Let’s make a list – 19/01/2016

Riprendo dopo una lunga sosta la solita rubrica di notizie, segnalazioni e link vari. Non so in realtà quando e quanto riuscirò a fare post di questo genere nel corso del 2016, che mi vedrà impegnato su progetti vecchi e soprattutto nuovi. E dato che avrò poco tempo a disposizione, preferirò magari dedicarlo a recensioni, articoli di approfondimento e interviste piuttosto che alle news.

Come molti siti, anche io ho pubblicato alla fine di quest’anno una serie di “Best of” del 2015, che ho diviso tra i migliori fumetti pubblicati in Italia, i migliori comic-book/serie regolari/antologie usciti all’estero e i migliori volumi stranieri. Sì, so benissimo che soprattutto le liste straniere sono del tutto americanocentriche, ma come ho già spiegato Just Indie Comics si occupa per lo più di fumetti americani, anche perché altrimenti si chiamerebbe Seulement Comics Indépendants o qualcosa del genere. Se volete comunque dare un’occhiata a una lista più ampia e strutturata della mia, vi consiglio quella di Paul Gravett, che divide con estrema precisione i diversi fumetti usciti quest’anno nelle categorie British Graphic Novels, American Graphic Novels, International Graphic Novels, Foreign Language Graphic Novels translated into English, Manga, Reprints and Re-Editions, Books About Comics. Spero anche io, un giorno o l’altro, di avere il tempo nonché la forza di leggere tutto quello che riesce a leggere Paul Gravett. Ah, tra i migliori fumetti internazionali c’è anche il nostro Vincenzo Filosa con Viaggio a Tokyo pubblicato da Canicola.

Degno di nota anche questo articolo di Paul Tumey per The Comics Journal, che propone un viaggio nei fumetti usciti quest’anno denso di riflessioni e capace di offrire parecchi spunti per scoprire qualche fumetto diverso. Da leggere anche la lista di Nick Gazin per Vice, che mette al primo posto The Hairy Who, il volume di Dan Nadel sull’omonimo collettivo chicagoano di cui spero di dirvi in maniera più approfondita un giorno o l’altro. Articolato in ben quattro parti il Best Of di Sequential State, con tanti fumetti a me ben familiari. Da non perdere anche le sempre interessanti segnalazioni del critico/fumettista Rob Kirby, che in questa immagine fotografa alcune delle sue scelte.

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Più mainstream ma comunque interessanti le liste di Mental Floss, AV Club ed Entropy, mentre se volete avere un’idea di cosa si vende in una delle librerie più fiche degli Stati Uniti, la Atomic Books di Baltimora, vi rimando al blog del negozio, consigliandovi soprattutto l’elenco dei 30 mini-comics più venduti. Il sito Columbus Alive seleziona invece 12 graphic novel realizzate da donne usciti più o meno nell’ultimo anno.

Torniamo nel nostro caro Vecchio Continente con i suggerimenti del cartoonist britannico Simon Moreton, tra cui c’è anche Garrettsville di Jenn Lisa, pubblicato in realtà nel 2014 come parte del terzo numero dell’antologia Dog City (ne avevo parlato qui). E sempre nel Regno Unito il sito del Forbidden Planet International mette insieme una serie di Best Of di critici e “addetti ai lavori”, anche qui con diversi spunti interessanti. Concludo facendo un salto in Spagna, dove Le Miau Noir ci conferma che in quanto a edizioni di materiale d’oltreoceano lì si sta molto meglio che da noi, come testimonia questo bel volume antologico dei fumetti di Julie Doucet edito dalla sempre eccellente Fulgencio Pimentel.

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Basta liste e passiamo ad altro. Il cartoonist John Porcellino ha lanciato una campagna su Patreon per raccogliere fondi a sostegno della sua attività di cartoonist, distributore e anche editore. Infatti oltre a due numeri del suo ormai storico King-Cat Comics, Porcellino ha intenzione di pubblicare nei prossimi mesi una collezione di Strange Growths di Jenny Zervakis. Se potete dategli una mano, vi assicuro che ne varrà la pena.

Reso noto il programma del Fumetto Festival di Lucerna, che celebra i suoi 25 anni in primavera, precisamente dal 16 al 24 aprile. L’ospite principale sarà Joe Sacco, mentre tra le varie mostre spiccano quelle di Lorenzo Mattotti, Joost Swarte, Tom Gauld, Caroline Sury, Frémok. I dettagli per ora sono solo in tedesco, come d’altronde la presentazione delle varie mostre, mentre dell’evento legato a Sacco si parla anche in inglese.

Il nuovo numero di Art in America è dedicato in parte ai fumetti, con un saggio di Alexi Worth su Jack Kirby, un articolo di Ryan Holmberg sulle icone pop art nel fumetto giapponese e un approfondimento sulla rivista Dune di Seattle. Chissà se riuscirò a leggerlo in un modo o in un altro.

Un po’ di interviste varie: Seth, Richard Sala, Matthew Thurber. Novità editoriali: l’editore belga Bries fa uscire una raccolta del meglio del collettivo Tieten Met Haar, intitolata Flatlands (foto in basso)Mostre: la Drawn and Quarterly arriva con una collettiva alle Galerie Martel di Parigi. E anche per questa volta è tutto.

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Il meglio del 2015 dall’estero – Seconda parte

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Seconda parte di questo speciale dedicato ai migliori fumetti che ho letto nel 2015 tra quelli pubblicati all’estero. Dopo aver selezionato i comic book e le serie regolari, passo ai volumi, sperando che quelli che devo ancora leggere non siano migliori di quelli elencati qui sotto. Come sempre i titoli sono riportati in ordine alfabetico e non di preferenza.

 

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Black River di Josh Simmons (Fantagraphics Books) – Una sorta di The Road in versione corale, Black River è un romanzo grafico potente, volutamente destrutturato, inevitabilmente nichilista. E dentro ci sono alcune delle tavole migliori mai realizzate da Simmons, decisamente a suo agio con gli scenari post-apocalittici. Altra grande prova di questo autore, che avevo già segnalato qualche giorno fa per il secondo numero di Habit.

 

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Colville di Steven Gilbert (Fourth Dimension Books) – Un comic book del 1997 rimasto senza seguito, un autore che gestisce un negozio di fumetti in Ontario, una storia potente, morbosa, inquietante. Ratigher ne ha parlato meglio di me nella recensione pubblicata qualche settimana fa su queste pagine. Non semplicemente uno dei migliori fumetti del 2015 ma uno dei migliori fumetti degli ultimi vent’anni.

 

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Drawn and Quarterly: 25 Years of Contemporary Cartooning, Comics, and Graphic Novels (Drawn and Quarterly) – Confesso di non essere ancora riuscito a leggerlo tutto, ma questo tomone di 776 pagine è imperdibile per chi come me ha formato i suoi gusti e la sua passione per il fumetto con la prima Drawn and Quarterly. Dentro vi trovate aneddoti, interviste, approfondimenti, foto d’annata e tanti tanti fumetti degli autori pubblicati nel corso di questi primi 25 anni, con delle rarità davvero notevoli.

