Il meglio del 2015 dall’estero – Seconda parte
Seconda parte di questo speciale dedicato ai migliori fumetti che ho letto nel 2015 tra quelli pubblicati all’estero. Dopo aver selezionato i comic book e le serie regolari, passo ai volumi, sperando che quelli che devo ancora leggere non siano migliori di quelli elencati qui sotto. Come sempre i titoli sono riportati in ordine alfabetico e non di preferenza.
Black River di Josh Simmons (Fantagraphics Books) – Una sorta di The Road in versione corale, Black River è un romanzo grafico potente, volutamente destrutturato, inevitabilmente nichilista. E dentro ci sono alcune delle tavole migliori mai realizzate da Simmons, decisamente a suo agio con gli scenari post-apocalittici. Altra grande prova di questo autore, che avevo già segnalato qualche giorno fa per il secondo numero di Habit.
Colville di Steven Gilbert (Fourth Dimension Books) – Un comic book del 1997 rimasto senza seguito, un autore che gestisce un negozio di fumetti in Ontario, una storia potente, morbosa, inquietante. Ratigher ne ha parlato meglio di me nella recensione pubblicata qualche settimana fa su queste pagine. Non semplicemente uno dei migliori fumetti del 2015 ma uno dei migliori fumetti degli ultimi vent’anni.
Drawn and Quarterly: 25 Years of Contemporary Cartooning, Comics, and Graphic Novels (Drawn and Quarterly) – Confesso di non essere ancora riuscito a leggerlo tutto, ma questo tomone di 776 pagine è imperdibile per chi come me ha formato i suoi gusti e la sua passione per il fumetto con la prima Drawn and Quarterly. Dentro vi trovate aneddoti, interviste, approfondimenti, foto d’annata e tanti tanti fumetti degli autori pubblicati nel corso di questi primi 25 anni, con delle rarità davvero notevoli.
Infinite Bowman di Pat Aulisio (Hic & Hoc Publications) – Raccolta definitiva della saga dell’astronauta David Bowman con l’aggiunta di 75 pagine inedite, questo volume di Pat Aulisio prende 2001 Odissea nello Spazio nella versione kirbyana e lo rilegge come se fosse un fumetto di Fort Thunder, aggiungendo una vena dissacrante e pop. Ne ho parlato meglio qui.
New Construction di Sam Alden (Uncivilized Books) – Altro volume targato Uncivilized Books a firma di Sam Alden, questo New Construction è per formato e struttura il gemello del precedente It Never Happened Again ma è molto più duro e complesso nei contenuti. All’interno Household e Backyard, due storie già viste on line e sotto forma di mini-comics, con la prima che è forse la mia preferita in assoluto tra quanto fatto finora da Alden. Da non perdere.
Qviet di Andy Burkholder (2D Cloud) – Non poteva mancare un libro della 2D Cloud in questa classifica, dopo che l’anno scorso avevo inserito nel mio Best Of il magnifico Rudy di Mark Connery. Qviet è la raccolta dei fumetti di una pagina di Andy Burkholder già visti su Tumblr. Avanguardia a strisce in cui il sesso e il fumetto copulano generando orgasmi multipli di idee. Uno di quei fumetti che possono essere soltanto fumetti, se capite cosa intendo.
Sky in Stereo di Mardou (Revival House Press) – Uno dei mini-comics migliori degli ultimi anni riceve il trattamento graphic novel con il primo di due volumi editi da Revival House Press. Sky in Stereo è un fumetto autobiografico pieno di inventiva, con grandi dialoghi e una scrittura sapiente, matura, emozionante. Per me si gioca il titolo di fumetto dell’anno con Colville. E in attesa della conclusione, prevista per il 2016, potete leggervi la mia intervista a Mardou.
Terror Assaulter (O.M.W.O.T.) di Benjamin Marra (Fantagraphics Books) – Una satira dell’ossessione americana per il terrorismo dopo l’11 settembre che non ha paura di mescolare contenuti politici, violenza, situazioni paradossali e sesso esplicito. Il volume di Benjamin Marra è un oggetto strano, originale, controverso, realizzato in un gustoso stile pop art.
Ur di Eric Haven (Adhouse Books) – “Assolutamente geniali ed esilaranti, i fumetti di Haven mixano la parodia dei supereroi, la vecchia scuola underground, le visioni di Fletcher Hanks, i ritmi delle newspaper strip e… la diarrea esplosiva. Il tutto con il gusto per l’assurdo, il paradosso e l’esagerazione che costituisce il vero leitmotiv del volume”. Così lo avevo presentato tra i migliori fumetti possibili di questo 2015 e Ur di Eric Haven ha mantenuto solidamente la sua posizione. Se esistessero più fumetti così questo sarebbe senz’altro un mondo migliore (almeno per me).
Volcan (autoprodotto) – Ok, dentro c’è qualche contenuto derivativo, ma questo elegante volume in risograph con copertina serigrafata, seguito del precedente Lagon, è un oggetto magnifico pieno di colori, soluzioni grafiche, idee strabilianti, storie bizzarre e a volte inquietanti. Fumetti d’avanguardia nella tradizione dei vari The Ganzfeld, Kramers Ergot, Mould Map, con autori come Fletcher Hanks, Léo Quievreux, Aidan Koch, C.F., Olivier Schrauwen, Yuichi Yokoyama e tanti altri. Testi in francese con traduzione in inglese nel libretto allegato. Lo avevo presentato in questo post.
Il meglio del 2015 dall’estero – Prima parte
Proseguo la mia rassegna dei migliori fumetti del 2015 con dieci titoli provenienti dall’estero. Si tratta in realtà di una prima parte, dato che qui ho selezionato i migliori comic-book, serie e uscite di antologie regolari tra quelli che sono riuscito a leggere. In un prossimo post elencherò invece i migliori libri. L’ordine è sempre alfabetico e non di preferenza.
Blammo #8 1/2 di Noah Van Sciver (Kilgore Books) – Summa del Vansciverismo più poliedrico e a tratti bizzarro, l’ottavo numero e mezzo dell’antologico Blammo è l’ideale complemento al Saint Cole uscito in Italia per Coconino. Ne ho parlato qui.
