“Lapino” #1
Introdotto da una bella copertina gialla raffigurante uno Snoopy tutto peloso, arriva il primo numero di Lapino, rivista antologica che già dalla grafica e dal titolo omaggia il nostro Linus e il francese Mon Lapin. A curarla è Titti Demi, capace di mettere insieme dalla sua base nella provincia di Lecce (Nardò, per la precisione) autrici e autori da tutta Italia per parlare dello scottante tema dei peli. Se è vero che non mancano gli autori maschi – come per esempio Marco Corona, pur con una sola pagina, e Andro Malis – il punto di vista è prevalentemente femminile, tanto che la rivista sembra guardare anche al filone delle donne arrabbiate, che dal precursore It Ain’t Me Babe (1970) proseguì con i vari Wimmen’s Comix, Tits & Clits e Twisted Sisters. Ecco, immaginate Lapino come una fusione tra Wimmen’s Comix e Linus. Del primo ha il modus operandi e il susseguirsi di stili differenti l’uno dall’altro, del secondo testi e rubriche, come digressioni e curiosità sul pelo femminile, l’oroscopo e il parere dell’esperto, ovvero una lunga intervista all’estetista di fiducia. Ammesso che le “lapine” ci vadano, dall’estetista.
Ma chi c’è dentro Lapino, direte voi? Giusta domanda, e mi tolgo subito il pensiero indicando i nomi e gli pseudonimi dei partecipanti in ordine di apparizione: Luiza Lehmann, Marco Corona, Titti Demi, Roberto Dell’Orco, Alpraz, Andro Malis, Rob, Margherita Govi, Alessia Maiocchi, Ara, Renzo Cerutti, Elisa Pastore, Teresa, Gaia Montagnoli, Rosso Foxe e Turpe. Il club dei peli, a firma della stessa curatrice, è il contributo più lungo del lotto (14 pagine sulle 68 totali), e tra una perla di saggezza e l’altra – tipo: “Col tuo pelo di fica mi faccio il trapianto”, detto da un pelato, oppure: “Io esco solo con i presbiti, non ci vedono e risparmio con l’estetista” – avanza gioiosamente scombinato alla ricerca di una soddisfazione sessuale che i peli non possono certo negare, checché ne pensi la Polizia del Corpo e la sua fissa per la brasiliana. Demi ha senz’altro una passione per Julie Doucet – altro nume tutelare dell’intero progetto – ma le sue tavole sono essenziali e meno barocche, pur non rinunciando di tanto in tanto a rappresentare le stanze disordinate tanto care all’autrice canadese. Messa in apertura, questa storia al tempo stesso potente e spontanea introduce le domande centrali di questo primo numero di Lapino, ossia: le donne si devono depilare o no? E non depilarsi è un atto di ribellione? I peli femminili fanno veramente schifo? Tutti interrogativi che ne nascondono altri più profondi sul condizionamento della società nei confronti delle donne e forse ancor di più degli uomini, nel senso di maschi spesso anche maschilisti.
Più canonicamente autobiografico rispetto all’approccio freestyle de Il club dei peli è I peli delle bambine di Alpraz, piacevolissimo romanzo di formazione in miniatura che riassume tutto nella frase finale: “Più crescevo più ogni pelo diventava abnorme e mostruoso. Sarebbe stato più semplice amarli”. Esteticamente i riferimenti sono altri, e c’è un tratto “carino” e meno underground, come d’altronde nelle sei pagine a firma semplicemente Rob intitolate Even Kong Gets the Blues. Qui la cifra stilistica è la caricatura e il segno è abbastanza lontano dai territori che sono abituato a frequentare, ma la storia di una donna pelosissima tanto da essere scambiata per maschio è diretta con mano esperta, tanto da risultare il lavoro più maturo dell’antologia. Si torna invece a un disegno più graffiante con Andro Malis, che in Wookiee associa i peli alla crescita rivelando la sua identità segreta di Chewbecca de noantri, mentre le tavole screziate di rosso rifiutano le abituali regole dello storytelling per esplodere in mille direzioni diverse. La sua è una storia fondamentale per comprendere fino in fondo Lapino: nel liberatorio finale il protagonista capisce di poter andare in giro nudo e peloso, creando così una contrapposizione evidente con quanto raccontato negli altri fumetti, in cui le donne subiscono i pregiudizi e le aspettative degli altri, che siano partner, amiche o parenti. Succede anche in Peli e amore di Alessia Maiocchi, dove la protagonista arriva a considerare la depilazione come l’unica soluzione per riconquistare l’amore perduto… Ma se non fosse quello il vero problema? Il finale è (auto)ironico come pochi, e finisce per alleggerire ogni ragionamento con una risata autodenigratoria. Notevole lo stile di queste quattro carichissime tavole, sgraziatamente underground e pieno di spigoli.
Tra un pelo e l’altro questo primo Lapino inanella una serie di validissime prove da parte degli autori coinvolti, tanto da distinguersi in mezzo alle più recenti autoproduzioni italiane. Complimenti dunque alla curatrice, a fumettiste e fumettisti, scrittrici e scrittori, illustratrici e illustratori, sperando di vedere prima o poi un secondo numero o un’iniziativa simile, dedicata magari a un altro scabroso argomento. Intanto, per procurarvi questo esordio, potete scrivere a lapinoindiecomics@gmail.com e chiedere se è ancora disponibile una copia.
New New York/6 – “Bernadette” #1
Continuo con il solito ritardo a scorrere le pubblicazioni fondamentali della “nuova scena” di New York. Tra queste non può mancare il primo numero dell’antologia Bernadette, uscito ormai più di un anno fa (maggio 2024) ma che vale la pena recuperare per diversi motivi. Il primo è che ci dà l’opportunità di parlare di Angela Fanche e Katie Lane, editor della rivista e figure chiave del fumetto newyorkese contemporaneo, già all’opera prima che questa “nuova scena” si sviluppasse. Il secondo è la decisione di chiamare a raccolta soltanto artiste donne o non binari. Il terzo è l’utilizzo di altri media, che non è più episodico e funzionale ma del tutto esplicito, dato che in queste pagine troviamo non solo cartoonist ma anche artiste visive e fotografe. Il quarto è il formato di questa antologia, che già solo a guardarla si mostra imponente: trattasi di un magazine brossurato 32 x 25 cm stampato su carta patinata e tutto a colori, per un totale di 80 intensissime pagine.
