15 fumetti del 2024
Dopo un anno di pausa in cui la disattenzione ha avuto la meglio, torna il tradizionale Best Of di Just Indie Comics. In passato mi ponevo sempre una domanda prima di stilare la lista dei fumetti che più mi erano piaciuti durante l’anno e ossia: ho letto abbastanza fumetti da poter giudicare? Domanda che mi sono posto anche in questa occasione e a cui ho risposto a gran voce NO! ma aggiungendo anche un altrettanto sonoro E STI CAZZI! E allora prendo e sparo 15 titoli selezionati tra i fumetti che leggo io, ossia per lo più antologie, comic book, raccolte di storie brevi e ristampe. E poi c’è anche qualche “graphic novel”, come dicono i lettori più intellettuali. Comunque bando alle ciance e via con la lista, in rigoroso ordine alfabetico.
Alive Outside di AA.VV. (Neoglyphic Media) – Mega antologia nordamericana ma dal respiro internazionale curata da Cullen Beckhorn di Neoglyphic insieme a Marc Bell. Alive Outside prende spunto dalle varie Kramers Ergot, Mould Map e Lagon ma aggiunge di suo un approccio controculturale che vira verso lo psichedelico con una bella spruzzata di nonsense. Pregevole la confezione con una bandella illustrata che contiene un poster e persino dei booklet in carta patinata fissati all’interno tra una pagina e l’altra. Tra i fumettisti e illustratori coinvolti Eden Veaudry, Angela Fanche, Joe Grillo, Becchi Ayumi, Theo Ellsworth, Mark Connery, Matt Lock, Leomi Sadler, Doug Allen e tanti altri. Alla fine se ne esce come dopo una giornata intera in un bel museo, ossia storditi dalla potenza di tante immagini. Se siete interessati fino al 31 dicembre è ancora aperto un pre-order nel negozio online di Just Indie Comics, che vi permetterà di ricevere il volume verso fine gennaio/inizio febbraio. Approfittatene che dopo diventerà molto difficile procurarselo.
Becoming di Lale Westvind (Strane Dizioni) – In attesa di mettere le mani sull’antologico Grand Electric Thought Power Mother, pubblicato di recente per Perfectly Acceptable Press, segnalo questo nuovo fumetto di Lale Westvind uscito per Strane Dizioni in concomitanza con la mostra della cartoonist statunitense al Treviso Comic Book Festival. Westvind continua la sua ricerca sul tema del movimento, questa volta messo in relazione alla staticità. Ne viene fuori un pamphlet dai toni filosofici caratterizzato da disegni talmente ipercinetici da rendere più stilizzata del solito la rappresentazione della figura umana. Il tutto corredato dalla carta di prima qualità e dai colori brillanti della stampa interamente serigrafica. Se volete averlo non c’è soluzione più facile che abbonarsi al Just Indie Comics Buyers Club entro il 31 dicembre. E a tal proposito trovate un’anteprima più dettagliata di Becoming a questo link.
Blessed Be di Rick Altergott (Fantagraphics) – Quando lessi l’annuncio di questo fumetto, mi sembrò quasi di essere in un sogno. E’ possibile – mi chiesi allora – che dopo anni di astinenza o, nel migliore dei casi, di tavole dosate con il contagocce, all’improvviso arrivi un volume di 150 pagine tutte a colori firmato Rick Altergott? Roba da svegliarsi tutti sudati, soprattutto per chi, come me, è fan di Doofus e di Henry Hotchkiss dalle prime apparizioni sull’Hate di Peter Bagge. E Blessed Be, inizialmente serializzato sul comic book Raisin Pie condiviso da Altergott con la moglie Ariel Bordeaux, non ha deluso affatto le aspettative. Anzi, si è rivelato una divertentissima lettura con un feeling inevitabilmente anni ’90, capace non solo di far sbellicare dalle risate con una serie di situazioni per lo più a sfondo sessuale, ma anche di esplorare il mondo delle subculture. E dopo aver chiuso questo bel volume con tanto di copertina cartonata sembra quasi di essere andati al cinema a vedere il film di Doofus.
Distant Ruptures di CF (New York Review Comics) – Altro sogno divenuto realtà è questo cartonato 31 x 24 cm di 180 pagine che raccoglie fumetti e illustrazioni di CF del periodo 2000-2010, accuratamente selezionati da Sammy Harkham. Chi segue questo sito già sa che considero CF uno dei più grandi autori della storia del fumetto, uno dei pochi contemporanei capace di reinventare il medium plasmandolo a sua immagine e somiglianza. Il materiale è da rimanere a bocca aperta e, oltre a materiale già visto su antologie come Kramers Ergot, The Ganzfeld e Monster, ci sono assolute rarità autoprodotte. E sì, c’è anche la ristampa del famoso tabloid in cui CF disegnava la sua versione di Batman. Era davvero difficile immaginare qualcosa di meglio.
Fat Cop di Johnny Ryan (Fantagraphics) – Non mi ricordo con chi stavo parlando ultimamente della brillante capacità di sintesi di Johnny Ryan, ossia del fatto che dai suoi titoli si capisce già tutto della storia (Fuck My Son, Maniac Army, ecc. ecc.). E questo Fat Cop ne è la dimostrazione più lampante, perché come può passare il tempo un poliziotto ciccione se non mangiando in continuazione e abusando del suo potere? Ryan si diverte nei suoi fumetti a fare tutto quello che non si può fare oggi, fregandosene di ogni perbenismo. Anche Who Raped My Horse?, uscito per The Mansion Press sempre nel 2024 non è da meno, ma premio Fat Cop per la sua capacità di andare oltre il puro divertimento ed essere una dissacrante satira dell’autoritarismo.
Froggie World di Allee Errico (Cram Books) – Spillatone in risograph che raccoglie il meglio dei fumetti autobiografici di Allee Errico, originariamente pubblicati sul suo profilo Instagram. Non mi dilungo perché ne ho già parlato in questo post.
Gatto Pernucci di Juta (Coconino) – Questo è l’unico fumetto italiano in lista, ma sta a voi capire se è il miglior fumetto italiano dell’anno o se è l’unico fumetto italiano che ho letto io quest’anno. Gatto Pernucci racconta l’improbabile storia di Gatto Pernucci, un gatto azzurro privo di arti diventato improvvisamente di culto, oltreché generatore dei più disparati gadget. Ma quel è il mistero che si cela dietro Gatto Pernucci? E soprattutto, c’è un mistero dietro Gatto Pernucci? Io non lo so davvero, fatto sta che dopo aver letto il libro ci si ritrova a pensare con insistenza a Gatto Pernucci. E che Juta non sia l’inventore di Gatto Pernucci ma soltanto colui che è stato scelto per raccontare le vicende di Gatto Pernucci rimane un dubbio più che legittimo. E poi – ultima domanda – avrò scritto abbastanza volte Gatto Pernucci?
Goiter di Josh Pettinger (Oblomov) – Sono sinceramente stupito dalla pubblicazione in italiano di una raccolta di racconti di questo tipo, soprattutto perché la gran parte degli editori evitano come la peste le raccolte di storie brevi, a maggior ragione se sono di un autore poco o per niente conosciuto da noi. Ha fatto bene Oblomov a provarci e spero che i fatti diano ragione alla casa editrice diretta da Igort, perché il materiale contenuto in questo volume è di primissima qualità e Pettinger è un autore capace di essere imprevedibile come succede raramente di questi tempi. Se poi volete sapere nei dettagli cosa c’è qui dentro, beh, ci sono i numeri dal 2 al 8 della serie Goiter di cui ho parlato più o meno esaustivamente in questo punto e virgola. Da notare che questa versione, per quanto caratterizzata da qualche tavola un po’ sgranata che non regge benissimo le dimensioni 17 x 24 cm, è comunque di lusso in confronto a quella pubblicata negli USA da Floating World in formato quasi pocket e con una carta che erano meglio i rotoloni Regina.
