All Time Comics di ieri e di oggi

Debutterà nelle fumetterie americane il prossimo 30 aprile la seconda serie della linea All Time Comics, che con l’occasione lascia la Fantagraphics per passare a Floating World. Un salto di qualche centinaio di chilometri, da Seattle a Portland, per un rilancio che prevede anche la ristampa in volume dei primi sei albetti usciti tra il 2017 e il 2018. La seconda stagione vedrà ancora al timone il demiurgo Josh Bayer, accompagnato questa volta da Josh Simmons, noto per il Black River visto anche in Italia per 001 Edizioni e per le sue orrorifiche storie brevi raccolte in volumi come Flayed Corpse and Other Stories, e dal disegnatore Trevor Von Eeden, conosciuto per il suo lavoro alla Dc Comics su serie come Thriller, Batman e Green Arrow. Von Eeeden, uno che negli anni ha saputo rompere gli schemi della classica tavola da fumetto di supereroi, raccoglierà il testimone lasciato nella prima “stagione” (come si dice oggigiorno) dal compianto Herb Trimpe e da Al Milgrom, vecchie glorie del fumetto supereroistico. Infatti l’idea iniziale era quella di creare un nuovo universo dal tono retrò e radicale al tempo stesso, grazie alla collaborazione tra autori contemporanei di area indie/alternative/underground e disegnatori storici dei fumetti Marvel/Dc. Il tutto calando direttamente il lettore nella narrazione, come se i personaggi esistessero già da tempo e si stesse leggendo un numero qualsiasi della loro serie regolare, con tanto di finte pubblicità di costumi, videogiochi e giocattoli. E con un approccio viscerale, che tendeva soprattutto al caos, a volte al trash, senza quell’idea di metanarrazione e di organicità che è appartenuta a progetti ben più consapevoli come il 1963 di Alan Moore e soci. Della prima stagione avevo parlato più volte da queste parti (per esempio nel ricordo di Herb Trimpe a firma Josh Bayer e nella mini-recensione di Crime Destroyer #1), con l’idea di tornare prima o poi su tutti gli albi pubblicati. Mi sembra che adesso sia arrivato il momento giusto per farlo, ricapitolando cosa è successo fino a oggi.

Crime Destroyer #1 di Josh Bayer (storia), Herb Trimpe (matite), Benjamin Marra (chine) – Reduce di guerra, Stem DeFrieze torna nella sua Swan City per trovarla devastata dalla malavita. Quando gli viene massacrata la famiglia davanti agli occhi, Stem diventa Crime Destroyer, una sorta di incrocio tra Batman e The Punisher dedito a combattere i malvagi con un costume dotato di pugni sganciabili posizionati sulle spalle. In questo albo lo vediamo in trasferta a Optic City per salvare la figlia del suo ex commilitone Titan, portata nei tunnel sotterranei della città dai membri di un minaccioso culto chiamato Wotan, che la vogliono sacrificare al dio Samhain. A intervenire nella lotta tra il demoniaco White Warlock e il nostro ci sarà anche Atlas, altro eroe dell’universo ATC. Se l’abbondanza di didascalie e la trama tutt’altro che originale creano un’atmosfera anni ’70, il disegno dell’accoppiata Trimpe-Marra è al contrario di una modernità e di una potenza eccezionali. Da segnalare che l’albo è l’ultimo disegnato da Trimpe, storico artista Marvel noto soprattutto per le sue storie di Hulk, prima della sua scomparsa nell’aprile del 2015. Trimpe è un artista ingiustamente considerato minore all’epoca e che qui fa capire benissimo di che pasta è fatto, firmando quello che è senz’altro l’albo migliore del lotto.

 

Bullwhip #1 di Josh Bayer (storia e testi), Benjamin Marra (storia e disegni), Al Milgrom (chine) – Se in Crime Destroyer l’ospite d’eccezione era Trimpe, qui è invece Al Milgrom, altra istituzione della Marvel dei tempi d’oro, noto per il suo lavoro su Spider-Man e gli Avengers. La protagonista è un’eroina in costume e stivali che combatte i nemici a colpi di frusta, con tutti i sottotesti sessuali del caso. Si insinua tra queste pagine, al contrario che in Crime Destroyer, una satira di alcune situazioni del fumetto di supereroi classico che penalizza la mimesi a favore della rilettura postmoderna di cui Marra è maestro. Bullwhip se la deve vedere sia con un nemico panzuto e anti-femminista chiamato senza mezzi termini Mysoginist (“Non mi importa quante volte mi frusterai, non riuscirai a rovesciare il patriarcato!”) che con un’invasione di vampiri dal futuro. Per quanto riguarda i disegni, paradossalmente risultava più moderno lo stile di Trimpe che quello di Marra, qui decisamente schematico, mentre le chine di Milgrom aggiungono quel tocco artigianale, schietto ed essenziale che fa tanto albo mensile della Marvel anni ’80. L’assurdità della trama diverte e intrattiene, con diversi momenti sopra le righe che un tempo sarebbero stati tagliati per non incorrere nella scure del Comics Code.