Chiarisco subito che non tutte le 29 autrici vengono da New York, dato che in queste pagine trovano spazio – tanto per fare un paio di esempi – Ana Woulfe che è di Philadelphia e Vera Bekema che è addirittura olandese e vive a Berlino. Ma è chiaro che il cuore del progetto è lì, anche se la selezione delle artiste coinvolte è diversa rispetto a pubblicazioni simili, perché scegliere di dare spazio ad artiste donne e non binari significa tener fuori la gran parte dei cartoonist citati nei precedenti post di questo speciale. E la cosa è assolutamente positiva, perché in Bernadette si respira un’aria nuova, se non persino avanguardistica. Non c’è un tema in particolare, i contenuti sembrano susseguirsi casualmente e sono assemblati con spontaneità, come già succedeva con i vari Tinfoil, Cowlick e Junction Box. Se in quei casi l’attenzione verteva su un grafismo barocco che riempiva gli spazi in modo quasi ossessivo, in Bernadette troviamo anche fotografie, dipinti, illustrazioni e collage che si rapportano alla pagina con un’altra sensibilità, così che all’occhio dello spettatore sono concessi attimi di riposo, in cui il nero pece o le masse di colore lasciano spazio alle superfici bianche. È il caso del contributo di Ash Fritzsche, che consta di otto composizioni in bianco e nero di piccole dimensioni che uniscono astratto e figurativo, con la pagina della rivista utilizzata come se fosse la parete di una galleria. Subito dopo Mei Kanamoto avvicenda foto e disegni in modo singolare, mostrandoci alcune sue illustrazioni e poi le foto del suo studio in cui le stesse vengono create ed esposte. E a seguire ecco arrivare foto di famiglia, ritratti realizzati con pennarelli colorati, sculture, foto di interni, collage dal gusto retrò, tutti da autori per lo più sconosciuti ma che è un piacere conoscere.
Oltre a tutto ciò ci sono ovviamente i fumetti, a partire da quelli delle due editor. Katie Lane, che in passato ha sperimentato a sua volta con il collage e il digitale (si veda Single Camera Sitcom, di recente ristampato da Comics Blogger), è ormai approdata a un fumetto apparentemente tradizionale ma in realtà del tutto peculiare per come mette in scena conversazioni argute e complesse, rappresentate con abbondanza di primi piani e tratto tremolante. Angela Fanche realizza una copertina dai colori digitali che è quanto di più lontano dal suo solito bianco e nero, più un paio di splash page che confermano l’evoluzione della sua arte, dall’autobiografia a una dimensione sperimentale (si vedano a tal proposito i due numeri della serie WWREC realizzata insieme a Max Burlingame).
Degne di nota, come sempre d’altronde, sono le pagine a firma Juliette Collet, insieme a Clair Gunther anche co-editor dell’antologia. L’autrice della serie Blah Blah Blah si cimenta ancora una volta in un lavoro a quattro mani, in questo caso insieme a Charlotte Pelissier. Tra i nomi noti spiccano quelli di area Deadcrow come Sarah Kirby, Jade Mar e poi Sam Seigel, che realizza quattro meravigliose pagine che iniziano nel 10.100 e in cui migliaia di anni trascorrono tra una vignetta e l’altra. E poi c’è persino qualcosa di più classico, che non a caso arriva da un’altra generazione di cartoonist, qui rappresentata da Gabrielle Bell, alle prese con i suoi sogni disegnati (uno con guest star Julia Wertz). Ma è solo una parentesi, perché in realtà Bernadette si distingue per guardare oltre, superando i confini del fumetto sia come forma d’arte sia come medium storicamente dominato da uomini bianchi eterosessuali.
Per approfondire i contenuti dell’antologia, vi consiglio questa interessante intervista pubblicata sul sito del Comics Journal. Inoltre, per chi volesse accaparrarsi Bernadette #1, ne trovate ancora qualche copia nel negozio online di Just Indie Comics.
Il 5 aprile nasce “Mulinex”
Segnatevi la data, perché è una data di un certo spessore: sabato 5 aprile a Roma debutta Mulinex, una nuova pubblicazione – un po’ fanzine, un po’ rivista, un po’ antologia – dedicata al fumetto sotterraneo. Dentro ci troverete un po’ di contenuti che se seguite questo sito vi saranno familiari, dato che i quattro autori chiamati a raccolta sono tutti passati in qualche modo su Just Indie Comics. Si tratta infatti di David Tea, Walker Tate, Isobel Neviazsky e Ian Sundahl. Il loro lavoro è stato tradotto per la prima volta in italiano e insieme ai fumetti troverete anche testi e interviste che affrontano biografia, processo creativo e fonti d’ispirazione degli autori. Ma non è finita qui, perché in questo primo numero ci sono anche le fotografie di Andrea Sorini e due poesie, una a firma Marco Caporali e l’altra raccolta da Alessio Trabacchini.
Ma vediamo più nel dettaglio i contenuti a fumetti di questo primo Mulinex. David Tea è finito diverse volte nei miei post e si è anche guadagnato un posto nei miei Best Of di fine anno. Inoltre, qualcuno di voi avrà comprato uno o più numeri della sua serie Five Perennial Virtues nel negozio online o a qualche festival. Tea è un fumettista del Minnesota completamente fuori da ogni scena e tendenza, autore di albetti autoprodotti che partono dal racconto per sfociare senza soluzione di continuità nella digressione, affrontando argomenti come giardinaggio, numismatica, fantascienza, storia dell’antica Roma e chi più ne ha più ne metta. Il tutto reso con uno stile grezzo, che unisce arte intuitiva e sperimentazione. Sulle pagine di Mulinex troverete un estratto da Five Perennial Virtues #2, in cui un giardiniere alter ego dell’autore cammina per strada a caccia di monetine vaganti, tra odi rivolte al “nobile penny” e oscuri presagi.
A seguire ecco Walker Tate, cartoonist di Brooklyn che si è autoprodotto fumetti brevi come Channel, Procedural e Chattering, oltre a pubblicare sull’antologia NOW della Fantagraphics e per i lettoni di kuš!, per cui è uscito di recente il mini Swelling. In questo Mulinex trova spazio Extract, che racconta la storia tragicomica di una comparsa capace di farsi letteralmente in mille pezzi per sbarcare il lunario, diventando ridondante e perdendo quindi la sua credibilità. Pur non convincendo il suo stesso autore, che nel testo accompagnatorio ne sottolinea tutti i difetti, Extract è un capolavoro di fumetto concettuale tutto da gustare.
