Malachi Ward è l’autore di Ritual, una serie pubblicata dalla Revival House Press, e di From Now On, una raccolta di storie brevi che uscirà a giugno per la Alternative Comics. Insieme a Matt Sheean ha creato un’altra serie, Expansion, e ha realizzato alcune storie per il Prophet di Brandon Graham. Negli scorsi giorni ho scambiato alcune e-mail con Malachi e ne è venuta fuori l’intervista che segue.
Dato che hai già parlato della tua formazione come artista e delle tue ispirazioni in questa intervista con Dave Nuss della Revival House Press, salterei questi argomenti e inizierei subito da From Now On. Questo è il tuo primo libro vero e proprio e sarebbe interessante presentarlo ai lettori. Dando un’occhiata al sommario, l’antologia si apre con Utu, una sorta di classico nella tua produzione, dato che è uno dei primi fumetti se non esattamente il primo che hai stampato. Pensi che l’uscita di Utu nel 2009 possa essere considerata un momento chiave della tua carriera?
Dopo il college iniziai a leggere molti più fumetti e a flirtare con l’idea di diventare un cartoonist. Ovviamente con il termine “fumetti” si può intendere quasi qualsiasi cosa e io non sapevo ancora cosa fare di preciso. Non so come poter definire il mio stile dell’epoca… Forse stravagante? Comunque, tra il 2007 e il 2009 avevo più o meno focalizzato ciò che volevo fare e così nel 2009 iniziai Utu e cominciai a lavorare anche a The Scout, per l’antologia Hive di Jordan Shiveley. Li finii entrambi in tempo per l’Alternative Press Expo del 2009. Entrambe queste storie rappresentarono un’importante svolta per me. Erano i primi lavori che finivo e che mi sentivo di stampare e far vedere in giro. E in qualche modo ancora mi piacciono.
Penso che Utu sia veramente originale, perché inizia in un modo e poi si sviluppa in una direzione completamente differente. Inoltre utilizza parecchi registri, inizialmente sembra una sorta di racconto mitologico, poi diventa divertente e alla fine è anche triste. Hai cominciato a lavorare alla storia con l’intenzione di utilizzare diversi toni e atmosfere, oppure la trama è venuta fuori di getto, in modo naturale?
Per me una delle attrattive di Utu era proprio quella biforcazione della trama, infatti sembra un certo tipo di storia e poi di colpo diventa tutta un’altra cosa. Non sono un grande appassionato dei colpi di scena, ma a chi non piace quando una storia ti sorprende, specialmente se tutto è al posto giusto? Sono molto attratto da questo espediente narrativo… E’ qualcosa che cerco di inserire spesso in una storia, anche se non funziona! Ognuna delle storie di Ritual ha in misura diversa un elemento del genere.
Prima hai citato The Scout, un fumetto del 2009 che sarà riproposto in From Now On, in cui hai trattato a modo tuo i concetti di tempo e di ripetizione. The Scout è basato su una griglia di sei vignette per ogni pagina e, guardando le tue vecchie cose, ti sei avvalso di una struttura ben definita anche in molte altre occasioni. D’altra parte, il lavoro più recente utilizza un layout regolare ma sicuramente meno rigido. Pensi che questo possa riflettere un tuo miglioramento come cartoonist o si tratta semplicemente di una coincidenza?
Per quanto riguarda The Scout, ero preoccupato di dover raccontare la storia in poche pagine (dato che era per un’antologia e avevo uno spazio limitato) ma al tempo stesso di renderla leggibile e scorrevole, senza farla sembrare troppo compressa. E penso che questo sia più facile mantenendo un layout regolare. Ho fatto lo stesso per un’altra storia di From Now On intitolata Henix, per ragioni simili. Inoltre credo che un layout di sei vignette funzioni bene in un mini-comic di 5.5″x8″. Anche se sono sicuramente migliorato da allora, tornerei ancora a un layout rigido come quello se si adattasse al fumetto che sto realizzando. Anche quando i miei fumetti presentano vignette di varie dimensioni e utilizzano composizioni di volta in volta diverse, di solito seguono una struttura regolare da cui non mi discosto.
Un altro fumetto in From Now On è Top Five, una specie di metanarrazione fantascientifica a tema Star Trek, che per te è una passione oltre che una fonte di ispirazione. Anche Sweet Dreams e The Oviraptor sono reinterpretazioni di alcuni stereotipi della fantascienza. Penso che questa cosa contribuisca a rendere i tuoi fumetti freschi e originali, mi riferisco cioè al fatto che usi alcune idee prese dai film di fantascienza e dalle serie tv e li rivisiti secondo la tua sensibilità, creando un mix che non è così diffuso attualmente nel mondo dei fumetti alternativi…
Qualche volta, per me, una storia inizia pensando a come posso maneggiare un tropo tipico di un certo genere. Forse l’obiettivo è trovare il nucleo dell’idea, qualunque essa sia, quel momento emotivo che fa scattare qualcosa, gli elementi tematici o di atmosfera che possono coinvolgere il lettore, e poi partire da lì evitando tutti i tipici errori in cui può cadere una storia di fantascienza, fantasy o horror.
