New New York/7 – “The Sammy Hernandez Saga” #1

A New York dal 2018 per frequentare il college, Ashton Carless viene coinvolto nel giro dei fumetti dall’amico Sam Siegel, che invece quel giro lo conosceva bene, dato che aveva iniziato a pubblicare i suoi lavori già dal primo numero di Tinfoil, il magazine targato Deadcrow nato a San Francisco sotto l’editing di Floyd Tangeman. Attraverso Siegel, Carless conosce così Tangeman, che si era appena trasferito a New York, dove stava per dare vita all’erede di Tinfoil, ossia la rivista/antologia Cowlick. E’ così su Cowlick #1 che assistiamo al debutto del nostro, in realtà soltanto una disegno orizzontale a mo’ di striscia che riempie la parte inferiore di una doppia pagina, occupata per il resto da un fumetto di Sawyer Arkilic. Una curiosità che non posso fare a meno di riportare è che su Cowlick #1 si trova anche Sonny Shuffle & Shoestring in “I’ll Even Wrap It Up for You”, firmato da un altro rappresentante della famiglia Carless, ossia papà Burt, che lo aveva disegnato negli anni ’90, quando viveva ancora nel Regno Unito. Tornando ad Ashton, è in realtà da Cowlick #2 che la sua arte emerge con più convinzione mostrando l’unicità del suo linguaggio, che potremmo definire alieno – e infatti è fantascientifico – rispetto al resto del menù. Oltre alla cover, Carless contribuisce allo spillato con una storia intitolata Red Spaceship, quattro pagine che uniscono astrazione e collage, scrittura sperimentale e caratteri di lingue sconosciute, con una dedica finale a Brian Swann e Thomas Pynchon che fa capire i riferimenti dell’autore (e infatti, quando gli chiesi tempo fa da dove nasceva il suo inconfondibile stile, Ashton mi rispose dicendo che il suo sogno da ragazzino era quello di raccontare storie, mentre la passione per i fumetti è arrivata ben dopo).

Per concludere questa lunga introduzione, va detto che Red Spaceship costituisce l’incipit di Spaceship #1 del 2022, la prima pubblicazione solista di Carless, che raccoglie l’omonimo serial visto a puntate su Cowlick con l’aggiunta di una parte inedita. In realtà non si tratta di un vero e proprio lavoro solista, in quanto il nostro si è occupato di tutti i testi e dell’editing ma soltanto in parte dei disegni, avvalendosi dei contributi visivi di Ethan Means, Zack Thompson, Nora Ashwood, Ethan Kramer, Floyd Tangeman, Aneesa Razak, Deji Lasi, Frankie Lo e Jade Mar. Spaceship #1 è un’odissea tra i colori dello spazio che diventa un viaggio nell’anima, con la lezione del Solaris di Tarkovskij nel cuore e un incedere a dir poco criptico. La scrittura, densissima, ricorda Pynchon e Burroughs e lascia davvero pochi appigli al lettore. Tanto per rendere l’idea, le parti viste su Cowlick sono montate in maniera diversa rispetto alla pubblicazione su rivista, richiamando il cut-up e rinunciando a qualsiasi linearità. E i disegni, tendenti all’astrazione, non contribuiscono certo a fare chiarezza.

Ma veniamo all’argomento di questo post, che è anche uno degli oggetti più belli prodotti da questa nuova scena newyorkese, ossia una busta formato magazine che contiene all’interno tre albetti di diverse dimensioni (due spillati e uno rilegato con la spirale), un poster-fumetto pieghevole, una stampa, una trading card e un mini-adesivo, tutti realizzati e stampati in risograph da Carless tramite il suo marchio Bootleg Books, con cui ha prodotto nuove versioni di fumetti altrui (esistono dei bootleg anche di alcuni numeri di Cowlick, per dire) o pubblicazioni ex novo. Non è subito chiaro in quale ordine leggere i fumetti, dato che l’indice è alla fine, ossia sulla terza di copertina di Sammy 3 – The League. In ogni caso viene spontaneo iniziare con Who Was Sammy Hernandez?, domanda che vi starete ponendo anche voi e allora, se già prendendo in mano la busta si capisce che il protagonista ha a che fare con il baseball, da questo primo albetto capiamo anche che Sammy è sparito. La notizia ci viene data dal narratore, un detective occhialuto a cui viene assegnato il caso, ossia il compito di ritrovare questo ex giocatore di baseball delle leghe minori finito a fare l’allenatore dei lanciatori. Un personaggio che non sembra di primo piano, ma che invece per qualche motivo sta particolarmente a cuore alla città di New York, tanto che il consiglio comunale lo teneva d’occhio sin prima della sua sparizione.

Perché Sammy sia in qualche modo importante non è chiaro per ora, dato che il resto dei contenuti di questa prima “busta sorpresa” si concentrano su una serie di flashback dal passato del misterioso personaggio, in cui assistiamo agli alti e bassi della carriera e della vita sentimentale, dai primi passi mossi nel 1979 nel Queens fino a un periodo trascorso a Kyoto con una squadra locale. Ma la trama, si sa, è l’ultima cosa che ci interessa, soprattutto in casi come questi in cui la narrazione è frammentata e fatta di suggestioni, beneficiando ancora della capacità di scrittura di Carless, fuori dal comune per come sa di postmoderno. E’ una scrittura non lineare che però è già stile, voce, linguaggio, a volte idiosincratico ma non per questo meno interessante. Stilisticamente parlando è questo l’autore che già avevamo visto sulle pagine di Smoke Signal #42, ossia un fumettista che ha messo da parte l’astrattismo di Spaceship per delineare figure umane rappresentate spesso con taglio trasversale, utilizzando la figura retorica della sineddoche per individuare i personaggi attraverso parti del corpo, che siano gambe, ciuffi di capelli e soprattutto enormi teste tonde che sembrano ricordare la lezione di Chris Ware (e Building Stories viene facilmente in mente per il format a fascicoli). La stampa in risograph fa il resto, riempendo gli albi di colori pastello sbiaditi che restituiscono atmosfere d’altri tempi: altro indizio dell’arte atipica di Carless, senz’altro una voce originale del fumetto contemporaneo.

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