Hairspray #1 di AA.VV. (autoproduzione) – Questa rivista curata e pubblicata grazie a una campagna su Kickstarter da Karla Paloma, che alcuni di voi ricorderanno per il suo Anti Baby incluso nel Buyers Club 2023, mette insieme fumettiste donne da tutto il mondo, mostrando un notevole lavoro di selezione ed editing, nonché un livello qualitativo davvero alto. Difficile citare soltanto alcune delle autrici coinvolte, quindi tanto vale elencarle tutte: Elsa Klee, Rikke Villadsen, Martina Sarritzu, Vera Bekema, Noémie Barsolle, Juliette Collet, Simone f. Baumann, Esther Samuels-Davis, Jo Rüßmann e ovviamente la stessa Paloma. In Italia Hairspray ha debuttato al Crack! e poi ha trovato spazio a Bologna durante A occhi aperti nell’ambito della mostra Rosa masticato, tanto che – seppur di base a Berlino – questa antologia sembra anche un po’ nostra. Accaparratevela finché siete in tempo.
I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong (kuš!) – Insieme a Becoming di Lale Westvind pubblicato da Strane Dizioni sarà questa antologia di Yan Cong, che raccoglie storie realizzate dal 2014 al 2020, il primo fumetto del Buyers Club 2025. Se volete sapere perché mi è piaciuta, vi rimando a questa anteprima.
Peep di AA.VV. (Brain Dead) – Altra antologia di questo Best Of, Peep è uno stringato successore di Kramers Ergot, in cui Sammy Harkham si è fatto aiutare dal collega Steven Weissman. Ma che ve lo dico a fare quando ho già scritto tutto in questa recensione?
Pluie di AA.VV. (Lagon) – E a proposito di antologie, questa è davvero bella! Ma lo avete già letto qui, no?
Smoke Signal #42 di AA.VV. (Desert Island) – Ah ah, altra antologia! Ma allora ho proprio il vizio! Vi chiederete a questo punto se si tratta del numero speciale di Smoke Signal dedicato alla nuova scena newyorkese… Esatto, è proprio così! Ma come avete fatto a indovinare? Forse avete già letto questo post?
Sunday di Olivier Schrauwen (Fantagraphics) – Ok, cedo alla tentazione e faccio come quei siti che indicano sempre gli stessi fumetti nelle loro liste mettendo una anno la serie, quello successivo la raccolta, poi l’edizione deluxe e magari anche la traduzione in prussiano. Ma come lasciar fuori da questo Best Of il volumone dell’edizione Fantagraphics di Sunday di Oliver Schrauwen che ho qui vicino a me mentre scrivo? Sì, l’ho ricomprato, perché non mi abbastava (per usare un termine tecnico) l’edizione Colorama con tanto di cofanetto. Parlando di Sunday sulla Just Indie Comics newsletter #8, lo definivo una sorta di Ulisse di Joyce rovesciato, con il protagonista chiuso in casa e i comprimari che si muovono all’esterno, sottolineando come Schrauwen con questo fumetto continui la sua metacritica alla figura del protagonista in quanto tale. E poi dicevo: “Sunday è uno dei fumetti più geniali che siano mai stati realizzati. Geniale sin dalla premessa – quella di raccontare una giornata intera della vita di Thibault Schrauwen, fantomatico cugino dell’autore – geniale nello sviluppo e geniale nella brillante conclusione”. E arrivederci al prossimo anno con – speriamo – una bella edizione italiana a trovare posto in questa idiosincratica classifica.
Uwholesome Love di Charles Burns (Fictopicto/Partners & Son) – E’ quasi incredibile che un autore del calibro di Charles Burns si autoproduca uno dei suoi migliori fumetti di sempre ma il mondo del fumetto oggigiorno ci regala anche questo. Venduto tramite la libreria di Philadelphia Partners & Son, Unwholesome Love è arrivato dalle nostre parti tramite la distribuzione di Just Indie Comics, ma le copie disponibili sono state razziate a Bologna durante A occhi aperti. Se ancora non l’avete fatto cercate di procurarvelo, perché queste 32 paginette ci mostrano un Burns in grandissima forma, che dà corpo e sostanza alle copertine romance horror degli ultimi anni tramite un impianto narrativo degno di un film di David Lynch. Bello davvero, non per scherzo.
Anteprima “Becoming” di Lale Westvind
Se state ancora decidendo se abbonarvi al Just Indie Comics Buyers Club 2025, spero che questo post vi schiarisca le idee facendovi capire che non potete certo rinunciare a Becoming di Lale Westvind (e magari anche a I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong, di cui ho già parlato qua). Uscito in occasione della mostra del settembre di quest’anno al Treviso Comic Book Festival, dove Westvind era ospite, questo albo di 24 pagine tutte serigrafate pubblicato da Strane Dizioni in un’edizione numerata di 195 copie è l’ennesimo capitolo di una lunga ricerca della cartoonist di Philadelphia sul tema del movimento. D’altronde è questo un tema centrale per qualsiasi fumettista, in quanto una delle principali sfide di un medium statico come il fumetto è proprio quella di rendere il movimento degli attori rappresentati. Se già le prime storie di Westvind erano ipercinetiche, spesso incentrate più sui mezzi di trasporto che sui personaggi stessi (penso per esempio alla serie Hot Dog Beach), è con Grip che l’autrice realizza la sua opera più importante sull’argomento, rinunciando del tutto al testo e narrando per immagini le frenetiche vicende di una donna che trasforma la realtà circostante con l’uso delle mani. Come detto Becoming è un nuovo capitolo in questa lunga ricerca, e come tale è caratterizzato da tutt’altro approccio al testo e al disegno. Riflessione sul rapporto tra movimento e staticità, l’albo estremizza i due aspetti facendoli collidere in un crash formale che è importante quanto la trama raccontata. Da un lato infatti le figure umane sono sempre più stilizzate, come se fossero impossibili da rappresentare in quanto inafferrabili nella loro continua agitazione. E infatti la storia inizia con l’indeterminato protagonista che parte per un generico “nord” in seguito alle raccomandazioni di un indovino, unendosi ben presto a una banda di nomadi e alle loro scorribande a bordo di velocissimi veicoli. Dall’altro queste vorticose vicende sono raccontate con la soluzione più statica che il fumetto concepisca, ossia con le didascalie a piè di pagina che sanno tanto di albo illustrato, graphic novel nel senso letterale del termine, o fumetto degli albori. E infatti a un certo punto il protagonista, che ora studia esplicitamente il movimento, incontra un’altra misteriosa figura che invece studia l’immobilità. Movimento e staticità sono dunque due lati della stessa medaglia che si confrontano in questo fumetto sia dal punto di vista del contenuto che della forma. Non vi dico altro sul prosieguo della vicenda, invitandovi ancora una volta a iscrivervi al Just Indie Comics Buyers Club per godere di Becoming nella sua splendida materialità fatta di 24 pagine serigrafate di alta grammatura e rilegate a mano. Di seguito, tutte da leggere, sei tavole dalla parte centrale dell’albo.
Infine, ecco un paio di pagine dalla versione stampata, per farvi rendere conto della resa dei colori in serigrafia. Buona visione e, se vi ho convinti ad abbonarvi al Just Indie Comics Buyers Club 2025, dopo aver ammirato le immagini cliccate qui.
Anteprima “I Love Comics, Who Loves Me?” di Yan Cong
Il primo albo del Just Indie Comics Buyers Club 2025, insieme a Becoming di Lale Westvind pubblicato da Strane Dizioni, sarà I Love Comics, Who Loves Me?, antologia di storie brevi di Yan Cong uscita qualche mese fa nell’ambito della collana kuš! mono dell’omonima casa editrice lettone. Il nome di Yan Cong non suonerà nuovo a molti di voi, dato che il fumettista pechinese è stato ospite in diversi numeri di Canicola, firmando anche la copertina del #10 Bambini e affermandosi come esponente di spicco di una new wave indagata nel #11 tutto dedicato alla Cina. La stessa casa editrice bolognese ha pubblicato nel 2010 un volumetto tutto suo, intitolato Il sogno dell’elefante e ormai esaurito. Da allora lo stile e i temi di Yan Cong sono notevolmente mutati. Abbandonate le storie di animali antropomorfi, il nostro si è dedicato a racconti realistici a volte apparentemente autobiografici, in cui permangono – seppur senza la dimensione weird e underground degli esordi – degli elementi fuori posto, che siano fantastici, morbosi o ironicamente assurdi. L’apprezzamento rivolto da molti di voi per Cry, fumetto del 2018 edito da Paradise Systems e disponibile fino a qualche tempo fa nel negozio online di Just Indie Comics, mi ha spinto a inserire questa antologia nella prima spedizione del Buyers Club 2025.