Crickets #4 di Sammy Harkham (autoprodotto) – Ancora non ho ricevuto il quinto numero di Crickets, pubblicato di recente, e sono molto curioso di vedere se Sammy Harkham è riuscito a rimanere ai livelli di questa quarta uscita, che lo vede ai vertici della sua produzione e anche del fumetto contemporaneo. Per ulteriori dettagli vi rimando alla mia recensione.
Generous Bosom #2 di Conor Stechschulte (Breakdown Press) – Conor Stechschulte è uno dei più grandi autori di comics dei nostri giorni ma in pochi se ne sono accorti. Sicuramente la notizia è arrivata agli inglesi della Breakdown Press, che hanno fatto uscire di recente il secondo capitolo del suo Generous Bosom. Cercherò di parlarvi dei fumetti di Stechschulte al più presto, ce n’è bisogno.
Habit #2 di Josh Simmons e altri (Oily Comics) – Josh Simmons riunisce attorno a sé un interessante team composto da Tom Van Deusen, Eric Reynolds e Ben Horak per raccontare una serie di situazioni ripugnanti ma anche divertenti e paradossali. Un saggio sul tema del buongusto, con l’iniziale The Incident at Owl’s Head, interamente a firma Simmons, a rappresentare il vertice della raccolta.
Lose #7 di Michael DeForge (Koyama Press) – Ne ho parlato nella prima e finora unica puntata della rubrica Misunderstanding Comics. DeForge riserva alla serie Lose il meglio di sé, questa volta con una storia di un padre, una figlia e un gemello ritrovato. E a febbraio occhio a Big Kids, in uscita per Drawn and Quarterly.
Missy #3 di Daryl Seitchik (autoprodotto) – Il finale catastrofico e visionario del precedente Middle School Missy, di cui dicevo in questo post sui fumetti della SPX 2014, trova degno sviluppo nel nuovo diario a fumetti di Daryl Seitchik. Le storie si fanno sempre più labili per lasciare spazio a un approccio quasi astratto, in cui il tema della solitudine è sviscerato in poche linee e parole. Bello come solo i fumetti apparentemente semplici sanno essere.
A Mysterious Process di GG (autoprodotto) – Già qui lo avevo definito come uno dei migliori fumetti del 2015, dato che è stato serializzato sul Tumblr Comics Workbook di Frank Santoro a cavallo del 2014 e del 2015, per poi uscire in formato cartaceo nel corso di quest’anno. I fumetti dell’artista conosciuto solo come GG mi fanno uno strano effetto, perché c’è qualcosa di incredibilmente affascinante nelle sue storie ma al tempo stesso un nonsoché di fastidioso (almeno per me). Su A Mysterious Process però non ho dubbi: una storia in cinemascope con tanto di sottotitoli, scura, enigmatica, metaforica, potente. Leggetela on line se non l’avete ancora fatto.
š! #23 (kuš! komikši) – Cambiare a volte fa bene e questo è senz’altro confermato dal numero 23 dell’antologia lettone, che abbandona il formato della storia breve per offrire nelle sue 188 pagine soltanto cinque fumetti, tutti incentrati sulle vittime del nazismo e tutti di autori europei. In più un approfondimento a cura di Ole Frahm, che spiega genesi e sviluppo del progetto, basato su ricerche storiche e workshop con gli artisti. Un particolare plauso va a Paula Bulling e Vuk Palibrk, autori dei due migliori episodi della raccolta.
Windowpane #3 di Joe Kessler (Breakdown Press) – In mostra a BilBOlbul, dove la Breakdown Press era ospite d’onore nei panni di Richard Short e dello stesso Joe Kessler, le tavole di Windowpane #3 mostravano i diversi livelli di lavorazione che hanno portato a questa bella stampa in risograph. La storia è la prima parte di una narrazione più lunga ed è straniante sullo stile dei fumetti di Conor Stechschulte.
Worst Behavior di Simon Hanselmann (Pigeon Press) – Come sempre senza troppo clamore, la Pigeon Press di Alvin Buenaventura ha fatto uscire questo albetto brossurato contenente la storia più lunga finora di Megg, Mogg e Owl. Le 52 pagine in bianco e blu seguono le solite dinamiche dei fumetti di Hanselmann ma il crescendo di assurdità e nefandezze varie assicura il divertimento.
Il meglio del 2015 in Italia
Inizio con questo post il tradizionale Best Of dell’anno, che ho deciso di pubblicare a puntate suddividendolo in tre categorie. La prima è quella dedicata ai fumetti in italiano, in cui ho incluso sia le opere di autori nostrani che di artisti stranieri. Sono rimasti fuori titoli pubblicati in Italia ma in lingua inglese e libri di autori italiani usciti all’estero, che eventualmente troveranno posto nei due Best Of internazionali. Inoltre ho tenuto conto soltanto delle nuove uscite, escludendo le ristampe.
Se si eccettua l’antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds, pubblicata in Italia ma in lingua inglese e con una diffusione internazionale, l’unico vero libro italiano da me considerato nel Best Of dello scorso anno è stato Le ragazzine stanno perdendo il controllo di Ratigher. Non so se è stata colpa della mia scarsa attenzione durante il 2014, ma mi sembra che quest’anno ormai agli sgoccioli sia stato di gran lunga migliore per il nostro fumetto, dato che in questa Top Ten ben sei titoli sono di autori italiani.
Un’ultima cosa. Manca da questa lista una delle cose migliori del fumetto indie recente, cioè il Megahex di Simon Hanselmann tradotto da Coconino, ma non ho l’edizione italiana e il fatto che essa includa soltanto una parte dell’originale mi impedisce di darne una valutazione, oltre a urtare il mio spirito di completista.
I fumetti sono riportati in ordine alfabetico.
