Disponibile “But Is It… Comic Aht?” #3

Già da qualche giorno è disponibile nel negozio on line di Just Indie Comics il #3 di But Is It… Comic Aht?, rivista sul fumetto pubblicata da Domino Books e curata dal patron Austin English. Più ricco del solito – ben 88 pagine – questo terzo numero è una lettura imprescindibile per chi ama il fumetto e tutto ciò che ruota intorno a esso. Tre sono le colonne portanti del magazine: una lunga intervista a Mary Fleener condotta da Tim Goodyear, un altrettanto interessante dialogo tra English e il Doug Allen autore della striscia cult Steven (che meriterebbe al più presto una riedizione in volume), un approfondimento sulla distribuzione del fumetto alternativo che guarda al passato (con la ristampa di un’intervista a Dylan Williams di Sparkplug Comics, prematuramente scomparso nel 2011) e al presente (con un dialogo tra lo stesso English, deus ex machina della distro Domino Books, e John Porcellino nelle vesti di Spit and a Half). Collegato a quest’ultimo punto, e in particolare alla figura di Dylan Williams, è uno special dedicato al collettivo Puppy Toss attivo a San Francisco negli anni ’90.

Ma i contenuti non finiscono qua, come potete vedere dal sommario qui sotto. Tra le altre cose cito un bell’articolo della cartoonist Ariel Cooper intitolato But Am I A Comics Artist? e alcuni fumetti brevi, tra cui spiccano una storia della casa editrice PictureBox realizzata da Matthew Thurber e l’eccellente Nightlife di Andrea Lukic, altra presenza fissa della distro Domino. Per ordinare But Is It… Comic Aht? #3 potete cliccare qui.



“Cloudburst” & “Osypno” di CF

Continua il bollettino CF. Da quando è tornato a fare fumetti, l’autore di Powr Mastrs è ospite fisso di queste pagine. D’altronde è uno dei miei cartoonist preferiti di sempre, quindi non posso fare a meno di dedicargli almeno una segnalazione. Vi evito il solito recap, che ho già fatto parlando della recente antologia Aerosol Plus edita da Mania Press e di cui la prima edizione è già esaurita. Ma non temete, se l’avete persa dovrebbe arrivare presso una ristampa. In più entro la fine dell’anno dovrebbe – il condizionale è sempre d’obbligo, per chi ricorda la storia del mai pubblicato Powr Mastrs #4 – uscire un libro nuovo per Anthology Editions.

Ulteriore segnale che il fumettista di Providence è davvero tornato in pista è un nuovo sito internet e due autoproduzioni fresche di stampa. Scarno come era lecito aspettarsi, 333cf.org è la nuova base operativa del nostro, dove trovate in vendita Cloudburst e Osypno, due spillatini di 40 pagine formato 8×14 cm con due storie assurde, divertenti e inafferrabili in pieno stile CF, collegate dalla figura di un misterioso postino. E già c’è la notizia di una prossima uscita dal titolo Puzzling Scars. Se siete interessati al materiale, non pensateci troppo su: in passato le zine di CF – poi raccolte nel volume Mere edito da PictureBox – andavano rapidamente esaurite e sono diventate ora oggetto da collezione. Mani dunque al portafogli e ordinate senza esitazioni: non ve ne pentirete, ve lo garantisco.

Facciamo il punto su Kevin Huizenga/3

In origine questo “punto” su Kevin Huizenga doveva uscire con pochi giorni di intervallo tra un episodio e l’altro. Poi come al solito la vita ci ha messo lo zampino e quindi eccoci qua che siamo ancora alla terza parte. E chissà quando riuscirò a pubblicare le due restanti. Vabbè, mi accontenterei di riuscire a finire il tutto, prima o poi. In questo post, dopo aver visto gli esordi di Kevin Huizenga e aver fatto una panoramica sulle opere principali della sua produzione (con l’eccezione de Il fiume di notte che sarà argomento della prossima puntata), cercherò adesso di elencare brevemente gli elementi essenziali dei suoi fumetti.