Nelle cento pagine di I Love Comics, Who Loves Me? trovano spazio sei storie realizzate nel periodo 2014-2020, che uniscono – come ben sottolinea il titolo – amore per il fumetto e intimismo, a volte mescolando i due elementi senza soluzione di continuità. Il fumetto è al centro del racconto di apertura, Comic Saint del 2018, solo quattro pagine basate su un’idea di partenza assolutamente geniale, che però non è semplicemente divertente ma anche colma di dolcezza nelle sue (volute) sfumature naif. Per farvi capire meglio i contenuti dell’antologia ho deciso di proporvi questa storia nella sua interezza, grazie alla disponibilità di kuš! e dello stesso autore.
Nei racconti successivi vediamo i protagonisti sfogliare antologie con racconti di Paper Rad, trovare tra gli scaffali libri di Atak e Anke Feuchtenberger oppure discutere con i colleghi della possibilità di abbandonare per sempre il mondo del fumetto. Gli ultimi due racconti sono caratterizzati da una nuova fase della ricerca stilistica di Yan Cong, fatta di un uso misurato dei dialoghi e di una tendenza a rappresentare più il paesaggio dei personaggi stessi utilizzando tavole divise orizzontalmente in due. Completamente muta è From 8 am to 9 pm (2019), in cui la quotidianità diventa poetica in un modo che potrebbe ricordare Perfect Days di Wim Wenders. Qui sotto trovate invece le prime quattro pagine di From Bejing to Hong Kong, From Hong Kong to Taipei (2020), in cui l’autore colma il bianco della pagina con un grigio ricco di sfumature, capace di rendere con suggestione l’ambientazione notturna. Al centro, ancora la ricerca di un libro, affrontata lungo un impossibile percorso in bicicletta.
Vi è piaciuta questa anteprima di I Love Comics, Who Loves Me? Bene, potete aggiudicarvi questo volume e tanti altri fumetti abbonandovi entro il 31 dicembre al Just Indie Comics Buyers Club 2025.
Just Indie Comics Buyers Club 2025
Da qualche giorno e fino al 31 dicembre 2024 è possibile aderire alla decima edizione del Just Indie Comics Buyers Club (d’ora in poi JICBC), l’abbonamento che vi permette di ricevere ogni tre mesi fantastici fumetti scrupolosamente selezionati (in breve FFSS). Sì, avete capito bene, siamo giunti alla decima edizione, un traguardo notevole, perché dopotutto chi se lo aspettava che dopo la prima edizione sarebbe arrivata la seconda e dopo la seconda la terza e dopo la terza la quarta e dopo la quarta la quinta e dopo la quinta la sesta e dopo la sesta la settima e dopo la settima l’ottava e dopo l’ottava la nona e appunto dopo la nona la decima? Io no di certo ma alla fine è successo, con una velocità che ricorda le cose della vita, come quando hai 30 anni e poi è il tuo compleanno e boom!, in una frazione di secondo ne hai 31.
Ma come si fa a ricevere questi FFSS diranno i più ingenui di voi, cioè coloro che pur avendo avuto fino a oggi ben 9 possibilità non ne hanno usata neanche una per aderire a uno dei club più esclusivi che il fumetto ricordi? Ve lo spiego subito, entrando nel dettaglio visto che la formula di quest’anno è leggermente diversa e anche gli abbonati più navigati dovranno riflettere prima di prendere la decisione giusta. Nel 2025 sarà possibile scegliere tra tre differenti versioni del JICBC:
JICBC SMALL con uno dei due fumetti del lancio – Il lieto abbonato riceverà 4 FFSS in totale nel corso del 2025 con spedizioni a gennaio, aprile, luglio e ottobre
JICBC MEDIUM con entrambi i fumetti del lancio – Il raggiante abbonato riceverà 5 FFSS in totale nel corso del 2025, con spedizioni nei mesi sopra indicati
JICBC LARGE con entrambi i fumetti del lancio e con due fumetti nelle spedizioni successive – L’estasiato abbonato riceverà 8 FFSS in totale nel corso del 2025 (e sì, i mesi sono sempre gli stessi)
Come i più attenti e fedeli di voi avranno capito, la notizia di quest’anno è il ritorno della versione LARGE dell’abbonamento, che per motivi tecnici era stata dismessa e che invece torna dopo che alcuni di voi (due persone circa) l’hanno richiesta a gran voce. Il tutto è stato possibile grazie alla collaborazione con Risma Bookshop, il negozio fisico e online che con il suo ombrello protegge Just Indie Comics dalle intemperie. E colgo l’occasione per sottolineare che il sito dove abbonarsi è cambiato rispetto allo scorso anno e che per diventare un abbonato lieto, raggiante o estasiato ma comunque residente in Italia bisogna andare proprio sul sito di Risma e nello specifico qui:
JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2025 ITALIA
Se invece siete italiani ma vivete all’estero, oppure non siete italiani ma state leggendo queste righe con il traduttore, oppure siete poliglotti e leggete in diverse lingue compreso l’italiano, e al tempo stesso risiedete nell’Unione Europea, per ricevere i vostri FFSS dovete cliccare qui:
JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB 2025 EUROPE
Non risiedete nell’Unione Europea ma nel Regno Unito dove non avevano niente di meglio da fare che inventarsi la Brexit? Siete italiani ma vivete a Saint Kitts e Nevis? Siete dei francesi che volete ricevere FFSS in inglese ma al tempo stesso sapete l’italiano e tra le altre cose vivete in Patagonia? Oppure a leggere sei proprio tu, una coreana che ha vissuto per un lungo periodo a New York e ora sta cercando di capire con Google Translator come abbonarsi al JICBC e farsi spedire FFSS in una delle Isole Vanuatu dove ti sei trasferita alla ricerca di un paradiso fiscale? Bene, scrivetemi a justindiecomics [at] gmail [dot] com e vedremo di fare il possibile per voi.
Tra una cosa e l’altra mi accorgo di non aver ancora accennato ai primi due FFSS del JICBC 2025, che però avrete già intuito dalle immagini qui sopra. Come noterete squadra che vince non si cambia, e infatti rilanciamo la partnership con Strane Dizioni e kuš! proponendo rispettivamente Becoming di Lale Westvind, fumetto serigrafato che i più intraprendenti avranno visto al Treviso Comic Book Festival, e la raccolta di storie brevi I Love Comics, Who Loves Me? di Yan Cong, altrimenti noti come due dei fumetti che più mi sono piaciuti negli ultimi tempi. Fossi in voi non me li lascerei scappare per nessun motivo al mondo, ma se siete stati così previdenti da procurarveli potete abbonarvi comunque specificando nelle note che avete già uno o entrambi i FFSS della prima spedizione e vi proporrò dei validi sostituti. Sì, ve li proporrò, infatti gli abbonati del JICBC riceveranno ogni tre mesi una mail di preavviso con i fumetti scelti per loro, in modo che nel caso abbiate uno dei FFSS vi potrò mandare un FFSS sostitutivo. Chiaro, no? Ah, un ultimo dato squallidamente oggettivo: comprati direttamente, ossia fuori dal JICBC, Becoming e I Love Comics, Who Loves Me? insieme costerebbero più di 30 euro, il che vi fa capire che affare incredibile è questo abbonamento.
Per ulteriori dettagli vi rimando ai link sopra indicati, augurandovi in conclusione una felice stagione festiva e sperando che il vostro anno nuovo inizi con i FFSS del JICBC.
