New New York/6 – “Bernadette” #1
Continuo con il solito ritardo a scorrere le pubblicazioni fondamentali della “nuova scena” di New York. Tra queste non può mancare il primo numero dell’antologia Bernadette, uscito ormai più di un anno fa (maggio 2024) ma che vale la pena recuperare per diversi motivi. Il primo è che ci dà l’opportunità di parlare di Angela Fanche e Katie Lane, editor della rivista e figure chiave del fumetto newyorkese contemporaneo, già all’opera prima che questa “nuova scena” si sviluppasse. Il secondo è la decisione di chiamare a raccolta soltanto artisti donne o non binari. Il terzo è l’utilizzo di altri media, che non è più episodico e funzionale ma del tutto esplicito, dato che in queste pagine troviamo non solo cartoonist ma anche artisti visivi e fotografi. Il quarto è il formato di questa antologia, che già solo a guardarla si mostra imponente: trattasi di un magazine brossurato 32 x 25 cm stampato su carta patinata e tutto a colori, per un totale di 80 intensissime pagine.
Chiarisco subito che non tutti i 29 autori vengono da New York, dato che in queste pagine trovano spazio – tanto per fare un paio di esempi – Ana Woulfe che è di Philadelphia e Vera Bekema che è addirittura olandese e vive a Berlino. Ma è chiaro che il cuore del progetto è lì, anche se la selezione degli artisti coinvolti è diversa rispetto a pubblicazioni simili, perché scegliere di dare spazio a donne e artisti non binari significa tener fuori la gran parte dei cartoonist citati nei precedenti post di questo speciale. E la cosa è assolutamente positiva, perché in Bernadette si respira un’aria nuova, se non persino avanguardistica. Non c’è un tema in particolare, i contenuti sembrano susseguirsi casualmente e sono assemblati con spontaneità, come già succedeva con i vari Tinfoil, Cowlick e Junction Box. Se in quei casi l’attenzione verteva su un grafismo barocco che riempiva gli spazi in modo quasi ossessivo, in Bernadette troviamo anche fotografie, dipinti, illustrazioni e collage che si rapportano alla pagina con un’altra sensibilità, così che all’occhio dello spettatore sono concessi attimi di riposo, in cui il nero pece o le masse di colore lasciano spazio alle superfici bianche. È il caso del contributo di Ash Fritzsche, che consta di otto composizioni in bianco e nero di piccole dimensioni che uniscono astratto e figurativo, con la pagina della rivista utilizzata come se fosse la parete di una galleria. Subito dopo Mei Kanamoto avvicenda foto e disegni in modo singolare, mostrandoci alcune sue illustrazioni e poi le foto del suo studio in cui le stesse vengono create ed esposte. E a seguire ecco arrivare foto di famiglia, ritratti realizzati con pennarelli colorati, sculture, foto di interni, collage dal gusto retrò, tutti da autori per lo più sconosciuti ma che è un piacere conoscere.
Oltre a tutto ciò ci sono ovviamente i fumetti, a partire da quelli delle due editor. Katie Lane, che in passato ha sperimentato a sua volta con il collage e il digitale (si veda Single Camera Sitcom, di recente ristampato da Comics Blogger), è ormai approdata a un fumetto apparentemente tradizionale ma in realtà del tutto peculiare per come mette in scena conversazioni argute e complesse, rappresentate con abbondanza di primi piani e tratto tremolante. Angela Fanche realizza una copertina dai colori digitali che è quanto di più lontano dal suo solito bianco e nero, più un paio di splash page che confermano l’evoluzione della sua arte, dall’autobiografia a una dimensione sperimentale (si vedano a tal proposito i due numeri della serie WWREC realizzata insieme a Max Burlingame).
Degne di nota, come sempre d’altronde, sono le pagine a firma Juliette Collet, insieme a Clair Gunther anche co-editor dell’antologia. L’autrice della serie Blah Blah Blah si cimenta ancora una volta in un lavoro a quattro mani, in questo caso insieme a Charlotte Pelissier. Tra i nomi noti spiccano quelli di area Deadcrow come Sarah Kirby, Jade Mar e poi Sam Seigel, che realizza quattro meravigliose pagine che iniziano nel 10.100 e in cui migliaia di anni trascorrono tra una vignetta e l’altra. E poi c’è persino qualcosa di più classico, che non a caso arriva da un’altra generazione di cartoonist, qui rappresentata da Gabrielle Bell, alle prese con i suoi sogni disegnati (uno con guest star Julia Wertz). Ma è solo una parentesi, perché in realtà Bernadette si distingue per guardare oltre, superando i confini del fumetto sia come forma d’arte sia come medium storicamente dominato da uomini bianchi eterosessuali.
Per approfondire i contenuti dell’antologia, vi consiglio questa interessante intervista pubblicata sul sito del Comics Journal. Inoltre, per chi volesse accaparrarsi Bernadette #1, ne trovate ancora qualche copia nel negozio online di Just Indie Comics.