“The Dim Reverberation of the Chaosholder”

(English text)

arallu cover

di Arallū, Hollow Press, gennaio 2016, spillato, 32 pagine, 34 x 24 cm, euro 17

Dopo Largemouths di Gabriel Delmas, opera di quasi 700 pagine interamente muta, la Hollow Press tenta un’altra coraggiosissima sfida editoriale con una saga in otto parti realizzata da un autore sconosciuto, noto solamente come Arallū. Il primo “sigillo” di The Dim Reverberation of the Chaosholder è uscito da qualche settimana con il titolo A Crippled Baby ‘n’ the Obsidian Golem, Towards the She-Outcast, confermando la predilezione per i titoli lunghi già evidenziata dall’antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds.

Nota: L’albo è in vendita, come gli altri libri della Hollow Press, nel negozio on line di Just Indie Comics. Inoltre il sottoscritto ha collaborato con la casa editrice per Toxic Psycho Killer di Paolo Massagli.

Presentato dall’editore come un “dungeon crawler comic”, The Dim Reverberation of the Chaosholder è un viaggio alienante in una realtà sotterranea e altra. L’effetto di straniamento claustrofobico è raggiunto da Arallū attraverso due fondamentali stratagemmi narrativi. Il primo e più evidente è l’uso della prospettiva in prima persona, simile a quella di un videogioco, che rende il lettore tutt’uno con il protagonista, il Golem di Ossidania, di cui riusciamo a vedere soltanto braccia e gambe quando entrano nel suo campo visivo. Il secondo è rappresentato dagli ossessivi monologhi di N’tar, logorroico mostriciattolo che guida il Golem tra i cunicoli del dungeon, portando avanti il compito assegnatogli dal misterioso Hasabbāh. Il lettore è coinvolto in un’esperienza totale, immersiva, tanto che sfogliando le pagine sembra di respirare la polvere e l’umidità dei sotterranei. Si trova sostanzialmente nella stessa situazione del protagonista, sempre in silenzio, passivo, in grado solo di seguire N’tar e di ascoltare la sua litania, piena di termini singolari, di riferimenti a eventi ancora indefiniti ma di sicuro fondamentali per lo sviluppo della narrazione. Su tutti il Disordine, indice di un’era precedente a quella in cui sono ambientate le vicende di questo primo capitolo, segnata forse da qualche evento apocalittico.

Arallū non si dilunga in spiegazioni ma ci fa entrare senza esitazioni nel suo universo, ricco di riferimenti a mitologie inusuali rispetto alle coordinate abituali del fumetto mainstream, dato che guarda ad Oriente con uso di termini persiani, armeni, turchi o babilonesi volutamente storpiati: basti pensare ad Hasabbāh, il cui nome risulta una crasi di Hassan-i Sabbah, capo della Setta degli Assassini attiva in Persia agli inizi del secondo millennio e noto ai più per l’uso letterario che ne fece William Burroughs. Non bastano tuttavia questi elementi per darci una connotazione precisa dell’era e nemmeno del mondo in cui ci troviamo: ciò che sappiamo è che una realtà talmente retrograda e oscura che i suoi abitanti misurano lo scorrere del tempo con la rigenerazione delle ferite che si autoinfliggono.

Oltre alla narrazione in sé – densa di testo, complessa, intrigante – piace di The Dim Reverberation la capacità di inserirsi con precisione chirurgica nel filone dei fumetti Hollow Press, contribuendo a dare forza e coesione al catalogo della casa editrice di Michele Nitri. Qui troviamo in modo particolare dei punti in comune con i lavori di Mat Brinkman e di Miguel Angel Martin. Del primo sono riprese soprattutto le atmosfere di Multiforce, a sua volta ambientato in un mondo sotterraneo del tutto peculiare, anche se rappresentato con un approccio più ironico e meno solenne. Del secondo viene in mente proprio la saga serializzata a puntate su Under Dark Weird Fantasy Grounds, soprattutto per il sottotesto sessuale presente anche qui con i riferimenti a “feticci” e “eccitazioni dell’anomalia”.

Originale, quasi alieno rispetto al contesto del fumetto indie e underground odierno, The Dim Reverberation conferma la sua singolarità nella confezione. Spillato, in formato orizzontale 24 x 34 cm, si caratterizza infatti per l’alta qualità della carta tintoretto da 200 grammi e per l’uso di una vernice traslucida che impreziosisce alcuni dettagli per tutte le 32 pagine del volume. La copertina con i risvolti fa il resto, restituendo nel complesso una cura e un’eleganza davvero notevoli. All’interno l’approccio grafico è inquietante nel disegnare in modo ossessivo lo scenario desolato del dungeon e i suoi strani abitanti. Magari qualche dettaglio, soprattutto riguardo all’anatomia dei personaggi, poteva essere curato meglio, ma mi sembra che l’autore prenda sempre più confidenza con il passare delle pagine, riuscendo a costruire uno stile essenziale ma piacevolmente inconfondibile che culmina nella scena finale, quella dell’incontro con la She-Outcast. Anche la doppia pagina con la riproduzione del “quartiere degli avviziati” è particolarmente riuscita e ricorda Scaffold del duo Most Ancient, fumetto che per atmosfera e soluzioni grafiche ha diversi punti di contatto con questo The Dim Reverberation.

Come tutti i titoli Hollow Press, l’albo è pubblicato in inglese ma questa volta viene distribuito con la traduzione italiana e giapponese in allegato, in modo da consentirne una diffusione capillare. Una diffusione che meriterebbe davvero, per coraggio, originalità e capacità di inserirsi in un catalogo sempre più folto ma al tempo stesso compatto, che a breve comprenderà anche Crystal Bone Drive di Tetsunori Tawaraya e Fobo di Gabriel Delmas.

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