Josh Pettinger: punto e virgola
Il titolo, innanzitutto. Perché “punto e virgola” e non “punto” e basta? Beh, da queste parti ne ho già fatti di “punti” – penso per esempio a quello su Kevin Huizenga in cinque parti, o ai post multipli dedicati a Peter Bagge e Joe Matt – e questo più che un “punto” è il profilo di un autore relativamente nuovo, dato che ha iniziato a pubblicare con continuità soltanto sei anni fa. Un punto e virgola apPUNTO, oppure un’introduzione o una guida, ma volete mettere il gusto di intitolare questo post Josh Pettinger: punto e virgola? Se lo leggete ad alta voce viene fuori Josh Pettinger DUE PUNTI PUNTO E VIRGOLA, roba che manco Totò insomma. Fatta questa doverosa introduzione, veniamo al dunque. Era un tranquillo sabato di luglio, ero a casa e mi era arrivato da poco Tracy Island direttamente dalla fonte. E così mi sono detto: e se invece di leggere soltanto la nuova prova di Josh Pettinger facessi una rilettura totale della sua opera solista? A questa domanda la risposta è stata sì, tanto che ho ripreso in mano tutti i numeri di Goiter e i cinque albi con protagonista Tedward e ho passato un bel sabato pomeriggio all’insegna del fumetto di qualità.
Una tale esperienza va condivisa, anche perché su queste pagine non avevo mai scritto per esteso dei fumetti di Josh Pettinger, cartoonist inglese cresciuto sull’isola di Wight ma da anni trasferitosi negli Stati Uniti, dove ha vissuto a Chicago, Los Angeles e ora Philadelphia. Eppure Pettinger è un ospite fisso del negozio online di Just Indie Comics. Anzi, potrei sbilanciarmi e dire di essere stato uno dei primissimi (se non il primo) a diffondere le sue produzioni in Europa, tanto che Goiter #2 del 2018 è stato uno dei titoli del Just Indie Comics Buyers Club 2019. Da quel momento ho seguito di pari passo la crescita dell’autore, assistendo in diretta ai suoi progressi e all’aumento della sua popolarità, a cui hanno dato una bella spinta le collaborazioni con Simon Hanselmann, poi raccolte nel volume Werewolf Jones & Sons Deluxe Summer Fun Annual! uscito l’anno scorso per Fantagraphics. Negli ultimi tempi sono arrivate anche le edizioni in volume di Goiter e l’esordio italiano, avvenuto sulle pagine di alterlinus.
Prima di Goiter #2 c’è stato ovviamente Goiter #1 del 2015, mini comic autoprodotto e introvabile che ho recuperato grazie a una ristampa pubblicata da Strangers Fanzine a marzo 2021. Non è un albo a cui lo stesso autore è affezionato, anzi, Pettinger ha ammesso di detestarlo, tanto da escluderlo dalla raccolta di Goiter già uscita in Francia per Ici Même, in Spagna per La Cúpula e negli USA per Floating World (in Italia dovrebbe essere pubblicata a breve da Oblomov). In effetti questo #1 è molto acerbo e si limita ad assemblare bozzetti di una pagina caratterizzati da un umorismo nero tipico di chi ce l’ha con il mondo intero. Quando, ben tre anni dopo, arriva il #2 della serie (in Italia su alterlinus #4) ci troviamo davanti un autore del tutto diverso, già capace di farsi apprezzare per le sue qualità di narratore. Anche il disegno, per quanto tutt’altro che originale, comincia a prendere forma rispetto alle incertezze del passato. La storia principale di questo numero prende il nome dal suo protagonista, Henry Kildare, un ventriloquo che va in giro per gli Stati Uniti a fare spettacoli in piccoli locali spostandosi con l’autobus. Mentre è in viaggio chiama a casa la fidanzata, che però non risponde mai. Dopo aver incontrato una barista, prende dei funghi insieme a lei, cade a terra e si addormenta in mezzo alla strada. Al risveglio riesce a tornare alla stanza che aveva preso in affitto, ma soltanto per ritrovarsi accusato dell’omicidio di una ragazza scomparsa. Non vi racconto il resto ma già avrete capito il tono delle storie di Pettinger. I suoi personaggi sono sconfitti dalla vita, vittime di un destino più grande di loro, sfigati, mammoni, disgraziati nel senso letterale di “caduti in disgrazia”. Ciò che gli succede, però, non è mai scontato, anzi, la trama prende spesso una piega che non ti aspetti. Le cose vanno peggio ma non nel modo che era lecito immaginarsi. Vanno diversamente peggio, se così si può dire.
I numeri dal 3 al 5, usciti tra il 2018 e il 2020, sviluppano e perfezionano la stessa formula. Lo sfondo è sempre quello di un’America suburbana o provinciale e le vicende raccontate sono tanto amare quanto divertenti. Pettinger ha come punto di riferimento principale l’Eightball di Daniel Clowes ma, piuttosto che alimentare la dimensione grottesca e weird delle situazioni, usa un’estetica degna dei vecchi romance comics e il classico deadpan humor per osservarle con un sorrisetto beffardo e compassionevole al tempo stesso. Si ride delle sfighe altrui, insomma, ma come se ciò servisse a consolarsi delle proprie. Il terzo Goiter (in Italia su alterlinus #3) ha senza dubbio l’intreccio più brillante, costruito su un’idea geniale, di quelle che non capita spesso di leggere. La protagonista è una cameriera trentenne solitaria e annoiata che vive giornate tutte uguali, sorta di alter ego dell’autore (Pettinger ha lavorato a lungo nei ristoranti). Un giorno le appare da un’altra dimensione la testa del suo fidanzato. Peccato che lei non abbia ancora un fidanzato, perché il tizio è stato rispedito indietro nel suo mondo – da dove era stato rapito in precedenza dalle forze alleate di una terra alternativa – in un momento sbagliato, ossia prima che la coppia si incontrasse. Lo scopo del viaggio interdimensionale, che non è riuscito benissimo dato che soltanto la testa si è materializzata altrove, sarebbe quello di raccogliere nuove forze per sconfiggere i nazisti. E invece la testa, una volta convinta la ragazza della veridicità delle sue parole, decide di infischiarsene e di passare le giornate con lei facendo passeggiate e mangiando il gelato. E’ questa un’altra trovata alla Pettinger: raccontare storie apparentemente epiche che dopo un po’ si sgonfiano per le scelte edoniste di personaggi indolenti. C’è l’assurdità dei Monty Python in alcune di queste situazioni, o comunque un humor tipicamente british, calato in sceneggiature che non seguono strutture predeterminate ma vanno per la loro strada, come se fossimo in un film di Éric Rohmer o Noah Baumbach. Inoltre questo terzo numero segna un’importante evoluzione dal punto di vista della messa in pagina, dato che l’utilizzo di un minor numero di vignette lo rende assai più leggibile rispetto all’episodio precedente. Da rilevare anche l’esordio del colore, ripreso con Photoshop da vecchi fumetti per creare un suggestivo effetto Zip-A-Tone d’altri tempi.
Goiter #4, con un formato più piccolo del solito e in bianco e nero, è in gran parte occupato da Wendy Bread, la storia di una madre di famiglia che si trova incastrata tra un figlio prepotente e onanista e un marito campione di wrestling. Le tre pagine in appendice, Fire Ladies, sottolineano il tema femminista dell’intero albetto, ancora una volta eccellente. Il #5, pubblicato per la prima volta da una casa editrice (la Tinto Press), torna al formato comic book e alla colorazione tenue e retinata per presentarci William Cucumber, altro riuscitissimo episodio che prende il nome dal suo protagonista, una sorta di bagnino sfigato che si trova ad avere a che fare con una sorellastra più giovane e molto più sveglia di lui. I fumetti brevi in appendice aggiungono altri due personaggi alla galleria di perdenti di Pettinger. Che lo faccia in poche o in molte pagine, l’autore racconta sempre una storia dall’inizio alla fine, senza che l’idea centrale – solitamente paradossale – sfoci nei territori dell’assurdo fine a se stesso. In questo il cartoonist angloamericano dimostra grandi qualità di narratore, perché in un’epoca in cui pochi hanno il coraggio di scrivere i finali, lui i finali li scrive eccome, e con il botto.