Anubi di Marco Taddei e Simone Angelini (Grrrz Comic Art Books) – Un dio egizio finisce nella provincia malata dei giorni nostri, tra tossici, scoppiati, suore, satanisti, assistenti sociali e… William Burroughs. Il duo Taddei-Angelini scrive una sorta di Sandman in chiave grottesca, dando forma a una storia dalla struttura originale e per niente scontata. Lo sciacallo ultraterreno è descritto qui come una “mosca da bar” ed è più simile a noi di quanto possa sembrare. Senza rinunciare alla satira sociale che era l’ingrediente principale di Altre storie brevi e senza pietà, gli autori riportano tutto dentro la narrazione e raggiungono così uno stile maturo e personale.
L’estate scorsa di Paolo Cattaneo (Canicola Edizioni) – Il 1997, cinque ragazzi, i loro quindici anni, un’avventura estiva. Rischiava di essere l’ennesimo amarcord a base di zainetti e merendine, il miliardesimo fumetto italiano neorealista o una canzone dei Baustelle, e invece l’esordio sulla lunga distanza di Paolo Cattaneo è molto molto di più. Ed è quasi incredibile che si tratti di un’opera prima per la capacità con cui l’autore descrive i personaggi e per come ci guida verso il colpo di scena finale. Con i loro faccioni grossi, i denti storti, i brufoli sul petto, i personaggi di Cattaneo ci fanno dimenticare per un po’ le carinerie che abbondano nei fumetti “alternativi” di oggigiorno.
Il ladro di libri di Alessandro Tota e Pierre Von Hove (Coconino Press/Fandango) – Italiano per metà, il nuovo libro di Alessandro Tota vede il nostro “soltanto” nelle vesti di sceneggiatore, mentre i disegni sono lasciati al concittadino parigino Pierre Von Hove. Gli autori si immergono completamente nel contesto, la Parigi degli anni ’50, per un fumetto che sembra un film del miglior Truffaut. Dimenticate la metropoli di Tardi con i suoi dettagliatissimi palazzi, perché il tratto di Von Hove è scarno e essenziale, comunque perfetto per un libro divertente e colto, in grado di regalare una lettura piacevolissima e mai banale.
Largemouths di Gabriel Delmas (Hollow Press) – La Hollow Press pubblica abitualmente in inglese, ma questo libro è completamente muto e pertanto finisce di diritto in questa categoria. Edizione italiana del volume uscito esattamente dieci anni fa in Francia, Largemouths è un viaggio di 688 pagine in un mondo preistorico, in cui gli elementi fantasy passano in secondo piano di fronte alla ricerca dell’immediatezza, raggiunta grazie all’uso di un segno spontaneo, libero, quasi violento nel modo in cui è vergato sulla pagina. Non vi spaventi l’assenza di parole, perché non siamo davanti a un esercizio di stile ma a una storia che durante una prima lettura vi porterà via almeno un’ora e mezza. E vi lascerà anche voglia di rientrarci dentro ogni tanto, per apprezzare nuovi dettagli. Per vedere qualche tavola vi rimando alla mia anteprima.
Il porto delle anime di Stefano Alghisi (MalEdizioni) – Ne ho già parlato brevemente qui, ma questo libro con un’estetica rock’n’roll tutta americana merita di nuovo una citazione tra i migliori fumetti dell’anno. Non un’opera compiuta né una narrazione classica, ma una pièce sghemba e trasversale, di quelle che a volte servono per varcare il solito recinto e andare altrove. Le vicissitudini e le musiche di Cramps, Gun Club e Birthday Party si uniscono a quella del cantastorie nostrano Sigfrido Mantovani in un bianco e nero caratterizzato dal tratto spesso e carnoso di Alghisi.
Qui di Richard McGuire (Rizzoli Lizard). “Capita raramente di trovare delle opere formalmente innovative che siano in grado al tempo stesso di parlare al cuore del lettore. Here è una di queste e l’effetto ottenuto da McGuire è ancora più straordinario se pensiamo che riesce a pungolare, a emozionare, a stupire senza fare uso di trame né di protagonisti, ma semplicemente raccontando la Storia e le storie, il grande e il piccolo, il grave e l’irrilevante, il serio e il faceto”. Scusate l’autocitazione ma c’è poco da aggiungere a proposito di un libro che rimarrà un’opera fondamentale del fumetto di tutti i tempi. Per approfondire vi rimando alla mia recensione, a questa cartolina da Lucca e al mio reportage da BilBOlbul.
Remi Tot in STUNT di Martoz (MalEdizioni) – Altro titolo pubblicato da MalEdizioni, quello di Martoz è uno stupefacente tomo di 320 pagine che vede protagonista un motociclista acrobatico a caccia di catastrofi. Mirabolanti formule matematiche generano ibridi avanguardistici e architetture devianti. Come andare al museo sotto l’effetto di anfetamine. E il dualismo Remi/poliziotti ricorda addirittura Diabolik, mettendo l’accento definitivo su un oggetto difficilmente classificabile. Qui trovate l’anteprima pubblicata qualche settimana fa.
Safari Honeymoon di Jesse Jacobs (Eris Edizioni) – Artista di punta dell’eccellente Koyama Press, Jesse Jacobs è un artista canadese che insieme a Michael DeForge e Patrick Kyle tiene alta la bandiera di un fumetto bizzarro e ironico, capace di nascondere subdolamente inquietudini e minacce tra le pieghe di un tratto cartoon. Eris Edizioni lo porta in Italia con la sua opera più recente, storia di una luna di miele in una natura selvaggia, piena di idee, forme, mutazioni, come solo il fumetto può fare. Altro che letteratura disegnata.
Saint Cole di Noah Van Sciver (Coconino Press/Fandango) – Forse non il miglior Van Sciver in assoluto (quello si trova finora nella raccolta Youth Is Wasted) ma comunque un’opera importante di un autore che Coconino ha coraggiosamente portato in Italia. Saint Cole fa parte di un filone nutritissimo della produzione dell’autore, in cui si susseguono le vicende ai limiti del paradosso di personaggi piegati dalla vita, scorati, spesso umiliati da qualche donna più furba di loro. Van Sciver vanta tra i suoi fan più accaniti niente meno che Robert Crumb, e come lui ama raccontare storie, senza perdersi in troppi fronzoli. E ci riesce alla grande, come solo i grandi sanno fare.
