Uno degli ospiti più importanti della recente edizione di Lucca Comics è stato Richard McGuire, illustratore, musicista, regista e ovviamente cartoonist statunitense ben conosciuto agli amanti del fumetto per il suo Here, opera rivoluzionaria pubblicata nel 1989 sul magazine Raw ed espansa in una nuova versione uscita lo scorso anno negli Stati Uniti e qualche mese fa in Italia per Rizzoli Lizard (ne ho parlato qui). McGuire è stato protagonista di una personale a Palazzo Ducale incentrata principalmente sul suo ultimo lavoro e ricca di gustosi retroscena, su tutti le foto di famiglia riprodotte con minuziosa cura, oltre ad appunti, bozzetti, quadri che raffiguravano i particolari di alcune vignette. Un video mostrava inoltre il funzionamento dell’ebook, non una semplice versione digitale del libro ma un suo remake, come ha spiegato lo stesso autore nell’incontro di venerdì 30 ottobre alla Chiesa di San Giovanni, condotto con la solita puntualità e preparazione da Paolo Interdonato. In questa occasione, dopo una mezz’ora dedicata interamente a Here, McGuire si è soffermato su altri suoi lavori, come le tante copertine realizzate per il New Yorker, i libri per bambini e le opere video. Peccato che queste ultime non si siano potute apprezzare perché sul computer utilizzato per le proiezioni non era installato Quick Time. E peccato anche per una traduzione spesso imprecisa quando si dovevano adattare termini tecnici riguardanti il fumetto o riferimenti ad autori, riviste, libri, ecc., non certo colpa di Interdonato, che anzi spesso si trovava costretto a sopperire alle lacune dell’interprete messo a disposizione dall’organizzazione.
Avevo intenzione di riportare l’intera conversazione, ma il continuo riferimento alle immagini proiettate (pagine di fumetto, copertine, ecc.) renderebbe impossibile una piena comprensione. Mi limito così a trascrivere alcune frasi, intervallate da qualche foto scattata alla mostra, intitolata Richard McGuire: il tempo, lo spazio, l’uomo. Ma prima di lasciarvi a tutto ciò vi segnalo che McGuire è ancora in Italia per una serie di appuntamenti che culmineranno il prossimo fine settimana a Bilbolbul, dove incontrerà Franco Minganti per una conversazione intitolata Qui e oltre (sabato 21 novembre ore 11 all’Auditorium della Biblioteca Salaborsa) e dove verranno finalmente proiettate le sue creazioni in animazione nell’ambito di una retrospettiva intitolata Points of View (domenica 22 novembre ore 14 al Cinema Lumière).
“La prima versione di Here è stata ispirata da una conferenza in cui Art Spiegelman descriveva i fumetti come dei diagrammi. Questa è stata una delle scintille da cui è nata l’idea e quando sono tornato a casa ho guardato l’angolo della mia stanza e ho pensato alla linea che divideva l’angolo della parete come se dividesse lo spazio in un lato che andava avanti nel tempo e un altro che andava indietro. In seguito un amico mi ha parlato del programma Windows e a quel punto ho capito che potevo dar vita a un’esplosione di finestre temporali. E a quei tempi era una cosa piuttosto strana, perché adesso è normale guardare cose di questo genere quando si è al computer, ma allora si trattava di qualcosa di nuovo”.
“Ho usato fotografie della mia famiglia, per esempio quello nell’angolo in basso a sinistra è mio fratello in tre diverse fasi della sua vita (si riferisce a pag. 3 della versione originale di Here, ndr). Ho realizzato la prima versione di Here nel 1989, allora non c’era internet e le foto di famiglia erano una sorta di database”.
“All’inizio Raw era una rivista di dimensioni veramente enormi, ma quando Art Spiegelman ebbe successo con l’edizione in volume di Maus, che era stata pubblicata in un formato più piccolo, decise di ridurre anche Raw, magari perché pensava che quello fosse il formato più adatto a un fumetto per adulti… La mia storia inizialmente aveva delle tavole più grandi ed era di sole tre pagine, ma poi ho dovuto riadattarla per farla andare bene per il nuovo formato di Raw… Nell’originale per esempio c’erano tre vignette per riga”.
“Quando ho inziato a pensare alla nuova versione di Here, avevo intenzione di farla come l’originale, cioè con molte vignette, ma poi ho capito che era meglio in questo modo, perché si poteva entrare direttamente nello spazio della stanza. In passato ho realizzato alcuni libri per bambini e probabilmente mi hanno influenzato nel realizzare il nuovo Here solamente con delle doppie pagine”.
“Mentre lavoravo al libro, lavoravo anche all’ebook, che non è un ebook tradizionale, perché funziona con dei programmi specifici che sono stati scritti appositamente. In realtà l’ebook è una sorta di remake del libro. Potete scorrere le pagine normalmente, ma se cliccate sulle date si aprono nuove finestre in modo casuale, dando vita a combinazioni sempre diverse tra gli sfondi e le vignette. C’è anche un po’ di animazione, per esempio il gatto che si lecca la zampa, ma è comunque una parte marginale del libro, perché ho voluto che fosse più un’esperienza di lettura che la semplice visione di un filmato. Per questo non ho voluto utilizzare suoni”.
“E’ difficile spiegare come ho costruito la nuova versione di Here, molte decisioni sono state dettate dall’istinto ma ci sono state un sacco di cose che mi hanno aiutato durante la stesura, per esempio le fotografie, oppure il lungo pezzo di carta che avevo nel mio studio e su cui ho costruito una linea temporale dove appuntavo gli eventi significativi mentre facevo le mie ricerche. Inizialmente, quando pensavo a come espandere la versione breve di Here in quella più lunga, credevo di dover seguire un unico filo narrativo. In seguito ho capito che questa idea avrebbe rallentato di gran lunga il libro, così ho cominciato a tagliare e a tagliare per far sì che tutto accadesse più velocemente, per tenere vive le emozioni. Alla fine è stata una specie di esperienza musicale, perché avevo attaccato le diverse pagine del libro alle pareti del mio studio e potevo passare dall’una all’altra come in una partitura musicale”.