Se i numeri dal 2 al 5 di Goiter possono essere considerati un blocco unico, lo stesso discorso si può fare a maggior ragione per i numeri dal 6 all’8, pubblicati tra il maggio del 2021 e il maggio del 2023. A parte alcuni fumetti brevi, il grosso di questi tre albi è costituito da Victory Squad, una storia a puntate ambientata in un futuro distopico-ma-non-troppo in cui il mondo è dominato dalla spietata azienda del CEO Corderoy Bezo. Dopo la pubblicazione della prima parte, Robert Crumb in persona si scomodò per definirla come “la migliore interpretazione umoristica dei magazzini di Amazon che abbia mai visto”. Non so se questo sia vero sinceramente, perché a mio parere la prima e la seconda parte di Victory Squad non raggiungono le vette dei numeri precedenti e Pettinger non sembra proprio nel suo in un’ambientazione dai connotati orwelliani. In realtà il serial cresce pagina dopo pagina, perché l’andamento lento dei primi due episodi è del tutto funzionale alla geniale svolta a cui assistiamo in Goiter #8, l’ennesimo strabiliante plot twist alla Pettinger. Da segnalare che Goiter #6 è pubblicato da Kilgore Books, mentre con i numeri 7 e 8 si torna all’autoproduzione. Tutti e tre gli albi sono in formato comic book e sfoggiano colori digitali più accesi del passato, senza le scansioni da vecchi fumetti che avevano caratterizzato Goiter #3 e #5.
Avrete visto che sto mettendo il turbo rispetto all’inizio ma ve l’avevo detto che era un “punto e virgola”, no? Lo scopo era soprattutto farvi capire di cosa si parla quando si parla di Josh Pettinger, e penso di esserci già riuscito, o almeno di averci provato, descrivendovi i primi numeri di Goiter. Ma non posso tralasciare del tutto le vicende di Tedward, ossia il personaggio a cui Pettinger ha deciso di dedicarsi dopo aver messo fine alla sua serie antologica. Incontriamo Tedward per la prima volta proprio su Goiter, nel #7 per la precisione. In sole tre pagine il personaggio è già delineato: Tedward è un “old fashioned guy” con i capelli perfettamente sistemati che vive con la madre e al bar ama ordinare un bicchiere di latte. A prima vista sembra il classico nerd da commedia americana, con la collezione di bambole e la passione per il modellismo – alla Steve Carell di 40 anni vergine – ma poi si capisce che non è del tutto così, dato che si esalta nelle situazioni di difficoltà ed esce con donne sempre diverse. Pettinger lavora su due binari: da una parte utilizza l’ingenuità del protagonista per far ridere il lettore, dall’altra si diverte a inserire dei dettagli fuori posto utili a creare quella sensazione di inconsueto tipica delle sue opere. Dal punto di vista stilistico, i capelli squadrati di Tedward e il suo stile all’antica spingono Pettinger a modificare il disegno, che qui diventa più pupazzoso, con i personaggi che sembrano usciti da una confezione di Playmobil.
Il primo albo dedicato a Tedward, intitolato Power Wash e pubblicato nell’agosto del 2022, inizia con il protagonista che viene mollato dalla fidanzata finlandese. Sofferente, si allontana pensando “Non sono niente senza di lei” e poi, come rispondendosi da solo, “Certo, ho un bel taglio di capelli, ma a che serve se non ho nessuno che lo apprezza?”. La disperazione lo porta su un campanile di una chiesa, pronto a farla finita, ma per fortuna uno sconosciuto lo ferma. E gli offre pure un lavoro, promettendogli fortuna e lusso in modo così convincente che Tedward accetta, anche perché la piantagione di rabarbaro che coltiva con la madre non sta andando tanto bene. Forse potete intuire dal titolo di che lavoro stiamo parlando, anzi no, mi sembra piuttosto difficile arrivarci così: diciamo che si tratta di una trovata alla Simon Hanselmann, da cui Pettinger in questa fase – viste anche le ripetute collaborazioni – sembra piuttosto influenzato. E infatti l’albetto successivo con protagonista il nostro “belli capelli” preferito è proprio una collaborazione con Hanselmann, che ricambia i favori fatti dal nostro sulle storie di Werewolf Jones e figli per realizzare il 50% di Tedward Classic Movies del gennaio 2023.
Il corpus della saga di Tedward è compreso da cinque comic book autoprodotti: i due già citati più i successivi Warm Television (luglio 2023), Best Regards (ottobre 2023) e il conclusivo Tracy Island (giugno 2024). Tutti e cinque sono in bianco e nero ma verranno colorati per la raccolta in volume già annunciata da Fantagraphics per il marzo 2025. Le storie sono autoconclusive e si possono leggere singolarmente ma all’interno ci sono dei riferimenti che solo chi ha letto gli episodi precedenti è in grado di cogliere. Inoltre in Tracy Island, sin dal titolo sentito tributo alla serie televisiva Thunderbirds, tornano alcuni personaggi introdotti in Power Wash e Best Regards, con Pettinger che dà un’ideale conclusione alla vicenda di Tedward, mettendo di nuovo in mostra la facilità con cui sviluppa trame e scrive finali. Tra i diversi episodi il mio preferito è Warm Television, che ha un intreccio ben costruito, un epilogo ineccepibile quanto esilarante e una strana malinconia che sembra provenire da un film di Aki Kaurismaki. Ma in generale tutti questi albi si distinguono per uno storytelling sempre più efficace, con un senso del ritmo e una leggibilità che hanno poco da invidiare a ben più blasonati colleghi.
Mi rendo conto di non aver parlato di tante cose in questo profilo d’artista, come la fissazione dell’autore per i cappelli femminili. Ma l’avevo detto, era un punto e virgola e tale rimarrà visto anche il lancio – a questo punto già avvenuto – di un nuovo mini comic a firma Pettinger intitolato Zanzer of Gorzu! ‘Nuff said!
New New York/4 – Jasper Krents
Uno dei fumettisti più originali usciti dalla nuova scena di New York è Jasper Krents, che nonostante la giovane età è già impegnato a tradurre in un cartooning crudo, nervoso e a volte anche ironico ogni genere di ossessione e paranoia. Jasper non vive a Brooklyn o in qualche altro sobborgo periferico come la gran parte dei fumettisti di questa nuova scena ma a Manhattan, e lo scorso marzo l’ho incontrato a Roma, dove era di passaggio per qualche giorno. È in quell’occasione che mi ha portato un po’ di copie di Smoke Signal #42, dove appare un suo contributo, e i suoi quattro albi autoprodotti, che negli States hanno già avuto una discreta distribuzione negli abituali circuiti grazie anche alla Mystery Box di Desert Island e alla solita Domino Books.
Il primo del lotto è Magnet Head #1, dell’aprile 2023, un lavoro ancora acerbo fatto di storie brevi e disegni, classico esordio di un fumettista che sta cercando la sua strada. Tuttavia il primo racconto, di sole 4 pagine, fa già capire le coordinate su cui intende muoversi Krents, raccontandoci le terribili conseguenze di una caduta dallo skateboard avvenuta l’anno precedente, che gli ha causato continui mal di testa. Il resto è costituito da disegni che sembrano voler buttar fuori ogni genere di demoni interiori e da piccole storie che raccontano delusioni sentimentali e una persistente sensazione di disagio. È chiaro che lo stato dell’autore ha pesantemente influenzato questo fumetto, che pur se acerbo rimane una grande testimonianza di autoespressione.
Passano un paio di mesi ed ecco che arriva Dan’s Secret, questa volta in bianco, nero e giallo, cosa che potrebbe già farvi intuire qual è il segreto a cui si riferisce il titolo. La penna dell’autore si muove velocemente sulla pagina per raccontarci una storia paradossale pervasa da un’ironia malata, con una sensibilità anni ’90 che oggi non è facilissimo trovare tra le nuove generazioni di cartoonist. E’ questa probabilmente l’opera più ironica realizzata finora da Krents, in cui l’autore cerca il divertimento più che la confessione autobiografica. O almeno lo spero…
Magnet Head #2 dell’ottobre 2023 riprende l’episodio del colpo alla testa già raccontato nel #1 per collocarlo all’interno di un più ampio racconto autobiografico. I continui mal di testa costringono Krents a tenersi lontano da situazioni affollate o addirittura dalla luce del sole. Chiuso a casa, si cura con gli antidepressivi e al tempo stesso si sfoga realizzando tavole claustrofobiche di pura angoscia metropolitana. Con il passare delle pagine la condizione mentale dell’autore migliora e con essa cambia anche il suo stile: le splash page diventano colorate e ariose, conducendoci per mano verso un finale di speranza. Il processo creativo muta di pari passo con la condizione dell’autore, come se fossimo davanti a un romanzo di formazione umano e al tempo stesso artistico. Ricco di soluzioni diverse tanto da risultare stilisticamente schizofrenico, Magnet Head #2 è in realtà un grande esempio di arte come terapia.