Glenn Ganges – L’alter ego di Huizenga è il protagonista di gran parte dei suoi fumetti. Ispirato nel design alle figure di E.C. Segar e al Flakey Foont di Robert Crumb, è un everyman alla Charlie Brown, un personaggio che non ha un suo reale sviluppo o una biografia, e non è nemmeno sempre uguale a se stesso. Glenn Ganges può vivere da solo o insieme alla moglie, può avere una figlia o anche no, può fare un lavoro piuttosto che un altro, e a volte queste variazioni hanno luogo all’interno dello stesso fumetto, nello spazio di poche pagine o addirittura vignette. Quando gli succede qualcosa, poi, non è detto che questo abbia un effetto sulla sua “vita” futura. Prendiamo per esempio il trittico di storie tratte da Drawn and Quarterly Showcase #1 (2003) e poi ristampate nel volume Maledizioni. Alla fine di 28th Street Glenn e la moglie sono riusciti finalmente ad avere una bambina grazie alla miracolosa piuma dell’orco, e nell’episodio successivo, The Curse, si accenna alla nascita della piccola. Ma nelle storie future dei Ganges non ci sarà alcun riferimento a questa vicenda, né alla bambina stessa. Spiega lo stesso Huizenga in un’intervista del 2018 con Alec Berry pubblicata su The Comics Journal #305 (2020): “Nei fumetti c’è questa fissazione per la continuity, e nella scrittura e in tutta la fiction in genere un personaggio ha una sua vita: un inizio, un periodo intermedio, e una fine. Io ho semplicemente pensato di poter usare Glenn in tanti scenari diversi, e che questa cosa non avrebbe avuto delle conseguenze. Potevo farlo ripartire da capo e basta”. Ma cosa fa Glenn Ganges? Niente di clamoroso, anzi, si potrebbe dire che fa le cose che rendono così ordinaria la nostra vita quotidiana. Per lo più cammina, osserva e soprattutto riflette, lanciandosi in voli pindarici spesso tendenti all’assurdo. Ma forse questa tavola, che è la prima pagina di Or Else #1, spiega più di tante parole l’essenza di Glenn Ganges.

“I’m not primarily interested in drama” – Sono andato a ripescare questa frase da una conversazione pubblicata su The Comics Journal #300 (2009) in cui Gary Groth intervista, o meglio lascia chiacchierare tra loro, Huizenga e Art Spiegelman. A un certo punto Huizenga afferma: “Ciò che mi interessa non è il dramma, la trama o la caratterizzazione dei personaggi, anche se sto comunque provando a concentrarmi di più su questi aspetti, e a imparare a svilupparli. Personalmente tendo più a pensare come un architetto o qualcosa del genere, come se dovessi creare una struttura coerente. O forse come un compositore, anche”. La dichiarazione fa capire chiaramente dove vanno a parare i fumetti di Huizenga, che seguono un intreccio classico soltanto quando adattano racconti e fiabe. Quando le storie le hanno scritte gli altri, insomma. Quando invece il fumetto è tutta farina del suo sacco, Huizenga lo imposta più come un saggio, o come una riflessione legata a un fatto specifico, spesso insignificante, successo ai suoi personaggi. E il fumetto come digressione –  e non come storia – dà all’autore la possibilità di portare all’estremo le sue premesse, qualunque esse siano, raggiungendo livelli di profondità e a volte di assurdità inaccessibili con una trama convenzionale. Fa eccezione ovviamente la fase iniziale della sua produzione (quella di Supermonster), che era per lo più realistica e autobiografica.

La poesia della scienza – Ma non solo autobiografica: il primo Huizenga è in qualche modo anche un poeta, tanto che potremmo inserirlo nella corrente dei comics as poetry. Walkin’ da Supermonster #7, che citavo nel post d’apertura di questa rassegna, è esemplificativa in questo senso, con il protagonista/autore che osserva la natura e grazie ad essa riesce ad accedere ai suoi ricordi, rispecchiandosi in un bambino che gioca in un parco. Dalla poesia Huizenga si sposterà presto verso la scienza, e questo passaggio lo vediamo verificarsi già in Gloriana: se nella parte centrale l’autore traduce le emozioni di Glenn che guarda il tramonto in una serie di disegni in libertà, nella parte finale Glenn è già pronto a spiegare il fenomeno della luna rossa ai suoi vicini di casa, con la rappresentazione che non è più astratta ma comincia ad avvalersi di schemi e diagrammi. La poesia diventa scienza, e lo diventa ancor più in seguito, viste anche le esperienze professionali del nostro, che arrivato a St. Louis lavora per un anno alla Xplane, una “visual thinking company” la cui missione è creare rappresentazioni grafiche di vari prodotti (soprattutto software), e poi al St. Louis Science Center, dove rimane per quasi cinque anni. E anche successivamente, quando si dedica a fare il cartoonist a tempo pieno, Huizenga passa le giornate non tanto a disegnare, quanto a leggere saggi di filosofia, teologia, scienza, storia e quant’altro. E di queste letture si trova ampiamente traccia nei suoi fumetti.

