Le prime pagine di “Anti Baby” di Karla Paloma
Karla ha 34 anni, è danese e abita a Berlino insieme al suo cane Lilsky e all’ex fidanzato italiano, Francesco, che ha a sua volta un cane di nome Dexter. Karla è sposata con Bue, ma i due hanno una relazione aperta e non vivono neanche insieme. La telefonata della sua amica Astrid, che le annuncia di essere incinta, è solo il primo di tanti eventi che sembrano cospirare contro Karla, che non ha mai voluto saperne dei bambini. E così, quando si rende conto che tutte le sue amiche sono già diventate mamme o sono in procinto di farlo, decide di scappare da Berlino e tornare a Copenaghen per qualche giorno. Ma anche lì si troverà circondata dai ragazzini e anzi, dovrà pure sopportare i discorsi della madre, sul genere “datti una mossa che alla tua età è ora di fare un figlio”. Se aggiungiamo che persino il suo cane le dice che ormai “non è proprio giovanissima”, ecco qua che la frittata è fatta e le paranoie su età, maternità e quant’altro cominciano a tormentare la povera Karla…
Volete sapere come andrà a finire? Allora non vi resta che leggere Anti Baby, fumetto autoprodotto di Karla Paloma, di cui qui sotto potete vedere le cinque pagine iniziali. Anti Baby è uno dei fumetti del Buyers Club 2023 e se volete riceverlo con la prima spedizione di gennaio basta abbonarsi QUI entro il prossimo 31 dicembre. Intanto, buona lettura.
Tre fumetti di Anna Krztoń
Anna Krztoń è una fumettista e illustratrice polacca che vive attualmente a Varsavia, animatrice di una scena sempre più vivace e ricca di artisti, editori, autoproduzioni ed eventi. Oltre agli albetti che si è stampata per proprio conto e a quelli che ha pubblicato per piccole realtà locali, la Krztoń ha collaborato in questi ultimi anni a diverse antologie internazionali, come Ink Brick, Dirty Diamonds, C’est Bon, Stripburger, Tieten Met Haar, Kuti Kuti, SW/ON. Attualmente sta lavorando alla sua prima graphic novel, che uscirà per l’editore polacco Wydawnictwo Komiksowe nel 2018.
In queste tre storie sono rappresentate soltanto in parte le numerose sfumature della produzione dell’autrice, a partire da quella più propriamente realistica che troviamo sia in Constant Sorrow che in Early Mornings, simili per tono e tematiche a First Weeks, mini-comic autoprodotto di cui avevo detto brevemente in questa puntata di Misunderstanding Comics. Room of My Own è invece un lavoro diverso, meno narrativo e più impressionista, esemplificativo di un mood sognante, astratto e naif che è un elemento costante dei fumetti della Krztoń.
Se volete approfondire, vi rimando al sito di Anna e vi ricordo che alcune copie di First Weeks sono disponibili nello shop on line di Just Indie Comics. Per ora, buona lettura.
“Si fuera un alma en pena” di Jim Pluk
Jim Pluk è un autore di fumetti divertenti, fantastici, a modo loro anche poetici, caratterizzati da una linea rotonda e grezza che rivisita con piglio punk lo stile dei gag cartoon. L’artista colombiano, visto all’opera anche su Vice, sta arrivando in Europa per una serie di date in cui presenterà il suo nuovo fumetto Canosa’s Welcome, edito dalla Perfectly Acceptable Press di Chicago, e mostrerà i suoi dipinti e disegni. Si inizia venerdì 20 gennaio alla libreria Fatbottom di Barcellona per poi proseguire il 22 gennaio a Lione, il 3 febbraio a Berlino negli spazi della galleria/negozio Neurotitan e l’11 febbraio a Roma presso Studio Pilar. Qui trovate qualche dettaglio in più sul tour. Intanto godetevi Si fuera un alma en pena (If I was a Suffering Soul), un fumetto pubblicato nel novembre 2015 in Colombia da Calipso Press, ironico, delicato e poetico. Buona lettura.