È con Opal and Earl del febbraio 2024 che il cartooning di Krents diventa definitivamente maturo. L’espressionismo selvaggio delle prove precedenti lascia spazio a soluzioni più equilibrate e consapevoli, che dal punto di vista formale si traducono in una notevole riduzione delle splash page a favore di pagine costruite su vignette irregolari ma del tutto funzionali. Per quanto riguarda i contenuti, l’albo sviluppa quanto fatto in precedenza dall’autore, inserendosi in un processo di crescita già in grado di creare un corpus di opere perfettamente coerenti. La dimensione è sempre quella del paradosso e dell’ossessione, come già in Dan’s Secret, mentre la trama sembra prendere spunto dalla delusione amorosa brevemente raccontata in Magnet Head #1. Protagonisti sono due ex compagni delle elementari che si incontrano di nuovo 40 anni dopo. Lui, Earl, è ancora ossessionato da lei, Opal, tanto che l’unico quadro che ha in casa è una foto di classe e l’unico libro è l’annuario scolastico. La gioia dell’incontro iniziale diventa pian piano inquietudine quando si comincia a intuire lo stato psicotico di Earl. Il finale non lascia spazio a letture univoche o a facili giudizi morali, confermando la spontaneità e l’originalità del giovane autore newyorkese.
“Pluie” (Lagon Revue #7)
È uscita a maggio la nuova antologia dei francesi di Lagon Revue, come al solito caratterizzata dalla raffinatissima confezione. Dietro la copertina, che presenta due fotografie di Marie Quéau sovrapposte ai disegni di Margot Ferrick, si susseguono 312 pagine di grande formato (20 x 28,3 cm) stampate su carte di grammatura e tipologia diverse, con l’occasionale utilizzo di inchiostri al neon e metallici. La rilegatura è con filo a vista e la chiusura del volume è affidata a quattro pagine serigrafate, che diventano una sorta di tasca per riporre il libretto di traduzioni in allegato (Pluie è bilingue, in francese e inglese). L’uscita del nuovo numero ha coinciso con l’inaugurazione di una mostra al Centre Pompidou di Parigi intitolata Revue Lagon – Le Chemin de Terre, che celebra la rivista in occasione del suo decennale e che rimarrà aperta fino al prossimo 19 agosto.
Nata come antologia del meglio del fumetto internazionale, Lagon è cresciuta diventando sempre più curata nella proposta editoriale. Nel corso degli anni siamo così passati da un “best of” del fumetto contemporaneo – in un ambito che partiva dagli art comics per arrivare all’avanguardia pura – a un insieme coeso che sviluppa contenuti e spunti ben precisi. Un po’ com’è successo a Kramers Ergot insomma, secondo un’evoluzione che ha fatto diventare il processo di editing ancora più importante della selezione degli artisti. Ad occuparsi di quest’ultimo compito è ora il solo Sammy Stein, fumettista tra i più originali in circolazione, che alcuni di voi conosceranno per il libro Visage du Temps edito da Éditions Matière (disponibile come Tidens Anleten nell’online shop di Just Indie Comics) e per la mostra che gli ha dedicato nel 2023 il festival Ad occhi aperti a Bologna. È dunque dal suo fumetto, posto in chiusura di volume, che è inevitabile partire per capire quali sono i temi di Pluie. Stein utilizza un ibrido tra il reportage giornalistico e l’indagine poliziesca per raccontare il suicidio di massa della setta dei Preistorici, che sotto il comando di un santone chiamato semplicemente La Guida idealizzava l’era neolitica disprezzando la società contemporanea. I corpi degli adepti vengono ritrovati tra le fiamme di un incendio totalmente ricoperti dall’argilla, nel tentativo di fuggire verso un mondo ultraterreno migliore di quello che conosciamo.
Proprio questa dimensione post-apocalittica è centrale in Pluie, ma non nel senso che siamo abituati a ritrovare nella cultura di massa. Nella gran parte di questi contributi la “pioggia” – intesa per lo più come quella di un nuovo diluvio universale – è già caduta da tempo, così che ad essere raccontati non sono gli eventi catastrofici o gli sforzi di sopravvivenza della razza umana, ma un mondo “altro” che assume i connotati del post-umano. Questa dimensione è perfettamente in linea con un fumetto d’avanguardia che dall’inizio del terzo millennio è alla ricerca di forme diverse da quelle tradizionali del figurativismo. In questo senso, il lavoro del team di Lagon rielabora tendenze che si stanno sviluppando da almeno vent’anni e non a caso un autore come CF, che di fatto è stato un traghettatore dalla rivoluzione di Fort Thunder al “nuovo fumetto”, è ospite di questo e di altri volumi del collettivo francese. Ecco così le linee fluide e ondulate accompagnate dai colori tenui di Margaux Duseigneur, i resti dell’umanità che diventano forme tra le forme nei luoghi oscuri di Séverine Bascouert, o il contributo del norvegese Tim Ng Tvedt in cui il linguaggio prende il sopravvento per articolarsi in aggregati capaci di ricodare le creazioni di Alexander Calder. Ed è a volte lo stesso atto del disegnare – la scelta del punto di vista, gli strumenti che vengono utilizzati, il modo in cui la penna viene passata sul foglio – a far perdere i connotati abituali alle figure umane, come in Truce di Joe Kessler.
Il design a cura di Jean-Philippe Bretin e il processo di stampa sono stupefacenti almeno quanto la qualità dei fumetti e la varietà di soluzioni adottate è talmente ampia che sembra impossibile che alcune di queste pagine facciano fisicamente parte dello stesso volume. Penso per esempio all’effetto patinato e riflettente delle prime quattro tavole a firma François De Jonge, alla carta di elevata grammatura che supporta i colori sparati di Leomi Sadler e alle pagine al contrario sottilissime e di colori diversi utilizzate per Golpe di Louka Butzbach (ennesima grande prova di questo fumettista francese classe 1995, il cui Whistle uscito per Breakdown Press sarà presto disponibile nel negozio online). Contributo dopo contributo l’eterogeneità della proposta aumenta, ma senza compromettere quel senso di coesione e di forte progettualità che rimane presente per tutta l’antologia.
Pluie è stato oggetto di un pre-order riservato agli abbonati del Just Indie Comics Buyers Club ma ne è rimasta disponibile qualche copia, al momento ordinabile dal negozio online.
“Peep” a cura di Sammy Harkham e Steven Weissman
Una nuova antologia curata da Sammy Harkham è sempre una notizia, ancor più se non si tratta di Kramers Ergot. Peep è la nuova creatura dell’autore di Blood of the Virgin, aiutato questa volta dal collega Steven Weissman e da un’etichetta fuori dagli schemi come la losangelina Brain Dead, nota per lo più come brand di vestiario alla moda venduto in eleganti concept store. A distribuire l’antologia nel circuito del fumetto ci pensa Secret Headquarters, negozio/casa editrice sempre di base a LA, come Harkham d’altronde. In Italia qualcuno di voi ha avuto la fortuna di trovarla nel negozio online di Just Indie Comics, dove è andata velocemente esaurita.
