Dopo aver saltato senza scrupoli quello del 2018, torna il solito Best di fine anno, in una versione sintetica e, come tutte le classifiche, totalmente arbitraria. Se in passato sono stato ben più scientifico, in questa lista ho semplicemente elencato in ordine casuale 10 titoli che mi sono più piaciuti tra quelli che ho letto quest’anno, senza distinzione tra materiale nuovo, traduzioni, ristampe, albetti, graphic novel e via dicendo. Ne è venuto fuori un mix senza senso che però sono sicuro piacerà alla gente che piace. Ovviamente al centro di tutte le classifiche di questo tipo ci sono le questioni logistiche della vita quotidiana – ovvero tutto ciò che non sono ancora riuscito a leggere – e soprattutto le preferenze personali, che determinano inevitabilmente le scelte di lettura. Da ciò consegue che questa lista è più figlia del pregiudizio che di un vero e proprio giudizio. Ma non è forse il pregiudizio l’unica nostra arma di difesa in questo pazzo pazzo mondo?
Rusty Brown di Chris Ware (Pantheon) – Diciamolo subito, tanto non ne possiamo certo fare a meno. Come non mettere questo nuovo libro di Chris Ware in una classifica del genere? Soprattutto tenendo conto che è la terza grande opera (dopo Jimmy Corrigan e Building Stories) di uno dei cartoonist più importanti di sempre? E – tanto per fare un’altra domanda – perché non vi leggete questo post in cui ho già parlato di Rusty Brown invece di farmi scrivere altro?
Clyde Fans di Seth (Drawn and Quarterly/Coconino) – “Ognuno dei cinque capitoli ha un tema e una forma diversa, creando una macro-struttura più ampia incentrata sulla vita dei due fratelli Matchcard, Abraham e Simon, proprietari di una società di ventilatori. Sulla psiche estremamente complessa di entrambi, le loro dinamiche interpersonali e il rapporto con la madre si dilungano queste 450 pagine che rappresentano uno dei capolavori del fumetto di sempre. Seth approfondisce una serie di temi: la solitudine e l’isolamento innanzitutto, ma anche la depressione, la chiusura in se stessi, la difficoltà nell’affrontare gli aspetti più pratici della vita, il tempo che passa, i cambiamenti tecnologici, il fascino quasi perverso della nostalgia, la suggestione per una dimensione che potremmo definire “mistica” e che esiste (forse) al di là della realtà tangibile. L’autore mette in mostra nei due fratelli Matchcard aspetti della sua personalità e della sua biografia, estremizzandoli e rendendoli di nuovo fiction, come già aveva fatto in It’s A Good Life. Non succede niente di così clamoroso e tragico nel senso tradizionale del termine in Clyde Fans eppure alla fine sembra che tanto sia successo, almeno dentro noi lettori. Si tratta di una storia graffante, che smentisce ancora una volta la visione di Seth come un autore nostalgico e leccato mostrando gli aspetti più aspri e visionari della sua arte”. Chi l’ha scritto? Io. Dove? Se proprio volete saperlo qui. Aggiornamento: nel frattempo è uscita anche l’edizione italiana, pubblicata da Coconino. Ulteriore nota: la storia si è conclusa nel 2018 su Palookaville #23 (dopo oltre 20 anni di lavorazione) ma il volume unico è del 2019.
Pierrot Alterations di CF (Anthology) – Quante cose si possono fare con il fumetto? Tante, davvero tante. A dimostrarlo il fatto che in questa lista – dopo due libroni pieni di testo, contenuti e storie come quelli di Ware e Seth – ci sia questo volumetto di CF, con una trama a dir poco esile, una serie di disegni, un paio di buchi nelle pagine, un bordo tagliato. Come dice di lui Sammy Harkham: “Non so proprio perché il suo lavoro risulti così incisivo. Davvero non lo so”. E anche io non so dirvi perché ma questo fumetto – che vibra di un’energia strana, insondabile, inspiegabile – è tra i migliori dell’anno. Per ulteriori dettagli leggete proprio qua.
Kramers Ergot #10 (Fantagraphics) – CF contribuisce anche al più recente numero dell’antologia di Sammy Harkham, con una storia breve ma esteticamente impressionante. Non è l’unica gemma di un volume ricchissimo, ben congegnato e pregno di contenuti, al tempo stesso uno spaccato degli Stati Uniti contemporanei e un tributo alla storia del fumetto. Ma anche in questo caso vi rimando a quanto scritto in passato.
Un mondo nuovo di Chris Reynolds (Tunuè) – Tra le cose migliori di Kramers Ergot #10 c’è Trots and Bonnie di Shary Flenniken, una striscia pubblicata negli anni ’70 su National Lampoon e che verrà ristampata dalla New York Review Comics, forse il migliore editore contemporaneo in quanto a recuperi d’epoca. E sempre alla NYRC si deve l’edizione originale di The New World di Chris Reynolds, presente in questa classifica grazie alla recente edizione italiana di Tunuè, realizzata in occasione della mostra dello scorso novembre a BilBOlbul e a cui ha fatto seguito anche una tappa romana da Risma Bookshop. Un mondo nuovo è un’antologia delle storie pubblicate da Reynolds tra la seconda metà degli anni ’80 e i primi anni ’90, compresa la graphic novel Mauretania, che si era vista anche in Italia via Feltrinelli. Il libro, curato da Seth, è davvero incredibile e propone un mondo veramente “nuovo”, unico nel suo genere, misterioso, profondo, poetico. Se tutto va bene dovrei tornare sull’argomento in un prossimo post, ma intanto vi dico che se c’è un libro uscito in Italia quest’anno che dovete assolutamente comprare… beh, è questo.