Atlas #1 di Josh Bayer (storia) e Benjamin Marra (storia e disegni) – Primo albo senza guest star ai disegni, Atlas vede protagonista l’eroe più tradizionale della linea ATC. Johnny Rammond acquisisce i poteri dell’anti-materia quando entra in contatto con alcuni macchinari alieni e inizia a combattere il crimine con l’aiuto del suo sidekick Tobey, anch’egli già visto su Crime Destroyer #1. In queste pagine se la deve vedere con Daniel Walker, un politico dotato di poteri di persuasione capace di farsi approvare dal Congresso il Colony Project, un’idea spacciata a difesa della sicurezza nazionale ma che in realtà consiste – non si sa bene perché – nel creare un gigante sfasciatutto fatto di ragni. Nel frattempo un altro nemico di Atlas, quel Raingod già visto dietro le quinte di Bullwhip #1, cerca di colpire il nostro facendo del male alla sua fidanzata-giornalista Suzi Lyans. Atlas mi sembra al momento il personaggio meno interessante tra quelli creati da Bayer e soci, nient’altro che un Superman con la paura e la mancanza di autostima al posto della kryptonite. Valgono il prezzo del biglietto qualche tocco retrò che viene dritto dritto dai fumetti EC Comics e la sequenza in cui Tobey, per raggiungere Atlas in prigione e aiutarlo così ad evadere, si fa arrestare tirando un mattone contro una vetrina, rubando una borsa a una vecchietta e… alzando la gonna a una ragazza per strada.

Blind Justice #1 di Josh Bayer (storia), Josh Bayer, Rick Buckler, Sabin Cauldron, Al Milgrom e Jason T. Miles (disegni) – In una serie che riprende lo stile dei supereroi di una volta non poteva mancare il numero disegnato da ben cinque artisti diversi, prassi utilizzata alla Marvel quando i disegnatori erano in ritardo con le consegne e le scadenze si avvicinavano. Il feticismo per certo fumetto anni ’70-’80 arriva a coinvolgere addirittura Rick Buckler, ossia il figlio del ben più famoso Rich Buckler (con la H e non con la K) conosciuto per il lavoro con Don McGregor su Black Panther e con Peter David su The Spectacular Spider-Man, scomparso nel 2017. La strampalatissima storia vede protagonista Justice, un eroe bendato che ricorda un po’ Omega The Unknown di Steve Gerber e un po’ The Question di Steve Ditko. Il nostro si finge malato per essere ospitato da un centro per disabili mentali di Optic City allo scopo di proteggere la donna di cui è innamorato. Quando lei e il suo capo, il dottor Whetcroft, partono per un’oscura missione via mare, Justice li segue e si trova ad avere a che fare con dei pirati, un naufragio e un’isola piena di criminali pronti a stuprare e uccidere, guidati da un tizio chiamato The Revenger. Ma Justice ha il potere di evitare ogni proiettile e riuscirà ovviamente ad avere la meglio, in un crescendo di situazioni a volte sin troppo improbabili, accompagnate da colori irreali e da un disegno che definire discontinuo è poco. Insomma, alla fine Blind Justice #1 è un gran casino ma ci si diverte lo stesso.

Crime Destroyer #2 di Benjamin Marra (storia e disegni) e Josh Bayer (storia) – Quasi interamente realizzato da Marra, il secondo numero di Crime Destroyer ha tutt’altro tono rispetto al primo e riesce a essere godibile pur non raggiungendo il livello del suo predecessore. Questa volta il protagonista se la deve vedere con P.S.Y.C.H.O., supercattivo che nella sequenza di apertura tenta di ghigliottinare sei giudici con un colpo solo per poi rapire la figlia del sindaco e portarla in un ex manicomio criminale trasformato nella sua base operativa che sa tanto di Arkham Asylum. Tra le righe si insinuano discorsi su giustizia, vigilanti, corruzione e via dicendo, con scontri tra forze dell’ordine e politici in cui alla fine si inserisce anche Raingod, questa volta accompagnato da un altro cattivo vestito da Ku Klux Klan in rosso e che si fa chiamare Krimson Kross. E intanto anche quel Revenger visto nelle pagine di Blind Justice #1 è arrivato in città…