Peep è la naturale evoluzione di Kramers Ergot #10, un ulteriore passo verso la direzione intrapresa da Harkham con quello che potrebbe essere stato l’ultimo numero della sua memorabile antologia. Il formato gigante è lo stesso (35,5 x 28 cm) ma la foliazione è ancora più ridotta, dato che in questo caso le pagine sono soltanto 48. L’idea è di riportare il fumetto alle sue origini, alla velocità e all’essenzialità di una lettura rapida ma non per questo superficiale. Anzi, tutt’altro, perché l’intenzione degli editor è offrire la massima qualità nel minor spazio possibile. In 48 pagine si alternano 29 autori, tutti con contributi inediti tranne tre recuperi, ossia quelli di Spiegelman, Kurtzman e Spain. A parte l’eccezione costituita da Aix En Provence di Antoine Cossé, che raggiunge le 4 pagine, i fumetti si attestano tra una e tre tavole: un po’ come era successo per Kramers #7, con la differenza che allora si trattava di un enorme volume cartonato venduto a $125 e difficile da maneggiare, mentre ora abbiamo tra le mani un agile spillato da $25 che si può leggere comodamente in bagno.
La scelte editoriali di Peep sono strettamente legate ai contenuti. Poche pagine uguale poco spazio a disposizione per ognuno e allora quello degli autori diventa uno sguardo veloce, magari di striscio: un “peep”, appunto, che in forma di fumetto vuol dire affidarsi alla brevità di una striscia come quelle pubblicate un tempo dai quotidiani, con tanto di gag finale a volte. Ma “peep” suggerisce anche l’idea di sbirciare. Ed ecco allora che la gran parte degli autori guarda alla realtà quotidiana, meglio ancora se si tratta di una realtà privata, personale, intima, da far diventare pubblica attraverso una storia a fumetti. Di tanto in tanto questo sguardo diventa autobiografia, o biografia, che sia di un artista famoso o di un illustre sconosciuto. “Peep” è legato inoltre all’idea di spiare, basti pensare a termini inglesi composti come “peephole” (spioncino) e “peepshow”. Ed è per questo che alcuni di questi fumetti vanno a finire nel privato nel senso più intimo del termine. O spostano l’attenzione sul tema più estremo di tutti, quello della morte, che sembra ricorrere in modo più o meno ironico in buona parte di questi fumetti. Come sembrano ricorrere la presenza degli animali e i riferimenti alla situazione politica e sociale contemporanea: cosa, quest’ultima, che lascia pensare che alcuni di questi fumetti siano stati concepiti inizialmente per Kramers Ergot #10 per poi non trovarvi spazio. Per concludere “peep” potrebbe essere inteso come uno sguardo veloce rivolto alla storia del fumetto statunitense degli ultimi settant’anni, secondo l’idea fissa di Harkham di concepire il fumetto come un flusso continuo di corsi e ricorsi, in cui ciò che è nuovo dialoga – a volte inconsapevolmente – con ciò che è venuto prima, e in cui non c’è distinzione tra alto e basso o tra arte e intrattenimento. Tutte queste idee sono state senz’altro suggerite da Harkham e Weissman agli autori chiamati in causa, che hanno ricevuto dagli editor non un tema da svolgere (cosa che spesso nelle antologie a fumetti porta a realizzare contributi didascalici e/o troppo omogenei tra loro) ma suggestioni che hanno poi sviluppato a piacimento, cogliendo uno o più spunti tra quelli proposti.
I contributi sono tutti di altissimo livello e rendono Peep un’antologia a fumetti a dir poco eccellente. L’apertura è riservata a Vanessa Davis con le tre pagine manifesto di Larder Love. L’autrice di Make Me a Woman e Spaniel Rage inizia parlando del libro The Valley of Horses di Jean Auel, ambientato in era preistorica e famoso per le scene di sesso. Ma la cosa che più colpisce la Davis è il fatto che la protagonista del libro riesca a raccogliere nella sua grotta tutto il necessario per prendersi cura di un malcapitato quanto aitante giovane, mostrando la differenza tra l’alcova preistorica perfettamente organizzata e il suo ripostiglio stracolmo che esplode di vestiti. In queste tre pagine trovano spazio parecchi dei temi che animano l’antologia: la velocità della narrazione, uno sguardo rivolto alla sfera privata della fumettista che racconta, l’immagine della coppia preistorica che copula vigorosamente. Il resto procede su questa falsariga, con gli autori che approfondiscono i diversi lati del prisma Peep. C’è quindi la narrazione veloce da striscia o comunque da fumetto comico, come nei contributi di Mats, Art Spiegelman (con le strip di Muck and Jizz, versione per adulti di Mutt and Jeff), Harvey Kurtzman (con Egghead Doodle del 1950), Brian Chippendale (che riprende le situazioni del suo If ‘N’ Oof) e Jeff Mahannah. Alcune di queste storie mostrano aspetti tipici del fumetto classico, spesso rocamboleschi, con amputazioni e decapitazioni cartoonesche che tornano sia in Mats che in Spiegelman, oppure utilizzano animali o personaggi fantastici parlanti come protagonisti. Non è lontano per tenore lo stesso Weissman, che pur con un disegno elegante e tutt’altro che grottesco racconta le avventurose vicende dell’eroico cavallo Russell. Il già citato Mahannah sviluppa nella sua unica ma geniale pagina l’elemento sessuale, con un pittore di strada che seduce le clienti davanti ai mariti, mentre in Spiegelman uno dei personaggi si trova il pene tranciato. Persino il solitamente pudico Kevin Huizenga si diverte adattando in una pagina costruita con mano esperta un presunto annuncio di Craiglist, talmente perfetto per il suo universo narrativo (uomo cerca donna per vedere insieme l’eclissi del 2017 in Oregon) da suonare farlocco.
Ben Katchor dà una bella lettura dai connotati politici in An Evening Demonstration, ritraendo una folla inferocita che protesta con cartelli riportanti le diciture “No Fuck” e “Not Tonight Please!” sotto l’appartamento di una coppia di sposini (lui figlio di un CEO, lei figlia di un ambasciatore) invitandoli a non riprodursi per evitare la venuta al mondo di un altro ricco viziato. Il tema della morte è centrale nelle tre coloratissime pagine di Danielle Chenette, nel paginone centrale sviluppato in verticale di Chris Cilla con il suo abituale flusso di coscienza a fumetti, in Dinner Party Comics di Roman Muradov, nella geniale e spietata satira social di Katie Skelly e in due contributi che lo declinano in chiave biografica, ossia Louisianambush di E.A. Bethea sugli ultimi giorni di Bonnie & Clyde e Aix en Provence di Antoine Cossé dedicato a Cézanne.
Si muovono nei territori del quotidiano Gabrielle Bell, Sophia Foster Dimino con un delicato slice of life pregno di sottintesi (e anche qui la morte aleggia tra le vignette), Spain Rodriguez con The Conclusive Argument del 1988 recuperata direttamente dalle splendide tavole originali (da notare che Spain era apparso già in Kramers Ergot #10 in una storia-nella-storia di Kim Deitch) e Sammy Harkham, che si prende gioco delle guide How-To raccontando la giornata di un fumettista in tante microvignette. I temi si rincorrono, si alternano, si ripetono e si intrecciano, creando collegamenti segreti tra una storia e l’altra e tra un cartoonist e l’altro, come succede soltanto nelle migliori antologie. E lo stesso potremmo dire per le soluzioni stilistiche, che danno vita a connessioni intergenerazionali. Se per esempio non stupisce granché l’affinità stilistica dei due curatori (Black Feather Valley di Weissman potrebbe essere uscita da Blood of the Virgin di Harkham), è senz’altro più singolare la continuità tra la pagina di Kurtzman e quelle di Chippendale, non a caso posizionati uno dopo l’altro.
Non è dato sapere se questo albo avrà un seguito. Sulla copertina di Alex Schubert, sul sito di Brain Dead e sulle comunicazioni inviate ai distributori da Secret Headquarters non si fa mai riferimento alla numerazione. La seconda di copertina lascia invece qualche speranza, riportando nel colophon la dicitura “Peep no. 1″. Rob di Alta fedeltà chiederebbe se #1 vuol dire che ci sarà con certezza un #2 o se significa semplicemente che questo è il primo numero di Peep. Io non saprei proprio cosa rispondergli.