Viaggio a Tokyo di Vincenzo Filosa (Canicola Edizioni) – “E’ come camminare per le strade di Crotone durante la festa della Madonna”… Meravigliato, disorientato, impasticcato, l’alter ego di Vincenzo Filosa gira per le strade di Tokyo alla ricerca dei maestri del gekiga e di se stesso. Un fumetto italo-giapponese pieno di bianchi e neri netti, squisitamente non lineare e per niente didascalico, ricco di impennate d’autore, di vuoti, di ironia e sì, anche di poesia.
Just Indie Comics Buyers Club
Ormai saprete tutti che dal settembre scorso Just Indie Comics è anche un negozio on line, in cui mi diletto a distribuire materiale per lo più americano difficilmente reperibile in Europa, oltre che vari prodotti italiani ed europei di case editrici e micro-realtà editoriali a me affini. Per sostenere lo sviluppo del negozio, che ha bisogno di un continuo ricambio di materiale, soprattutto straniero, e per permettere anche a questo sito di rientrare nei costi vivi (per esempio la tenuta del dominio), ho escogitato non il solito crowdfunding ma un abbonamento che sarà possibile sottoscrivere fino al 10 gennaio 2016.
A partire dal prossimo gennaio, chi aderirà riceverà infatti uno o due fumetti ogni tre mesi, a seconda della tipologia di abbonamento scelto, e avrà inoltre diritto tramite un apposito codice promozionale a uno sconto del 10% su tutto il materiale ordinato dal sito nel corso del 2016. Il primo invio sarà il nuovo numero di Frontier, l’antologia monografica della Youth In Decline di cui tante volte ho parlato in queste pagine e che nelle uscite precedenti ha presentato il lavoro di artisti come Uno Moralez, Hellen Jo, Sam Alden, Emily Carroll, Jillian Tamaki, Anna Deflorian e altri ancora. Per il decimo albo della serie Ryan Sands, patron dell’etichetta di San Francisco, ha scelto Michael DeForge, artista canadese che sicuramente ben conoscete se seguite queste pagine.
Come ho detto, esistono due soluzioni per aderire al Just Indie Comics Buyers Club. La prima, quella più economica, viene 40 euro e dà diritto a ricevere un albo a trimestre, spese di spedizione incluse. La seconda, che invece è la versione estesa dell’abbonamento, consentirà di avere in ogni invio due fumetti, per un totale di otto albi annui (se la matematica non è un’opinione), e costa 70 euro, con la spedizione sempre inclusa. In entrambi i casi c’è anche lo sconto del 10% sugli eventuali altri ordini fatti dal sito nel corso del prossimo anno.
Vi chiederete a questo punto che cosa riceverete oltre a Frontier #10 di Michael DeForge… Ebbene sì, tutto il resto sarà a sorpresa, cioè scelto da me, anche se sono aperto a suggerimenti, osservazioni e messaggi subliminali di ogni tipo. La gran parte del materiale sarà di provenienza americana, ma non trascurerò qualche fumetto europeo, ovviamente sempre in lingua inglese. La mia intenzione è quella di proporvi cose sempre nuove e stuzzicanti, fumetti a volte divertenti e altre d’avanguardia, o magari tutte e due le cose insieme, soffermandomi soprattutto su materiale poco conosciuto e difficilmente reperibile. Penso per esempio ai mini-comics che ogni tanto fanno uscire autori già pubblicati in Italia come Simon Hanselmann e Noah Van Sciver, ai fumetti di case editrici come Revival House Press o Retrofit Comics, ad antologie come Tusen Hjärtan Stark della Domino Books di Austin English, alle sperimentazioni di Lale Westwind e Conor Stechschulte e via dicendo. Sia chiaro, questo non è una lista di quello che vi arriverà, perché molto dipenderà dalle uscite di un mercato che è sempre indecifrabile, dato che spesso alcuni titoli escono assolutamente inaspettati, senza nessuna pubblicità. Un mercato difficile da seguire quello dei mini-comics autoprodotti o comunque stampati da piccole etichette indipendenti, e in cui mi propongo umilmente di farvi da guida facendovi conoscere cose nuove e facendovi anche risparmiare le eventuali spese di spedizione, salatissime, che paghereste per comprare il materiale proveniente da Stati Uniti e Canada.
Qui sotto trovate i link per abbonarvi. Ripeto, se vi interessa affrettatevi perché sarà possibile aderire SOLTANTO FINO AL 10/01/2016. L’offerta è valida per i soli residenti in Italia.
“Toxic Psycho Killer”. Un’introduzione
Quella che potete leggere di seguito è la versione italiana di Darkness is the Place, l’introduzione che ho scritto per Toxic Psycho Killer di Paolo Massagli, originariamente pubblicata in inglese nell’albo edito dalla Hollow Press. Ho intervallato il testo con la copertina e qualche immagine tratta dal fumetto. In chiusura trovate anche una biografia dell’autore. Buona lettura.
Ci sono artisti che cercano sempre nuove sfide, si dividono tra mille progetti, alternano fumetto e illustrazione per sbarcare il lunario. E ce ne sono altri che con calma, dedizione e passione fanno sempre la stessa cosa, la loro cosa, perché non hanno bisogno di andare incontro alle bizze dell’editoria e ai gusti del pubblico. Paolo Massagli fa parte di quest’ultima categoria. E non è un modo per tacciarlo di ripetitività, quanto per dire che l’autore del fumetto che vi accingete a leggere ha stile. Che reinventi a suo modo il mondo favoloso di Oz (in una serie di cui i fan aspettano ancora il quarto numero), che ci porti nell’inferno scelto come ambientazione delle sue storie per l’antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds, che addirittura ci spedisca in uno spazio così profondo che nessuno vi era mai giunto prima, ogni tavola è inconfondibilmente una tavola di Paolo Massagli. E anche lo storytelling non cambia, perché il marchio di Paolo è quello, ossia Milo Manara che disegna un fumetto americano degli anni ’90, come lo ha già definito qualcuno.
