“Smoke Signal” #44 di Gary Panter
Per gli affezionati lettori di questo sito Gary Panter non ha bisogno di presentazioni, anche se guardandomi indietro mi rendo conto di non averne mai parlato direttamente, se non con qualche breve citazione nei miei Best Of di fine anno. D’altronde non è facile barcamenarsi in una bibliografia quasi cinquantennale, incentrata per lo più sul personaggio feticcio di Jimbo e capace al tempo stesso di attraversare esperienze culturali ed editoriali a dir poco fondamentali, dalle collaborazioni di fine ’70 allo storico tabloid punk di Los Angeles Slash alle storie per il Raw di Art Spiegelman e Françoise Mouly, dalla serie pubblicata per la Zongo Comic di Matt Groening fino ai più recenti volumi autoconclusivi realizzati per Fantagraphics. Per chi è a digiuno di Gary Panter il primo consiglio è recuperare il volume Jimbo – Adventures in Paradise nella recente ristampa della New York Review Comics, delizioso compendio della prima fase di carriera e pietra miliare del fumetto tutto. Gli adepti sapranno invece già di cosa parlo, come d’altronde già conosceranno l’amore viscerale di Panter per pittura e disegno, un grafismo che lo ha portato negli anni a dar vita a tantissimi lavori puramente illustrativi e di cui il gigantesco cofanetto a lui dedicato da PictureBox nel 2008 rappresenta la testimonianza più sostanziosa.
Ora Gary Panter è tornato, dopo il bel volumetto Wildest Dream del 2019, a collaborare con Desert Island, il negozio di Brooklyn di Gabe Fowler che pubblica il magazine in formato tabloid Smoke Signal. Nata come antologia, la rivista è da qualche tempo dedita a raccogliere il lavoro di un solo autore o a raccontare una scena, come è capitato con il numero speciale dedicato ai giovani cartoonist newyorkesi di cui ho parlato in questo post. Stavolta tocca appunto al creatore di Jimbo, che dà sfogo al lato più pop della sua arte continuando quel filone dedicato a fumetti e cartoni animati del passato che recentemente aveva già sviscerato in Comics Cartoons Cowboys Covers dato alle stampe nel 2023 dai bolognesi di Sigaretten.
La copertina mette subito le cose in chiaro con un primo piano multicolor di un Astroboy mutante. E sfogliando le pagine troviamo riferimenti di ogni tipo, con personaggi e situazioni ripresi dai cartoni animati di Hanna-Barbera e della Warner Bros, e poi da Krazy Kat, Popeye, Megaloman, Batman, Nancy e via dicendo. Non mancano i cowboy già visti nel citato volume Sigaretten, mentre le riproduzioni da artisti britannici come George Cruikshank, John Tenniel e James Gillray, oltreché dagli americani David Gilmour Blythe e Thomas Nast, sono caratterizzate dall’uso del tratteggio e da un segno meno stilizzato. Queste e altre citazioni dal mondo dell’arte testimoniano ancora una volta la vastissima cultura visiva di Panter e la sua programmatica attitudine a mescolare alto e basso senza soluzione di continuità, spesso anche nella stessa illustrazione. Le tavole si susseguono alternando diversi inchiostri di stampa, in un tourbillon di spunti, dettagli e trovate da perdere la testa. Io ho un debole per le pagine piene soltanto di oggetti, personaggi e “azioni” (una mano che muove un martello, un pellicano in volo, un semaforo che cambia colore, un pollo caldo fumante, ecc.), che uniti tra loro potrebbero fornire il materiale per milioni di fumetti o cartoni animati, dando vita a storie che sono già esistite o che possiamo creare ex novo nella nostra testa.
Smoke Signal #44 è già sold out da Desert Island ma per fortuna sono riuscito a ordinarne un po’ di copie prima che finissero. Lo trovate, come sempre, nella sezione Just Indie Comics del negozio online di Risma Bookshop.