Oltre a quelle di cui abbiamo parlato finora, non conosco le altre storie di From Now On. Puoi presentarne qualcuna a me e ai lettori?
C’è un nuovo fumetto interamente a colori intitolato Disconnect (di cui trovate una tavola inedita qui sotto, ndr) che si svolge nello stesso mondo in cui sono ambientate Top Five, The Oviraptor e Hero of Science, seguendo le avventure di uno degli altri personaggi che sono scomparsi quando la squadra ha viaggiato indietro nel tempo. Tra le altre storie c’è Beasts of Kay-7, in cui racconto la mia versione di un team alla Star Trek che esplora un nuovo pianeta abitato da mostri misteriosi. Henix, a cui accennavo prima, è una storia dai forti connotati fantasy a proposito di un prigioniero deformato (almeno agli occhi dei protagonisti) che nasconde dei segreti sulla famiglia reale.
A questo punto possiamo passare a Ritual, la serie che pubblichi per la Revival House Press, in cui ogni numero è una storia autoconclusiva di 20-30 pagine. Prima di comprare Ritual #2 – The Reverie, avevo visto il tuo lavoro soltanto su internet e quando ho letto quella storia sono rimasto veramente colpito… Era grandiosa! Poi ho letto altri tuoi fumetti e con il senno di poi posso dire che The Reverie è probabilmente la storia più “seria” e toccante che hai realizzato fino ad ora. E, a differenza degli altri numeri di Ritual, si basa su una narrazione estremamente lineare. Mi piacerebbe sapere come sei arrivato a raccontare questa storia, se è nata dalle tue paure o magari da un incubo.
The Reverie è incentrata su una tragedia familiare, quindi rispetto agli altri miei lavori contiene sicuramente delle situazioni molto più forti dal punto di vista emotivo. La morte di un familiare è un espediente narrativo a buon mercato, su cui si basano spesso le motivazioni del protagonista di una storia, quindi ho cercato di permeare con più empatia possibile il crescendo e poi la ricaduta relativi a questo tipo di situazione. L’idea mi è venuta dal mio interesse per la gamma di comportamenti di cui una singola persona è capace, e anche da come l’opportunità determina la nostra capacità di agire in modo morale. Ha anche a che fare con il concetto di rimpianto – ho sentito parecchie persone parlare di cosa avrebbero dovuto fare con le loro vite, o di come pensavano che le cose sarebbero dovute andare. Per me questo è sempre stato un sentimento completamente estraneo, qualcosa che ho grossi problemi a comprendere. E’ un’idea che molto probabilmente esplorerò più a fondo in futuro.
In The Reverie il tuo stile sembra meno controllato e definito del solito e per me questa non è una cosa negativa, perché in alcune sequenze hai fatto un bellissimo lavoro nella raffigurazione dei panorami e della rabbia del protagonista. Ma forse stavi cercando di fare un po’ di sperimentazione…
Penso che la prima metà di quel fumetto sia ancora abbastanza controllata. Tutto ciò che succede al di fuori della dimensione del titolo (la “Reverie” è una dimensione creata da uno scienziato in cui ogni desiderio si avvera e dove si rifugia uno dei personaggi dopo la morte della moglie, ndr) è inchiostrato con un brush e disegnato in maniera abbastanza accurata. In realtà non avevo molto tempo mentre stavo lavorando alla storia e la gran parte della seconda metà è stata disegnata nel giro di un paio di settimane. Inizialmente avevo intenzione di cambiare un po’ lo stile all’interno della dimensione del desiderio, per esempio inchiostrando con una penna invece che con un brush, ma a causa del poco tempo che avevo a disposizione quella parte della storia risulta stilisticamente più approssimativa.