Forse il paragone con Manara vi sembrerà fuorviante, ma almeno in una cosa i due artisti italiani sono simili: entrambi hanno una predilezione per le forme femminili. In effetti quando ho saputo che Paolo avrebbe realizzato un albo tutto suo per la Hollow Press e che il titolo sarebbe stato Toxic Psycho Killer, di una cosa ero certo: ci sarebbero state donne nude. Per quanto riguarda la storia, avevo immaginato una sorta di American Psycho, un intreccio pieno di atmosfere oscure e malate con un killer psicopatico e forse anche mutante che uccideva nei vicoli di qualche imprecisata metropoli americana. Invece quando l’ho interpellato sull’argomento del libro che tenete in mano, Paolo mi ha risposto che parlava di “un essere divino che atterra su un non precisato mondo alieno per annientare tutta la popolazione”. Beh, almeno avevo ragione sull’ambientazione indefinita.
L’azione di Toxic Psycho Killer è incentrata su un singolo protagonista, una donna che vaga nello spazio per sterminare tutto ciò che considera un virus. All’inizio sembra una vittima, poi un’eroina, ma soprattutto ricorda Silver Surfer, l’araldo di Galactus costretto a viaggiare nello spazio con la sua inseparabile tavola da surf per trovare mondi adatti all’appetito del suo maestoso padrone. La differenza però con Silver Surfer è evidente, non solo perché la donna fa il lavoro sporco da sola, ma anche perché l’asessuato personaggio nato in una realtà regolata dal rigido Comics Code Authority poco ha a che fare con la procace e sensuale protagonista del fumetto che avete in mano. Paolo le gira intorno, la descrive nei minimi dettagli, per esempio in una tavola si dedica ad analizzare piega per piega le sue labbra, ciglia per ciglia i suoi occhi. Ne vengono fuori pagine più raffinate e meno dark del solito, in cui il bianco prevale sul nero e la linea è chiara, definita, pulita, come se fossimo in un serial di fantascienza uscito dalle pagine di Métal Hurlant. Ma chi conosce già Le Minifiabe o O.Z. non deve temere, ci sono sempre i mostriciattoli, i tentacoli che escono dalla bocca, i teschi e anche un globo oscuro che rimette l’oscurità al posto che le compete. Un posto dove Paolo Massagli forgia le sue visioni devianti. Un posto dove ha bisogno della sua arte e di nient’altro.
Paolo Massagli è un fumettista e illustratore italiano. Ha iniziato la sua carriera come autodidatta nei primi anni ’90, realizzando fumetti e illustrazioni per diverse riviste e fanzine. La sua bibliografia include una raccolta di fiabe horror intitolata Le Minifiabe, il web-comic Alice nel paese degli orrori, in cui ha dato forma a una versione lisergica del famoso romanzo di Lewis Carroll, e O.Z., un’interpretazione molto personale de Il Mago di Oz, uscita in mini-comic autoprodotti a partire dal 2010. Adesso sta lavorando a Hell, una storia serializzata nell’antologia Under Dark Weird Fantasy Grounds pubblicata dalla Hollow Press. Oltre che in Italia, è molto seguito negli Stati Uniti, dove vende la maggior parte delle sue tavole originali e delle sue commissioni.
Colville, un diamante di ruggine
Una storia da tempo incompiuta che ora viene finalmente pubblicata in una nuova e definitiva versione, un fumettista italiano che sicuramente tutti voi conoscete. Ratigher ci parla di Colville, capolavoro misconosciuto di Steven Gilbert, di cui sono diventato il maggiore importatore italiano (e forse europeo). Ne trovate alcune copie nel negozio di Just Indie Comics. Intanto leggete cosa ne scrive l’autore di Trama e Le ragazzine stanno perdendo il controllo. Buon divertimento.
Di Colville, e del suo autore Steven Gilbert, ne avevo letto su internet. Seguo molto il fumetto americano indie e avevo visto citare questo fumetto da persone interessanti, anche Frank Santoro (autentico radar del fumetto meritevole) ne faceva accenno sul sito Comics Comics, riprendendo la rubrica Good Cartoonists Gone inaugurata da Sammy Harkham sulle pagine della sua rivista, Crickets. Da questi accenni sparsi veniva fuori il racconto di un libro maledetto. Un libro ormai difficile da recuperare (pubblicato originariamente nel 1997), scritto e disegnato da un tipo schivo e irrintracciabile, che contiene una storia cattiva e spiazzante. Per me questi sono gli ingredienti perfetti per accendere curiosità e desiderio. Queste suggestioni mi hanno portato quasi a farmi un Colville fatto in casa, me lo stavo per disegnare io un Colville, come me lo ero immaginato, e molte delle suggestioni di questa piccola leggenda finiranno anche in una storia che realmente pubblicherò in un prossimo futuro. Quest’anno però, la svolta, Colville torna disponibile ristampato autoprodotto dal suo autore, che fonda la Fourth Dimension Books con cui pubblica anche il suo nuovo libro, The Journal of Main Street Secret Lodge. Non solo viene ristampato, ma con l’aggiunta di più di 100 pagine! Mando immediatamente una mail per sapere come comprare entrambi i libri e Gilbert mi risponde 10 minuti dopo, gentile, impeccabile e senza fronzoli. Mi è arrivato il pacco dal Canada, mi sono messo in un cantuccio isolato e mi sono finalmente letto Colville. Un fumetto di genere, centripeto, che costruisce tutto intorno a sé uno steccato che impedisce ad elementi altri dal racconto di entrare.