 

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Infinite Bowman di Pat Aulisio (Hic & Hoc Publications) – Raccolta definitiva della saga dell’astronauta David Bowman con l’aggiunta di 75 pagine inedite, questo volume di Pat Aulisio prende 2001 Odissea nello Spazio nella versione kirbyana e lo rilegge come se fosse un fumetto di Fort Thunder, aggiungendo una vena dissacrante e pop. Ne ho parlato meglio qui.

 

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New Construction di Sam Alden (Uncivilized Books) – Altro volume targato Uncivilized Books a firma di Sam Alden, questo New Construction è per formato e struttura il gemello del precedente It Never Happened Again ma è molto più duro e complesso nei contenuti. All’interno Household e Backyard, due storie già viste on line e sotto forma di mini-comics, con la prima che è forse la mia preferita in assoluto tra quanto fatto finora da Alden. Da non perdere.

 

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Qviet di Andy Burkholder (2D Cloud) – Non poteva mancare un libro della 2D Cloud in questa classifica, dopo che l’anno scorso avevo inserito nel mio Best Of il magnifico Rudy di Mark Connery. Qviet è la raccolta dei fumetti di una pagina di Andy Burkholder già visti su Tumblr. Avanguardia a strisce in cui il sesso e il fumetto copulano generando orgasmi multipli di idee. Uno di quei fumetti che possono essere soltanto fumetti, se capite cosa intendo.

 

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Sky in Stereo di Mardou (Revival House Press) – Uno dei mini-comics migliori degli ultimi anni riceve il trattamento graphic novel con il primo di due volumi editi da Revival House Press. Sky in Stereo è un fumetto autobiografico pieno di inventiva, con grandi dialoghi e una scrittura sapiente, matura, emozionante. Per me si gioca il titolo di fumetto dell’anno con Colville. E in attesa della conclusione, prevista per il 2016, potete leggervi la mia intervista a Mardou.

 

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Terror Assaulter (O.M.W.O.T.) di Benjamin Marra (Fantagraphics Books) – Una satira dell’ossessione americana per il terrorismo dopo l’11 settembre che non ha paura di mescolare contenuti politici, violenza, situazioni paradossali e sesso esplicito. Il volume di Benjamin Marra è un oggetto strano, originale, controverso, realizzato in un gustoso stile pop art.

 

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Ur di Eric Haven (Adhouse Books) – “Assolutamente geniali ed esilaranti, i fumetti di Haven mixano la parodia dei supereroi, la vecchia scuola underground, le visioni di Fletcher Hanks, i ritmi delle newspaper strip e… la diarrea esplosiva. Il tutto con il gusto per l’assurdo, il paradosso e l’esagerazione che costituisce il vero leitmotiv del volume”. Così lo avevo presentato tra i migliori fumetti possibili di questo 2015 e Ur di Eric Haven ha mantenuto solidamente la sua posizione. Se esistessero più fumetti così questo sarebbe senz’altro un mondo migliore (almeno per me).

 

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Volcan (autoprodotto) – Ok, dentro c’è qualche contenuto derivativo, ma questo elegante volume in risograph con copertina serigrafata, seguito del precedente Lagon, è un oggetto magnifico pieno di colori, soluzioni grafiche, idee strabilianti, storie bizzarre e a volte inquietanti. Fumetti d’avanguardia nella tradizione dei vari The Ganzfeld, Kramers Ergot, Mould Map, con autori come Fletcher Hanks, Léo Quievreux, Aidan Koch, C.F., Olivier Schrauwen, Yuichi Yokoyama e tanti altri. Testi in francese con traduzione in inglese nel libretto allegato. Lo avevo presentato in questo post.

Il meglio del 2015 dall’estero – Prima parte

(English text)

Proseguo la mia rassegna dei migliori fumetti del 2015 con dieci titoli provenienti dall’estero. Si tratta in realtà di una prima parte, dato che qui ho selezionato i migliori comic-book, serie e uscite di antologie regolari tra quelli che sono riuscito a leggere. In un prossimo post elencherò invece i migliori libri. L’ordine è sempre alfabetico e non di preferenza.

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Blammo #8 1/2 di Noah Van Sciver (Kilgore Books) – Summa del Vansciverismo più poliedrico e a tratti bizzarro, l’ottavo numero e mezzo dell’antologico Blammo è l’ideale complemento al Saint Cole uscito in Italia per Coconino. Ne ho parlato qui.

 

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Crickets #4 di Sammy Harkham (autoprodotto) – Ancora non ho ricevuto il quinto numero di Crickets, pubblicato di recente, e sono molto curioso di vedere se Sammy Harkham è riuscito a rimanere ai livelli di questa quarta uscita, che lo vede ai vertici della sua produzione e anche del fumetto contemporaneo. Per ulteriori dettagli vi rimando alla mia recensione.

 

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Generous Bosom #2 di Conor Stechschulte (Breakdown Press) – Conor Stechschulte è uno dei più grandi autori di comics dei nostri giorni ma in pochi se ne sono accorti. Sicuramente la notizia è arrivata agli inglesi della Breakdown Press, che hanno fatto uscire di recente il secondo capitolo del suo Generous Bosom. Cercherò di parlarvi dei fumetti di Stechschulte al più presto, ce n’è bisogno.

 

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Habit #2 di Josh Simmons e altri (Oily Comics) – Josh Simmons riunisce attorno a sé un interessante team composto da Tom Van Deusen, Eric Reynolds e Ben Horak per raccontare una serie di situazioni ripugnanti ma anche divertenti e paradossali. Un saggio sul tema del buongusto, con l’iniziale The Incident at Owl’s Head, interamente a firma Simmons, a rappresentare il vertice della raccolta.

 

 

lose7Lose #7 di Michael DeForge (Koyama Press) – Ne ho parlato nella prima e finora unica puntata della rubrica Misunderstanding Comics. DeForge riserva alla serie Lose il meglio di sé, questa volta con una storia di un padre, una figlia e un gemello ritrovato. E a febbraio occhio a Big Kids, in uscita per Drawn and Quarterly.

 

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Missy #3 di Daryl Seitchik (autoprodotto) – Il finale catastrofico e visionario del precedente Middle School Missy, di cui dicevo in questo post sui fumetti della SPX 2014, trova degno sviluppo nel nuovo diario a fumetti di Daryl Seitchik. Le storie si fanno sempre più labili per lasciare spazio a un approccio quasi astratto, in cui il tema della solitudine è sviscerato in poche linee e parole. Bello come solo i fumetti apparentemente semplici sanno essere.

 

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A Mysterious Process di GG (autoprodotto) – Già qui lo avevo definito come uno dei migliori fumetti del 2015, dato che è stato serializzato sul Tumblr Comics Workbook di Frank Santoro a cavallo del 2014 e del 2015, per poi uscire in formato cartaceo nel corso di quest’anno. I fumetti dell’artista conosciuto solo come GG mi fanno uno strano effetto, perché c’è qualcosa di incredibilmente affascinante nelle sue storie ma al tempo stesso un nonsoché di fastidioso (almeno per me). Su A Mysterious Process però non ho dubbi: una storia in cinemascope con tanto di sottotitoli, scura, enigmatica, metaforica, potente. Leggetela on line se non l’avete ancora fatto.

