“Stories from Zoo” di Anand

Anand è un fumettista indiano che da qualche tempo si è fatto notare con la sua serie antologica personale Zoo e con un bell’albo intitolato Intruder pubblicato da Magma Bruta. Ora i suoi fumetti sbarcano negli USA grazie a Bubbles, la fanzine/rivista di Brian Baynes che si è ormai trasformata in una casa editrice a tutti gli effetti. Come si può immaginare dal titolo, Stories from Zoo mette insieme quanto pubblicato da Anand nel suo antologico, fornendo un compendio ricco e articolato della sua arte. La descrizione di questi fumetti la fornisce nella maniera più efficace lo stesso autore nella sua biografia, dicendo che gli piace disegnare storie sulla vita quotidiana e sulle persone che pensano di avere un problema quando in realtà ne hanno parecchi. Il modus operandi di Anand si basa proprio su questa riflessione: con un metodo che appartiene al racconto postmoderno, egli parte da un’idea centrale e tendenzialmente bizzarra per svilupparne le conseguenze delineando i suoi personaggi e ciò che li circonda. E’ il caso del primo fumetto del lotto, People Photostudio, che riporta la storia di Raghu, proprietario di uno studio fotografico dove non entra nessuno da mesi. Disperato, il protagonista decide di rubare qualcosa dalla gioielleria adiacente, accedendovi grazie a un buco nella parete. Sulla stessa lunghezza d’onda sono il protagonista di My Cold Brother, che ha deciso di vivere in un frigorifero come se gli bastasse trovare riparo dal caldo per essere felice, e Rupa di Memento Mori, che si diletta a leggere i necrologi per telefonare agli sconosciuti e porgere le sue condoglianze.

Stories from Zoo è fumetto puro e semplice, che non sceglie un tema per eleggerlo a cassa di risonanza come si usa oggi per motivi di marketing né usa facili stratagemmi per strizzare l’occhio al lettore. Questa essenzialità dell’approccio si riflette nella messa in pagina, un bianco e nero scarno ma al tempo stesso disordinato per come libera linee e segni, rimanendo però sempre funzionale alla narrazione. L’effetto finale può ricordare alcune tavole dell’Alec di Eddie Campbell, anche se non c’è ovviamente la perizia del cartoonist scozzese, dato che Anand è un fumettista giovane che ancora alterna soluzioni diverse e prova a “fare delle cose” racconto dopo racconto.

Se le vicende e i sentimenti di questi personaggi strambi e incasinati possono essere considerati universali, tra una storia e l’altra emerge anche un ritratto realistico e ben poco idealizzato dell’India contemporanea. Ne troviamo traccia nella bottega e nelle strade di People Photostudio, nel quadro familiare di 4ears (uno dei fumetti migliori del lotto per come conduce il lettore per mano fino al colpo di scena finale), nell’artista che vive separato dalla famiglia in Showmanship e infine nel Ramsay Nagar che funge da scenario a 6 Feet Under the Ground. Quest’ultimo chiude il volume descrivendo un quartiere ai confini della città dove vivono e lavorano mestieranti dell’industria indiana dei b-movie. E ci conferma l’autenticità e il rigore dello storytelling di Anand, la capacità di raccontare il suo mondo tra le righe, senza cadere nella tentazione di sfruttare un’ambientazione esotica agli occhi del lettore occidentale per renderla suggestiva o peggio ancora folkloristica.

