La nuova antologia prodotta dal collettivo editoriale francese Lagon Revue, dal nome della prima rivista-libro uscita ormai 5 anni fa, si chiama Marécage ed è senz’altro il loro progetto più impegnativo a oggi. Con la cura di Alexis Beauclair e Sammy Stein, Marécage mette insieme una serie di autori contemporanei per lo più europei in un librone brossurato di grande formato (23 x 33 cm), per un totale di 212 pagine in francese e in inglese (c’è un libretto di traduzioni in allegato), di cui 128 in offset su carta patinata e 84 in risograph. La cover serigrafata completa questo tour de force di tecniche di stampa e di packaging, aspetto che nei prodotti targati Lagon è tutt’altro che secondario, assumendo un’importanza pari a quella del processo creativo degli autori coinvolti.
Veniamo dunque ai nomi degli artisti presenti nel volume, venduto on line al prezzo inevitabile di 56 euro spese di spedizione incluse (ma se volete fare l’investimento vi consiglio a questo punto la spedizione tracciata a 70 euro totali, visto che la mia copia senza tracking ci ha messo tre mesi ad arrivare): Manon Wertenbroek, Chris Harnan, Tom Lebaron-Khérif, Masanao Hirayama, Bettina Henni, Jean-Philippe Bretin, Lala Albert, Leon Sadler, Son Ni, Thomas Bayrle, Acacio Ortas, Michael Robbins, Margot Ferrick, Daylen Seu, Laura Brothers, Léopold Bensaid, Ellie Orain & Hugo Ruyant, Melek Zertal, Sammy Stein, Maren Karlson, Jaakko Pallasvuo, Alexis Beauclair. Dalla lista capirete già che ci sono meno big rispetto al passato, come se i curatori si fossero voluti sganciare da quel concept à la “best of” che aveva caratterizzato i volumi precedenti (che ospitavano cartoonist come Benjamin Marra, C.F., Olivier Schrauwen, Simon Hanselmann, Yuichi Yokoyama, Dash Shaw ecc.) puntando tutto sulla ricerca e su uno sperimentalismo ancora più estremo, dove il testo è spesso assente ma in cui le immagini scorrono quasi sempre secondo un ordine, un movimento, una successione. Ad essere rappresentati in Marécage sono artisti eterogenei ma che fanno della rivoluzione formale il loro credo, plasmando il fumetto (o semplicemente l’arte sequenziale) alle loro esigenze e cercando non di obbedire a regole ma di stravolgerle, oppure di crearne di nuove.
La cosa che più mi è piaciuta è la polifonia grafica del volume nel suo complesso, il fatto che non si cerchi il bello o il brutto ma che si sappia spaziare tra molteplici approcci. Trovare accostati sfavillanti esempi di astrattismo grafico come Le Casino di Chris Harnan a contributi da “grado zero” del disegno come le pagine senza titolo di Masanao Hirayama è spiazzante quanto stimolante. Tra le altre cose vi segnalo anche il recupero d’epoca delle opere dell’artista tedesco Thomas Bayrle, risalenti ai primi anni ’70. Il resto alterna come detto cose molto diverse tra loro, ma con un paio di tendenze complessive che emergono. La prima è un grafismo che tende spesso all’astrattismo, un filone che caratterizza d’altronde parecchio fumetto contemporaneo d’oltralpe (e non c’è da stupirsi visto che Beauclair ne è forse il principale esponente). La seconda è un riferimento nei contenuti più narrativi al mondo del fantasy e dei giochi di ruolo, come a volerci riportare alle produzioni americane dei primi duemila. Insomma, si va un po’ avanti e un po’ indietro, con i due fumetti conclusivi, quello di Jaakko Pallasvuo e di Alexis Beauclair, che sono forse la perfetta sintesi di tutti i ragionamenti che possono esserci prima e dopo questo prezioso volume.