 

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š! #23 (kuš! komikši) – Cambiare a volte fa bene e questo è senz’altro confermato dal numero 23 dell’antologia lettone, che abbandona il formato della storia breve per offrire nelle sue 188 pagine soltanto cinque fumetti, tutti incentrati sulle vittime del nazismo e tutti di autori europei. In più un approfondimento a cura di Ole Frahm, che spiega genesi e sviluppo del progetto, basato su ricerche storiche e workshop con gli artisti. Un particolare plauso va a Paula Bulling e Vuk Palibrk, autori dei due migliori episodi della raccolta.

 

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Windowpane #3 di Joe Kessler (Breakdown Press) – In mostra a BilBOlbul, dove la Breakdown Press era ospite d’onore nei panni di Richard Short e dello stesso Joe Kessler, le tavole di Windowpane #3 mostravano i diversi livelli di lavorazione che hanno portato a questa bella stampa in risograph. La storia è la prima parte di una narrazione più lunga ed è straniante sullo stile dei fumetti di Conor Stechschulte.

 

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Worst Behavior di Simon Hanselmann (Pigeon Press) – Come sempre senza troppo clamore, la Pigeon Press di Alvin Buenaventura ha fatto uscire questo albetto brossurato contenente la storia più lunga finora di Megg, Mogg e Owl. Le 52 pagine in bianco e blu seguono le solite dinamiche dei fumetti di Hanselmann ma il crescendo di assurdità e nefandezze varie assicura il divertimento.

Il meglio del 2015 in Italia

Inizio con questo post il tradizionale Best Of dell’anno, che ho deciso di pubblicare a puntate suddividendolo in tre categorie. La prima è quella dedicata ai fumetti in italiano, in cui ho incluso sia le opere di autori nostrani che di artisti stranieri. Sono rimasti fuori titoli pubblicati in Italia ma in lingua inglese e libri di autori italiani usciti all’estero, che eventualmente troveranno posto nei due Best Of internazionali. Inoltre ho tenuto conto soltanto delle nuove uscite, escludendo le ristampe.

Se si eccettua l’antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds, pubblicata in Italia ma in lingua inglese e con una diffusione internazionale, l’unico vero libro italiano da me considerato nel Best Of dello scorso anno è stato Le ragazzine stanno perdendo il controllo di Ratigher. Non so se è stata colpa della mia scarsa attenzione durante il 2014, ma mi sembra che quest’anno ormai agli sgoccioli sia stato di gran lunga migliore per il nostro fumetto, dato che in questa Top Ten ben sei titoli sono di autori italiani.

Un’ultima cosa. Manca da questa lista una delle cose migliori del fumetto indie recente, cioè il Megahex di Simon Hanselmann tradotto da Coconino, ma non ho l’edizione italiana e il fatto che essa includa soltanto una parte dell’originale mi impedisce di darne una valutazione, oltre a urtare il mio spirito di completista.

I fumetti sono riportati in ordine alfabetico.

 

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Anubi di Marco Taddei e Simone Angelini (Grrrz Comic Art Books) – Un dio egizio finisce nella provincia malata dei giorni nostri, tra tossici, scoppiati, suore, satanisti, assistenti sociali e… William Burroughs. Il duo Taddei-Angelini scrive una sorta di Sandman in chiave grottesca, dando forma a una storia dalla struttura originale e per niente scontata. Lo sciacallo ultraterreno è descritto qui come una “mosca da bar” ed è più simile a noi di quanto possa sembrare. Senza rinunciare alla satira sociale che era l’ingrediente principale di Altre storie brevi e senza pietà, gli autori riportano tutto dentro la narrazione e raggiungono così uno stile maturo e personale.

 

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L’estate scorsa di Paolo Cattaneo (Canicola Edizioni) – Il 1997, cinque ragazzi, i loro quindici anni, un’avventura estiva. Rischiava di essere l’ennesimo amarcord a base di zainetti e merendine, il miliardesimo fumetto italiano neorealista o una canzone dei Baustelle, e invece l’esordio sulla lunga distanza di Paolo Cattaneo è molto molto di più. Ed è quasi incredibile che si tratti di un’opera prima per la capacità con cui l’autore descrive i personaggi e per come ci guida verso il colpo di scena finale. Con i loro faccioni grossi, i denti storti, i brufoli sul petto, i personaggi di Cattaneo ci fanno dimenticare per un po’ le carinerie che abbondano nei fumetti “alternativi” di oggigiorno.

 

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Il ladro di libri di Alessandro Tota e Pierre Von Hove (Coconino Press/Fandango) – Italiano per metà, il nuovo libro di Alessandro Tota vede il nostro “soltanto” nelle vesti di sceneggiatore, mentre i disegni sono lasciati al concittadino parigino Pierre Von Hove. Gli autori si immergono completamente nel contesto, la Parigi degli anni ’50, per un fumetto che sembra un film del miglior Truffaut. Dimenticate la metropoli di Tardi con i suoi dettagliatissimi palazzi, perché il tratto di Von Hove è scarno e essenziale, comunque perfetto per un libro divertente e colto, in grado di regalare una lettura piacevolissima e mai banale.

 

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Largemouths di Gabriel Delmas (Hollow Press) – La Hollow Press pubblica abitualmente in inglese, ma questo libro è completamente muto e pertanto finisce di diritto in questa categoria. Edizione italiana del volume uscito esattamente dieci anni fa in Francia, Largemouths è un viaggio di 688 pagine in un mondo preistorico, in cui gli elementi fantasy passano in secondo piano di fronte alla ricerca dell’immediatezza, raggiunta grazie all’uso di un segno spontaneo, libero, quasi violento nel modo in cui è vergato sulla pagina. Non vi spaventi l’assenza di parole, perché non siamo davanti a un esercizio di stile ma a una storia che durante una prima lettura vi porterà via almeno un’ora e mezza. E vi lascerà anche voglia di rientrarci dentro ogni tanto, per apprezzare nuovi dettagli. Per vedere qualche tavola vi rimando alla mia anteprima.

 

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Il porto delle anime di Stefano Alghisi (MalEdizioni) – Ne ho già parlato brevemente qui, ma questo libro con un’estetica rock’n’roll tutta americana merita di nuovo una citazione tra i migliori fumetti dell’anno. Non un’opera compiuta né una narrazione classica, ma una pièce sghemba e trasversale, di quelle che a volte servono per varcare il solito recinto e andare altrove. Le vicissitudini e le musiche di Cramps, Gun Club e Birthday Party si uniscono a quella del cantastorie nostrano Sigfrido Mantovani in un bianco e nero caratterizzato dal tratto spesso e carnoso di Alghisi.

 

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Qui di Richard McGuire (Rizzoli Lizard). “Capita raramente di trovare delle opere formalmente innovative che siano in grado al tempo stesso di parlare al cuore del lettore. Here è una di queste e l’effetto ottenuto da McGuire è ancora più straordinario se pensiamo che riesce a pungolare, a emozionare, a stupire senza fare uso di trame né di protagonisti, ma semplicemente raccontando la Storia e le storie, il grande e il piccolo, il grave e l’irrilevante, il serio e il faceto”. Scusate l’autocitazione ma c’è poco da aggiungere a proposito di un libro che rimarrà un’opera fondamentale del fumetto di tutti i tempi. Per approfondire vi rimando alla mia recensione, a questa cartolina da Lucca e al mio reportage da BilBOlbul.