Il terzo contributo arriva da Glasgow ed è a firma Isobel Neviazsky, che gli abbonati al Just Indie Comics Buyers Club ricorderanno per The Driver, pubblicato qualche anno fa da O Panda Gordo e che raccontava – come scrivevo in questo post – la storia di un uomo che come mestiere fa la macchina, portando a spasso il suo datore di lavoro. Ebbene, dentro Mulinex c’è proprio un estratto da questa storia di schiavitù contemporanea, otto pagine quasi del tutto mute che fanno capire come il fumetto può essere al tempo stesso arte sequenziale e avanguardia.
A chiudere in bellezza è Ian Sundahl, autore dell’antologia personale Social Discipline, il cui best of è stato pubblicato qualche anno fa da Domino Books con il titolo The Social Discipline Reader, ed editor del magazine autoprodotto Heelage tutto dedicato ai tacchi. Sundahl racconta con piglio documentaristico storie di outsider, ex carcerati e balordi senza speranza, ambientate in una periferia americana fatta di bar degradati, sordidi strip club e parcheggi di minimarket. Ne è l’esempio più lampante Il riflettore, fumetto di otto pagine finora inedito che debutta direttamente in italiano su Mulinex. Ad accompagnarlo Tonight’s Entertainment e Terri Story, che traggono spunto rispettivamente dal nastro di una segreteria telefonica e da un quaderno rinvenuti da Sundahl in un negozio dell’usato. Inoltre, in chiusura, viene presentata un’intervista all’autore che approfondisce gli aspetti della sua poetica.
Ma dove si può trovare Mulinex, vi chiederete a questo punto? Beh, innanzitutto gli abbonati al Just Indie Comics Buyers Club possono dormire sonni tranquilli, dato che lo riceveranno con la spedizione di aprile. Gli altri invece dovranno solo aspettare qualche giorno per acquistare l’antologia/rivista/fanzine del momento dal negozio online di Just Indie Comics oppure in libreria da Risma. Ma se volete essere i primi ad accaparrarvelo dovete essere a Roma il 5 aprile, giorno del lancio ufficiale di Mulinex, quando una carovana porterà a spasso la rivista tra Pigneto e dintorni. Se volete saperne di più, leggete quest’altro post per scoprire il programma dettagliato della giornata.
Il programma della Carovana Mulinex
Sabato 5 aprile arriva a Roma la via crucis del fumetto sotterraneo, che porterà in giro per il Pigneto e dintorni Mulinex, una nuova fanzine tutta in italiano con fumetti di David Tea, Walker Tate, Isobel Neviazsky, Ian Sundahl, le foto di Andrea Sorini e due poesie. Unitevi alla carovana o scegliete una tappa per acquistare Mulinex in anteprima. Di seguito il programma completo.
Sabato 5 aprile – Carovana Mulinex!
Dalla mattina alla sera Mulinex va in giro per il Pigneto (e dintorni), scegliete una tappa oppure seguite la carovana!
dalle 09:23 alle 10:26
Bar Volo, via Francesco Laparelli 65 – Lettura a quattro occhi e due bocche del fumetto Five Perennial Virtues #2 di David Tea. Inoltre, in collegamento da Bologna, il Primo Lettore scopre Mulinex in diretta
spostamento di 280 metri, 4 minuti a piedi
dalle 10:42 alle 11:06
Carrefour Market, via Casilina angolo via Filarete 288 (vicino allo sciroppo d’acero) – Basta leggere due poesie per rendere poetico un supermercato? Un esperimento
spostamento di 850 metri, 12 minuti a piedi
dalle 11:43 alle 12:52
Kolatadesign, via del Pigneto 150/B – Aperitivo fotografico con cibo 0% di grassi
spostamento di 500 metri, 7 minuti a piedi
dalle 13:09 alle 14:12
Davanti Corsetti, piazza Malatesta 21 – Dicono i migliori tramezzini di Roma, noi mangiamo lì, voi unitevi
spostamento di 600 metri, 9 minuti a piedi
dalle 14:31 alle 15:52
Linea Bar, via Augusto Dulceri 89 – Dopo mangiato si beve il caffè: lo offriamo noi! In contemporanea lettura a quattro occhi e due bocche del fumetto Tonight’s Entertainment di Ian Sundahl
spostamento di 850 metri, 12 minuti a piedi
dalle 16:16 alle 17:11
Piazza Nuccitelli (vicino fontanella) – Mulinex: arte o spazzatura? Interviene Alessio Trabacchini
spostamento di 1100 metri, 15 minuti a piedi
dalle 17:34 alle 18:01
Semaforo (angolo via Prenestina/largo Preneste all’altezza del civico 242/A, sotto la scritta “radiodiagnostica”) – Mulinex ieri, oggi, domani: seguendo le tradizioni dei venditori ambulanti, il semaforo come crocevia del commercio
spostamento di 350 metri, 6 minuti a piedi
dalle 18:27 alle 19:31
Salone Mirella, via Maddaloni 42 – Reading in musica del fumetto The Driver di Isobel Neviazsky. A seguire, concerto di Andra Ljos
spostamento di 700 metri, 10 minuti a piedi
dalle 19:53 alle 19:58
Metro C da Malatesta a San Giovanni (primo vagone) – Creazione di una poesia collettiva con i passeggeri della metro
spostamento di 700 metri, 10 minuti a piedi
dalle 20:21 alle 21:19
Sesamo e Pomodoro Kebab, via Gallia 228 – La prima cena ufficiale del fanclub di Mulinex
spostamento di 400 metri, 5 minuti a piedi
dalle 21:36 in poi
Sinu3ss4, via Sinuessa 34 – Lettura a quattro occhi e due bocche del fumetto Extract di Walker Tate e finale a sorpresa
E con questo per ora è tutto, vi aspettiamo il 5 aprile e se nel frattempo siete proprio curiosi di sapere che cos’è Mulinex trovate qualche informazione in più a queste coordinate.
Tre novità da Cram Books
Chi segue le vicende di questo sito e del relativo negozio online avrà già preso confidenza con le pubblicazioni di Cram Books, micro etichetta newyorkese che si identifica in pieno con il deus ex machina Andrew Alexander, non solo curatore di tutto ciò che è Cram ma anche tipografo in proprio con la sua risograph. E se Cram è per lo più nota per l’omonima flagship anthology, di cui vi ricordo che sono ancora disponibili nel negozio online il terzo e il quarto numero, in realtà Alexander ha iniziato le pubblicazioni con un volumetto monografico (Me & Night di Angela Fanche) e di tanto in tanto ne tira fuori altri, come quel Froggie World di Allee Errico di cui ho già parlato in questa puntata dello speciale New New York. Ultimamente il numero delle uscite monografiche è aumentato, tanto che non ho fatto in tempo a ordinare e presentare le tre novità più recenti che ne è arrivata già un’altra, lanciata negli scorsi giorni al Mocca di New York e poi da Desert Island, ossia Christmas in D.C. di Stipan Tadić.
