I migliori 16 fumetti del 2016

(English text)

Lo scorso anno avevo pubblicato, con notevole dedizione, ben tre classifiche del meglio del 2015, suddivise tra fumetti italiani, libri stranieri e comic-book ancora stranieri. Per l’anno appena trascorso un po’ di lassismo mi ha impedito di essere così dettagliato e quindi, in grande ritardo rispetto ai siti più in voga, mi limito a postare una lista dei 16 libri che mi sono piaciuti di più tra quelli che sono riuscito a leggere. Sì, il numero è un po’ strano ma 10 mi sembravano pochi e 20 troppi, e 15+1 è invece un buon numero nell’anno in cui è uscito il nuovo fumetto di Daniel Clowes, che per me è sempre fuori concorso. E poi 16 per il 2016 suona bene. Non ho fatto distinzioni di genere, nazionalità, formato e data di pubblicazione, pertanto troverete in lista materiale nuovo, ristampe, antologie, corposi volumi e comic book spillati. E come al solito si tratta di materiale prevalentemente americano, come il nome di questo sito lascia facilmente intuire.

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Agony di Mark Beyer (New York Review of Books) – Direttamente dal 1987, anno in cui fu pubblicato come one shot della rivista Raw, torna in un’edizione praticamente identica all’originale questo fondamentale volumetto di Mark Beyer. Il merito è della New York Review of Books, che proprio con Agony ha inaugurato una meravigliosa collana di fumetti incentrata su ristampe di materiale introvabile e sulla traduzione di materiale straniero poco conosciuto negli Stati Uniti. Il libro segue le vicissitudini di Amy e Jordan, i due protagonisti che nel corso di queste 173 pagine vengono licenziati, inseguiti, decapitati, smembrati, spediti sotto terra, lanciati in aria e così via, in un trionfo di sciagure sapientemente descritte da un tratto brut e fuori dagli schemi.

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Amore di lontano di Martoz (Canicola Edizioni) – Già presente nella mia classifica dello scorso anno con Remi Tot in Stunt, Martoz colpisce ancora con un nuovo corposo volume edito da Canicola. Amore di lontano è un poema cavalleresco che guarda alla tradizione fumettistica italiana popolare e d’autore, facendola esplodere in vignette cubiste e ipercinetiche. Ma non fatevi ingannare dal piglio sperimentale, dai riferimenti colti e dalle scene di sesso, perché questa è essenzialmente una storia d’amore. Ne ho parlato in maniera più approfondita in questo post.

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Beverly di Nick Drnaso (Drawn and Quarterly) – Raccolta di sei storie brevi di Nick Drnaso più o meno collegate tra loro, Beverly unisce la rigidità formale alla Chris Ware con i temi del cinema di Todd Solondz per mettere in scena la difficoltà di relazionarsi all’altro. Meschinità nascoste, razzismo, ipocrisia e vuoto esistenziale vengono raccontati senza sensazionalismi, con uno stile volutamente monocorde sia nel disegno che nei contenuti. Per me uno dei libri rivelazione dell’anno, a opera di un autore che a soli 27 anni è già più di una semplice promessa. Per ulteriori dettagli vi rimando qui. Il volume è stato pubblicato anche in Italia da Coconino.

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Blammo #9 di Noah Van Sciver (Kilgore Books) – Qualcuno noterà che sono fissato sempre con gli stessi autori, ma come potrei tenere fuori il nuovo numero di Blammo da questa lista? Come sempre poliedrico, Van Sciver alterna autobiografia, adattamenti di favole, intermezzi comici e le solite storie dei “suoi” perdenti. L’apice viene raggiunto nelle dieci pagine ambientate a White River Junction durante il soggiorno al Center for Cartoon Studies, che utilizzando una struttura più libera e fluida del solito fanno pensare a nuovi e interessanti sviluppi per la produzione del nostro.

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Christmas in Prison di Conor Stechschulte (autoprodotto) – Anche di Conor Stechschulte ho parlato più e più volte, dato che si tratta di uno dei miei cartoonist contemporanei preferiti. Questo volumetto di 96 pagine è stampato e rilegato a mano con cura utilizzando tecniche diverse (risograph, serigrafia, offset) e raccoglie una serie di “pezzi” su alcuni dei temi cari all’autore, come voyeurismo, controllo, metanarrazione. Splendida l’ultima storia che inizia con una struttura narrativa per poi sfociare in una serie di interrogativi esistenziali di intensità crescente. Per saperne di più leggete questa recensione.