 

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Remi Tot in STUNT di Martoz (MalEdizioni) – Altro titolo pubblicato da MalEdizioni, quello di Martoz è uno stupefacente tomo di 320 pagine che vede protagonista un motociclista acrobatico a caccia di catastrofi. Mirabolanti formule matematiche generano ibridi avanguardistici e architetture devianti. Come andare al museo sotto l’effetto di anfetamine. E il dualismo Remi/poliziotti ricorda addirittura Diabolik, mettendo l’accento definitivo su un oggetto difficilmente classificabile. Qui trovate l’anteprima pubblicata qualche settimana fa.

 

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Safari Honeymoon di Jesse Jacobs (Eris Edizioni) – Artista di punta dell’eccellente Koyama Press, Jesse Jacobs è un artista canadese che insieme a Michael DeForge e Patrick Kyle tiene alta la bandiera di un fumetto bizzarro e ironico, capace di nascondere subdolamente inquietudini e minacce tra le pieghe di un tratto cartoon. Eris Edizioni lo porta in Italia con la sua opera più recente, storia di una luna di miele in una natura selvaggia, piena di idee, forme, mutazioni, come solo il fumetto può fare. Altro che letteratura disegnata.

 

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Saint Cole di Noah Van Sciver (Coconino Press/Fandango) – Forse non il miglior Van Sciver in assoluto (quello si trova finora nella raccolta Youth Is Wasted) ma comunque un’opera importante di un autore che Coconino ha coraggiosamente portato in Italia. Saint Cole fa parte di un filone nutritissimo della produzione dell’autore, in cui si susseguono le vicende ai limiti del paradosso di personaggi piegati dalla vita, scorati, spesso umiliati da qualche donna più furba di loro. Van Sciver vanta tra i suoi fan più accaniti niente meno che Robert Crumb, e come lui ama raccontare storie, senza perdersi in troppi fronzoli. E ci riesce alla grande, come solo i grandi sanno fare.

 

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Viaggio a Tokyo di Vincenzo Filosa (Canicola Edizioni) – “E’ come camminare per le strade di Crotone durante la festa della Madonna”… Meravigliato, disorientato, impasticcato, l’alter ego di Vincenzo Filosa gira per le strade di Tokyo alla ricerca dei maestri del gekiga e di se stesso. Un fumetto italo-giapponese pieno di bianchi e neri netti, squisitamente non lineare e per niente didascalico, ricco di impennate d’autore, di vuoti, di ironia e sì, anche di poesia.

Just Indie Comics Buyers Club

Ormai saprete tutti che dal settembre scorso Just Indie Comics è anche un negozio on line, in cui mi diletto a distribuire materiale per lo più americano difficilmente reperibile in Europa, oltre che vari prodotti italiani ed europei di case editrici e micro-realtà editoriali a me affini. Per sostenere lo sviluppo del negozio, che ha bisogno di un continuo ricambio di materiale, soprattutto straniero, e per permettere anche a questo sito di rientrare nei costi vivi (per esempio la tenuta del dominio), ho escogitato non il solito crowdfunding ma un abbonamento che sarà possibile sottoscrivere fino al 10 gennaio 2016.

A partire dal prossimo gennaio, chi aderirà riceverà infatti uno o due fumetti ogni tre mesi, a seconda della tipologia di abbonamento scelto, e avrà inoltre diritto tramite un apposito codice promozionale a uno sconto del 10% su tutto il materiale ordinato dal sito nel corso del 2016. Il primo invio sarà il nuovo numero di Frontier, l’antologia monografica della Youth In Decline di cui tante volte ho parlato in queste pagine e che nelle uscite precedenti ha presentato il lavoro di artisti come Uno Moralez, Hellen Jo, Sam Alden, Emily Carroll, Jillian Tamaki, Anna Deflorian e altri ancora. Per il decimo albo della serie Ryan Sands, patron dell’etichetta di San Francisco, ha scelto Michael DeForge, artista canadese che sicuramente ben conoscete se seguite queste pagine.

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Come ho detto, esistono due soluzioni per aderire al Just Indie Comics Buyers Club. La prima, quella più economica, viene 40 euro e dà diritto a ricevere un albo a trimestre, spese di spedizione incluse. La seconda, che invece è la versione estesa dell’abbonamento, consentirà di avere in ogni invio due fumetti, per un totale di otto albi annui (se la matematica non è un’opinione), e costa 70 euro, con la spedizione sempre inclusa. In entrambi i casi c’è anche lo sconto del 10% sugli eventuali altri ordini fatti dal sito nel corso del prossimo anno.

Vi chiederete a questo punto che cosa riceverete oltre a Frontier #10 di Michael DeForge… Ebbene sì, tutto il resto sarà a sorpresa, cioè scelto da me, anche se sono aperto a suggerimenti, osservazioni e messaggi subliminali di ogni tipo. La gran parte del materiale sarà di provenienza americana, ma non trascurerò qualche fumetto europeo, ovviamente sempre in lingua inglese. La mia intenzione è quella di proporvi cose sempre nuove e stuzzicanti, fumetti a volte divertenti e altre d’avanguardia, o magari tutte e due le cose insieme, soffermandomi soprattutto su materiale poco conosciuto e difficilmente reperibile. Penso per esempio ai mini-comics che ogni tanto fanno uscire autori già pubblicati in Italia come Simon Hanselmann e Noah Van Sciver, ai fumetti di case editrici come Revival House Press o Retrofit Comics, ad antologie come Tusen Hjärtan Stark della Domino Books di Austin English, alle sperimentazioni di Lale Westwind e Conor Stechschulte e via dicendo. Sia chiaro, questo non è una lista di quello che vi arriverà, perché molto dipenderà dalle uscite di un mercato che è sempre indecifrabile, dato che spesso alcuni titoli escono assolutamente inaspettati, senza nessuna pubblicità. Un mercato difficile da seguire quello dei mini-comics autoprodotti o comunque stampati da piccole etichette indipendenti, e in cui mi propongo umilmente di farvi da guida facendovi conoscere cose nuove e facendovi anche risparmiare le eventuali spese di spedizione, salatissime, che paghereste per comprare il materiale proveniente da Stati Uniti e Canada.

Qui sotto trovate i link per abbonarvi. Ripeto, se vi interessa affrettatevi perché sarà possibile aderire SOLTANTO FINO AL 10/01/2016. L’offerta è valida per i soli residenti in Italia.

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“Toxic Psycho Killer”. Un’introduzione

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Quella che potete leggere di seguito è la versione italiana di Darkness is the Place, l’introduzione che ho scritto per Toxic Psycho Killer di Paolo Massagli, originariamente pubblicata in inglese nell’albo edito dalla Hollow Press. Ho intervallato il testo con la copertina e qualche immagine tratta dal fumetto. In chiusura trovate anche una biografia dell’autore. Buona lettura.

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Ci sono artisti che cercano sempre nuove sfide, si dividono tra mille progetti, alternano fumetto e illustrazione per sbarcare il lunario. E ce ne sono altri che con calma, dedizione e passione fanno sempre la stessa cosa, la loro cosa, perché non hanno bisogno di andare incontro alle bizze dell’editoria e ai gusti del pubblico. Paolo Massagli fa parte di quest’ultima categoria. E non è un modo per tacciarlo di ripetitività, quanto per dire che l’autore del fumetto che vi accingete a leggere ha stile. Che reinventi a suo modo il mondo favoloso di Oz (in una serie di cui i fan aspettano ancora il quarto numero), che ci porti nell’inferno scelto come ambientazione delle sue storie per l’antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds, che addirittura ci spedisca in uno spazio così profondo che nessuno vi era mai giunto prima, ogni tavola è inconfondibilmente una tavola di Paolo Massagli. E anche lo storytelling non cambia, perché il marchio di Paolo è quello, ossia Milo Manara che disegna un fumetto americano degli anni ’90, come lo ha già definito qualcuno.