“Bootleg Comics” & “Running Numbers” #5 in pre-order

Sono ora disponibili in pre-order nel Big Cartel di Just Indie Comics alcune novità in arrivo direttamente da Pittsburgh, nello specifico dalla Phantoro Press di Frank Santoro. Si tratta del quinto numero della serie Running Numbers, seguito ideale del graphic novel Pittsburgh di cui vi avevo già importato qualche mese fa un set con le prime quattro uscite, e di una nuova iniziativa, i cosiddetti Bootleg Comics. Come suggerisce il titolo, è una serie autoprodotta che ripropone fumetti considerati particolarmente significativi da Santoro. Il primo numero unisce David Mazzucchelli e Alex Toth, il secondo propone un fumetto del 1998 intitolato Fairvale a firma di Bill Boichel di Copacetic Comics e dello stesso Santoro, il terzo mette insieme Jack Kirby (con quella che viene definita la sua “best fight scene ever”) e Ogden Whitney (di cui Santoro ha curato il volume Return to Romance uscito per New York Review Comics insieme a Dan Nadel), il quarto è infine dedicato a Chester Brown periodo Yummy Fur. Il tutto è stampato sullo stile della rivista-foglio Hype*Pup (ne avevo parlato in questo post), cioè con stampante a colori su carta lucida. Si tratta di materiale assolutamente casalingo, autoprodotto sino al midollo, difficile da trovare in Europa (e anche negli USA, se è per questo), quindi vi consiglio di acquistarlo subito se vi interessa. Il pre-order del set di Bootleg Comics non ha scadenza ma le quantità sono limitatissime, quello di Running Numbers #5 è invece disponibile soltanto fino a lunedì 19 febbraio. Ah, per chi non lo sapesse Running Numbers è una serie che unisce testo e illustrazione, non un vero e proprio fumetto, ma più un viaggio testuale e grafico nella memoria dell’autore. Il quinto numero in particolare è presentato come “the wedding issue”. Buoni acquisti dunque, e buone letture.

Anteprima “Good Night and Sweet Dreams!”

Uno dei fumetti del Just Indie Comics Buyers Club 2024 è Good Night and Sweet Dreams! di Teddy Goldenberg, fumettista israeliano residente a Berlino. I più affezionati seguaci di Just Indie Comics ricorderanno l’autore per il suo Cobra II, séguito non autorizzato del film Cobra con Sylvester Stallone, il cui primo numero è stato incluso sempre nel Buyers Club in quel 2018 che ora sembrerà a tutti chissà quanto lontano. Ma era il 2018 appunto, quindi soltanto cinque anni fa se fate bene i conti. Successivamente, all’inizio del 2020, feci un pre-order per permettere a chi aveva apprezzato quel numero uno di Cobra II di accaparrarsi anche il numero due di Cobra II (scusate tutti questi “uno” e “due” ma a questo porta l’amore per la serialità). Da allora Goldenberg si è dato ancora da fare, pubblicando regolarmente su Instagram le sue più recenti creazioni, e dando alle stampe per i tipi di Floating World Comics (casa editrice e negozio di fumetti con base a Portland, Oregon) il suo City Crime Comics, eccellente raccolta di storie brevi a colori che vanta anche una preziosa edizione francese in risograph targata Fidèle Editions. Le atmosfere stranianti di City Crime Comics, che se vogliamo trovare un paragone nel mondo del fumetto ricordano quelle dell’ormai compianto Chris Reynolds (qui una sua intervista), tornano in un’altra racconta di fumetti brevi, stavolta in bianco e nero. Good Night and Sweet Dreams! mette insieme quattro storie già viste altrove e due totalmente inedite. La dimensione onirica che già prima serpeggiava nelle vicende raccontate da Goldenberg diventa qui esplicita, dato che il volumetto fresco fresco di stampa per kuš! (è uscito lo scorso 6 dicembre) è dichiaratamente un adattamento a fumetti di alcuni sogni dell’autore.

A spiccare al suo interno sono le due storie inedite. In Prison Laps il protagonista è un carcerato condannato, come parte della sua pena, a fare giri di corsa intorno alla sua città natale. Un giorno gli viene annunciato che dovrà andare a correre in una zona diversa dal solito, dove si trova lo “scary hotel”, ossia l’edificio abbandonato che campeggia sulla copertina dell’albo. La paura viaggia di pari passo con l’inettitudine del protagonista, portando a conseguenze inaspettate che sfidano la logica comune (stiamo parlando di un sogno, d’altronde). L’atmosfera si conferma inquietante, seppur venata dal sottile filo di ironia tipico di Goldenberg, in TDK, secondo dei fumetti inediti del volumetto. Una band giovanile che non sfigurerebbe in The Warriors di Walter Hill si muove in una periferia berlinese minacciata dalle gesta di un misterioso serial killer, mentre sullo sfondo echeggiano le note di Wake Me Up Before You Go-Go degli Wham!. Le altre storie si sintonizzano più o meno sulle stesse frequenze, tra la presentazione di un insolito “comic book interattivo” (Prelude to Promise, vista già su Stripburger #78 del 2021), un terreno difficile da coltivare (Soil Science, pubblicata su McSweeney’s #66 del 2022) e una problematica riunione di famiglia (Here We Go, da Wobby #35 del 2023). E poi c’è il fumetto più vecchio del lotto, The Conference, uscito nel 2020 sull’antologia Wishful Thinking e che trovate nella sua interezza qui sotto. E ricordate che se volete leggere tutto Good Night and Sweet Dreams! potete selezionarlo come uno dei fumetti del Just Indie Comics Buyers Club 2024, abbonandovi entro il 31 dicembre 2023. In ogni caso, buona lettura.