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Dôme di autori vari (Breakdown Press/Lagon) – La migliore antologia dell’anno, capace di battere anche Kramers Ergot #9 (non un gran numero per Kramers Ergot, ma sarebbe da parlarne a parte) è per me Dôme, frutto della collaborazione dei francesi di Lagon e degli inglesi di Breakdown Press. Il volume, tutto in risograph e di grande formato, è stato stampato dal vivo durante l’ultimo festival di Angoulême. Dentro storie brevissime, a volte di una sola pagina, di autori come Lando, Simon Hanselmann, Dash Shaw, Antoine Cossé, Michael DeForge, Olivier Schrauwen, Joe Kessler, Richard Short. Il materiale tutto di altissimo livello e la scelta di ospitare nelle pagine centrali un’appendice in forma di singola striscia delle diverse storie contribuiscono a creare un esempio di coerenza estetica davvero raro a vedersi. L’antologia è stata stampata in sole 500 copie ed è da tempo esaurita. Ne ho parlato più dettagliatamente qui.

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Dream Tube di Rebekka Dunlap (Youth In Decline) – Una delle sorprese più piacevoli del 2016, questo volume targato Youth In Decline raccoglie tre fumetti di Rebekka Dunlap indiscutibilmente contemporanei per grafica e contenuti ma che per spirito e atmosfere sembrano usciti da un vecchio numero di Garo. Tra nuove tecnologie, stregoneria e fantascienza le pagine vanno avanti per associazioni di idee, dettagli e intermezzi, creando un flusso di coscienza per immagini che trascina il lettore in un mondo impossibile da comprendere del tutto ma incredibilmente affascinante.

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Exits di Daryl Seitchik (Koyama Press) – Prima opera sulla lunga distanza di Daryl Seitchik, nota finora per la serie Missy, Exits ripropone le tematiche care all’autrice ribaltandone però la dimensione estetica. La trovata iniziale della ragazzina che diventa invisibile sembra un po’ alla DeForge ma lo sviluppo è ben diverso. Exits è un fumetto apparentemente semplice ma profondo, maturo e ricco di sfaccetature, capace di trasmettere quel senso di divertente inquietudine esistenziale che è la cifra stilistica della Seitchik. E in grado di mostrare il processo di crescita di un’autrice giovane ma che ha già voglia di mettersi in gioco. Per qualche parola in più vi rimando a questa puntata di Misunderstanding Comics.

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Gulag Casual di Austin English (2dcloud) – Utilizzando un’estetica tutta sua, debitrice più alle avanguardie storiche e all’espressionismo astratto che ad altri fumetti, Austin English racconta storie di tensioni quotidiane, in cui forze aggressive provenienti dall’esterno invadono spazi familiari e rassicuranti. Ma non si arriva mai al dramma in queste pagine, perché i protagonisti sono figure che compiono delle azioni e non soggetti con una propria personalità. Gulag Casual è un altro colpaccio dell’ottima 2dcloud di Minneapolis, una delle case editrici più interessanti del momento. Ne ho parlato in maniera leggermente più approfondita qui.

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Hellbound Lifestyle di Alabaster Pizzo e Kaeleigh Forsyth (Retrofit Comics) – Forse l’opera più leggera tra quelle in lista, Hellbound Lifestyle è un diario frutto della collaborazione di una scrittrice (la Forsyth) e una cartoonist (Abalaster). Qui lo definivo come “un fumetto divertentissimo scandito da note e conversazioni tratte da uno smartphone, pieno di situazioni assurde, di buoni propositi finiti male, di ragionamenti contorti e soprattutto di idee, idee, idee una dietro l’altra che ci si potrebbero riempire tanti altri fumetti o intere stagioni di serie tv”. Una di quelle cose che quando le leggi poi la tua giornata è migliore.