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Forse il paragone con Manara vi sembrerà fuorviante, ma almeno in una cosa i due artisti italiani sono simili: entrambi hanno una predilezione per le forme femminili. In effetti quando ho saputo che Paolo avrebbe realizzato un albo tutto suo per la Hollow Press e che il titolo sarebbe stato Toxic Psycho Killer, di una cosa ero certo: ci sarebbero state donne nude. Per quanto riguarda la storia, avevo immaginato una sorta di American Psycho, un intreccio pieno di atmosfere oscure e malate con un killer psicopatico e forse anche mutante che uccideva nei vicoli di qualche imprecisata metropoli americana. Invece quando l’ho interpellato sull’argomento del libro che tenete in mano, Paolo mi ha risposto che parlava di “un essere divino che atterra su un non precisato mondo alieno per annientare tutta la popolazione”. Beh, almeno avevo ragione sull’ambientazione indefinita.

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L’azione di Toxic Psycho Killer è incentrata su un singolo protagonista, una donna che vaga nello spazio per sterminare tutto ciò che considera un virus. All’inizio sembra una vittima, poi un’eroina, ma soprattutto ricorda Silver Surfer, l’araldo di Galactus costretto a viaggiare nello spazio con la sua inseparabile tavola da surf per trovare mondi adatti all’appetito del suo maestoso padrone. La differenza però con Silver Surfer è evidente, non solo perché la donna fa il lavoro sporco da sola, ma anche perché l’asessuato personaggio nato in una realtà regolata dal rigido Comics Code Authority poco ha a che fare con la procace e sensuale protagonista del fumetto che avete in mano. Paolo le gira intorno, la descrive nei minimi dettagli, per esempio in una tavola si dedica ad analizzare piega per piega le sue labbra, ciglia per ciglia i suoi occhi. Ne vengono fuori pagine più raffinate e meno dark del solito, in cui il bianco prevale sul nero e la linea è chiara, definita, pulita, come se fossimo in un serial di fantascienza uscito dalle pagine di Métal Hurlant. Ma chi conosce già Le Minifiabe o O.Z. non deve temere, ci sono sempre i mostriciattoli, i tentacoli che escono dalla bocca, i teschi e anche un globo oscuro che rimette l’oscurità al posto che le compete. Un posto dove Paolo Massagli forgia le sue visioni devianti. Un posto dove ha bisogno della sua arte e di nient’altro.

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Paolo Massagli è un fumettista e illustratore italiano. Ha iniziato la sua carriera come autodidatta nei primi anni ’90, realizzando fumetti e illustrazioni per diverse riviste e fanzine. La sua bibliografia include una raccolta di fiabe horror intitolata Le Minifiabe, il web-comic Alice nel paese degli orrori, in cui ha dato forma a una versione lisergica del famoso romanzo di Lewis Carroll, e O.Z., un’interpretazione molto personale de Il Mago di Oz, uscita in mini-comic autoprodotti a partire dal 2010. Adesso sta lavorando a Hell, una storia serializzata nell’antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds pubblicata dalla Hollow Press. Oltre che in Italia, è molto seguito negli Stati Uniti, dove vende la maggior parte delle sue tavole originali e delle sue commissioni.

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Cosa è successo a BilBOlbul 2015

La pigrizia mi spingeva a pensare che non avrei mai scritto un reportage da BilBOlbul, tant’è che sono partito per Bologna senza macchina fotografica e non ho utilizzato il cellulare per scattare foto nemmeno una volta in tutto il festival. Una volta tornato a casa, la responsabilità ha avuto però la meglio sulla pigrizia, perché sarebbe stato davvero un peccato non scrivere di un festival con un programma così ricco, delle mostre così curate, degli ospiti così interessanti. E così mi sono messo alla tastiera e ho immolato qualche ora della mia vita per scrivere queste righe. Mi scuso anticipatamente per sciatterie, approssimazioni o eventuali inesattezze, dovute probabilmente alla fretta con cui ho buttato giù il tutto. Ho sopperito all’assenza di foto chiedendone alcune in prestito e ringrazio tutti coloro che hanno contribuito. Ah, per chi non lo sapesse BilBOlbul si è svolto dal 19 al 22 novembre scorsi ed è stato organizzato come sempre dall’associazione culturale Hamelin. Alcune delle mostre sono ancora aperte e quindi avete ancora la possibilità di visitarle se avete mancato l’evento dello scorso weekend.

VENERDI’ 20 NOVEMBRE – Salto il programma del giovedì perché non c’ero e mi sono perso diverse cose interessanti, come la tavola rotonda Sociali o dissociati, l’incontro con Giacomo Nanni che fungeva da preludio all’inaugurazione della sua personale, la serata Il racconto breve a fumetti con ospiti Bianca Bagnarelli, Lilli Carré, Joe Kessler. Venerdì sono  arrivato a Bologna durante le ultime battute di un’altra tavola rotonda, Draw It Yourself, in cui un gruppo di autori ed editori coordinati da Volker Zimmermann discuteva delle diverse modalità di fare autoproduzione. L’ultima parte della chiacchierata è andata ad approfondire l’interazione autoproduzioni-istituzioni, tra apocalittici (Breakdown Press, la Ion Editions di Benoît Preteseille) e integrati (i lettoni di kuš!, per esempio). Il tutto si svolgeva all’Accademia di Belle Arti, e così ne ho approfittato per scendere le scale e guardare la mostra di Giacomo Nanni, insieme a quella di Magnus (ne parlerò in seguito) indubbiamente la più curata e completa delle mostre di BilBOlbul, con tantissime tavole originali, un bell’apparato critico e la possibilità alla fine di sedersi a leggere uno dei libri dell’autore. Curiosa la parte finale con alcuni quadri datati 2015 in cui è possibile ammirare un Nanni in chiave completamente pop art. Di seguito, dopo aver dovuto rinunciare all’incontro Anubi con il duo Taddei-Angelini e Spugna, che tardava purtroppo a iniziare, mi sono spostato alla Scuola di Lettere per Stop and Motion, conversazione con Lilli Carré guidata da Ilaria Tontardini in cui si è parlato del fascino della storia breve, di animazione e molto altro, in una sala gremitissima, mentre fuori risuonavano le urla sconsiderate di giovanotti appena diventati dottori (erano in corso le sessioni di laurea), opponendosi in maniera netta all’estrema compostezza della Carré.