Just Indie Comics Buyers Club 2024

E’ dicembre e come ogni anno torna il Just Indie Comics Buyers Club, l’abbonamento che vi permette di ricevere ogni tre mesi un fumetto direttamente nella vostra buca delle lettere. Quella 2024 sarà la nona edizione e avrà le stesse modalità dello scorso anno: gli invii avverranno indicativamente a gennaio, aprile, luglio e ottobre e il costo sarà sempre di 50€, con un surplus se vorrete scegliere la spedizione tracciata invece di quella con piego di libri ordinario. Unica novità, forse negativa ma forse anche no per chi si è stufato di leggere le mie farneticazioni, la newsletter non sarà più trimestrale ma occasionale, cioè lasciata alla mia ispirazione. Dopo due anni in cui non ho mancato nemmeno una scadenza, preferisco far uscire la newsletter solo quando ho effettivamente qualcosa da scrivere, piuttosto che avere l’ansia della deadline. Quindi, per farvi capire, nel 2024 potrete ricevere 4 newsletter come zero newsletter. Che suspense, eh?!

Dopo i dubbi, passiamo alle certezze. Il primo fumetto del Buyers Club 2024 è di nuovo a scelta tra due opzioni. La prima è Uriner di Patrick Kyle, edito da Strane Dizioni in un’edizione limitata di 300 copie numerate. Patrick Kyle, autore già pubblicato da Koyama (Distance Mover, Don’t Come In Here) e Breakdown Press (Baby), ha dato alle stampe questo fumetto per Strane Dizioni nel 2020 ma l’albo ha avuto finora una distribuzione limitatissima. Potete dunque approfittare di questa occasione per leggere (e guardare) questa storia in cui si racconta la ribellione di una nobile razza di serpenti nei confronti dell’uomo. Il tutto con i toni paradossali e i disegni fluidi di Kyle, impreziositi dai colori scintillanti della stampa serigrafica. La seconda è il nuovo fumetto di Teddy Goldenberg, autore del recente City Crime Comics per Floating World e di quel Cobra II che gli abbonati più fedeli sicuramente ricorderanno. Good Night and Sweet Dreams!, pubblicato da kuš!,  è una raccolta di sei storie brevi ispirate dai sogni dell’autore. Goldenberg ci porta in territori onirici dove trovano spazio una prigione, un hotel abbandonato, un terreno contaminato, litigi familiari e altro ancora. Potrete selezionare il fumetto che preferite al momento del checkout su Big Cartel. Oppure c’è anche la possibilità, ovviamente con un ulteriore esborso monetario, di ricevere entrambi i fumetti con il primo invio, in modo che il vostro Buyers Club sarà più ricco di quello degli altri, per un totale di 5 fumetti annuali invece di 4.

Per quanto riguarda il resto dell’abbonamento, gli altri albi saranno sempre in lingua inglese, autoprodotti o pubblicati da piccoli editori. Per farvi un’idea gli abbonati dell’edizione 2023 hanno ricevuto l’antologia The Essential Spread Love o Anti-Baby di Karla Paloma (a seconda della scelta iniziale), Blah Blah Blah #3 di Juliette Collet, Lemon Yellow di Ciara Quilty-Harper e il #81 della rivista slovena Stripburger.

Per concludere vi ricordo che l’abbonamento al Buyers Club è disponibile fino al 31 dicembre 2023, poi si chiuderà e non sarà più possibile iscriversi. Se state leggendo queste righe ma non siete residenti in Italia e vivete in Europa, potete comunque abbonarvi cliccando sull’apposito link in basso. Se vivete in un altro paese, tipo il Tibet, provate a scrivermi e vedrò di trovare una soluzione apposta per voi. Via ai link, dunque, e buon divertimento.

JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2024 ITALIA

JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2024 EUROPE

“Junction Box” #1

Chi ha letto la newsletter #7 di Just Indie Comics già conosce la storia del pacco inviatomi dagli Stati Uniti da Floyd Tangeman, contenente le uscite del collettivo Deadcrow, noto – o forse ignoto – per le antologie Tinfoil e Cowlick. Ebbene, in quel pacco trovava spazio anche il #1 di una nuova antologia intitolata Junction Box e curata da James Tonra, nuovo volto dell’underground newyorkese che di recente ha realizzato anche un albo, Hot Cake, insieme a Mikael Choukroun per Mystery Mail, il subscription service del negozio Desert Island. Ovviamente in questa antologia ritroviamo sia Tonra che Choukroun, insieme a diversi giovani autori che hanno animato le riviste di Deadcrow e a una manciata di nomi a me ignoti.

Come vedete dalla foto sopra, la mia copia di Junction Box #1 è decisamente rovinata, dato che era contenuta in una busta troppo piccola per lei e che nel suo viaggio da Brooklyn a Roma ha incontrato anche un po’ di pioggia. Il formato è gigante (36 x 28 cm), le pagine sono un centinaio, l’edizione è limitata (120 copie) e la stampa è interamente in serigrafia. Il bianco e nero e la carta di bassa grammatura aggiungono un tocco underground a una rivista che si presenta agile e leggera. Credo che questo primo numero sia stato venduto a 40$ o qualcosa del genere a un paio di eventi, da Desert Island e sul sito di Domino Books, scomparendo dalla circolazione con una certa rapidità.

Passando ai contenuti, Junction Box #1 mette insieme in un unico calderone tavole iperdettagliate e calembour grafici vicini allo scarabocchio, racconti perfettamente compiuti e abbozzi di storie che non vanno a parare da nessuna parte, intere pagine di testo e illustrazioni che sembrano disegnate sotto l’effetto di droghe o alcool. Pagina dopo pagina questa varietà diventa scelta stilistica, direttamente collegata all’urgenza di esprimersi e di mostrare al mondo la propria arte.

“Let’s take a roadtrip – si legge all’inizio del contributo di Sam Seigel – I don’t care where or when, I just need to get out of the house”. Ecco, come già il primo numero di Tinfoil, questo Junction Box #1 sembra riflettere il desiderio di “uscire di casa”, nel senso di fare qualcosa, o di buttare fuori ciò che si ha dentro, senza troppi pensieri o intenzioni. E ancora una volta viene da chiedersi se questa nuova generazione di autori sarà ricordata tra qualche anno come la risposta – o meglio, la reazione – all’establishment del graphic novel. Lo scopriremo (forse) nei prossimi fumetti, perché alcuni di questi lavori sono ancora amatoriali, come lo erano d’altronde tanti dei comix underground degli anni ’60 0 ’70. Ma sempre meglio il dilettantismo underground che il conformismo mainstream.

Just Indie Comics a Lucca (ancora)

Anche quest’anno Just Indie Comics sarà a Lucca Comics & Games. Come lo scorso anno saremo ospiti allo stand di Rulez, al Padiglione Napoleone, dall’1 al 5 novembre con i fumetti dalla distribuzione e tanti nuovi arrivi, selezionati in collaborazione con Risma Bookshop. Al momento in cui scrivo queste righe ho appena finito di impacchettare tutto, quindi invece di fare una foto agli scatoloni utilizzo un’immagine della passata edizione.

Ma vediamo invece un po’ di titoli che troverete quest’anno allo stand, in ordine totalmente casuale:

• Caprice di Charles Burns (Cornélius)
• Plaza di Yuichi Yokoyama (Living The Line) 
• Blammo #10 + As s Cartoonist + Please Don’t Step on My Jnco JeansMy Hot Date di Noah Van Sciver
• King Cat #82 + The Collected Prairie Pothole + South Beloit Journal + altro di John Porcellino
• Pretending is Lying di Dominique Goblet + The Gull Yettin di Joe Kessler (NYRC)
• Clubhouse #20 (Colorama)
• Stripburger Dirty Thirty + Stripburger #80 e #81 
• Hypnotic Midday Movie di Simon Hanselmann + Maniac Army di Johnny Ryan + Hospital Drama Show di Scott Travis + STUM di Yann Taillefer + altro da The Mansion Press
• Pee Pee Poo Poo #69 e #420 di Caroline Cash (Silver Sprocket)
• Wild! or So I Was Born to Be vol. 1 di Cristian Castelo (Oni)
• Tantissimi š!, kuš! e kus! mono
• Alcuni titoli dal catalogo di Ion Editions
• Failure Biographies di Johnny Damm (The Operating System)
• Scoop Scuttle and His Pals: The Crackpot Comics of Basil Wolverton (Fantagraphics)
• Pittsburgh 2: Running Numbers #1-4 pack di Frank Santoro
• Ink Zeitgeist di Ken Landgraf e Kirk Oldford
• Only di Diane Zhou + Cry di Yan Cong (Paradise Systems)
• Heelage #4 + Ode to Godzilla #9 di Ian Sundahl 
• Salome’s Last Dance di Daria Tessler (Fantagraphics)
• Tidens Anleten di Sammy Stein (Lystring Forlag)

Cercateci dunque da Rulez e se vi interessa qualcosa sbrigatevi, che le quantità sono come al solito limitatissime.

Tutti i numeri di “Sunday” ora in pre-order

Solo una breve nota per segnalarvi che da oggi sono disponibili in pre-order nel Big Cartel di Just Indie Comics tutti i numeri di Sunday di Olivier Schrauwen. L’ultima fatica dell’autore di Parallel Lives si è conclusa ad agosto con la pubblicazione dell’ultimo e più corposo albo, sempre per i berlinesi di Colorama. Il mese scorso sono anche tornati disponibili tutti i numeri precedenti, che erano esauriti da tempo.
I fedeli abbonati del Just Indie Comics Buyers Club ricorderanno che proprio Sunday #1 aveva aperto l’edizione del 2020. Se il #2 è stato disponibile nel negozio online per un breve periodo, i due numeri successivi rappresentano invece una novità da queste parti. Certo, potete anche comprarli direttamente da Colorama, che sta a Berlino e non ha spese di spedizioni esagerate, ma se volete risparmiare qualche euro o addirittura evitarvi le spese di spedizione (e per questo vi rimando a Big Cartel, dove troverete tutte le spiegazioni del caso), potete cliccare qui e non pensarci più.
Per chi non è informato, concludo spiegandovi la numerazione della serie. Se il #1 e il #2 non presentano bizzarrie, il terzo albo è invece un unico spillato che raccoglie in un solo colpo il #3 e il #4, mentre il quarto e conclusivo fumetto è numerato 5-6-7-X ed è un volume brossurato di 240 pagine. Non si tratta di raccolte, infatti Sunday è uscito direttamente con queste modalità.

E’ morto Joe Matt

E’ arrivata stamattina la triste notizia della morte di Joe Matt. La causa del decesso sembra essere un infarto, che ha colpito all’improvviso il sessantenne fumettista a Los Angeles, dove si era stabilito da qualche anno. L’annuncio è stato dato su Facebook da Matt Wagner, che dell’autore di Peepshow è stato collaboratore e amico. Come tanti di voi, non conoscevo Matt di persona ma adesso mi sembra che sia morto un amico. Come scrivevo tempo fa in questo speciale a lui dedicato, bastava leggere un fumetto di Joe Matt per avere l’impressione di conoscerlo, perché nelle sue storie si mostrava senza vergogna, raccontando gli aspetti più intimi della sua vita privata. Le sue sono storie che non ci si stanca mai di rileggere per quanto sono autentiche, brillanti, divertenti. E per quanto sono fatte bene. Sì, perché Joe Matt erano un assoluto talento del fumetto, uno che i fumetti ce li aveva nel sangue. Per lui sarebbe stato impossibile fare un brutto fumetto. Ma è stato possibile smettere di disegnarli, principalmente a causa della sua proverbiale pigrizia. Eppure ogni tanto si riaffacciava sui social dicendo che stava lavorando al nuovo numero di Peepshow e io sognavo quel giorno in cui sul Previews della Diamond sarebbe arrivato l’annuncio di un nuovo fumetto di Joe Matt. Probabilmente quell’annuncio non arriverà più ma ora la cosa ha davvero poca importanza. I fumetti di Matt rimarranno quelli che già conosciamo e quelli ci faremo bastare, come con quelle band che hanno fatto due o tre album perfetti e poi si sono sciolte o non hanno più inciso niente per motivi di forza maggiore. Perché qualcuno è morto, per esempio. Quindi sono tristissimo per la morte di Joe Matt ma anche felice perché i fumetti che ha fatto rimangono qui, immutabili e eterni. E pronti per l’ennesima rilettura, che mi farà ridere ancora una volta come uno scemo davanti alle stesse battute ma anche un po’ disperare per il buon vecchio Joe che non c’è più.

