Concludo questo lungo lunghissimo speciale, il più approfondito che la “storia” di Just Indie Comics ricordi, con uno sguardo al cofanetto pubblicato da Fantagraphics all’inizio di dicembre e contenente (quasi) tutto Hate, dal primo numero del comic book del 1990 fino al nono Hate Annual. Innanzitutto mi sembra doveroso premettere che, avendo tutto il materiale contenuto all’interno, non ho comprato The Complete Hate, pertanto non sono in grado di dare giudizio su carta, copertine ecc. ma solo sui contenuti, che ho potuto sfogliare nel freddo formato pdf. E allora vediamo cosa contiene questo cofanetto celebrativo, fatto uscire per il trentennale della serie e lanciato dall’editore come “an archival collection of one of the bestselling alternative comic book series — arguably, the Great American Grunge novel — complete for the first time”. Essì, il grande romanzo americano grunge, avete letto bene!
La raccolta è venduta a un prezzo decisamente importante, dato che per portarsela a casa ci vogliono $119.99, ma mi sembra inevitabile visto che si parla di un totale di quasi 1000 pagine (938 per l’esattezza) di cui buona parte a colori. A rendere sensato il prezzo finale c’è anche la confezione, dato che The Complete Hate si presenta in tre volumi hardcover incastonati in un cofanetto, la cui copertina raffigura Buddy con bottiglia di birra in mano e sigaretta in bocca davanti alla sua “poliomobile”. Il primo volume è dedicato alle storie in bianco e nero di Buddy, tratte da Hate #1 fino a Hate #15. Il secondo raccoglie invece tutte le storie a colori, quelle uscite sui numeri dal 16 al 30 della testata. Il terzo mette insieme tutti i fumetti con protagonista Buddy e soci tratti dagli annual e una serie di contenuti speciali, come le backup story del comic book (Prisoners of Hate Island da Hate #1, Let’s Give Fascism a Chance da Hate #11 e via dicendo), i concorsi, qualche illustrazione e così via.
Il primo volume si apre con un cover che raffigura George chino sulla scrivania circondato da libri, riviste e cartacce, mentre alle spalle arriva Valerie. Entrambi hanno lo sguardo imbarazzato, come se non fossero più abituati a farsi guardare dai lettori. Si girano le pagine e parte un’introduzione di Bagge, piuttosto sintetica a dire il vero. Niente a che vedere con Hate: A Love Story, il lungo articolo che apriva lo special Hate Jamboree del 1998 e che sarebbe stato bello ristampare in questa sede. L’apparato iconografico dell’intro alterna una foto d’epoca con gli uomini della famiglia Bagge al poster dell’HateBall Tour del 1993, un’istantanea raffigurante il cartoonist con la figlia appena nata a un suo ritratto a firma Daniel Clowes. Da segnalare anche copertina e trafiletto di un Entertainment Weekly datato aprile 1991, in cui Bagge era annoverato tra le “fresh faces” della cultura americana. Partono quindi i contenuti, ossia le copertine dei primi 15 numeri della testata e poi ovviamente le storie del periodo in bianco e nero di Hate, quello ambientato a Seattle. Da sottolineare che, se si eccettuano le seconde di copertina del #1 e del #15 del comic book riproposte per dare un contesto ai fumetti, non ci sono i redazionali né la pagina delle lettere. Probabilmente si è deciso in questo senso per non aumentare in maniera eccessiva la foliazione dei volumi (e di conseguenza il costo dell’opera) e anche per non riproporre contenuti datati, che se possono essere succulenti per i fissati come me sarebbero risultati poco interessanti a un pubblico contemporaneo, più abituato alla dimensione del grapic novel che dei comic book. Aggiungo che di recente Bagge si è soffermato su questo argomento in un’intervista video con Noah Van Sciver, pubblicata sul canale YouTube dell’autore di Fante Bukowski (la potete vedere qui), spiegando che la possibilità di inserire la posta è stata scartata anche per via dei contenuti di alcune lettere, che erano piuttosto assurdi e che avrebbero potuto infastidire gli stessi autori, magari diventati nel frattempo rispettabili impiegati di banca, padri di famiglia o fan della Madonna (o magari tutte queste cose insieme). Il primo volume è chiuso dalla famosa vignetta di Hate #8 con la band dei Kurt che urla “I scream, you scream, we all scream for heroin” rivisitata in lingue e modi diversi, e quindi da una quarta di copertina con Stinky nei panni di cantante dei Leonard and the Love Gods.