Siamo nella provincia nord americana, quei sobborghi visti mille volte, nei film ma soprattutto nei fumetti, dove la gente o vive tranquilla o vive disperata. Tutti gli elementi necessari al racconto sono in questo sobborgo chiamato Colville, non esiste altro, non esiste la Cina o l’Europa, ma non esiste nemmeno Toronto o New York. Lo ripeto, è un racconto chiuso, e che per questo non prevede vie di fuga ed è chiaro fin da subito. È vero che è un libro maledetto, finisce peggio di come ci immaginiamo. I personaggi sono sprovveduti che provano a reagire ad un destino incolore o stupidi che reagiscono a tutto con la violenza. È un thriller di quelli dove un piccolo crimine ti si rivolta contro, decuplicato. Della storia non vi dico altro, vi dico qualcosa di come è montata tutta intorno ad una scena topica che ci viene raccontata varie volte (a partire dalla copertina) e che solo alla fine sarà svelata nella sua interezza. Un meccanismo che tocca il suo vertice ne La Conversazione di Coppola (lo cito perché l’ho visto due giorni prima di leggere Colville; che bomba di weekend è stato!) e che proprio come nel film di Coppola non ha nella scoperta della verità il climax, ma nella reiterazione e nella raffinazione della visione, come se sparissero tutti i sensi tranne la vista. Colville non ha odore e non ha suoni. Gli occhi del lettore si trovano davanti un segno sintetico classico dell’underground americano, non cito roba strana, immaginatevi Daniel Clowes ma senza linee curve e con molto tratteggio in più. Un bianco e nero molto equilibrato che non vuole mai stupire.
Colville è un monolite, non potrebbe che essere un libro a partire dalla forma. È perfetto come i lampi di genio di una mente autistica. È l’opera di un autore solitario (intendo nella direzione artistica, dalle poche parole che ci ho scambiato via mail mi sembra proprio simpatico) che nel secondo libro, come è normale, cerca di ampliare il suo spettro ma lo fa costruendo un ibrido tra fumetto, illustrazione e racconto scritto, in una via insolita di cui vi parlerò un’altra volta. Compratevi Colville, è uno dei pochissimi libri veramente maledetti che avrete in libreria. Compratevi Colville o vi spezzo un braccio, con un martello arrugginito.
Anteprima di “Remi Tot in STUNT” di Martoz
Debutterà questo fine settimana al Bilbolbul di Bologna Remi Tot in STUNT, nuovo fumetto di Martoz edito da MalEdizioni, le cui tavole saranno protagoniste di una mostra dal 19 al 29 novembre presso Ono Arte Contemporanea, con inaugurazione domenica 22 alle 18.30 alla presenza dell’autore. In attesa di avere tra le mani questo volume decisamente stuzzicante, e di cui spero di parlare più approfonditamente in seguito, potete gustarvi alcune tavole in anteprima, intervallate dal comunicato inviatomi dall’editore e dalla biografia dell’autore. Buona lettura/visione.
Remi Tot è uno stuntman della realtà: un geniale matematico in grado di intrufolarsi nelle geometrie segrete degli eventi, uno spregiudicato funambolo dell’imprevisto che si sostituisce a persone coinvolte in immani catastrofi e sopravvive al posto loro. La sua missione è tuffarsi nel caos e uscirne vivo. Ma perché fa tutto questo? Remi è un eroe o è più egoista di quanto non sembri? Assieme a lui scivoleremo sul finimondo, verso il suo misterioso obiettivo.
Il segno potente, dinamico ed espressivo di Martoz spinge il fumetto oltre i suoi limiti, giocando con la storia dell’arte e catapultandoci in un mondo di prospettive spettacolari, colori che bucano la retina e inquadrature caleidoscopiche.
Un fumetto fatto di esplosioni ed equazioni, una storia di azione e avventura che è anche una riflessione sui confini del possibile.
Martoz è un illustratore e fumettista nato ad Assisi. Fa parte del collettivo Lab.Aquattro – con cui condivide il laboratorio – che si occupa di piccole produzioni editoriali, tra cui i volumi Parade e Crisma. Ha collaborato con piccola editoria e autoproduzioni, tra cui Inuit, B comics (IFIX), Squame, Turkey Comix e Lucha Libre. Ha esposto i suoi lavori in gallerie internazionali, tra cui la Galerie Glénat di Parigi, la Hero Complex Gallery e la Gallery1988 di Los Angeles. È nella selezione giovani della biennale ILLUSTRI 2015 e nel 2016 esporrà i suoi lavori in una personale a Mosca, presso la Bratec Lis Gallery, dove terrà anche un workshop di illustrazione.
Street artist nel tempo libero, la sua passione per la carta lo ha portato all’utilizzo della Poster Art, sia per progetti urbani personali che su commissione per performance nei festival di musica, fumetto e illustrazione. Ha elaborato poster anche per Sky Atlantic, nella cornice di Lucca Comics. Il suo vero diletto è la natura: oltre a coltivare la terra, è solito intraprendere avventure indomite assieme al suo fido amico Manfredi Ciminale. Esplorare case abbandonate, navigare in canotto sui fiumi, viaggiare in monopattino. Altrimenti la scrivania si impoverisce…
Potete ordinare Remi Tot in STUNT qui al prezzo speciale di 17,50 euro più spese di spedizione.
Festival dell’altro mondo: Cake!
Ho già parlato da queste parti del CAKE di Chicago, una delle convention di fumetti indie e underground più importanti del Nord America. Anche se non ero lì, l’evento dell’anno scorso mi è sembrato di assoluto valore, come potete vedere da questa galleria fotografica che ho pubblicato qualche mese fa. In questi giorni la nuova edizione del Chicago Alternative Comics Expo è già in via di definizione, dato che il termine per presentare la domanda di partecipazione è il prossimo 30 novembre e già sono stati annunciati i primi ospiti, cioè Sammy Harkham, Patrick Kyle, Tyrell Cannon, Ezra Clayton Daniels, Cathy G Johnson e Laura Park. Ne ho parlato con uno degli organizzatori, il cartoonist Jeff Zwirek (autore di Burning Building Comix). Vi rimando a questo link per leggere l’intervista, ovviamente in inglese.