Sniff di Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico (Coconino) – E a proposito di Italia, quest’anno sono stati pubblicati diversi bei libri e uno di questi è senza alcun dubbio Sniff del duo Risuleo & Pronostico, che nel frattempo sono diventati anche amici miei. E quindi dico che il loro fumetto è bello perché sono amici miei o sono amici miei perché il loro fumetto è bello? In realtà nessuna delle due, e Sniff compare in questa lista per pieno merito, dato che fa tutto quello che un fumetto di autori esordienti o comunque “giovani” dovrebbe fare, ossia partire da un’idea forte e svilupparla fino alle estreme conseguenze, non addormentandosi sulla trovata iniziale ma lavorando sulla trama fino a costruire un finale solido, cosa davvero rara di questi tempi. E in più si tratta di un fumetto fumetto, cioè di un fumetto che non può essere nient’altro che se stesso, che lavora sulla forma e la piega alle sue esigenze. Davvero complimenti dunque agli autori e anche alla casa editrice per aver creduto nel progetto.
Italo di Vincenzo Filosa (Rizzoli Lizard) – E arriva sul finire dell’anno un’altra bomba italiana, ambientata tra Milano e la Calabria ma con il disegno che guarda come sempre al Giappone. Italo unisce la tradizione del fumetto nostrano alla Andrea Pazienza con i temi sociali ed esistenziali del gekiga, trascendendo il tema della dipendenza dalle droghe per arrivare alla denuncia sociale. La condizione di Italo, il suo precariato, le sue frustrazioni sono le stesse che si leggevano nei fumetti giapponesi di qualche decennio fa, da Yoshiharu Tsuge a Shin’ichi Abe, da Yoshikazu Ebisu a Seiichi Hayashi. E Filosa ha la stessa capacità dei suoi maestri nel rappresentare il suo alter ego con onestà, delineando una figura tutt’altro che accattivante – non a caso il sottotitolo del libro è Educazione di un reazionario – ma trattandola con umanità, senza ergersi al di sopra di essa. E i disegni, come in Figlio unico, sono di nuovo eccezionali.
Un ragazzo gentile di Shin’ichi Abe (Canicola) – E a proposito di Abe, e anche di Filosa dato che ha tradotto questo libro, eccoci a un altro grande recupero di Canicola dopo L’uomo senza talento di Yoshiharu Tsuge. Sicuramente più irregolare e meno misurato del suo predecessore, Abe è un autore che sa emozionare per la spontaneità con cui racconta la sua condizione di artista. Per qualche parola in più vi rimando a questa anteprima di qualche mese fa.
Sunday #2 di Olivier Schrauwen (Colorama) – Quando Sunday sarà completato verrà salutato come una pietra miliare del fumetto, facendo arrivare probabilmente Schrauwen agli occhi del pubblico di massa, magari anche in Italia. Nessuno ha mai raccontato la contemporaneità come lui, toccando anche argomenti spinosi (i social media, per esempio) senza mai scadere nel luogo comune o nel gioco fine a se stesso. Il fumettista belga sa divertire con intelligenza, strizza l’occhio al lettore ma riesce al tempo stesso a essere profondo, questa volta con una storia che indaga come poche il quotidiano di tutti noi (la serie si propone di raccontare un’intera domenica di Thibault Schrauwen, presunto cugino dell’autore) inserendolo al tempo stesso nel contesto in cui viviamo, tra accenni alla cronaca e riferimenti a una dimensione universale in cui agiscono le forze della natura. Ne viene fuori un incredibile viaggio nella psiche dell’uomo del XXI secolo. Da non perdere, e se non avete ancora letto il primo numero (che compariva, nella sua prima versione autoprodotta, nel mio Best Of 2017), vi segnalo che l’ho scelto come fumetto inaugurale del Just Indie Comics Buyers Club 2020.
Bradley of Him di Connor Willumsen (Koyama) – Ed eccolo qui l’ultimo arrivato, la lettura di fine anno che però entra dritta dritta in questa classifica. Willumsen è il canadese che non annoia, ideale per chi come me si è stufato delle trovate finto-brillanti ma in realtà stantie dei vari DeForge, Jacobs e compagnia. E il bello è che il nostro Connor scherza con il fuoco, ossia con i riferimenti pop di cui avremmo piene le tasche, realizzando un fumetto tutto ambientato a Las Vegas con protagonista un certo Murray che forse però non è Murray ma sì certo che è Murray o forse no è Bradley Cooper anche se in realtà va in giro vestito come Lance Armstrong e gioca alle slot di Una notte da leoni. Insomma, nella migliore delle ipotesi l’identità è fluida, proprio come sono fluidi i disegni, che dimenticano ancora una volta la suddivisione in vignette e puntano tutto – cosa senz’altro piacevole in questo mondo digitale – sulla linea e sul bianco e nero (e grigio). Ne viene fuori un fumetto contemporaneo e classico al tempo stesso, non così indecifrabile come sembra ma comunque stimolante, divertente, inquietante e splendidamente disegnato.