Un giorno di fumetto spagnolo a Bologna

di Serena Di Virgilio

Giovedì 26 maggio BilBOlbul Primavera/Estate 2016, anteprima del festival di fumetto bolognese, ha dedicato un incontro a Olaf Ladousse, Klari Moreno, Roberto Massó e Martín López Lam, e una mostra ai lavori più recenti di quest’ultimo.
I quattro autori, perlopiù sconosciuti in Italia, vivono in Spagna e autoproducono le proprie creazioni. A parte questo, si tratta di un gruppo piuttosto eterogeneo che presenta una stimolante varietà di immaginari ed esperienze.

In questo periodo López Lam è in Italia per una residenza alla Reale Accademia di Spagna a Roma, come pure i curatori Jaime González Cela e Manuela Pedrón Nicolau.
Insieme, i tre hanno selezionato gli autori per l’incontro e realizzato la mostra, che verte sulla produzione di López Lam durante la sua permanenza nella capitale italiana.

L’incontro

Ad intervistare gli ospiti nell’aula magna dell’Accademia di Belle Arti c’erano Cristina Portolano e Andrea Bruno, due autori italiani anch’essi dediti alla pubblicazione indipendente, e Alessio Trabacchini dell’associazione culturale Hamelin. Di seguito un sunto della chiacchierata.

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Enrico Fornaroli, Alessio Trabacchini, Cristina Portolano, Roberto Massò, Silvia Silvestrini, Klari Moreno

Klari Moreno (Madrid, 1993) e Roberto Massó (Càceres, 1987) hanno iniziato a disegnare e ad autopubblicare i propri lavori nel corso degli studi d’arte, prima da soli poi anche all’interno di collettivi e microeditori perché, ha detto Massó, “fare fanzine è anche fare cose insieme agli amici”. Lui ha pubblicato un libro con Dehavilland Ediciones e lei sta lavorando al suo primo fumetto lungo, che richiederà un editore, ma entrambi continuano a portare avanti anche l’autoproduzione.

Entrambi i fumettisti partecipano a molti festival, viaggiando quasi tutti i mesi. Il contatto con gli organizzatori, con altri autori e collettivi con cui si collabora è molto diretto, come pure con il pubblico che compra i loro fumetti. La promozione su internet non porta molte vendite online, ma c’è chi li cerca ai festival dopo essersi accorto di loro sul web.

Moreno ha affermato che l’immediatezza di una fanzine fotocopiata è “quasi una necessità” per i suoi lavori più brevi. Tematiche ricorrenti nella sua produzione sono il “sesso bestiale”, l’acqua, il fuoco e i cani, tutti presenti anche in Suspensión Líquida, albetto pubblicato dall’etichetta di López Lam, Ediciones Valientes, che racconta una sessione magica di bondage.

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Alcune autoproduzioni di Klari Moreno

Portolano ha individuato delle similitudini tra i lavori di Massó e Moreno e quelli, rispettivamente, della tedesca Anne Vagt e dei francesi Ruppert & Mulot, portati in Italia da BilBOlbul e Canicola ma sconosciuti ai due giovani spagnoli. Una parte del lavoro di Massó infatti è astratta, un tratto che usa per rivolgersi anche al mondo delle gallerie d’arte, mentre le figure di Moreno sono stilizzate e spesso non hanno un volto.

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Alcune autoproduzioni di Roberto Massó

Oltre a fare fumetto astratto, Massó è ossessionato dai Power Rangers, a cui ha infatti dedicato il volume Medieval Rangers, che Trabacchini ha definito un incrocio tra un “erbario medievale”, il “racconto mitico” e “uno di quegli albi narrativi con i personaggi dei giocattoli”.

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Andrea Bruno, Martín López Lam, Silvia Silvestrini, Olaf Ladousse

Martín López Lam (Lima, 1981) e Olaf Ladousse (Parigi, 1967) sono rispettivamente peruviano e francese, ma entrambi vivono in Spagna da molto tempo, seppure in città diverse.

Ladousse è arrivato a Madrid nel 1992, alla ricerca di un lavoro che non ha trovato. In compenso ha conosciuto molti artisti e presto li ha coinvolti nella sua fanzine Qué Suerte, un’antologia di fumetti e illustrazioni a tema assemblata a mano, con copertina stampata artigianalmente (serigrafia e poi linoleografia) e interni fotocopiati. La pubblicazione esce tuttora, dopo ben venticinque anni, più o meno al ritmo di un numero all’anno, sempre con lo stesso spirito punk e la sua vena divertita e dissacratoria.

L’approccio do-it-yourself viene applicato da Ladousse anche alla musica e alla comunicazione. El Cartel è un progetto che produce e attacca manifesti in giro per la città, una pratica che Bruno definisce “più invasiva” rispetto alla fanzine, rivolta “non solo ad un pubblico di appassionati ma idealmente a chiunque”. E infatti i poster suscitano varie reazioni, da chi li strappa via a chi li colleziona.
Partito originariamente alla fine degli anni Novanta come gesto di protesta contro affissioni di estrema destra, El Cartel nasce dall’esigenza di esprimersi senza censure su questioni politiche, sopratutto da parte di Ladousse e altri artisti immigrati che non hanno diritto di voto nella nazione in cui vivono.