Dracula Mountain – 16/11/2015
Nuovo appuntamento con la rubrica di segnalazioni, link e quant’altro, che per l’occasione cambia nome. In effetti “Il meglio del web” faceva veramente schifo e in più era diventato fuorviante, nel senso che in questa serie di post non stavo riportando soltanto link ma anche notizie varie dal mondo del fumetto, ovviamente sempre secondo il mio personale punto di vista. In attesa di un titolo migliore, ho scelto di utilizzare un’intestazione di volta in volta diversa, vagamente o per niente collegata agli argomenti trattati. Potrete comunque riconoscere la rubrica dalla presenza della data nel post, mentre il sommario renderà noti i principali contenuti, cosa che dovrebbe incoraggiare o scoraggiare la lettura da parte vostra.
Finita questa doverosa premessa di cui probabilmente non fregherà niente a nessuno, veniamo al sodo. Scrivo queste righe, almeno quelle iniziali perché mi rimane poco tempo prima di dover iniziare a fare altro, di sabato mattina, 14 novembre, mentre sul mio profilo Facebook arrivano continui aggiornamenti sulle persone che per fortuna sono sane e salve dopo i fatti di Parigi e in tv passano le immagini di quanto accaduto ieri notte. Non sono bravo in queste cose, ma mi sento almeno di esprimere la mia tristezza e la mia vicinanza a quelli che erano lì. Tra questi una delle mie più recenti conoscenze parigine, il francese Gabriel Delmas, autore di Largemouths, uscito di recente per la Hollow Press del mio amico Michele Nitri. A Lucca Gabriel ha realizzato una serie di sketch e un impressionante live painting, che potete vedere nella foto che ho scattato dopo aver assistito passo dopo passo al processo creativo. Non c’entrerà niente, ma quando ho saputo quello che era successo, mi è ritornato in mente questo urlo di terrore.
E’ stato poi lo stesso Gabriel a mostrarmi la più recente uscita di Kaboom, rivista sempre di altissimo livello di cui è ora disponibile un bellissimo dodicesimo numero, da non perdere se masticate un po’ di francese. Nel sommario una lunga conversazione tra Brecht Evens e Olivier Schrauwen, un’approfonditissima intervista ad Adrian Tomine condotta da Stéphane Oiry, un reportage dal workshop Pierre Feuille Ciseaux a Minneapolis e tanto altro ancora.
Passiamo ad altro e in particolare a Bilbolbul, appuntamento ormai alle porte e che come al solito promette un programma stellare. Avevo pensato di fare una piccola guida come quella pubblicata in occasione dell’ultima Lucca Comics, ma poi mi sono reso conto che un articolo di questo genere non avrebbe fatto altro che riportare l’intero programma della manifestazione, tante sono le cose interessanti che succederanno a Bologna dal 19 al 22 novembre prossimi. Cito brevemente alcune mostre (Magnus, Giacomo Nanni, Lili Carré, Benoît Preteseille, Olivier Schrauwen, Breakdown Press, Alice Milani, Martoz), i workshop (Paolo Bacilieri, Elisa Talentino, ancora Carré e Schrauwen), i tantissimi ospiti che non sto qui ad elencare, le tavole rotonde, le presentazioni, gli incontri, le proiezioni, oltre allo spazio BBBZine, mostra mercato che ospita sei realtà europee (Breakdown Press, Tieten Met Haar, kuš! komiksi, Peow Studio, Jean Guichon Editeur, Ion Editions). Per il programma completo vi rimando al sito del Bilbolbul.
Proprio a Bilbolbul debutterà una nuova collana pubblicata da kuš!, che per la prima volta vedrà la casa editrice lettone impegnata con fumetti “lunghi”. Il formato di kuš! mono sarà ancora l’A6, lo stesso dell’antologia trimestrale š!, e l’onore del debutto toccherà al russo Roman Muradov con le 100 pagine a colori di The End of A Fence. “Cosa succederebbe se fossimo costretti a essere compatibili? Se andassimo d’accordo su tutto, dai tagli di capelli alla filosofia? Se non avessimo motivo di prendere posizione? Cosa rimarrebbe nel mezzo? Ispirato da J.G. Ballard, Ai Weiwei, Jonathan Monk e da tutte le recenti notizie di cronaca. Immaginate una comunità schiava degli algoritmi di OkCupid… O lasciate perdere, perché Roman Muradov l’ha fatto al posto vostro!”. Per un’anteprima più dettagliata vi rimando qui, mentre se non siete a Bilbolbul potete già ordinare il libro a 14 dollari spese di spedizione in tutto il mondo incluse.
Sempre a Bologna sarà disponibile š! #23, numero fresco di stampa che con il titolo Redrawing Stories From The Past affronterà il tema delle vittime del nazismo, sviluppato anche in una mostra tutt’ora in corso a Berlino. Anche in questo caso vengono messe temporaneamente da parte le storie brevi per lasciare spazio a cinque fumetti dalla foliazione più consistente, realizzati dal lettone Mārtiņš Zutis, dai tedeschi Max Baitinger e Paula Bulling, dal serbo Vuk Palibrk e dalla polacca Zosia Dzierżawska, con una postfazione di Ole Frahm.
Festival che viene, festival che va. A New York il 7 e 8 novembre c’è stato il Comic Arts Brooklyn. Tra gli ospiti di quest’anno Daniel Clowes, che al contrario di quanto annunciato qualche mese or sono non ha fatto in tempo a portare in anteprima il suo nuovo libro, Patience, in uscita nei primi mesi del 2015 per Fantagraphics (da noi lo pubblicherà Bao). Per avere un’idea di cosa è sucesso al CAB, che come lo scorso anno era suddiviso in una giornata di mostra mercato e in una seconda di incontri con gli autori, potete leggere (e guardare) un primo reportage del Comics Journal a firma Frank Santoro e John Kelly, un bell’articolo di Nick Gazin su Vice con un’intervista all’organizzatore Gabe Fowler del negozio Desert Island, un pezzo del Publishers Weekly e la galleria fotografica di The Beat. Tra i cartoonist ritratti in quest’ultima c’è anche Brian Chippendale, che ha portato al CAB una settantina di copie in anteprima del suo Puke Force, disponibile in tutta la tiratura per Drawn and Quarterly il prossimo febbraio. Ed esattamente una settimana dopo il festival newyorkese, Chippendale è arrivato in Italia per una serie di concerti dei Lightning Bolt, devastante duo che ho potuto vedere in azione nella data di sabato 14 novembre all’Init di Roma. Qui sotto un video della parte finale del concerto, per cui ringrazio Luca Sancisi. E con questo è tutto.
