10 fumetti che ho letto nel 2021

Solito Best Of dell’anno, come sempre influenzato dalle mie personalissime scelte di lettura e dai miei tantissimi pregiudizi. Quelli che seguono sono semplicemente i 10 fumetti migliori tra quello che ho letto nel 2021. A meno che non me ne sia dimenticato qualcuno.

Generous Bosom #4 di Conor Stechschulte (Breakdown Press) – Il capitolo conclusivo della serie di Conor Stechschulte non delude le attese, anzi, sbroglia una complicatissima matassa regalandoci pagine di grande fumetto. Non manca niente in questo quarto numero, da una trama elaborata a un approccio grafico dinamico che fa sfociare la tensione in tavole di grande impatto, fino a una conclusione che tende alla metanarrazione se non addirittura al filosofico. Per qualche informazione tecnica in più andatevi a vedere questo post di qualche mese fa. Inoltre sul #1 della newsletter di Just Indie Comics trovate un’intervista all’autore, quindi non fate i timidi e abbonatevi a questo link.

Osypno di CF (autoprodotto)  Qualche mese fa CF ha fatto uscire due albi gemelli di cui ho già parlato qui. Difficile sceglierne uno, ma dato che ho deciso di limitarmi a 10 fumetti seleziono Osypno per simpatia verso il cane protagonista e per il tono leggero da cartoon tendente all’assurdo: soltanto una delle cifre stilistiche di uno dei cartoonist più grandi di sempre. Non ho messo un link perché sono già esauriti e non credo torneranno disponibili. Se non vi volete perdere le prossime autoproduzioni di CF tenete d’occhio il suo sito.

Dédales #2 di Charles Burns (Cornelius)  E a proposito di grandi, come potevo omettere il #2 di Dédales di Charles Burns? Il capitolo iniziale lasciava un po’ spiazzati, dato che sembrava soltanto una lunga introduzione alla storia, peraltro con una somiglianza a Black Hole che sfiorava il citazionismo. Il #2 – di prossima pubblicazione per Coconino – chiarisce le intenzioni dell’autore, perché anche qui succede poco e niente. Ma tutto è fatto benissimo. Ora per il #3 ci sono due strade: o anche lì non succederà niente, o succederà di tutto di più come nelle precedente trilogia. In ogni caso, sono sicuro che sarà tutto bellissimo e che non ve lo dovete perdere per niente al mondo.

Crashpad di Gary Panter (Fantagraphics) – Il padre del fumetto punk viaggia nel tempo per realizzare un tributo agli anni ’60, con tanto di saggio/fumetto introduttivo. La storia principale è efficace nella sua essenzialità ma sono i disegni a colpire, esaltati dalla confezione. Crashpad è infatti un volume gigante che presenta le tavole originali a mo’ di artist edition, mentre il fumetto vero e proprio è il comic book inserito in una tasca attaccata alla seconda di copertina. Esaurito in pre-order per le solite bassissime tirature di Fantagraphics, uscirà nel 2022 nella semplice e molto più economica versione spillata.

Sunday #3-4 di Olivier Schrauwen (Colorama) – Numero doppio in cui continua l’epopea quotidiana e domestica di Thibault Schrauwen, presunto cugino dell’autore che qui vediamo impegnato dalle 11.30 alle 13.30, mentre fantastica su una vecchia amica e aspetta notizie della fidanzata di ritorno da un viaggio. I “fuori campo” – nel senso delle vicende dei comprimari che avvengono al di fuori della casa del protagonista – aggiungono varietà all’intreccio e danno l’opportunità all’autore di mettere in scena una trovata geniale dopo l’altra. Tanti hanno provato a imitarlo in questi ultimi anni ma Schrauwen è al momento il solo che può permettersi di fare fumetti del genere, in cui ironia, metanarrazione e una certa supponenza si fondono in uno stile unico. Tutti gli episodi sono attualmente sold out, quindi se lo avete perso dovete confidare in una ristampa o aspettare l’edizione in volume.