Particolare vs. universale – La scienza, dunque, anzi le scienze naturali potremmo dire. Ci sono l’astronomia e la fisica, così importanti in Gloriana, la zoologia che è centrale in La maledizione e in The Wild Kingdom, la geologia che è alla base di diversi passaggi de Il fiume di notte. Tutte discipline che vengono utilizzate non per semplice sfoggio di erudizione (anche se di tanto in tanto Huizenga si lascia andare a qualche lungaggine di troppo) ma come strumenti per sviscerare determinati aspetti della condizione umana, vista in un dialogo più ampio con ciò che la circonda, e quindi con la natura, il tempo, lo spazio. E questo dialogo spesso diventa scontro, come accade appunto in The Wild Kingdom. Da queste considerazioni fondate su basi scientifiche si arriva a considerazioni filosofiche, in una tradizione che Huizenga riprende dagli antichi greci. In questo senso la metodologia di Huizenga è spesso ripetuta nelle sue opere, perché l’autore ci mostra qualcosa che succede a Glenn Ganges e gli dà significato rapportandolo ai fenomeni naturali. E questa tensione continua tra particolare e universale è un tema centrale: ne è un esempio perfetto, quasi scontato, la tavola gigante pubblicata sull’enorme Kramers Ergot 7 e poi riproposta in versione scomposta all’inizio de Il fiume di notte, in cui osserviamo un “pezzo” di Glenn Ganges che parla dentro il suo appartamento, con l’obiettivo che esce dalla stanza, sale sempre più su fino ad osservare i tetti, le strade e gli alberi e infine arriva addirittura tra le nuvole. Interessante il fatto che se nella versione di Kramers Ergot i dialoghi erano riportati a mo’ di cornice, in quella de Il fiume di notte scompaiono del tutto, dandoci ulteriore prova della loro scarsa importanza: a vederle dal cielo che cosa sono le parole spesso inutili che ci scambiamo ogni giorno?

Il tempo – Il tempo è un altro elemento centrale dell’opera di Huizenga, sia per come è utilizzato sia per come viene trattato. Non a caso una delle principali novità introdotte da Gloriana rispetto alle opere precedenti è l’utilizzo anticonvenzionale della cronologia. L’ho già detto poco fa: Huizenga non è interessato a raccontare una storia dall’inizio alla fine ma ad approfondire un tema. E quindi va avanti e indietro, scarta di lato, ricomincia da capo, come si vede appunto in Gloriana e come succede nel capitolo iniziale de Il fiume di notte, chiamato appunto Time Traveling, dove le vignette diventano tridimensionali mostrandoci Glenn Ganges che grazie alle possibilità offertegli dal fumetto riesce a passare da un anno all’altro con estrema facilità. Il tempo cessa di essere semplicemente un mezzo utilizzato per raggiungere uno scopo, e diventa l’oggetto della diegesi. E sotto un certo punto di vista tutta l’opera di Huizenga può essere letta come una riflessione sul tempo, in quanto relativizza ogni singolo fatto della quotidianità ricollocandolo nella più ampia cornice della storia dell’uomo, se non addirittura del pianeta. Leggiamo ne Il fiume di notte, in un pezzo originariamente pubblicato su Ganges #5: “Visto da questa ottica, un milioni di anni è assai breve. Il ciclo vitale di una persona è un granello di sabbia. La nostra mente, che fatica a collocare la nostra esperienza complessa in una rete già immensa di concetti e contesti (anche loro mai a riposo), non riesce a mutare scala con facilità per assorbire questa immensa vastità dello spazio senza provare vertigine e disorientamento”. E proprio Il fiume di notte è, per stessa ammissione di Huizenga, un’opera che si concentra soprattutto sul tempo, e sui diversi modi di pensarlo e rappresentarlo. Ma di questo parlerò nel prossimo post.