Lilli Carré

L’incontro con Lilli Carré (foto di Emanuele Rosso)

Eccomi dunque a Modo Infoshop ad ascoltare Olivier Schrauwen, per me uno dei migliori autori sulla piazza al momento, anche se in questa occasione non è stato certo spumeggiante, forse perché annoiato da qualche domanda troppo ripetitiva, forse perché non ama parlare del suo lavoro in pubblico, forse perché chissà… Nonostante tutto sono emerse diverse cose interessanti sul processo creativo del suo capolavoro Arsène Schrauwen, edito da Fantagraphics e che avevo messo in prima linea nel mio Best of dell’anno scorso. La mancanza del dono dell’ubiquità mi ha invece impedito di presenziare al contemporaneo incontro per la presentazione del nuovo B Comics, intitolato Gnam! e dedicato al cibo, con la partecipazione dell’editore Maurizio Ceccato e di parecchi degli autori dell’antologia. Peccato. La sera è proseguita con una serie di inaugurazioni nel quartiere San Vitale, a partire dal Museo della Musica dove c’era Movimento minimo di Lilli Carré, autrice che stilisticamente non è proprio la mia “cup of tea”, anche se la mostra era ben curata con alcune storie brevi addirittura tradotte in italiano per l’occasione, un po’ di illustrazioni e anche qualche lavoro di animazione. Mi sono dunque spostato alla mostra Breakdown Press, gremitissima, con le tavole appiccicate al muro con lo scotch e senza nessuna protezione, cosa che lasciava intendere l’energia, la voglia di fare, la praticità di questi ragazzi inglesi. Forse un po’ di contesto e di apparato critico in più non avrebbero guastato, ma pazienza, non si può avere tutto dalla vita. Le tavole erano di Antoine Cossé, Joe Kessler e Richard Short, tutte belle e interessanti, anche se a essere particolarmente degne di nota erano quelle di Kessler, che mettevano in luce il processo di disegno e “ridisegno” che porta al risultato finale delle pagine del suo Windowpane (di cui esordiva a Bologna il terzo numero). Uscito da lì, mi sono diretto al vicino Museo Davia Bargellini per la curiosa mostra di Benoît Preteseille, che si è divertito a spostare gli oggetti del museo intervallandoli a volte con i suoi disegni, tanto che sembrava di giocare a Where’s Wally?. Le idee e le trovate di Preteseille erano meglio chiarite in un libretto stampato appositamente dalla sua Ion Editions, di cui potete vedere la copertina qui sotto.

E' tutto vero

 

Ho perso invece, e non sono più riuscito a recuperarla, la mostra Poema barocco di Renato Calligaro ad ABC Arte Bologna Cultura (me ne hanno parlato tutti benissimo), e l’inaugurazione della Porta del Sì (appunto all’Atelier Sì) disegnata da Martoz, che però sono riuscito a vedere subito dopo. Questo qui sotto è lo stesso Martoz che dipinge sulla porta, immortalato da Emanuele Rosso.

Martoz Sì

SABATO 21 NOVEMBRE – La giornata inizia nella Biblioteca Salaborsa, dove oltre alla lunga tavolata in cui si vendevano fumetti vari, con un occhio di riguardo agli autori presenti al festival, c’era anche uno spazio dediche e BBBZine, cioè la mostra mercato di autoproduzioni internazionali con Breakdown Press, Tieten Met Haar, kuš!, Peow Studio, Jean Guichon Editeur, Ion Editions. Ma nemmeno il tempo di dare un’occhiata ai prodotti cartacei che bisognava già prendere posto per Qui e oltre, incontro o meglio conferenza di Richard McGuire, artista che ha talmente tante cose da dire che non ha bisogno che gli vengano poste domande, infatti fa tutto da solo, riuscendo anche a ridere alle sue stesse battute. La scaletta, scandita di tanto in tanto dagli interventi di Franco Minganti, ha ripreso grosso modo quella dell’incontro di Lucca, concentrandosi però più su Here e meno sulle altre opere come le copertine del New Yorker. Si sono invece visti alcuni dei lavori fatti sulle copertine della sua band Liquid Liquid, che a Lucca erano rimasti nel cassetto (anzi, nell’hard disk). Ma la principale differenza rispetto a Lucca è stata la presenza del pubblico, infatti se un mesetto fa gli ascoltatori scarseggiavano, l’Auditorium della Salaborsa era strapieno con gente anche in piedi. Ma non c’è da stupirsi, tanta è la differenza di target e di contenuti tra le due manifestazioni.

Here Bologna

“Qui e oltre”, qualche minuto prima (foto di Roberta Muci)

Stesso scenario dell’Auditorium per Mirabilia, conversazione tra Preteseille e David B coordinata da Alessio Trabacchini. La discussione è stata viva e interessante, buona anche per approfondire un autore come Preteseille che francamente conoscevo pochissimo prima di BilBOlbul. David B ha parlato un po’ dei suoi progetti futuri e un po’ de Il grande male, cosa che non guasta mai. Ma si è parlato anche di sogni, di Alfred Kubin e molto altro ancora. Se non sbaglio è a questo punto che, affrontando la pioggia torrenziale e ininterrotta di sabato, sono andato a vedere la mostra di Martoz aperta presso la galleria/negozio di dischi/libreria/bar Ono Arte Contemporanea, ben consapevole che il giorno successivo non avrei potuto presenziare all’inaugurazione a causa dell’orario non in linea con quello del mio treno di ritorno. Poche le tavole, otto se non sbaglio, ma comunque bellissime per il modo in cui sono disegnate selvaggiamente a matita, tanto che sembrano realizzate sui banchi di scuola. Tutte erano tratte dal nuovo libro dell’autore, Remi Tot in STUNT, presentato in anteprima a Bologna da MalEdizioni. Tutto ciò mi ha impedito di seguire l’incontro con Vincenzo Filosa (che avevo però già ascoltato a Lucca) ma non quello tra Giacomo Nanni e il duo Enrico Fornaroli-Gino Scatasta, segnato da un’approfondita analisi dell’ultimo lavoro dell’autore, Prima di Adamo, edito da Canicola. Al calare della sera è arrivato nuovamente il momento dei vernissage, in primis quello assolutamente mondano di Magnus e l’altrove. Favole, Oriente, leggende presso una Fondazione del Monte piena di pellicce, permanenti, cravatte e non so cos’altro, con gli ospiti intenti a sgomitare per accaparrarsi bevande e vivande, nemmeno fossimo in un film di Ferreri o di Fantozzi (scegliete voi l’opzione preferita). A parte questo, la mostra è assolutamente notevole, e dato che è aperta fino a gennaio se passate per Bologna vi consiglio di andarla a vedere. La prima parte era dedicata al Magnus prima di Magnus, come suggerisce il titolo del libro edito da Alessandro Distribuzioni e regalato a tutti i presenti all’inaugurazione (troppa grazia), focalizzandosi su alcune illustrazioni realizzate per favole per ragazzi. La seconda invece era incentrata sul Magnus maturo con una serie di tavole tratte da I Briganti, Le 110 Pillole, Le femmine incantate ed era davvero pazzesca.

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Altra inaugurazione di sabato quella di Ciao, sono O. Schrauwen, bella personale del fumettista belga che permetteva di studiare il lavoro di taglia e incolla fatto sulle tavole originali di Arsène Schrauwen, di guardare un po’ di pagine da Il mio bimboMowgli’s Mirror Greys, e anche di leggere le versioni stampate di Cartoonify, pubblicato da Squadro Stamperia in edizione limitata e firmata dall’autore in occasione della mostra, e del comic book Zaadmat Magazine uscito negli USA per Desert Island. E visto che mi trovavo lì, ho anche potuto dare un’occhiata ai lussuosi portfolio realizzati da Squadro per la Galerie Martel di Parigi, come quelli di Burns, McGuire e Spiegelman. La raffica di inaugurazioni continuava con quella di Andrea Bruno a Dynamo alle 22, ma la folla era veramente tanta e la mostra era strutturata in modo da permettere l’entrata soltanto a un numero limitato di persone per volta. Alla fine ho rinunciato, rimandando il tutto alla mattina seguente.