“Dio di me stesso” di Alessandro Galatola
I più attenti tra voi già conosceranno Alessandro Galatola, fumettista classe ’93 di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che da qualche tempo anima la sua pagina Facebook e il suo Tumblr di fumetti, illustrazioni, manifesti, esperimenti. Ne ho parlato brevemente su Just Indie Comics in occasione del reportage dal Crack! 2015, dove Alessandro fece esordire il suo primo comic book autoprodotto, Safe Space #1. Un albo quello per lo più muto e fuori dagli schemi rispetto alla scena fumettistica italiana, dato che rinunciava completamente al realismo della rappresentazione per guardare a modelli stranieri come i canadesi Michael DeForge e Jesse Jacobs, tra forme allungate, panorami alieni, corpi cadenti, feriti, ripiegati su se stessi. Certo, lo stile era ancora derivativo, ma già da allora si capiva che in quei fumetti c’era qualcosa di più, una dimensione psicologica più profonda, che non voleva solo strizzare l’occhio al lettore come fanno tanti fumetti di oggi. Safe Space #2, stampato per ora in soli 10 prototipi e più corposo con le sue 72 pagine, conferma e amplifica questa impressione. Denso di testo rispetto al precedente, con fumetti che abbandonano la formula del divertissement per diventare storie, l’albo è opera di un autore già maturo e capace di abbracciare uno stile proprio, fortemente contemporaneo ma in cui si trovano anche rimandi all’estetica cyber anni ’80, a scrittori come William Burroughs, a fumettisti come Mark Beyer, ai videogiochi in bassa fedeltà. Senza dimenticare una dimensione scatologica che diventa persino trash in episodi come Il club del vomito o Sindrome della vergogna (con l’incipit-confessione “Ho un’enorme cisti nel culo”) ma che non è mai fine a se stessa, anzi, è espressione più diretta dello stesso disagio rappresentato nei momenti visionari.
Alessandro Galatola ha frequentato l’Isia di Urbino e pubblicato su riviste indipendenti (Snuff Comix, Fumè, Gestopo Propaganda) e siti web (Verticalismi, 4Panel, Curzio). Ogni tanto si diverte a fare graffiti in giro. Il suo Safe Space #2, da cui è tratta la storia che segue, è al momento in cerca di un editore e sarebbe giusto che lo trovasse, perché un fumettista così in Italia ancora non ce l’avevamo.
Per contatti e approfondimenti vi rimando al Tumblr di Alessandro. Buona lettura.
“Deriva” di Serena Schinaia
Di Serena Schinaia ho già scritto su queste pagine a proposito della sua ultima fatica solista, l’albo Ceniza/Cenere pubblicato dalle Ediciones Valientes di Martín López Lam, e di Una giornata scorsa, il progetto collettivo che ha realizzato presso l’Accademia di Spagna a Roma insieme allo stesso López Lam, Silvia Rocchi e Roberto Massó. La Schinaia è un’artista pugliese nata a Taranto nel 1986, che dopo aver studiato filosofia estetica e linguaggi del fumetto a Bologna si è trasferita a Roma, dove al momento vive e lavora. I suoi disegni sono apparsi in diverse antologie, ha collaborato con Lo Straniero, Hamelin, il Goethe Institut, e ha esposto in occasione di vari festival, come Bilbolbul, Komikazen, Napoli Comicon, oltre ad aver vinto i premi Reportage per Reality Draws 2012 e Coop for Words 2014. Il suo lavoro è fortemente evocativo, non usa balloons ma solo testi minimali che è riduttivo chiamare didascalie, in quanto non si limitano a descrivere ma danno forza a ciò che le immagini rappresentano, di solito momenti di passaggio, attimi in cui sta per succedere qualcosa oppure in cui qualcosa in realtà è già successo. Se l’ultimo Ceniza sperimenta un tratto più definito, la colorazione in blu/grigio e l’utilizzo in simultanea di italiano e spagnolo, il primo albo autoprodotto Deriva è invece rappresentativo della prima fase della sua produzione, caratterizzata da un bianco e nero intenso fatto di pennellate impressioniste e da frasi laconiche, che fanno pensare più a riferimenti musicali (mi vengono in mente, su tutti, i Massimo Volume) che fumettistici. Di seguito potete leggere due delle cinque storie che riempiono le 32 pagine dell’albo, di cui è uscita di recente anche l’edizione in inglese, ancora autoprodotta, intitolata Drift e disponibile nel negozio on line di Just Indie Comics, dove trovate anche alcune copie di Ceniza. Sul sito delle Ediciones Valientes è invece disponibile il leporello di Una giornata scorsa. Per il momento, buona lettura.