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July Diary di Gabrielle Bell (gabriellebell.com) – Il 2015 ci aveva privato dell’ormai tradizionale diario di luglio di Gabrielle Bell, che nel 2016 è tornato più scintillante che mai. La Bell è una delle mie cartoonist preferite in assoluto e tempo fa ho spiegato perché in questo articolo per Fumettologica. In più il nuovo diario, di recente uscito anche in versione cartacea per Uncivilized Books sotto il titolo Get Out Your Hankies, sperimenta la spontaneità più totale dato che l’autrice si è data la regola di evitare interventi di editing e di riscrittura. Leggetevelo e non ve ne pentirete, in attesa di Everything is Flammable, nuovo fumetto inedito di 160 pagine in uscita ad aprile sempre per Uncivilized.

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Patience di Daniel Clowes (Fantagraphics Books)  – Non ha ricevuto recensioni poi così entusiastiche l’ultima attesissima opera di Daniel Clowes, probabilmente per la sua trama quasi hollywoodiana, la sua struttura più tradizionale, i disegni meno dettagliati del solito. Eppure per me Patience è non solo l’ennesimo capolavoro dell’autore di Ghost World e David Boring ma anche la sua opera dal maggiore impatto emotivo, quella che più di tutte riesce a emozionare e addirittura a commuovere. Non dico altro perché ne ho parlato approfonditamente in questa recensione.

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Puke Force di Brian Chippendale (Drawn and Quarterly) – Visto anni fa a puntate sul sito della Picture Box, Puke Force era rimasto incompiuto per lungo tempo, senza mai trovare la strada della pubblicazione cartacea. Ci ha pensato Tom Devlin, ex Highwater Books e ora in forza alla Drawn and Quarterly, a convincere Chippendale a mettere da parte per un po’ l’attività di batterista e voce dei Lightning Bolt così da concludere questa epopea fantasy malata che forse è quanto di meglio uscito dal gruppo di Fort Thunder insieme a Multiforce di Mat Brinkman. E il fatto che il 2016 abbia visto anche l’uscita di un nuovo mini-comic autoprodotto, l’ottimo Atrophy Life, lascia ben sperare per un ritorno in pianta stabile di Chippendale all’attività di fumettista.

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Safe Space #2 di Alessandro Galatola (autoprodotto) – Uno dei migliori fumetti italiani dell’anno in realtà non esiste. Pubblicato in soli 10 prototipi, Safe Space #2 è ancora in cerca di un editore e sarebbe il caso che lo trovasse, perché le storie disegnate dal pugliese Alessandro Galatola uniscono le nuove frontiere del fumetto all’immaginario “altro” degli anni ’80 creando uno stile proprio fatto di una scrittura densa, sghemba, mai banale. Ne ho parlato di recente presentando Dio di me stesso, storia inedita tratta proprio da quello che è – o meglio sarà – Safe Space #2. Fuori da ogni convenzione di genere, dai tentativi di neorealismo, dal raccontare “tanto per”, questi sono fumetti viscerali che vengono dall’anima del loro giovane autore.

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Sirio di Martin López Lam (Fulgencio Pimentel) – Martin López Lam è un fumettista peruviano che risiede da anni in Spagna, dove anima la scena underground con la sua etichetta Ediciones Valientes e il festival Tenderete. In più Martin è ben conosciuto in Italia per le numerose iniziative di cui è stato protagonista durante la residenza all’Accademia di Spagna di Roma e l’ultimo BilBOlbul. Tutto questo attivismo non deve però far trascurare la sua produzione artistica, di cui Sirio è splendido esempio. La storia inizia come un giallo ma prosegue descrivendo personaggi che girano intorno a se stessi sullo sfondo di una torrida estate, in un’atmosfera densa, fatta di attese e magnificamente illustrata nei toni del blu e dell’ocra. Trovate qualche parola in più in questo post.

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Soft City di Pushwagner (New York Review of Books) – Altro lodevole recupero della New York Review of Books, questo elegante hardcover con grafica di Chris Ware ristampa il volume pubblicato in Norvegia dalla No Comprendo Press. Era l’inizio degli anni ’70 quando l’artista norvegese Pushwagner dava vita a un fumetto quasi muto pieno di uomini tutti uguali che vivono in enormi complessi residenziali con le loro famiglie perfette e vanno a lavoro nelle loro macchine una identica all’altra. Una delle migliori rappresentazioni dell’alienazione metropolitana in forma di fumetto, disegnata con linee soffici e liquide che sono già metafora del conformismo capace di insinuarsi sotto la pelle dell’uomo contemporaneo. Ne avevo parlato qui in occasione della mostra di Pushwagner al Fumetto Festival di Lucerna del 2015.

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