“Now if Jesus does return tonight, I’ll be so embarassed!” – La religione, e di conseguenza la teologia, sono argomenti che il cartoonist sviscera soprattutto nella fase iniziale della sua opera, per poi accantonarli pian piano. L’evoluzione dell’autore è chiara: da cattolico praticante mette sempre più in dubbio la sua fede, per poi sconfessarla fino al punto di disinteressarsene. Ma prima del disinteresse c’è la riflessione. In Gloriana la contrapposizione tra Glenn e i vicini che osservano il fenomeno della luna rossa è piuttosto elementare, con la considerazione finale del protagonista (“Now if Jesus does return tonight, I’ll be so embarassed!”) che è più ironica che dubbiosa. La contrapposizione tra religione e scienza torna anche ne Il fiume di notte. Sul tema da citare anche Jeepers Jacobs, vista su Kramers Ergot #5 e poi ristampata su Maledizioni, un ritratto piuttosto impietoso di un teologo che sviscera il complesso dibattito tra tradizionalisti e annichilazionisti sulle sorti dei peccatori dopo la morte.

Adattamenti, trascrizioni e cover – Altra costante sono le riscritture di materiale altrui. Ne abbiamo già incontrate parecchie a questo punto, dal Green Tea di Le Fanu a L’orco con le penne di Calvino. Per non parlare dei saggi o dei trattati scientifici che Huizenga ha utilizzato nelle sue opere, riportandone interi passi o adattandoli graficamente, come La vita delle api di Maeterlinck in The Wild Kingdom e Theory of the Heart del geologo James Hutton ne Il fiume di notte. Non ho invece ancora parlato delle “cover” di fumetti altrui, altra specialità del nostro, che ha ridisegnato una storia del 1956 tratta dal #8 di Mysteries of Unexplored Worlds (su Kramers Ergot #8, poi ristampata nell’autoprodotto The Half Men) e il #1 della serie anni ’60 Kona pubblicato con il titolo di Bona sullo stesso The Half Men e poi su Fielder #1. Libero dai compiti dello sceneggiatore e dalla necessità di comporre la tavola, Huizenga raggiunge in queste cover risultati eccellenti dal punto di vista del disegno puro e semplice.

Facciamo il punto su Kevin Huizenga/2

Continua il “punto” su Kevin Huizenga con un post che riassume brevemente le opere fondamentali della bibliografia dell’autore. Tralascerò per ora Il fiume di notte, che sarà oggetto di un pezzo tutto suo. Se l’avete persa potete leggere qui la prima parte di questo speciale. Via!