Ma vediamo le tre novità a cui fa riferimento il titolo di questo post, partendo da Leone in “Blood from the Stone” + Other Stories, una raccolta di storie brevi di Max Burlingame, autore che qualcuno di voi ricorderà per la copertina di Cram #4 e per i suoi albi autoprodotti, tra cui cito i due numeri di Wwrec realizzati in collaborazione con Angela Fanche. Burlingame è autore di una fantascienza metropolitana ricca di riferimenti cinematrografici e letterari, in cui si muovono protagonisti spaesati, vittime di una società dominata dalle corporation.
L’estetica è rappresentata da un bianco e nero denso e riccamente tratteggiato, che scandisce storie elaborate, a tratti criptiche e sicuramente non immediate, ma che a una lettura attenta ricompensano ampiamente il lettore. Ve lo consiglio se vi piacciono Ranx Xerox, Gary Panter, Chris Cilla, antologie come Mould Map o i fumetti di Decadence Comics.
A sua volta singolare è The Yard di Jack Lloyd, a partire dal fatto che l’albetto raccoglie venti pagine del secondo atto di una storia più lunga ancora in lavorazione e intitolata The Devil Plays a Fiddle. Poco importa che la prima parte sia sconosciuta ai più, dato che era uscita in un’autoproduzione di 50 copie, perché qui l’obiettivo – almeno per come la vedo io – è di valorizzare la forma del racconto a scapito della trama di per sé.
I protagonisti sono due baffuti personaggi che sembrano usciti da un romanzo fantasy. Quando si risvegliano a bordo di un treno, frastornati e inebetiti, si rendono conto di non ricordarsi nulla, né da dove vengono né dove si trovano. E noi lettori ne sappiamo meno di loro, anche perché i due bizzarri soggetti potrebbero anche essere già passati a miglior vita… Forse scopriranno qualcosa di più in un pub chiamato “Il violino del diavolo”? O un orologio e un uovo parlanti incontrati per strada potranno aiutarli a svelare il mistero? Beh, non posso certo rispondere io a queste domande, perché The Yard racconta una storia che non inizia e non finisce. Ma poco importa, visto che ci dà la possibilità di ammirare il tratto morbido di Lloyd, che sintetizza i cartoon, la street art, il fantasy e la psichedelia creando un unicum in cui ogni cosa è curvilinea, persino i margini che demarcano le vignette e strutturano la pagina.
Dulcis in fundo arriviamo al terzo albo del lotto, Big Gamble Rainbow Highway di Connie Myers. A leggerlo e sfogliarlo è il più canonico dei tre, ma è anche una prova incredibilmente matura per un’autrice che ha alle spalle soltanto un paio di autoproduzioni. Myers racconta una storia sospesa tra realtà e immaginazione, in cui le paranoie della protagonista – chiusa in casa vittima di telefonate anonime – esplodono in un crescendo grafico che rompe la divisione tra vignette per invadere la pagina con sequenze di altissima intensità sviluppate in verticale. Le situazioni sono ambigue e impossibili da ascrivere all’ambito della verità o a quello della finzione – non sappiamo per esempio se Jodie ha veramente tradito la fiducia della sua amica Rhoda che (forse) la va a trovare, o se la minaccia telefonica è reale o soltanto metaforica – ma ciò che Myers vuole veramente comunicare sono sensazioni e stati d’animo. E poi c’è una sequenza in cui Jodie imbraccia la chitarra che è una delle migliori rappresentazioni dell’atto di suonare viste in un fumetto. Myers con Big Gamble Rainbow Highway si rivela una delle giovani voci più interessanti dei comics americani, lasciando presagire gloriosi sviluppi per il futuro.
Dopo aver finito di leggere questi tre fumetti si ha l’impressione di essere entrati in mondi diversi e di non poterli lasciare del tutto, con le sensazioni che rimangono addosso e non se ne vanno via in un batter d’occhio come capita (troppo) spesso. Ce ne vorrebbero di più di albi come questi, ben disegnati, concisi, adatti a una fruizione rapida ma anche capaci di lasciarti qualcosa, tanto da prestarsi a due o più letture o a essere sfogliati ancora e ancora per gustarsi le scelte stilistiche degli autori.
New New York/5 – “Pothole” #1-2
E’ passato qualche mese dall’ultimo post di questo speciale dedicato alla nuova scena di New York e il rischio, a questo punto, potrebbe essere quello di raccontare qualcosa che nuovo non è più. Ma in realtà non è affatto così, perché gli autori in questione lavorano ancora nell’underground più oscuro e rimangono sconosciuti al mondo dell’editoria oltreché misconosciuti a quello dei social media, dato che la loro presenza online è scarsa se non addirittura nulla. E’ il caso di Mikaël Choukroun, deus ex machina del tabloid Pothole insieme a James Tonra, entrambi già dietro a un’altra ben più corposa antologia, quella Junction Box di cui si è parlato qui. A quanto sembra i due stanno lavorando proprio in questi giorni, a più di un anno di distanza, al terzo numero di Pothole e questo ci dà un buon motivo per tornare sui primi due, usciti a inizio 2024 e che così poco si sono visti in giro. Se si eccettuano infatti un post Instagram del negozio di Brooklyn Desert Island e una velocissima comparsata sul sito Toy Box Coffin, dove sono andati immediatamente sold out, i due Pothole finora pubblicati non si sono visti da nessun’altra parte e io stesso per procurarmeli ho dovuto scrivere a tutti gli autori coinvolti, riuscendo con estrema fatica a ottenere da due fonti diverse una copia del #1 e una copia del #2. D’altronde non c’è da stupirsi, perché – come mi ha raccontato Jasper Krents, protagonista dell’episodio precedente di questo speciale – l’idea di partenza di Choukroun era quella di realizzare una rivista a fumetti da distribuire soltanto nei piccoli negozi di alimentari della periferia newyorkese.
Spero a questo punto di avervi discretamente incuriositi, tanto da farvi chiedere che cos’è esattamente Pothole. Ebbene, trattasi di un unico foglio serigrafato 84×30 cm che ripiegato dà forma a un tabloid costituito da due facciate a mo’ di copertina e retro-copertina e da una parte interna che invece sviluppa una storia a fumetti in tutta la sua ampiezza. Vabbè, non so se mi sono spiegato bene, quindi guardiamoci un po’ di foto, iniziando dalla copertina realizzata a quattro mani da Choukroun e Charlotte Pelissier.