Marc Bell e Nina Van Denbempt a Bruxelles

E’ aperta fino al 22 ottobre alla galleria Sterput di Bruxelles una bella mostra dedicata al canadese Marc Bell e alla belga Nina Van Denbempt. L’accoppiata è del tutto inedita e anche insolita, trattandosi di due artisti distanti sia dal punto di vista geografico che anagrafico. Il primo è un affermato fumettista classe 1971, ben noto nel circuito alternativo grazie ai volumi usciti per Drawn & Quarterly in Canada e Cornelius in Francia. Il suo stile giocoso e frammentario procede per associazioni d’idee e giochi di parole ed è caratterizzato da cut-up verbali e grafici che sembrano generati da uno Jacovitti che ha appena letto William Burroughs. La seconda è un’autrice classe 1989 di cui parlavo in questo post. Dopo l’esperienza fumettistica del collettivo Tieten Met Haar, ha esplorato l’arte, la performance e la scultura. Pur non dimenticando a sua volta la dimensione dell’ironia e del paradosso, Van Denbempt utilizza il linguaggio dell’espressionismo per esprimere insicurezza e autocommiserazione, come in un improbabile incrocio tra Peter Saul e Tara Booth.

Marc Bell

Nina Van Denbempt

La mostra mette insieme originali preesistenti e qualche opera realizzata per l’occasione, in alcuni casi nei giorni immediatamente antecedenti l’inaugurazione di giovedì 7 settembre. Oltre alle tavole e ai dipinti, spiccano due sculture di Van Denbempt, raffiguranti un’imponente figura femminile e un capo di vestiario. Personalmente ho avuto la fortuna di visitare la mostra sabato 9, quando ho potuto assistere a una chiacchierata tra Bell e Van Denbempt, moderati dal critico Benoit Crucifix. I due artisti hanno candidamente ammesso di non conoscere l’opera dell’altro fino al momento di essere invitati a esporre insieme. Inoltre, si sono soffermati sulle fasi e le dinamiche del loro processo creativo, con Bell che ha spiegato ai purtroppo pochi presenti il metodo da lui definito “Swedish Death Cleaning”, ossia una tecnica che si propone di dare un senso a tutti i lavori incompiuti che tende ad accumulare. Particolarmente interessante la parte in cui i due hanno parlato del loro rapporto con il mondo delle gallerie d’arte, una dimensione che per Bell rappresenta il passato (ora ha ripreso a dedicarsi soprattutto a fumetto e illustrazione), mentre per Van Denbempt è al momento la via principale per la sua affermazione di artista.

In occasione dell’evento Sterput ha prodotto due albi serigrafati di grandi dimensioni. Cruel Company di Nina Van Denbempt, che per l’occasione si firma Nina Ferrari, è un breve fumetto autobiografico in cui l’autrice si raffigura grossa e decadente mentre aspetta insieme alla figlia neonata la visita del compagno. Indecisa se considerare l’incontro un vero appuntamento, la protagonista/autrice ci racconta con paradossale umorismo la sua discesa nella più totale paranoia. Narrazione autoconclusiva, Cruel Company riflette le tematiche e lo stile dell’autrice ma senza collegarsi direttamente alle opere in mostra. Discorso diverso va fatto per Dear Foghorn of Legs di Marc Bell, albo identico nel formato ma più simile a un catalogo nei contenuti. L’artista canadese racconta per immagini la sua “ongoing war with paper”, in quello che è a tutti gli effetti un nuovo numero di Boutique Mag, l’antologia in cui raccoglie i suoi più recenti lavori.