Gloriana – Ci eravamo lasciati qualche giorno fa parlando di Supermonster. Proprio sul quattordicesimo e ultimo numero della serie – datato 2001 – viene pubblicata Gloriana, la prima storia lunga di Huizenga e quella che definisce il suo inconfondibile stile. Sono passati pochi mesi da Supermonster #13 ma tra i due mini-comic c’è un abisso creativo. Se il numero precedente mostrava un autore ancora alla ricerca della sua voce, questo fa conoscere al mondo un cartoonist maturo, capace di arrivare al capolavoro a soli 24 anni. Sicuramente in questo cambiamento hanno avuto una grossa influenza, almeno da un punto di vista estetico, le strip che Huizenga leggeva in quel periodo, da Gasoline Alley a Thimble Theatre passando per Krazy Kat. La linea che prima era grezza e indecisa si è fatta sottile ed elegante. I dialoghi non alternano più balloon classici e totale assenza degli stessi ma vengono rappresentati costantemente con nuvolette rette da una sottile linea tremolante, quasi invisibile (alla Gasoline Alley, appunto). Anche nei contenuti possiamo notare un notevole passo in avanti, sollecitato con tutta probabilità dalla lettura dei fumetti di Chris Ware, già rielaborati in chiave del tutto originale. L’importanza di Gloriana è rafforzata dalla definitiva centralità del personaggio di Glenn Ganges, everyman alla Charlie Brown con una certa somiglianza con il Flakey Foont di Crumb e al tempo stesso alter ego utilizzato da Huizenga per abbandonare l’autobiografia pura e abbracciare una narrazione più complessa. Glenn assomiglia solo in parte al suo creatore, perché se da una parte ne riflette vicende personali, passioni e interessi, dall’altra se ne differenzia in alcuni aspetti fondamentali (non è un fumettista, tanto per fare un esempio). La storia, organizzata in capitoli più o meno lunghi che formano un discorso unico, si sviluppa in modo tutt’altro che lineare, con una scansione che segue un filo logico piuttosto che la mera cronologia. Per lunghi tratti siamo spettatori della vita di un uomo qualunque, che ritorna a casa dopo aver fatto la spesa, parla con la moglie incinta, assiste alla nascita del figlio, vive da solo (è il passato? oppure ha immaginato moglie e figlio?), chiacchiera al telefono, va in biblioteca. Nel frattempo, accanto alle piccole cose quotidiane, si muovono i grandi fenomeni della natura. Mentre è in biblioteca Glenn assiste al tramonto e da lì prendono forma una serie di vignette che rappresentano le sensazioni del protagonista di fronte al calar del sole, con tanto di paginone apribile al centro dell’albo a mostrare questa gigantesca tavola.

Nella parte finale c’è invece il tema della contrapposizione tra religione e scienza, tra irrazionale e razionale. I vicini stanno guardando una strana luna rossa pensando che sia un segno di Dio, e Glenn gli dà la spiegazione scientifica del fenomeno, aprendo la prima delle lunghe digressioni teoriche della bibliografia di Huizenga. Ad accompagnarla non ci sono più disegni in libertà ma veri e propri diagrammi. Si completa così la reazione ai fenomeni della natura – che siano rappresentati dal tramonto o dalla luna rossa – sotto i diversi aspetti dell’esperienza umana: percettivo ed emotivo (Glenn in biblioteca), religioso (i vicini), scientifico (ancora Glenn). Dopo Supermonster #14, questa storia è stata ristampata in una versione leggermente modificata dall’autore in Or Else #2 (2005) e nel volume Gloriana (2012), entrambi pubblicati da Drawn & Quarterly.

Maledizioni – Raccolta uscita nel 2006 sia per Drawn & Quarterly (con il titolo Curses) che per Coconino, Maledizioni mette insieme cinque storie con protagonista Glenn Ganges. La prima è Green Tea (2002), tratta dall’omonimo racconto di Le Fanu e pubblicata originariamente su Orchid, volumetto che conteneva adattamenti a fumetti di storie della letteratura vittoriana, a cura di Ben Catmull e Dylan Williams ed edito da Sparkplug Comics. La vicenda di un prete ossessionato dalla visione di una scimmia viene inserita da Huizenga all’interno di una cornice con protagonista Glenn Ganges. Seguono le tre storie realizzate per Drawn and Quarterly Showcase #1 (2003), tra cui spicca un altro adattamento, ossia 28th Street, una versione della fiaba dell’orco con le penne riletta da Italo Calvino in Fiabe italiane e in cui il protagonista va a caccia della penna “magica” non per guarire qualcuno ma per favorire la fertilità sua e della moglie. Il volume si chiude con l’unica storia a colori del lotto, Jeepers Jacobs, vista su Kramers Ergot #5 (2005) e con protagonista un professore di teologia. Il volume è la summa del fumetto di Huizenga, un flusso di parole e immagini libero da ogni imposizione, in cui si alternano temi, generi, registri, tecniche narrative. Green Tea e 28th Street sono tra gli apici raggiunti dall’autore, due dei suoi pezzi migliori di sempre. Sono invece meno entusiasta di Jeepers Jacobs, che ha delle trovate paradossali divertenti (Glenn Ganges visto come miscredente al pari di Hitler, Bin Laden, Giuda e Bertrand Russel, tanto per dirne una) ma che è più ordinaria ed eccessivamente pedante in alcuni passaggi teologico-filosofici.