E siamo al secondo volume, che contiene i restanti numeri della serie regolare, ossia quelli dal 16 al 30, a colori e ambientati nel New Jersey. La copertina raffigura Jimmy Foley, Pencils, Jake The Snake e Joel intenti a fumare, bere e mangiare patatine, mentre dietro Tommy Kaufman, l’ex compagno di scuola di Buddy diventato poliziotto, fa finta di non vedere e non sentire. Dopo un sommario accompagnato da un Buddy fuori dal tempo intento a farsi un selfie, troviamo la galleria di copertine e quindi le storie, fino al gran finale di Hate #30. Non ci sono le collaborazioni di Bagge con altri cartoonist, come Alan Moore, Robert Crumb, Gilbert Hernandez e via dicendo (maggiori dettagli in questo post), ma c’era da aspettarselo, visto che si tratta di storie che non hanno niente a che vedere con le vicende di Buddy Bradley e oltretutto disponibili nella raccolta Other Stuff (fuori catalogo ma di facile reperibilità on line). Il volume è chiuso dalla classica grafica I Like Hate and I Hate Everything Else e da una quarta di copertina con gli altri della famiglia Bradley intenti a fare ciò che sanno fare meglio, ossia bere birra (Butch), dormire sul divano (Brad “Pops” Bradley), litigare (i pestiferi nipotini Alexis e Tyler), incazzarsi con i figli (Babs) e andare fuori di testa (Betty la madre di Buddy).
Volume tre, dunque. Allora, so che c’è gente che magari sta leggendo queste righe e che ha già consumato TUTTO Hate, come so anche che c’è gente che magari sta leggendo quest’articolo ma non leggerà mai Hate, ma poi soprattutto qualcuno sta leggendo?!? Pronto? Mi sentite??? Scherzi a parte, nel dubbio di rovinare la lettura a qualcuno ho evitato di dare fastidiose anticipazioni sugli sviluppi della serie nell’articolo principale e quindi non mi tradirò certo nel post conclusivo di questo speciale. Evito dunque di rivelarvi cosa c’è sulla copertina del terzo volume del lotto, anche se qualcosa avrei da dire sulla discutibile acconciatura del personaggio in questione. All’interno, dopo la quarta di Hate #11 (che in realtà era tutt’uno con la cover vera e propria ma vabbè, facciamo finta di niente) e un autoritratto di Bagge, troviamo l’illustrazione di copertina e il paginone interno di Hate Jamboree, con tanto di identikit di tutti i personaggi pronti a celebrare Buddy. Seguono le cover e le storie di Buddy tratte dagli Annual, con il dittico conclusivo Heaven e Hell pubblicato sul nono Annual del marzo 2011. Manca inspiegabilmente Fuck It, pubblicata in Buddy Buys a Dump nel 2014 e che è almeno per ora l’ultima storia di Buddy Bradley. Peccato, perché tra le storie post-Hate era senz’altro la migliore, ed escluderla ha davvero poco senso in una raccolta che si definisce “completa” sin dal titolo (EDIT: Il lettore Paolo G. mi informa via e-mail che nel cofanetto “in carne e ossa” Fuck It è presente, quindi la sua assenza è limitata al pdf mandatomi da Fantagraphics, che evidentemente non era definitivo. A tal proposito anche l’ordine delle illustrazioni e delle quarte di copertina potrebbe essere diverso. Se state valutando l’acquisto, tenete dunque conto che questa versione di Hate è veramente “complete”, senza assenti ingiustificati).
Il terzo volume fa un buon lavoro nel mettere insieme una serie di contenuti speciali, dalle storie brevi fino a quelle di una pagina pubblicate sulle quarte di Hate, con qualche chicca come Buddy, Buddy, Quite Contrary tratta dalla zine I Like Comics (ne ho parlato qui). Non mancano nemmeno le copertine delle precedenti raccolte di Hate, le illustrazioni per tre cover dell’edizione tedesca della serie e addirittura una copertina per l’Especial Nuevo Comix Underground della rivista spagnola El Vibora. Seguono i materiali dei due concorsi Win a Date with Stinky e Buddy Bradley Look-Alike Contest (maggiori informazioni in questo post), le immagini del merchandising (dai preservativi ai pupazzetti di Buddy) e addirittura un questionario psicologico a cui si sottopose Bagge nel 1993. In chiusura ecco le dettagliate schede dei personaggi, la biografia dell’autore e una quarta di copertina che ci mostra Jay al lavoro nella discarica.
A questo punto vorrete sapere se vale la pena di comprare The Complete Hate. La risposta è semplice: se non avete i comic book e non vi volete lanciare nell’affannosa (ma non impossibile!) ricerca di tutti e 30 i numeri della serie più gli Annual sì, perché con un colpo solo vi potete leggere tutte le avventure di Buddy Bradley e soci; se già ce li avete no, perché il cofanetto poco aggiunge a quanto già noto. E con questo è tutto, lo speciale Hate finisce qui, e arrivederci a questo punto allo speciale Eightball, previsto per la prossima pandemia. ‘Nuff Said…