Ritual #1 – Real Life e Ritual #3 – Vile Decay sono abbastanza simili nella struttura, mentre per quanto riguarda i contenuti Real Life rappresenta una situazione quotidiana che si sviluppa in modo veramente spaventoso, mentre Vile Decay parla del futuro e di come le persone stanno rovinando il mondo. Nel complesso questa serie tratta tanti temi importanti, come la famiglia, le relazioni, la morte e – nel terzo numero – anche la politica e l’ecologia. Ma tutti e tre i numeri di Ritual parlano soprattutto delle tue paure. O almeno è il modo in cui la vedo io…
La mia intenzione iniziale con Ritual era di creare un’antologia horror. In realtà, alla fine soltanto Real Life ha degli elementi che potrebbero essere ricondotti all’horror, ma ogni numero è essenzialmente legato al concetto di paura. Real Life prende spunto da incubi che ho fatto veramente: mia moglie che mi abbandona in maniera rabbiosa, e io che divento “malvagio”. Anche The Reverie nasce da un’idea simile, infatti all’epoca stavo riflettendo su come potrei facilmente diventare una persona meschina se si presentassero certe situazioni. Vile Decay, se apparentemente parla del degrado della società, in realtà è incentrata più sulla mia paura di disconnettermi dal mondo, basata sul fatto che invecchiando diventerà sempre più facile farlo.
Un altro modo di leggere il primo e il terzo numero di Ritual è considerarli degli episodi pilota di una serie tv, ma in realtà i tuoi fumetti non avranno mai un seguito, così il lettore deve immaginare o cercare di interpretare le storie sfogliando avanti e indietro le pagine…
Ritual #3 utilizza uno stile narrativo molto sfuggente… Può essere una lettura poco soddisfacente per parecchie persone. Se il lettore pensa che ne valga la pena, ci sono abbastanza elementi che gli consentono di comprenderlo, o almeno il fumetto invita a mettere insieme i diversi pezzi della storia. Nei miei prossimi fumetti sto reagendo in qualche modo a questo approccio (che tendo ad avere per non so bene quale ragione), creando delle storie con delle risoluzioni molto più definitive.
Stai lavorando anche al quarto numero di Ritual?
Ho già una bozza dettagliata di cui sono molto soddisfatto. Al momento l’unica cosa che devo fare è trovare il tempo per disegnarlo. Per ora il titolo di Ritual #4 è The Left Hand Path.
Quindi potrebbe essere sulla tua paura di diventare mancino…
Come fai a saperlo??? Quella è la mia vera paura più profonda.
Il nuovo numero userà due colori come il precedente? Mi è piaciuto tantissimo il rosa/arancio di Vile Decay, l’uso del colore ha contribuito a creare un’ambientazione vaga e irreale.
Dave Nuss e io stiamo pensando di stampare Ritual #4 a colori, anche se con una gamma limitata.
So che stai lavorando a una serie di nuovi progetti con il tuo amico Matt Sheean, con cui hai già collaborato per Expansion e per il Prophet di Brandon Graham. Ho letto che tu e Matt vi dividete totalmente le differenti fasi del processo creativo e sono curioso di sapere come riuscite a fare una cosa del genere.
Per il progetto su cui stiamo lavorando adesso (Ancestor, che farà parte dell’antologia Island pubblicata dall’Image), Matt e io ci dividiamo il lavoro in questo modo. Innanzitutto parliamo della trama di ogni numero e buttiamo giù una bozza, di solito insieme. Se la bozza richiede delle parti importanti di dialogo, prendiamo una sequenza ciascuno e la scriviamo. Poi, in un paio di giorni molto intensi, facciamo gli schizzi per l’intero numero. A quel punto Matt disegna, io inchiostro e coloro, e Matt aggiunge gli effetti di luce. Quando la pagina è finita, io aggiungo il lettering.
Mi sembra un modo molto interessante di sviluppare una collaborazione… Ancestor sarà una storia lunga?
Alla fine Ancestor sarà più lungo di qualsiasi cosa abbia mai fatto, probabilmente 120 pagine quando sarà finito.
Oltre ad Ancestor stai lavorando ad altre storie lunghe o continuerai con le storie brevi?
Al momento sto lavorando agli schizzi di un fumetto a colori che sarà di circa 80 pagine. Ho in programma di fare soprattutto storie lunghe da questo momento in avanti.
Mi piacerebbe concludere questa chiacchierata parlando di cosa ti piace al momento, se stai ascoltando della musica in particolare, o se c’è un fumetto, un romanzo o un film che ti ha entusiasmato negli ultimi tempi…
Ho appena finito di rileggere Going Clear di Lawrence Wright, un libro con cui mi sono abbastanza fissato. Poi sto facendo alcune ricerche sulla cultura indoeuropea, che trovo veramente interessante. Nel mondo del fumetto ho trovato fantastica e stimolante Sex Coven, la storia di Jillian Tamaki per l’antologia Frontier. Lo stesso vale per il nuovo numero di Crickets di Sammy Harkham. Non ho visto molti film che mi hanno veramente entusiasmato quest’anno, ma mi è piaciuto molto Ex Machina, e Mad Max: Fury Road è stato divertentissimo. Mentre scrivo sto ascoltando l’album del 1988 Encounter di Michael Stearns e anche un sacco di Jean-Michel Jarre.
I numeri 2 e 3 di Ritual sono disponibili nello shop di Just Indie Comics.