Blind Justice #2 di Josh Bayer (storia), Noah Van Sciver (disegni), Al Milgrom (chine) – Se qualche anno fa mi avessero detto che avrei visto Noah Van Sciver inchiostrato da Al Milgrom mi sarei messo a ridere. E invece la linea ATC ci regala anche questo nell’ultimo albo della prima stagione, dedicato ancora al supereroe finto lobotomizzato ma giustiziere schiva-proiettili bendato Justice, qui alle prese con un serial killer massacratore di famiglie con un ciuffo sulla fronte e in qualche modo connesso alla Stakecorp, una sorta di LexCorp guidata da un tizio con una nuvola di fumo al posto della testa. La storia va dritta al dunque lasciando per strada un’interessante sotto-trama destinata a svilupparsi in future puntate che probabilmente non verranno mai pubblicate. La combo Van Sciver-Milgrom funziona alla perfezione soprattutto nelle pagine prive di azione ma in generale si difende bene per tutta la durata dell’albetto, anche grazie al lavoro ai colori di altri due autori underground come Paul Lyons e Jason T. Miles. E Justice si conferma come l’eroe con più potenziale del lotto.

Nel complesso questi primi sei albi hanno regalato l’emozione di rileggere storie di supereroi tipicamente anni ’70-’80, per lo più metropolitane, piene di violenza e di azione, a volte torbide, altre ingenue. Non tutto è riuscito in quanto visto finora, anzi, il progetto è stato realizzato con un piglio sin troppo punk e ha evidenziato una certa discordanza di approccio, con qualche alto e diversi bassi raggiunti nelle diverse uscite. Ma tutto ciò ha contribuito a rafforzare la mimesi, a ricreare uno spirito, a dare al lettore quel brivido di comprare un classico comic book di una volta, capace anche di rivelarsi trash o assurdamente insensato ma comunque genuino. D’altronde proprio queste erano le intenzioni iniziali di Josh Bayer e di suo fratello Samuel, regista di videoclip che tanta parte ha avuto nella fase progettuale della linea All Time Comics (per approfondire potete leggere questa intervista di fine 2016 su CBR). E che questo approccio a una materia bassa e popolare sia forse oggi più interessante di tante riletture post-moderne piene di strizzatine d’occhio al lettore ma prive di sostanza? Difficile dare una risposta netta, anche se sono convinto che in questo caso il risultato finale, per quanto io sia rimasto affascinato dall’operazione, potesse essere di gran lunga migliore, visti anche i nomi (di ieri e di oggi) coinvolti. Se poi volete farvi la vostra opinione, come accennato in apertura questi primi sei comic book verranno ristampati in volume da Floating World il prossimo giugno.

La seconda tornata, intitolata All Time Comics Zerosis Deathscape, presenterà a quanto sembra un approccio diverso. Con il contributo di Simmons, uno che di storytelling se ne intende, l’idea è quella di dar vita non più ad albetti separati apparentemente tratti da una serie più lunga a noi sconosciuta, ma di creare una narrazione continuativa in cui vengono ripresi spunti della prima serie coinvolgendo tutti i personaggi protagonisti. Le poche pagine viste finora lasciano presagire una trama degna dei classici cross-over cosmici alla Crisis o Secret Wars (o anche alla Cosmic Odyssey o Infinity Gauntlet) con qualche richiamo ad atmosfere horror pre-Comics Code. Torna il futuro distopico dominato dai vampiri già visto in Bullwhip #1 con la figura del Time Vampire Scientist e fa la sua prima apparizione The Red Maniac, un nuovo supercattivo con cui se la dovranno vedere Crime Destroyer, Bullwhip, Atlas e Justice. Il numero zero, in uscita a fine aprile, vedrà ai testi Bayer e Simmons, con quest’ultimo che si occuperà anche dei disegni (con le chine di Ken Landgraf), passando poi il testimone a Von Eeden a partire dal numero uno. Non mancheranno anche in questo caso delle guest star più o meno a sorpresa: se quasi scontato è il ritorno di Benjamin Marra e non stupisce più di tanto la collaborazione di un autore come Thomas Toye, colpisce la presenza di autrici che si muovono su altre frequenze come Julia Gfrörer e Gabrielle Bell. Insomma, ne vedremo delle belle e con alcuni di voi le vedremo insieme: All Time Comics Zerosis Deathscape #0 sarà infatti spedito agli abbonati in uno dei prossimi invii del Just Indie Comics Buyers Club 2019.

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