Plaza di Yuichi Yokoyama (Éditions Matière) – Faccio un piccolo strappo alla regola – ossia parlare solo di fumetti usciti quest’anno, senza considerare ristampe o traduzioni – perché davvero in pochi dalle nostre parti avranno visto la versione originale di Plaza, uscito in Giappone nel 2018 per 888 Books. Questa francese è dunque la prima edizione occidentale (o almeno credo). Yokoyama si lancia ancora una volta in uno dei suoi progetti assurdi, questa volta descrivendo per filo e per segno una sorta di parata che avviene in una piazza pubblica. Non c’è una trama vera e propria ma un susseguirsi di idee fuori di testa, rappresentate con uno stile che è sempre più idiosincratico e accompagnato dalle solite sparatissime onomatopee in giapponese. Un trionfo per gli occhi, e alla fine c’è anche un testo dell’autore (in francese) che spiega a cosa abbiamo assistito pagina per pagina. Devastante.

Tinfoil Comix #5 (autoprodotto) – Il primo numero di Tinfoil (di cui parlavo qui) mi ha trasmesso la stessa sensazione che mi diede Kramers Ergot #4: quella di trovarmi davanti a una nuova generazione di autori che potevano prendere il fumetto e rivoltarlo come un calzino. I numeri successivi dell’antologia curata da Floyd Tangeman non hanno deluso affatto le aspettative e così non può mancare in questa lista la quinta e conclusiva uscita. Nel contributo di Chris Farris c’è una bella frase che potrebbe descrivere questi fumetti: “Like an erased De Kooning in the back of my throat”. Se siete interessati alla vicenda tenete d’occhio quello che sarà a tutti gli effetti l’erede di Tinfoil, ossia Jaywalk, nuovo magazine pubblicato da Domino Books e curato dallo stesso Tangeman, che unirà gli artisti di Tinfoil con quelli della stessa Domino. Intanto qualche copia di questo #5 è ancora disponibile nel negozio di Just Indie Comics.

Pretty Flavours di J Webster Sharp (autoprodotto) – Tra l’horror, un erotismo tendente al morboso e qualche reminiscenza di Nina Bunjevac, è arrivata agli onori della cronaca J Webster Sharp, debuttante autrice britannica che è riuscita con le sue autoproduzioni a farsi notare anche oltreoceano. Finora ha pubblicato quattro albi, due quasi del tutto muti e basati su un approccio puramente visivo (Pretty Flavours, appunto, e Fondant), due invece narrativi e dai contenuti drammatici, in cui l’attenzione è sulla storia e il disegno è meno minuzioso (Sea Widow sulla morte del marito e Jade and Her Schizophrenia dal titolo che è tutto un programma). Dovendo selezionarne uno per questa Top Ten la mia scelta è caduta su Pretty Flavours, perché è il primo che ho letto e per come sviluppa originali sequenze narrative rette da associazioni di idee e da una logica tutta loro. 

Late in the Years di Henry Crane (autoprodotto) – Esordio folgorante e fatto in casa di un giovane autore statunitense. Per il resto non ho altro da aggiungere rispetto a quanto già detto in questo post. Ah, qualcosa aggiungo invece: ne trovate ancora qualche copia nel negozio online, approfittatene prima che sia troppo tardi.

Monsters di Barry Windsor-Smith (Fantagraphics) – Una scelta strana, lo so, in una lista dominata per lo più da fumetti underground, “alternativi” o persino autoprodotti. E invece ecco qui, arriva un titolo in odore di mainstream (la storia era stata pensata in origine per il comic book di Hulk) e anche l’unico già tradotto in Italia, per Mondadori con l’ovvio titolo di Mostri e un formato leggermente più piccolo dell’originale. Monsters è un epico melodramma di 360 pagine che unisce la Hollywood degli anni ’50 con Weapon X sfiorando spesso il polpettone. Ma potevo escludere da questa Top Ten uno dei miei disegnatori preferiti di quand’ero ragazzino che dopo oltre 30 anni è riuscito a raccontare la “sua” storia come voleva? E poi basta guardare i disegni per godere, consapevoli del fatto che Windsor-Smith dà una pista (anzi, diverse piste) a tanti sedicenti fumettisti di oggi.

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