New New York/3 – “Froggie World” #1 di Allee Errico
“Caro lettore, benvenuto a Froggie World! Ho iniziato a fare questi fumetti autobiografici nel 2017 per costringermi a disegnare ogni giorno. Li ho postati su Instagram con l’alias @froggie.world. Scusami ma in realtà non ci sono rane in questo libro. Ciò che è iniziato come un divertente progetto collaterale alla fine è diventato un’ossessione quando ho capito la capacità del fumetto autobiografico di rivelare i meccanismi della vita, l’universo ecc. Divertiti! Baci, Allee”.
Con queste righe si apre il primo numero di Froggie World, con cui Cram Books raccoglie alcuni dei fumetti pubblicati da Allee Errico su Instagram organizzandoli non in ordine cronologico ma per tema. Il sottotitolo è Love Angel Music Bike, e infatti le situazioni ricorrenti sono – al di là di qualche breve comparsata del cane Sardine qui visto come un “angelo” – l’amore, la musica e gli spostamenti in bicicletta per le strade di New York. Questi elementi si intrecciano l’uno all’altro e sono un pretesto per dare al volumetto una struttura frammentata e non sequenziale, in modo da liberarlo dalla banalità della cronologia. La sensazione è inusuale, come se stessimo leggendo un remix di un fumetto di Gabrielle Bell, a cui Errico deve molto, non semplicemente per la data che apre ogni tavola ma anche per tono, ritmo, approccio. In Froggie World non si assiste a grandi drammi e non ci vengono raccontati eventi fondamentali della vita della protagonista: certo, ogni tanto qualcosa succede – per esempio si capisce che Allee si è lasciata con il fidanzato o si assiste ai battibecchi con un capo insopportabile e al conseguente licenziamento – ma l’attenzione è tutta sulle piccole cose. Come appunto la musica, assoluta protagonista di diverse tavole in cui vediamo Allee fissarsi con i Nine Inch Nails, immaginare di essere la moglie di Joey Ramone o avere un orgasmo mentre balla sul pavimento ascoltando i Deftones.
C’è poi la solita vita newyorkese che abbiamo imparato a conoscere in tanti fumetti autobiografici, fatta di uscite con gli amici, feste, lavori sfigati, librerie dell’usato, incontri sulle app di dating, picnic al parco. Niente di troppo diverso da quanto succede in altri paesi sviluppati del nostro Occidente, ma l’atmosfera è inconfondibilmente da Grande Mela e lo sfondo è quello che ci aspettiamo, con i ponti, le stazioni della metropolitana, le lavanderie automatiche, i deli, le case con veranda della periferia dove sono ambientati quasi tutti i fumetti (Allee vive a Ridgewood, nel Queens). E a rendere tutto così newyorkese ci sono anche un paio di interpolazioni fotografiche, inserite nelle tavole più recenti, a testimonianza di una pratica che sta prendendo piede in molti cartoonist di questa nuova scena.
Se è vero che i fumetti di Allee devono più di qualcosa a illustri concittadine avvezze al fumetto autobiografico – potremmo considerarla una discendente diretta della Bell o una Julia Wertz più punk – la narrazione procede in modo tutt’altro che derivativo. Anzi, Errico è dotata di una freschezza e di un dono della sintesi fuori dall’ordinario, tanto che Froggie World #1 risulta una lettura a tratti esaltante per la grazia nel raccontare e la capacità di veicolare emozioni con estrema naturalezza. Alcune pagine in particolare sembrano degli haiku per come riescono a comunicare un’idea o una sensazione con quattro vignette, un disegno appena accennato e pochissimo testo.
Ai contenuti già di per sé godibilissimi si aggiunge una dimensione estetica forse ancor più interessante. Dato che le tavole sono pubblicate in ordine tematico e non cronologico, sfogliando le pagine si osserva un segno altalenante, come è normale che sia per dei fumetti realizzati nell’arco di sei anni da un’autrice giovane e quindi in costante evoluzione. Si passa da pagine caratterizzate da un tratto talmente frenetico da risultare abbozzato per giungere ad altre più dettagliate, ricchissime di linee e testi. Guardando la data indicata in alto a destra di ogni tavola si possono ricostruire le capriole stilistiche della cartoonist newyorkese, che di volta in volta si diverte a sperimentare soluzioni diverse, come l’uso del carboncino risalente alla prima metà del 2022, il tratteggio incrociato che domina alcune riuscitissime tavole della prima metà del 2023 o una serie di pagine più recenti che utilizzano vignette lunghe e strettissime strabordanti di testo. Una citazione particolare la meritano alcuni primi piani, sorta di autoritratti che aprono squarci di eleganza in un insieme volutamente grezzo.
Errico era già apparsa nel #42 di Smoke Signal (ne ho parlato qui) e ancor prima in un’altra pubblicazione della casa editrice di Andrew Alexander, ossia Cram #2, con la bellissima storia breve Herpes Outbreak, che merita a sua volta di essere recuperata (e d’altronde anche il resto dell’antologia è di altissimo livello). A Cram va un plauso per la confezione di questo Froggie World #1, con la stampa in risograph che rende ancora più sporco il bianco e nero e che si esalta quando, in una quindicina di pagine sulle 60 totali, si aprono squarci di colore. Come dico raramente, perché raramente succede, quando un fumetto mette insieme contenuti, disegno e stampa in un unicum indivisibile, beh, siamo davvero davanti a un grande fumetto.
“Hate” e “Peepshow” pre-order
No, non siamo negli anni ’90 ma nel 2024 e per di più nel futuro, ossia a giugno, quando uscirà per Fantagraphics il primo numero di una nuova miniserie in quattro parti a firma Peter Bagge, dedicata a Buddy Bradley e ai comprimari della sua gloriosa serie Hate. Ma i colpi di scena non si fermano qui, perché il mese successivo, insieme al secondo numero di Hate Revisited!, verrà distribuito nelle fumetterie americane sempre via Fantagraphics il #15 di Peepshow, la serie di Joe Matt ferma dal 2006 e che vede ora una inaspettata quanto purtroppo postuma prosecuzione.
Non potevo ovviamente lasciarmi sfuggire queste novità, dato che sul sito ho parlato ripetutamente e persino approfonditamente sia di Bagge che di Matt. Su Hate ho realizzato un lunghissimo speciale raccontandone prima gestazione e sviluppi in A History of Hate e mettendo poi insieme una serie di curiosità, mentre su Joe Matt ho pubblicato un approfondimento in tre parti incentrato ovviamente su Peepshow, serie che coincide in gran parte con la bibliografia dell’autore. E poi c’è stato il post più triste di tutti, ossia questo piccolo necrologio scritto in occasione della prematura scomparsa di Matt il 18 settembre scorso.
Ecco dunque che sono disponibili in pre-order nella sezione Just Indie Comics del negozio online di Risma Bookshop l’abbonamento alla serie Hate Revisited! e il #15 del Peepshow di Joe Matt. Trattandosi di comic book vecchio stile, si tratta di prodotti che viaggiano nel circuito delle fumetterie statunitensi e di quelle (poche) fumetterie italiane che ancora importano materiale dall’estero. Non saranno facilissimi da trovare dopo la pubblicazione, quindi se vi interessano vi conviene ordinarli da subito. Anzi cercate di sbrigarvi che il tempo stringe, dato che il pre-order sarà aperto soltanto fino a venerdì 10 maggio.
Chiudo con qualche piccola anticipazione. Hate Revisited! alternerà storie in bianco e nero su Buddy Bradley e compagni ambientate ai tempi della serie originaria, dunque tra la Seattle degli anni ’90 e il New Jersey, a storie a colori ambientate ai giorni nostri sul genere di quelle già viste nei vari Hate Annual. Peepshow #15 racconterà invece il trasferimento di Matt a Los Angeles nel 2003 e il suo tentativo di trasformare Peepshow in una serie HBO. Una curiosità: nonostante fossero passati ben 17 anni dal precedente numero di Peepshow, Matt non aveva ancora finito di lavorare su questo nuovo comic book quando è stato colpito da morte improvvisa. Le ultime pagine del fumetto non erano state inchiostrate e ci ha pensato l’amico Chester Brown a passare la china in modo da poter permettere la pubblicazione di quest’ultimo fumetto di Joe Matt. E ora, come al solito, via ai link per i pre-order!
ABBONAMENTO HATE REVISITED! DI PETER BAGGE PRE-ORDER