The Wild Kingdom – Detto che le TRE opere fondamentali per conoscere Huizenga sono Gloriana, Maledizioni e Il fiume di notte, è impossibile non citare in questa sede anche The Wild Kingdom, forse il suo libro più criptico, quello che più degli altri avanza per suggestioni e spunti, come se stessimo ascoltando una suite o anche un lungo pezzo post-rock, con i suoi momenti di quiete e le esplosioni, i leitmotiv, le pause, le digressioni. Non ci troviamo di fronte a una narrazione tradizionale nel senso del termine, anzi, The Wild Kingdom è a tutti gli effetti un saggio. Lunghe sequenze mute si alternano ad approfondite riflessioni del tutto prive di immagini, come nel caso dei brani tratti da La vita delle api dello scrittore belga Maurice Maeterlinck, premio Nobel per la letteratura nel 1911. Soprattutto nella prima parte Huizenga cerca l’improvvisazione, si lascia andare al flusso dei pensieri e del disegno, all’associazione d’idee. Gli stacchi tra una vignetta e l’altra sono spesso netti, ed è il lettore che ha il compito di riempire gli spazi. In alcune tavole lo stile è meno ricercato del solito, con linee corpose e pochi dettagli. Il tema dei diversi capitoli che compongono The Wild Kingdom è la natura e l’impatto che l’uomo ha su di essa. Ma l’accento non è tanto sull’inquinamento o sulle crudeltà che gli esseri umani infliggono al regno animale (e vegetale), quanto sulla limitatezza dell’uomo stesso. Huizenga sembra ricordarci in queste pagine che se a noi sembrano piccoli e insignificanti gli animali e le piante, ancor più piccoli siamo noi esseri umani davanti al corso della natura e all’immensità del cosmo. E a rimetterci in riga c’è un finale apocalittico, in cui il “regno selvaggio” si prende la sua involontaria ma spietata rivincita. Una prima versione del fumetto è stata pubblicata in Supermonster #12 (2001). La versione estesa, come la conosciamo oggi, è uscita prima su Or Else #4 (2006) e poi nel volume cartonato The Wild Kingdom (2010), entrambi editi da Drawn & Quarterly.

Or Else – Con Supermonster, di cui ho già parlato, e Ganges, di cui parlerò dato che è stata in gran parte raccolta ne Il fiume di notte, Or Else è l’altra serie fondamentale quando parliamo di Kevin Huizenga. Si tratta di cinque comic book di diverso formato pubblicati da Drawn & Quarterly tra il 2004 e il 2008 con l’intento di riproporre alcune storie difficilmente reperibili dell’autore, in buona parte ritoccate e rivisitate, insieme a materiale inedito. Or Else #1 contiene una nuova versione di NST’04 da Supermonster #11, Chan Woo Kim leggermente modificata rispetto a Supermonster #9, l’inedita Jeezoh e una tavola della serie muta Fight Or Run, che aveva debuttato sull’antologia Blood Orange di Fantagraphics. Or Else #2 è la riproposta, con qualche leggera correzione, di Gloriana da Supermonster #14. Il #3 mette insieme March 6, 1999 e Al and Gertrude da Supermonster #12, Phone Story #4 e I Stand Up for Zen da Supermonster #13, più l’inedita A Short Stroll tratta dai diari di Kafka. Come già detto sopra Or Else #4 è la versione estesa di The Wild Kingdom, mentre il #5 è il primo con materiale totalmente inedito, tra cui spicca la prima parte di Rumbling, adattamento di una delle storie di Centuria dell’italiano Giorgio Manganelli. Nonostante i piani ambiziosi di Huizenga (nell’ultima pagina dell’albo c’era il sommario dei successivi numeri di Or Else fino al… 24), il #5 rimarrà l’ultimo. Per gli aficionados segnalo che la prima parte di Rumbling è stata riproposta dall’autore in un albetto autoprodotto stampato su carta verde. La storia ha avuto anche un seguito, prima con Rumbling #2 e poi in appendice a Ganges #6. E per la precisione vi segnalo che Huizenga ha inaugurato nel 2018 una nuova serie spillata e di grande formato, di cui è uscito finora solo il #1. Autoprodotta ma distribuita nel circuito delle fumetterie da Drawn & Quarterly, Fielder è in un colpo solo l’erede di Or Else e Ganges.