Vi segnalo infine che, se vi trovaste a passare per Bruxelles, Sterput è un luogo da visitare al di là della mostra attualmente in corso. Si tratta infatti di un’elegante e spaziosa galleria con un programma sempre ricco, oltreché di un negozio tutto dedicato alla piccola editoria, ricco di fumetti, fanzine e albi illustrati per lo più europei, ovviamente con un occhio di riguardo all’area franco-belga.

Nina Van Denbempt

Marc Bell

“You Will Own Nothing…” di Simon Hanselmann

E’ uscito di recente il primo numero di quella che si annuncia come una nuova lunghissima serie per Simon Hanselmann. L’autore di Megahex ha da sempre flirtato con l’idea della serialità, collegando le vicende dei suoi personaggi nelle maniere più varie e spesso stravaganti, ed è quindi arrivato a sviluppare una vera e propria narrazione a puntate prima con Bad Gateway (il cui seguito, Megg’s Coven, è per ora rimandato) e poi con Crisis Zone, pubblicato su Instagram e poi in un volume uscito in Italia per Coconino. You Will Own Nothing and You Will Be Happy è però qualcosa di diverso, dato che nelle note al primo numero Hanselmann presenta la sua nuova creatura come “un lungo e sconclusionato racconto di almeno 20 se non 30 numeri”. L’argomento non è certo nuovo, dato che il nome di produzione della serie era Megg, Mogg & Zombies. L’incipit vede Owl tornare a casa trafelato e accendere di corsa la tv, facendo vedere a Megg e Mogg le ultime notizie. Gli scienziati hanno annunciato la diffusione di un nuovo virus, quello degli zombie appunto, tanto che sullo schermo appaiono già le prime vittime dal corpo tumefatto, il volto sfigurato e il vomito che esce dalla bocca. L’unica soluzione è ancora una volta barricarsi in casa, facendo leva sulle scorte di cibo messe da parte da Owl, che a suo parere  permetteranno ai protagonisti di sopravvivere per tre mesi (“La mia paranoia e il mio odio per i poveri stanno decisamente dando i loro frutti in questo momento”, afferma in un’inscindibile commistione di terrore e compiacimento). Fino a che qualcosa non va storto…

Al di là della trama, ciò che risulta interessante è l’idea di Hanselmann di coinvolgere i suoi personaggi in una storia dal respiro ben diverso rispetto a quanto visto finora, come se fosse un mix tra le solite vicende indotte da droghe, ubriachezza molesta, paranoia e vuoto esistenziale di Megg, Mogg e Owl e l’action alla The Walking Dead. Non a caso l’autore aveva pensato di proporre il fumetto alla Image, decidendo poi di desistere spaventato dall’idea di dover rispondere all’editore a proposito dei contenuti della serie. La scelta dell’autoproduzione è così venuta naturale sia per evitare ogni possibilità di censura che per avere un ritorno economico degno di questo nome. Tutti questi temi sono approfonditi nelle quattro pagine finali dell’albo, che ospitano le note di Hanselmann e una rubrica della posta che servirà nei prossimi numeri per commentare in diretta le vicende dei protagonisti. Sicuramente un elemento in più per seguire You Will Own Nothing and You Will Be Happy, che si rifà in questo senso – come dichiara lo stesso Hanselmann – al modello dell’Hate di Peter Bagge e quindi alle serie anni ’90 con una storia principale, qualche breve fumetto di altri artisti (già in cartellone per i prossimi numeri) e una lunga e spesso delirante pagina delle lettere. E sulla quarta di copertina c’è anche un fumetto intitolato What Would You Do at the End of the World? che omaggia l’Eightball di Daniel Clowes.

You Will Own Nothing and You Will Be Happy #1 è un albo formato comic book di 48 pagine in bianco e nero. E’ stato pubblicato a maggio 2023 in una prima edizione di 2000 copie con ologramma in copertina, al prezzo di 12 dollari. La prima tiratura è andata esaurita ma Hanselmann ha già annunciato una ristampa, senza ologramma e con altri redazionali, stavolta incentrati su fumetti di altri autori e non sulla genesi della serie. I numeri successivi dovrebbero uscire con cadenza quadrimestrale.