Questo invece è il retro, diviso nel primo numero da James Tonra e Nazir Hedgepeth.
E questo è invece un dettaglio dell’interno, in cui si sviluppa un unico fumetto realizzato ancora a quattro mani da Choukroun e Pelissier, in cui i due protagonisti passeggiano in una metropoli nera come la pece, popolata da ubriaconi, poliziotti, spacciatori e fanatici religiosi.
Il secondo numero prosegue con la stessa estetica ma con una formazione leggermente diversa. La copertina è a firma Nazir Hedgepeth, che nella parte inferiore sviluppa la storia di un topo giornalista di nome Welsh, mentre il retro è a firma di Ashton Carless. Il fumetto interno è invece realizzato interamente da Choukroun.
L’atmosfera è nera come l’inchiostro utilizzato per stampare Pothole. Il topo giornalista di Hedgepeth si finge malato e fissa il bicchiere in un bar perché non ha voglia di lavorare, mentre il personaggio di Carless si è cancellato da ogni app di incontri usata in passato e si è chiuso in casa facendo voto di non pensare a niente, come se questo potesse tenerlo al riparo da tutte le sue paure. E’ come se l’angoscia metropolitana del primo numero si fosse trasformata in disperazione esistenziale, a testimoniare un mood non certo ottimista di questa nuova wave del fumetto newyorkese. E l’interno realizzato da Choukroun rincara la dose, dato che è il resoconto dei ricordi e delle sensazioni di un ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento.
Nel complesso siamo al cospetto di giovani autori che sviluppano stili diversi – Choukroun è pura art brut, Pelissier sintetizza decenni di fumetto underground e autobiografico al femminile, Tonra costruisce elaborati patchwork che formano figure stilizzate, Hedgepeth ricorda il primo Crumb, Carless sembra avere qualcosa in comune con i fumetti dipinti degli anni ’80 – ma che trasmettono vibrazioni simili, tra l’altro con un livello qualitativo davvero elevato.
15 fumetti del 2024
Dopo un anno di pausa in cui la disattenzione ha avuto la meglio, torna il tradizionale Best Of di Just Indie Comics. In passato mi ponevo sempre una domanda prima di stilare la lista dei fumetti che più mi erano piaciuti durante l’anno e ossia: ho letto abbastanza fumetti da poter giudicare? Domanda che mi sono posto anche in questa occasione e a cui ho risposto a gran voce NO! ma aggiungendo anche un altrettanto sonoro E STI CAZZI! E allora prendo e sparo 15 titoli selezionati tra i fumetti che leggo io, ossia per lo più antologie, comic book, raccolte di storie brevi e ristampe. E poi c’è anche qualche “graphic novel”, come dicono i lettori più intellettuali. Comunque bando alle ciance e via con la lista, in rigoroso ordine alfabetico.
Alive Outside di AA.VV. (Neoglyphic Media) – Mega antologia nordamericana ma dal respiro internazionale curata da Cullen Beckhorn di Neoglyphic insieme a Marc Bell. Alive Outside prende spunto dalle varie Kramers Ergot, Mould Map e Lagon ma aggiunge di suo un approccio controculturale che vira verso lo psichedelico con una bella spruzzata di nonsense. Pregevole la confezione con una bandella illustrata che contiene un poster e persino dei booklet in carta patinata fissati all’interno tra una pagina e l’altra. Tra i fumettisti e illustratori coinvolti Eden Veaudry, Angela Fanche, Joe Grillo, Becchi Ayumi, Theo Ellsworth, Mark Connery, Matt Lock, Leomi Sadler, Doug Allen e tanti altri. Alla fine se ne esce come dopo una giornata intera in un bel museo, ossia storditi dalla potenza di tante immagini. Se siete interessati fino al 31 dicembre è ancora aperto un pre-order nel negozio online di Just Indie Comics, che vi permetterà di ricevere il volume verso fine gennaio/inizio febbraio. Approfittatene che dopo diventerà molto difficile procurarselo.
Becoming di Lale Westvind (Strane Dizioni) – In attesa di mettere le mani sull’antologico Grand Electric Thought Power Mother, pubblicato di recente per Perfectly Acceptable Press, segnalo questo nuovo fumetto di Lale Westvind uscito per Strane Dizioni in concomitanza con la mostra della cartoonist statunitense al Treviso Comic Book Festival. Westvind continua la sua ricerca sul tema del movimento, questa volta messo in relazione alla staticità. Ne viene fuori un pamphlet dai toni filosofici caratterizzato da disegni talmente ipercinetici da rendere più stilizzata del solito la rappresentazione della figura umana. Il tutto corredato dalla carta di prima qualità e dai colori brillanti della stampa interamente serigrafica. Se volete averlo non c’è soluzione più facile che abbonarsi al Just Indie Comics Buyers Club entro il 31 dicembre. E a tal proposito trovate un’anteprima più dettagliata di Becoming a questo link.
Blessed Be di Rick Altergott (Fantagraphics) – Quando lessi l’annuncio di questo fumetto, mi sembrò quasi di essere in un sogno. E’ possibile – mi chiesi allora – che dopo anni di astinenza o, nel migliore dei casi, di tavole dosate con il contagocce, all’improvviso arrivi un volume di 150 pagine tutte a colori firmato Rick Altergott? Roba da svegliarsi tutti sudati, soprattutto per chi, come me, è fan di Doofus e di Henry Hotchkiss dalle prime apparizioni sull’Hate di Peter Bagge. E Blessed Be, inizialmente serializzato sul comic book Raisin Pie condiviso da Altergott con la moglie Ariel Bordeaux, non ha deluso affatto le aspettative. Anzi, si è rivelato una divertentissima lettura con un feeling inevitabilmente anni ’90, capace non solo di far sbellicare dalle risate con una serie di situazioni per lo più a sfondo sessuale, ma anche di esplorare il mondo delle subculture. E dopo aver chiuso questo bel volume con tanto di copertina cartonata sembra quasi di essere andati al cinema a vedere il film di Doofus.
Distant Ruptures di CF (New York Review Comics) – Altro sogno divenuto realtà è questo cartonato 31 x 24 cm di 180 pagine che raccoglie fumetti e illustrazioni di CF del periodo 2000-2010, accuratamente selezionati da Sammy Harkham. Chi segue questo sito già sa che considero CF uno dei più grandi autori della storia del fumetto, uno dei pochi contemporanei capace di reinventare il medium plasmandolo a sua immagine e somiglianza. Il materiale è da rimanere a bocca aperta e, oltre a materiale già visto su antologie come Kramers Ergot, The Ganzfeld e Monster, ci sono assolute rarità autoprodotte. E sì, c’è anche la ristampa del famoso tabloid in cui CF disegnava la sua versione di Batman. Era davvero difficile immaginare qualcosa di meglio.