“The Meeting” di Andrea Chronopoulos
Da quando ho rinnovato il sito, una delle mie principali intenzioni era quella di pubblicare brevi storie a fumetti che a me erano particolarmente piaciute, a firma di autori che meriterebbero di essere conosciuti a un pubblico più vasto. Purtroppo finora ci sono riuscito poco, dato che questo è soltanto il secondo appuntamento con la rubrica Comic/Art. Mi sono però particolarmente impegnato per riuscire a farvi leggere questo The Meeting di Andrea Chronopoulos, uscito originariamente in un limitatissimo albetto stampato in 30 copie per Studio Pilar. Quando l’ho comprato alla scorsa Lucca Comics è stato un’assoluta rivelazione, perché raramente capita di leggere qualcosa di così brillante. The Meeting ha tutti gli elementi della storia breve perfetta, con una trama ben strutturata sin dall’inizio, un momento visionario nel mezzo, una notevole dose di ironia e un finale che chiude il cerchio. In più restituisce in maniera incredibilmente fedele un’atmosfera anni ’70 americana, tra teorie del complotto, ossessioni e paranoia, che ben si sposa con lo stile minimale sfoggiato dall’autore in questa occasione. Ok, la sto facendo più lunga del dovuto. Prima di lasciarvi alla lettura vi dico solo che Andrea Chronopoulos è un illustratore freelance nato nel 1990 ad Atene. Trasferitosi a Roma per studiare illustrazione e animazione, è membro fondatore di Studio Pilar, collettivo di illustrazione, etichetta di autoproduzioni editoriali e da poco anche bookshop. Di recente ha collaborato all’antologia Cocktails After-Dinner e ha acconsentito alla pubblicazione di questo fumetto su Just Indie Comics. Grazie a lui e buona lettura a voi.
Due fumetti di Nina Van Denbempt
Nina Van Denbempt è un’autrice belga classe ’89, cresciuta artisticamente a Gent, splendida cittadina delle Fiandre che di recente ha sfornato i talenti di Brecht Evens e Brecht Vandenbroucke. Insieme ad alcune compagne della scuola d’arte Sint-Lucas, dove si è diplomata in illustrazione, Nina ha formato il collettivo Tieten Met Haar ed è nel quarto numero del’omonima antologia che ho visto per la prima volta il suo lavoro, in cui i corpi deformati, il lettering irregolare, la giustapposizione di tecniche diverse danno vita a pagine coraggiose e mai banali, come potete vedere dai due fumetti in basso. Il primo è It is not out of the ordinary to dance to jazz music anymore, una storia di quattro pagine vista sia sull’antologia Tieten Met Haar che sulla zine autoprodotta Captain Foggy Brain, caratterizzata da un lirismo stemperato dalla giusta dose di ironia. Uno dei leitmotiv dell’opera della cartoonist belga sembra la banalità del quotidiano e dei suoi rituali e si trova anche nella seconda proposta, Runbeast & Lola in Technoland, dalla trama più strutturata e ambientata in un futuro regime repressivo, con un uso originale del colore. Nina è attualmente a lavoro sulla sua prima opera lunga, Barbarians, una storia d’amore sullo sfondo di un’Europa post-apocalittica.