DOMENICA 22 NOVEMBRE – E infatti ho iniziato la giornata di domenica proprio andando a vedere Cinema Zenit di Andrea Bruno, dove le tavole originali erano del tutto assenti per lasciare spazio a una performance che, cito dal programma ufficiale, “vuole ricreare con video, sonorizzazioni e scenografie l’atmosfera e gli eventi della storia”. E posso dire che ci riesce egregiamente, a partire dalla location, una serie di caverne oscure dove inizialmente il visitatore si trova al buio, senza riferimenti né coordinate, e da cui pian piano emergono installazioni, proiezioni e musiche, con un effetto complessivo avvolgente e ben riuscito. Di seguito un paio di foto che spero possano rendere almeno un po’ l’idea.

Andrea Bruno 1

Foto di Roberta Muci

Andrea Bruno 2

Foto di Elena Orlandi

Uscito da Cinema Zenit, mi sono diretto verso Les Libellules, studio di sartoria artigianale che ospitava Wislawa Szymborska. Si dà il caso che io sia qui, con le tavole tratte dall’ultimo lavoro di Alice Milani per Becco Giallo sulla poetessa e artista polacca premio Nobel nel 1996. La Milani si è divertita non solo a ricreare lo stile dei collage dell’artista polacca all’interno del suo libro, ma anche ad abbellire le pareti dello spazio espositivo, come potete vedere qui sotto.

Alice Milani 1

Foto di Roberta Muci

Alice Milani 2

Foto di Roberta Muci

A quel punto era quasi mezzogiorno e dopo una breve sosta nell’epicentro della Salaborsa, era ora di spostarsi verso la libreria Trame per vedere la presentazione di Cocktails – After Dinner, secondo capitolo della quadrilogia sui cocktail ideata da Studio Pilar. Presenti i quattro artisti del collettivo, ossia Giulio Castagnaro, Andrea Chronopoulos, Andrea Mongia e Giulia Tomai, intervistati da Simone Sbarbati di Frizzifrizzi e con Alessio Trabacchini in versione barman. Infatti trattandosi di cocktail, si è ben pensato non solo di parlarne ma anche di farli assaggiare al pubblico, che così ha potuto sperimentare classici come il White Russian o chicche misconosciute come lo Champs-Élysées. Confidenziale, vivace, allegra, la conversazione è filata liscia tra un bicchierino colorato e l’altro.

pilar a bilbolbul

BilBOlbeve (foto di Studio Pilar, gioco di parole tutta colpa mia)

Neanche il tempo di finire la chiacchierata e sono passato al Cinema Lumière per la proiezione/incontro che vedeva protagonista ancora Richard McGuire, questa volta non per parlare di Qui ma dei suoi lavori di animazione. Sono stati proiettati l’episodio del film collettivo Fear of the Dark firmato da McGuire, caratterizzato da una forte opposizione bianco/nero e da uno stile retrò, e il corto Micro Loup che utilizzava la stessa visuale dall’alto di cui McGuire si servì per il suo fumetto breve ospitato sul tredicesimo numero di McSweeney’s, quello dedicato al fumetto e curato da Chris Ware. E non a caso l’incontro si intitolava Points of View. A seguire una conversazione con l’autore, sollecitato da Andrea Martignoni, interessante anche per chi come me non ama particolarmente (forse è un eufemismo nel mio caso) il cinema di animazione. Peccato aver dovuto abbandonare la discussione prima del tempo per spostarmi alla Feltrinelli Ravegnana per assistere all’incontro con Alessandro Tota. Argomento Il ladro di libri, ultimo lavoro uscito per Coconino, frutto della collaborazione con Pierre Van Hove, che doveva essere presente all’evento ma che è rimasto in albergo fermato dalla febbre. L’autore di Yeti e Fratelli è riuscito comunque a cavarsela benissimo da solo, raccontando l’incontro con Van Hove, la genesi del libro, lo scenario culturale in cui è ambientato, il modo in cui sono stati costruiti i personaggi e tanto altro. Il prolungarsi dell’incontro con Tota mi ha fatto perdere l’inizio di Breakdown Press. Il nuovo fumetto a Londra, in cui Richard Short e Joe Kessler dialogavano con Volker Zimmermann dei loro lavori e del progetto editoriale Breakdown, una delle migliori realtà editoriali internazionali del momento. Pur arrivando da Modo Infoshop in ritardo sono comunque riuscito a sentirne una parte, in cui si è detto del modo di Short di inserire citazioni nelle vignette del suo Klaus, della storia scritta insieme a Reuben Mwaura pubblicata su Windowpane #2 di Kessler e di qualche altro argomento che ora non mi sovviene. A quel punto, mentre si inaugurava la stanza disegnata da Alice Socal all’hotel Al Cappello Rosso e si proiettava il documentario Ho conosciuto Magnus, io ero sul treno di ritorno.

APPROFONDIMENTI – Il blog della manifestazione sta pian piano pubblicando diversi reportage fotografici. Per guardare qualche altra foto e leggere un esaustivo resoconto che approfondisce soprattutto le diverse mostre, vi consiglio questo articolo di Alessandra Ioalè. A proposito di Here di Richard McGuire, potete leggere la mia recensione e questo reportage da Lucca. Sulla Breakdown Press vi rimando all’approfondimento di Valerio Stivé su Fumettologica, mentre sulla pagina dedicata alla casa editrice londinese del negozio di Just Indie Comics trovate un po’ dei loro libri in vendita (e altri sono in arrivo a breve). Per Remi Tot in STUNT di Martoz date un’occhiata alla mia anteprima. Anche di Cocktails After-Dinner avevo mostrato qualche tavola.

Colville, un diamante di ruggine

Una storia da tempo incompiuta che ora viene finalmente pubblicata in una nuova e definitiva versione, un fumettista italiano che sicuramente tutti voi conoscete. Ratigher ci parla di Colville, capolavoro misconosciuto di Steven Gilbert, di cui sono diventato il maggiore importatore italiano (e forse europeo). Ne trovate alcune copie nel negozio di Just Indie Comics. Intanto leggete cosa ne scrive l’autore di Trama e Le ragazzine stanno perdendo il controllo. Buon divertimento.