Fat Cop di Johnny Ryan (Fantagraphics) – Non mi ricordo con chi stavo parlando ultimamente della brillante capacità di sintesi di Johnny Ryan, ossia del fatto che dai suoi titoli si capisce già tutto della storia (Fuck My Son, Maniac Army, ecc. ecc.). E questo Fat Cop ne è la dimostrazione più lampante, perché come può passare il tempo un poliziotto ciccione se non mangiando in continuazione e abusando del suo potere? Ryan si diverte nei suoi fumetti a fare tutto quello che non si può fare oggi, fregandosene di ogni perbenismo. Anche Who Raped My Horse?, uscito per The Mansion Press sempre nel 2024 non è da meno, ma premio Fat Cop per la sua capacità di andare oltre il puro divertimento ed essere una dissacrante satira dell’autoritarismo.
Froggie World di Allee Errico (Cram Books) – Spillatone in risograph che raccoglie il meglio dei fumetti autobiografici di Allee Errico, originariamente pubblicati sul suo profilo Instagram. Non mi dilungo perché ne ho già parlato in questo post.
Gatto Pernucci di Juta (Coconino) – Questo è l’unico fumetto italiano in lista, ma sta a voi capire se è il miglior fumetto italiano dell’anno o se è l’unico fumetto italiano che ho letto io quest’anno (errata corrige: in realtà neanche questo è un fumetto italiano, perché Juta è di San Marino! Mi scuso per il clamoroso errore ma il fatto che Juta parli in italiano e viva a Roma mi ha tratto in inganno). Gatto Pernucci racconta l’improbabile storia di Gatto Pernucci, un gatto azzurro privo di arti diventato improvvisamente di culto, oltreché generatore dei più disparati gadget. Ma quel è il mistero che si cela dietro Gatto Pernucci? E soprattutto, c’è un mistero dietro Gatto Pernucci? Io non lo so davvero, fatto sta che dopo aver letto il libro ci si ritrova a pensare con insistenza a Gatto Pernucci. E che Juta non sia l’inventore di Gatto Pernucci ma soltanto colui che è stato scelto per raccontare le vicende di Gatto Pernucci rimane un dubbio più che legittimo. E poi – ultima domanda – avrò scritto abbastanza volte Gatto Pernucci?
Goiter di Josh Pettinger (Oblomov) – Sono sinceramente stupito dalla pubblicazione in italiano di una raccolta di racconti di questo tipo, soprattutto perché la gran parte degli editori evitano come la peste le raccolte di storie brevi, a maggior ragione se sono di un autore poco o per niente conosciuto da noi. Ha fatto bene Oblomov a provarci e spero che i fatti diano ragione alla casa editrice diretta da Igort, perché il materiale contenuto in questo volume è di primissima qualità e Pettinger è un autore capace di essere imprevedibile come succede raramente di questi tempi. Se poi volete sapere nei dettagli cosa c’è qui dentro, beh, ci sono i numeri dal 2 al 8 della serie Goiter di cui ho parlato più o meno esaustivamente in questo punto e virgola. Da notare che questa versione, per quanto caratterizzata da qualche tavola un po’ sgranata che non regge benissimo le dimensioni 17 x 24 cm, è comunque di lusso in confronto a quella pubblicata negli USA da Floating World in formato quasi pocket e con una carta che erano meglio i rotoloni Regina.
Hairspray #1 di AA.VV. (autoproduzione) – Questa rivista curata e pubblicata grazie a una campagna su Kickstarter da Karla Paloma, che alcuni di voi ricorderanno per il suo Anti Baby incluso nel Buyers Club 2023, mette insieme fumettiste donne da tutto il mondo, mostrando un notevole lavoro di selezione ed editing, nonché un livello qualitativo davvero alto. Difficile citare soltanto alcune delle autrici coinvolte, quindi tanto vale elencarle tutte: Elsa Klee, Rikke Villadsen, Martina Sarritzu, Vera Bekema, Noémie Barsolle, Juliette Collet, Simone f. Baumann, Esther Samuels-Davis, Jo Rüßmann e ovviamente la stessa Paloma. In Italia Hairspray ha debuttato al Crack! e poi ha trovato spazio a Bologna durante A occhi aperti nell’ambito della mostra Rosa masticato, tanto che – seppur di base a Berlino – questa antologia sembra anche un po’ nostra. Accaparratevela finché siete in tempo.
I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong (kuš!) – Insieme a Becoming di Lale Westvind pubblicato da Strane Dizioni sarà questa antologia di Yan Cong, che raccoglie storie realizzate dal 2014 al 2020, il primo fumetto del Buyers Club 2025. Se volete sapere perché mi è piaciuta, vi rimando a questa anteprima.
Peep di AA.VV. (Brain Dead) – Altra antologia di questo Best Of, Peep è uno stringato successore di Kramers Ergot, in cui Sammy Harkham si è fatto aiutare dal collega Steven Weissman. Ma che ve lo dico a fare quando ho già scritto tutto in questa recensione?
Pluie di AA.VV. (Lagon) – E a proposito di antologie, questa è davvero bella! Ma lo avete già letto qui, no?
Smoke Signal #42 di AA.VV. (Desert Island) – Ah ah, altra antologia! Ma allora ho proprio il vizio! Vi chiederete a questo punto se si tratta del numero speciale di Smoke Signal dedicato alla nuova scena newyorkese… Esatto, è proprio così! Ma come avete fatto a indovinare? Forse avete già letto questo post?
Sunday di Olivier Schrauwen (Fantagraphics) – Ok, cedo alla tentazione e faccio come quei siti che indicano sempre gli stessi fumetti nelle loro liste mettendo una anno la serie, quello successivo la raccolta, poi l’edizione deluxe e magari anche la traduzione in prussiano. Ma come lasciar fuori da questo Best Of il volumone dell’edizione Fantagraphics di Sunday di Oliver Schrauwen che ho qui vicino a me mentre scrivo? Sì, l’ho ricomprato, perché non mi abbastava (per usare un termine tecnico) l’edizione Colorama con tanto di cofanetto. Parlando di Sunday sulla Just Indie Comics newsletter #8, lo definivo una sorta di Ulisse di Joyce rovesciato, con il protagonista chiuso in casa e i comprimari che si muovono all’esterno, sottolineando come Schrauwen con questo fumetto continui la sua metacritica alla figura del protagonista in quanto tale. E poi dicevo: “Sunday è uno dei fumetti più geniali che siano mai stati realizzati. Geniale sin dalla premessa – quella di raccontare una giornata intera della vita di Thibault Schrauwen, fantomatico cugino dell’autore – geniale nello sviluppo e geniale nella brillante conclusione”. E arrivederci al prossimo anno con – speriamo – una bella edizione italiana a trovare posto in questa idiosincratica classifica.