Infine, Ladousse è anche musicista e costruttore di piccoli strumenti musicali elettrici, i doorag, con cui fa performance da solo e con il suo gruppo Los Caballos De Düsseldorf, e a cui dedica piccole fanzine e il manuale di autocostruzione Sopa de ortiga.

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Alcune autoproduzioni di Olaf Ladousse

López Lam ha riferito che in Perù negli anni Novanta non c’era un’editoria autoctona di fumetto, e quella estera arrivava poco e in ritardo. L’autoproduzione era l’unica strada per pubblicare. Le copisterie si rifiutavano di sprecare toner, quindi lui e i suoi amici erano costretti ad usare uno stile molto chiaro. Arrivato in Spagna nel 2003, andò subito a cercare fumetti recenti, e sentiva di aver tutto da imparare.
Dopo aver frequentato l’Accademia a Valencia, lo scorso anno López Lam è giunto a Roma grazie a una borsa di studio presso la Reale Accademia di Spagna. Il progetto era di ripercorrere le tracce del poeta peruviano Jorge Eduardo Eielson, vissuto prima a Roma e poi a Milano. Il percorso si è presto fatto più personale.

Nel suo lavoro di fumettista, López Lam a un certo punto ha iniziato a cercare di “distruggere il tempo e la linea narrativa” nelle proprie opere, creando un lavoro astratto non a livello visivo ma di storia, come si può notare in Sirio e Gialla.
Quando è arrivato a Roma, non conoscendo la città, ha passato i primi tempi a girarla. Non voleva fare un diario di viaggio (genere che ama poco), ma piuttosto creare una storia in cui non ci sono personaggi a cui succede qualcosa ma semplicemente cose che succedono, riportando la realtà che vedeva.

Bruno ha fatto notare che questo approccio è vicino a certo cinema, Nouvelle Vague in testa. López Lam ha confermato che la sua intenzione è proprio di adattare al medium fumetto elementi presi dal cinema e dalla musica, sopratutto elettronica, come il concetto di campionamento.
Sebbene abbia “un’impronta molto forte”, il disegno di López Lam comprende l’utilizzo di “tecniche diverse, dalla china al pastello, a retini e interventi fotografici”, che usa proprio per integrare i diversi elementi sulla pagina.

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Alcune autoproduzioni di Martín López Lam

Oltre a produrre i propri fumetti, López Lam svolge anche il ruolo di micro editore. Ediciones Valientes era partita come un collettivo di illustrazione con dei compagni dell’Accademia di Valencia. Ora è l’etichetta personale di López Lam, che ha pubblicato anche gli italiani Filosa e Fanelli e, recentemente, il bell’albo Ceniza di Serena Schinaia (di cui ha già parlato Gabriele).

La mostra

Dopo gli incontri in Accademia e un momento per acquistare e farsi dedicare le fanzine, ci si è spostati al Museo della Musica per l’inaugurazione della mostra di López Lam, Parco Falafel, e il concerto di Ladousse.

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Martín López Lam e Klari Moreno che dedicano gli albi

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L’ingresso della mostra

Avevo già avuto occasione di incontrare López Lam alla mostra-mercato del festival Ratatà a Macerata ed ero rimasta colpita dall’impatto visivo dei suoi fumetti, al punto da comprarne uno, il recentissimo “Gialla”, anche se non conosco lo spagnolo. Diversi dei materiali che compongono proprio quell’albo, realizzato a Roma lo scorso autunno, sono presenti anche nella mostra Parco Falafel.

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Una pagina di “Gialla” e disegno originale

La prima cosa che si nota una volta entrati nella sala principale è che si tratta una mostra di fumetto piuttosto inusuale, che dice tanto del processo creativo e poco del prodotto finito. Infatti sono esposti i singoli disegni che vanno a comporre le vignette, piccoli dipinti di cui si nota la forza, l’autonomia.
Le immagini sono riunite tematicamente in pannelli che, mi spiegano i curatori González Cela e Pedrón Nicolau, fungono un po’ da tavole, da “pagine giganti”, su cui López Lam ha scritto a mano non dialoghi o didascalie ma piuttosto delle dichiarazioni d’intenti.

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La Roma colta da López Lam è notturna, composta da insegne, autobus affollati, reperti archeologici, particolari architettonici e gente in movimento. E piante, lussureggianti piante che spuntano da ogni pezzo di terra lasciato a sé stesso.

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Colpiti da questa vegetazione spontanea in mezzo alla quale “vive gente, succedono cose”, artista e curatori hanno scelto il Museo della Musica per i suoi soffitti decorati da festoni fioriti e per il suo giardino di banani, e hanno allestito la mostra con pratini e piante.

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A fronte di albi vivacissimi, gli originali appaiono quasi sempre dipinti in nero e grigio. Nella terza stanza, un tavolo luminoso su cui sono disposti fogli di acetato dipinti mostra come López Lam lavori con il colore, attraverso sovrapposizioni che vanno a trovare forme e tinte nuove.

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La serata si è conclusa in allegria, con un concerto di Olaf Ladousse che ha suonato i suoi doorag fatti in casa.

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BilBOlbul ha pubblicato altre foto dell’inaugurazione.

La mostra Parco Falafel di Martín López Lam è rimasta aperta fino a giovedì 9 giugno 2016 al Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna, in Strada Maggiore 34.

Grazie a organizzatori e volontari, e a Nicola.

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