Colville cover

Di Colville, e del suo autore Steven Gilbert, ne avevo letto su internet. Seguo molto il fumetto americano indie e avevo visto citare questo fumetto da persone interessanti, anche Frank Santoro (autentico radar del fumetto meritevole) ne faceva accenno sul sito Comics Comics, riprendendo la rubrica Good Cartoonists Gone inaugurata da Sammy Harkham sulle pagine della sua rivista, Crickets. Da questi accenni sparsi veniva fuori il racconto di un libro maledetto. Un libro ormai difficile da recuperare (pubblicato originariamente nel 1997), scritto e disegnato da un tipo schivo e irrintracciabile, che contiene una storia cattiva e spiazzante. Per me questi sono gli ingredienti perfetti per accendere curiosità e desiderio. Queste suggestioni mi hanno portato quasi a farmi un Colville fatto in casa, me lo stavo per disegnare io un Colville, come me lo ero immaginato, e molte delle suggestioni di questa piccola leggenda finiranno anche in una storia che realmente pubblicherò in un prossimo futuro. Quest’anno però, la svolta, Colville torna disponibile ristampato autoprodotto dal suo autore, che fonda la Fourth Dimension Books con cui pubblica anche il suo nuovo libro, The Journal of Main Street Secret Lodge. Non solo viene ristampato, ma con l’aggiunta di più di 100 pagine! Mando immediatamente una mail per sapere come comprare entrambi i libri e Gilbert mi risponde 10 minuti dopo, gentile, impeccabile e senza fronzoli. Mi è arrivato il pacco dal Canada, mi sono messo in un cantuccio isolato e mi sono finalmente letto Colville. Un fumetto di genere, centripeto, che costruisce tutto intorno a sé uno steccato che impedisce ad elementi altri dal racconto di entrare.

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Siamo nella provincia nord americana, quei sobborghi visti mille volte, nei film ma soprattutto nei fumetti, dove la gente o vive tranquilla o vive disperata. Tutti gli elementi necessari al racconto sono in questo sobborgo chiamato Colville, non esiste altro, non esiste la Cina o l’Europa, ma non esiste nemmeno Toronto o New York. Lo ripeto, è un racconto chiuso, e che per questo non prevede vie di fuga ed è chiaro fin da subito. È vero che è un libro maledetto, finisce peggio di come ci immaginiamo. I personaggi sono sprovveduti che provano a reagire ad un destino incolore o stupidi che reagiscono a tutto con la violenza. È un thriller di quelli dove un piccolo crimine ti si rivolta contro, decuplicato. Della storia non vi dico altro, vi dico qualcosa di come è montata tutta intorno ad una scena topica che ci viene raccontata varie volte (a partire dalla copertina) e che solo alla fine sarà svelata nella sua interezza. Un meccanismo che tocca il suo vertice ne La Conversazione di Coppola (lo cito perché l’ho visto due giorni prima di leggere Colville; che bomba di weekend è stato!) e che proprio come nel film di Coppola non ha nella scoperta della verità il climax, ma nella reiterazione e nella raffinazione della visione, come se sparissero tutti i sensi tranne la vista. Colville non ha odore e non ha suoni. Gli occhi del lettore si trovano davanti un segno sintetico classico dell’underground americano, non cito roba strana, immaginatevi Daniel Clowes ma senza linee curve e con molto tratteggio in più. Un bianco e nero molto equilibrato che non vuole mai stupire.

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Colville è un monolite, non potrebbe che essere un libro a partire dalla forma. È perfetto come i lampi di genio di una mente autistica. È l’opera di un autore solitario (intendo nella direzione artistica, dalle poche parole che ci ho scambiato via mail mi sembra proprio simpatico) che nel secondo libro, come è normale, cerca di ampliare il suo spettro ma lo fa costruendo un ibrido tra fumetto, illustrazione e racconto scritto, in una via insolita di cui vi parlerò un’altra volta. Compratevi Colville, è uno dei pochissimi libri veramente maledetti che avrete in libreria. Compratevi Colville o vi spezzo un braccio, con un martello arrugginito.

Anteprima di “Remi Tot in STUNT” di Martoz

 

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Debutterà questo fine settimana al Bilbolbul di Bologna Remi Tot in STUNT, nuovo fumetto di Martoz edito da MalEdizioni, le cui tavole saranno protagoniste di una mostra dal 19 al 29 novembre presso Ono Arte Contemporanea, con inaugurazione domenica 22 alle 18.30 alla presenza dell’autore. In attesa di avere tra le mani questo volume decisamente stuzzicante, e di cui spero di parlare più approfonditamente in seguito, potete gustarvi alcune tavole in anteprima, intervallate dal comunicato inviatomi dall’editore e dalla biografia dell’autore. Buona lettura/visione.

Remi Tot in STUNT2

Remi Tot è uno stuntman della realtà: un geniale matematico in grado di intrufolarsi nelle geometrie segrete degli eventi, uno spregiudicato funambolo dell’imprevisto che si sostituisce a persone coinvolte in immani catastrofi e sopravvive al posto loro. La sua missione è tuffarsi nel caos e uscirne vivo. Ma perché fa tutto questo? Remi è un eroe o è più egoista di quanto non sembri? Assieme a lui scivoleremo sul finimondo, verso il suo misterioso obiettivo.
Il segno potente, dinamico ed espressivo di Martoz spinge il fumetto oltre i suoi limiti, giocando con la storia dell’arte e catapultandoci in un mondo di prospettive spettacolari, colori che bucano la retina e inquadrature caleidoscopiche.
Un fumetto fatto di esplosioni ed equazioni, una storia di azione e avventura che è anche una riflessione sui confini del possibile.

Remi Tot in STUNT

Martoz è un illustratore e fumettista nato ad Assisi. Fa parte del collettivo Lab.Aquattro – con cui condivide il laboratorio – che si occupa di piccole produzioni editoriali, tra cui i volumi Parade e Crisma. Ha collaborato con piccola editoria e autoproduzioni, tra cui Inuit, B comics (IFIX), Squame, Turkey Comix e Lucha Libre. Ha esposto i suoi lavori in gallerie internazionali, tra cui la Galerie Glénat di Parigi, la Hero Complex Gallery e la Gallery1988 di Los Angeles. È nella selezione giovani della biennale ILLUSTRI 2015 e nel 2016 esporrà i suoi lavori in una personale a Mosca, presso la Bratec Lis Gallery, dove terrà anche un workshop di illustrazione.

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Street artist nel tempo libero, la sua passione per la carta lo ha portato all’utilizzo della Poster Art, sia per progetti urbani personali che su commissione per performance nei festival di musica, fumetto e illustrazione. Ha elaborato poster anche per Sky Atlantic, nella cornice di Lucca Comics. Il suo vero diletto è la natura: oltre a coltivare la terra, è solito intraprendere avventure indomite assieme al suo fido amico Manfredi Ciminale. Esplorare case abbandonate, navigare in canotto sui fiumi, viaggiare in monopattino. Altrimenti la scrivania si impoverisce…

Remi Tot in Stunt 4

 

Potete ordinare Remi Tot in STUNT qui al prezzo speciale di 17,50 euro più spese di spedizione.

 

Festival dell’altro mondo: Cake!

Ho già parlato da queste parti del CAKE di Chicago, una delle convention di fumetti indie e underground più importanti del Nord America. Anche se non ero lì, l’evento dell’anno scorso mi è sembrato di assoluto valore, come potete vedere da questa galleria fotografica che ho pubblicato qualche mese fa. In questi giorni la nuova edizione del Chicago Alternative Comics Expo è già in via di definizione, dato che il termine per presentare la domanda di partecipazione è il prossimo 30 novembre e già sono stati annunciati i primi ospiti, cioè Sammy Harkham, Patrick Kyle, Tyrell Cannon, Ezra Clayton Daniels, Cathy G Johnson e Laura Park. Ne ho parlato con uno degli organizzatori, il cartoonist Jeff Zwirek (autore di Burning Building Comix). Vi rimando a questo link per leggere l’intervista, ovviamente in inglese.

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