Uwholesome Love di Charles Burns (Fictopicto/Partners & Son) – E’ quasi incredibile che un autore del calibro di Charles Burns si autoproduca uno dei suoi migliori fumetti di sempre ma il mondo del fumetto oggigiorno ci regala anche questo. Venduto tramite la libreria di Philadelphia Partners & Son, Unwholesome Love è arrivato dalle nostre parti tramite la distribuzione di Just Indie Comics, ma le copie disponibili sono state razziate a Bologna durante A occhi aperti. Se ancora non l’avete fatto cercate di procurarvelo, perché queste 32 paginette ci mostrano un Burns in grandissima forma, che dà corpo e sostanza alle copertine romance horror degli ultimi anni tramite un impianto narrativo degno di un film di David Lynch. Bello davvero, non per scherzo.
Anteprima “Becoming” di Lale Westvind
Se state ancora decidendo se abbonarvi al Just Indie Comics Buyers Club 2025, spero che questo post vi schiarisca le idee facendovi capire che non potete certo rinunciare a Becoming di Lale Westvind (e magari anche a I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong, di cui ho già parlato qua). Uscito in occasione della mostra del settembre di quest’anno al Treviso Comic Book Festival, dove Westvind era ospite, questo albo di 24 pagine tutte serigrafate pubblicato da Strane Dizioni in un’edizione numerata di 195 copie è l’ennesimo capitolo di una lunga ricerca della cartoonist di Philadelphia sul tema del movimento. D’altronde è questo un tema centrale per qualsiasi fumettista, in quanto una delle principali sfide di un medium statico come il fumetto è proprio quella di rendere il movimento degli attori rappresentati. Se già le prime storie di Westvind erano ipercinetiche, spesso incentrate più sui mezzi di trasporto che sui personaggi stessi (penso per esempio alla serie Hot Dog Beach), è con Grip che l’autrice realizza la sua opera più importante sull’argomento, rinunciando del tutto al testo e narrando per immagini le frenetiche vicende di una donna che trasforma la realtà circostante con l’uso delle mani. Come detto Becoming è un nuovo capitolo in questa lunga ricerca, e come tale è caratterizzato da tutt’altro approccio al testo e al disegno. Riflessione sul rapporto tra movimento e staticità, l’albo estremizza i due aspetti facendoli collidere in un crash formale che è importante quanto la trama raccontata. Da un lato infatti le figure umane sono sempre più stilizzate, come se fossero impossibili da rappresentare in quanto inafferrabili nella loro continua agitazione. E infatti la storia inizia con l’indeterminato protagonista che parte per un generico “nord” in seguito alle raccomandazioni di un indovino, unendosi ben presto a una banda di nomadi e alle loro scorribande a bordo di velocissimi veicoli. Dall’altro queste vorticose vicende sono raccontate con la soluzione più statica che il fumetto concepisca, ossia con le didascalie a piè di pagina che sanno tanto di albo illustrato, graphic novel nel senso letterale del termine, o fumetto degli albori. E infatti a un certo punto il protagonista, che ora studia esplicitamente il movimento, incontra un’altra misteriosa figura che invece studia l’immobilità. Movimento e staticità sono dunque due lati della stessa medaglia che si confrontano in questo fumetto sia dal punto di vista del contenuto che della forma. Non vi dico altro sul prosieguo della vicenda, invitandovi ancora una volta a iscrivervi al Just Indie Comics Buyers Club per godere di Becoming nella sua splendida materialità fatta di 24 pagine serigrafate di alta grammatura e rilegate a mano. Di seguito, tutte da leggere, sei tavole dalla parte centrale dell’albo.
Infine, ecco un paio di pagine dalla versione stampata, per farvi rendere conto della resa dei colori in serigrafia. Buona visione e, se vi ho convinti ad abbonarvi al Just Indie Comics Buyers Club 2025, dopo aver ammirato le immagini cliccate qui.
Anteprima “I Love Comics, Who Loves Me?” di Yan Cong
Il primo albo del Just Indie Comics Buyers Club 2025, insieme a Becoming di Lale Westvind pubblicato da Strane Dizioni, sarà I Love Comics, Who Loves Me?, antologia di storie brevi di Yan Cong uscita qualche mese fa nell’ambito della collana kuš! mono dell’omonima casa editrice lettone. Il nome di Yan Cong non suonerà nuovo a molti di voi, dato che il fumettista pechinese è stato ospite in diversi numeri di Canicola, firmando anche la copertina del #10 Bambini e affermandosi come esponente di spicco di una new wave indagata nel #11 tutto dedicato alla Cina. La stessa casa editrice bolognese ha pubblicato nel 2010 un volumetto tutto suo, intitolato Il sogno dell’elefante e ormai esaurito. Da allora lo stile e i temi di Yan Cong sono notevolmente mutati. Abbandonate le storie di animali antropomorfi, il nostro si è dedicato a racconti realistici a volte apparentemente autobiografici, in cui permangono – seppur senza la dimensione weird e underground degli esordi – degli elementi fuori posto, che siano fantastici, morbosi o ironicamente assurdi. L’apprezzamento rivolto da molti di voi per Cry, fumetto del 2018 edito da Paradise Systems e disponibile fino a qualche tempo fa nel negozio online di Just Indie Comics, mi ha spinto a inserire questa antologia nella prima spedizione del Buyers Club 2025.
Nelle cento pagine di I Love Comics, Who Loves Me? trovano spazio sei storie realizzate nel periodo 2014-2020, che uniscono – come ben sottolinea il titolo – amore per il fumetto e intimismo, a volte mescolando i due elementi senza soluzione di continuità. Il fumetto è al centro del racconto di apertura, Comic Saint del 2018, solo quattro pagine basate su un’idea di partenza assolutamente geniale, che però non è semplicemente divertente ma anche colma di dolcezza nelle sue (volute) sfumature naif. Per farvi capire meglio i contenuti dell’antologia ho deciso di proporvi questa storia nella sua interezza, grazie alla disponibilità di kuš! e dello stesso autore.
