian piano. L’evoluzione dell’autore è chiara: da cattolico praticante mette sempre più in dubbio la sua fede, per poi sconfessarla fino al punto di disinteressarsene. Ma prima del disinteresse c’è la riflessione. In Gloriana la contrapposizione tra Glenn e i vicini che osservano il fenomeno della luna rossa è piuttosto elementare, con la considerazione finale del protagonista (“Now if Jesus does return tonight, I’ll be so embarassed!”) che è più ironica che dubbiosa. La contrapposizione tra religione e scienza torna anche ne Il fiume di notte. Sul tema da citare anche Jeepers Jacobs, vista su Kramers Ergot #5 e poi ristampata su Maledizioni, un ritratto piuttosto impietoso di un teologo che sviscera il complesso dibattito tra tradizionalisti e annichilazionisti sulle sorti dei peccatori dopo la morte.

Adattamenti, trascrizioni e cover – Altra costante sono le riscritture di materiale altrui. Ne abbiamo già incontrate parecchie a questo punto, dal Green Tea di Le Fanu a L’orco con le penne di Calvino. Per non parlare dei saggi o dei trattati scientifici che Huizenga ha utilizzato nelle sue opere, riportandone interi passi o adattandoli graficamente, come La vita delle api di Maeterlinck in The Wild Kingdom e Theory of the Heart del geologo James Hutton ne Il fiume di notte. Non ho invece ancora parlato delle “cover” di fumetti altrui, altra specialità del nostro, che ha ridisegnato una storia del 1956 tratta dal #8 di Mysteries of Unexplored Worlds (su Kramers Ergot #8, poi ristampata nell’autoprodotto The Half Men) e il #1 della serie anni ’60 Kona pubblicato con il titolo di Bona sullo stesso The Half Men e poi su Fielder #1. Libero dai compiti dello sceneggiatore e dalla necessità di comporre la tavola, Huizenga raggiunge in queste cover risultati eccellenti dal punto di vista del disegno puro e semplice.

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