Nei racconti successivi vediamo i protagonisti sfogliare antologie con racconti di Paper Rad, trovare tra gli scaffali libri di Atak e Anke Feuchtenberger oppure discutere con i colleghi della possibilità di abbandonare per sempre il mondo del fumetto. Gli ultimi due racconti sono caratterizzati da una nuova fase della ricerca stilistica di Yan Cong, fatta di un uso misurato dei dialoghi e di una tendenza a rappresentare più il paesaggio dei personaggi stessi utilizzando tavole divise orizzontalmente in due. Completamente muta è From 8 am to 9 pm (2019), in cui la quotidianità diventa poetica in un modo che potrebbe ricordare Perfect Days di Wim Wenders. Qui sotto trovate invece le prime quattro pagine di From Bejing to Hong Kong, From Hong Kong to Taipei (2020), in cui l’autore colma il bianco della pagina con un grigio ricco di sfumature, capace di rendere con suggestione l’ambientazione notturna. Al centro, ancora la ricerca di un libro, affrontata lungo un impossibile percorso in bicicletta.
Vi è piaciuta questa anteprima di I Love Comics, Who Loves Me? Bene, potete aggiudicarvi questo volume e tanti altri fumetti abbonandovi entro il 31 dicembre al Just Indie Comics Buyers Club 2025.
Just Indie Comics Buyers Club 2025
Da qualche giorno e fino al 31 dicembre 2024 è possibile aderire alla decima edizione del Just Indie Comics Buyers Club (d’ora in poi JICBC), l’abbonamento che vi permette di ricevere ogni tre mesi fantastici fumetti scrupolosamente selezionati (in breve FFSS). Sì, avete capito bene, siamo giunti alla decima edizione, un traguardo notevole, perché dopotutto chi se lo aspettava che dopo la prima edizione sarebbe arrivata la seconda e dopo la seconda la terza e dopo la terza la quarta e dopo la quarta la quinta e dopo la quinta la sesta e dopo la sesta la settima e dopo la settima l’ottava e dopo l’ottava la nona e appunto dopo la nona la decima? Io no di certo ma alla fine è successo, con una velocità che ricorda le cose della vita, come quando hai 30 anni e poi è il tuo compleanno e boom!, in una frazione di secondo ne hai 31.
Ma come si fa a ricevere questi FFSS diranno i più ingenui di voi, cioè coloro che pur avendo avuto fino a oggi ben 9 possibilità non ne hanno usata neanche una per aderire a uno dei club più esclusivi che il fumetto ricordi? Ve lo spiego subito, entrando nel dettaglio visto che la formula di quest’anno è leggermente diversa e anche gli abbonati più navigati dovranno riflettere prima di prendere la decisione giusta. Nel 2025 sarà possibile scegliere tra tre differenti versioni del JICBC:
JICBC SMALL con uno dei due fumetti del lancio – Il lieto abbonato riceverà 4 FFSS in totale nel corso del 2025 con spedizioni a gennaio, aprile, luglio e ottobre
JICBC MEDIUM con entrambi i fumetti del lancio – Il raggiante abbonato riceverà 5 FFSS in totale nel corso del 2025, con spedizioni nei mesi sopra indicati
JICBC LARGE con entrambi i fumetti del lancio e con due fumetti nelle spedizioni successive – L’estasiato abbonato riceverà 8 FFSS in totale nel corso del 2025 (e sì, i mesi sono sempre gli stessi)
Come i più attenti e fedeli di voi avranno capito, la notizia di quest’anno è il ritorno della versione LARGE dell’abbonamento, che per motivi tecnici era stata dismessa e che invece torna dopo che alcuni di voi (due persone circa) l’hanno richiesta a gran voce. Il tutto è stato possibile grazie alla collaborazione con Risma Bookshop, il negozio fisico e online che con il suo ombrello protegge Just Indie Comics dalle intemperie. E colgo l’occasione per sottolineare che il sito dove abbonarsi è cambiato rispetto allo scorso anno e che per diventare un abbonato lieto, raggiante o estasiato ma comunque residente in Italia bisogna andare proprio sul sito di Risma e nello specifico qui:
JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2025 ITALIA
Se invece siete italiani ma vivete all’estero, oppure non siete italiani ma state leggendo queste righe con il traduttore, oppure siete poliglotti e leggete in diverse lingue compreso l’italiano, e al tempo stesso risiedete nell’Unione Europea, per ricevere i vostri FFSS dovete cliccare qui:
JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2025 EUROPE
Non risiedete nell’Unione Europea ma nel Regno Unito dove non avevano niente di meglio da fare che inventarsi la Brexit? Siete italiani ma vivete a Saint Kitts e Nevis? Siete dei francesi che volete ricevere FFSS in inglese ma al tempo stesso sapete l’italiano e tra le altre cose vivete in Patagonia? Oppure a leggere sei proprio tu, una coreana che ha vissuto per un lungo periodo a New York e ora sta cercando di capire con Google Translator come abbonarsi al JICBC e farsi spedire FFSS in una delle Isole Vanuatu dove ti sei trasferita alla ricerca di un paradiso fiscale? Bene, scrivetemi a justindiecomics [at] gmail [dot] com e vedremo di fare il possibile per voi.
Tra una cosa e l’altra mi accorgo di non aver ancora accennato ai primi due FFSS del JICBC 2025, che però avrete già intuito dalle immagini qui sopra. Come noterete squadra che vince non si cambia, e infatti rilanciamo la partnership con Strane Dizioni e kuš! proponendo rispettivamente Becoming di Lale Westvind, fumetto serigrafato che i più intraprendenti avranno visto al Treviso Comic Book Festival, e la raccolta di storie brevi I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong, altrimenti noti come due dei fumetti che più mi sono piaciuti negli ultimi tempi. Fossi in voi non me li lascerei scappare per nessun motivo al mondo, ma se siete stati così previdenti da procurarveli potete abbonarvi comunque specificando nelle note che avete già uno o entrambi i FFSS della prima spedizione e vi proporrò dei validi sostituti. Sì, ve li proporrò, infatti gli abbonati del JICBC riceveranno ogni tre mesi una mail di preavviso con i fumetti scelti per loro, in modo che nel caso abbiate uno dei FFSS vi potrò mandare un FFSS sostitutivo. Chiaro, no? Ah, un ultimo dato squallidamente oggettivo: comprati direttamente, ossia fuori dal JICBC, Becoming e I Love Comics, Who Loves Me? insieme costerebbero più di 30 euro, il che vi fa capire che affare incredibile è questo abbonamento.
Per ulteriori dettagli vi rimando ai link sopra indicati, augurandovi in conclusione una felice stagione festiva e sperando che il vostro anno nuovo inizi con i FFSS del JICBC.