Misunderstanding Comics #1
Inizio con questo post una nuova rubrica di recensioni “collettive”, che spero possa permettermi di aumentare il numero di fumetti segnalati su Just Indie Comics. Sin dagli inizi del blog non sono mai riuscito a occuparmi di tutti i fumetti di cui avrei voluto, spesso trovandomi a tralasciare proprio quelli più interessanti, con la speranza di riuscire a scrivere prima o poi una recensione più approfondita. Speranza che puntualmente veniva vanificata dalle varie situazioni contingenti che ci riserva la folle vita quotidiana nel terzo millennio sul pianeta Terra. Per questo ho deciso di riservare d’ora in poi la maggior parte delle recensioni a questa rubrica, anche per una questione di sopravvivenza personale, nel senso di riduzione del tempo passato al computer. Non abituatevi troppo al format di questo primo episodio, in cui sono riuscito a entrare sin troppo nei dettagli di ogni singolo fumetto, perché come suggerisce il titolo Misunderstanding Comics sarà caratterizzata da giudizi lapidari, lodi sperticate e incomprensibili stroncature.
NOTA: Alcuni dei fumetti di cui scrivo potrebbero essere in vendita presso il negozio on line di Just Indie Comics che gestisco personalmente. In questo caso il link sul nome del fumetto vi porterà direttamente alla relativa pagina del negozio. Potrei dirvi che nonostante ciò il mio giudizio rimane obiettivo, se non fosse che non credo nel concetto di obiettività. Comunque vi assicuro che non sono qui per farmi pubblicità o arricchirmi, anzi… Buona lettura.
Inauguriamo questa rubrica con tre fumetti di Michael DeForge. Dressing è una raccolta sullo stile di Very Casual del 2013, pubblicata sempre da Koyama Press e che mette insieme una serie di fumetti disomogenei dal punto di vista stilistico e in alcuni casi apparentemente estemporanei. Tuttavia lette una dopo l’altra le storie di Dressing restituiscono l’idea di un corpus compatto, con tematiche ricorrenti della poetica di DeForge, come i mutamenti di identità e di sesso, la satira del mondo delle corporation, l’impossibilità di definire la realtà contemporanea attraverso il linguaggio, l’orrore che si nasconde dietro la patina della normalità. Il tutto con il solito approccio astratto, che rifiuta il realismo per ricondurre le vicende narrate alla loro essenza pura e semplice. Quello di DeForge non è tanto un lavoro sui personaggi – spesso semplici comparse disorientate e rassegnate – ma sui temi, in cui ogni tentazione didascalica è abilmente stemperata dall’uso di una ironia cruda ma che in episodi come Wet Animals diventa anche irresistibilmente divertente. C’è poi ovviamente il lavoro stilistico, che si segnala in episodi come Elves e My Interesting Mother, One Billion Times per l’ardita costruzione della pagina, oltreché per la rinuncia al digitale e il ritorno al tavolo da disegno in un paio di episodi.
Gli stessi argomenti e lo stesso approccio delle short stories di Dressing tornano in Lose #7, pubblicato sempre da Koyama, e in On Topics, che invece segna l’esordio di DeForge per l’inglese Breakdown Press. In particolare Movie Star, la storia principale del settimo numero di Lose, sembra sviluppare l’idea della Redundancies contenuta in Dressing, indagando la strana relazione tra due fratelli. L’eco di un altro canadese, David Cronenberg, aleggia nel progressivo sviluppo di una relazione simbiotica alla Inseparabili, ma l’atmosfera algida e il gusto per il paradosso ricordano piuttosto alcuni narratori contemporanei (mi viene in mente George Saunders). Forse non è al livello della Me As A Baby contenuta nel numero precedente di Lose, ma Movie Star è una prova comunque di altissimo livello. On Topics raccoglie invece due brevi fumetti realizzati per la piattaforma Patreon e inviati dall’autore canadese ai suoi sostenitori. Riuscitissimo il primo, About Kissing, una sorta di Genesi in versione anale, dato che secondo la teoria di DeForge in principio c’erano i culi, poi nacquero le bocche, che in realtà erano soltanto dei culi deformi in cerca di altri culi per inghiottire i colpi altrui. Dal conflitto tra bocche, culi e quant’altro ecco che si originarono i baci. Chiaro, no? Vabbè, in realtà sono io che non riesco a rendere l’idea, vi assicuro che la storia, per quanto assurda, è di una logica disarmante. Più debole invece il secondo fumetto dell’albo, Regarding Quicksand, a proposito di un uomo sottoposto a ogni genere di tortura mentre affonda nelle sabbie mobili.
Infinite Bowman è la raccolta definitiva della saga dell’astronauta David Bowman, celeberrimo protagonista di 2001 Odissea nello Spazio scelto dallo statunitense Pat Aulisio come eroe di una serie di mini-comics, qui ristampati da Hic & Hoc con l’aggiunta di 75 pagine inedite. Aulisio è uno degli animatori su quel social network chiamato Facebook (non so se avete presente) di un gruppo chiamato Fort Kirby, che associa i fan del Re con quelli di Fort Thunder. Ebbene, Infinite Bowman potrebbe essere il manifesto programmatico di questa fantasmagorica ibridazione, dato che le vicissitudini kirbyane del protagonista – tra macchine spaziali e divinità celestiali – sono rese con uno stile selvaggio ma che non rinuncia mai all’amore per il dettaglio e soprattutto per lo storytelling. Insomma, per chi la conosce siamo dalle parti di Mickey Zacchilli, altra cartoonist statunitense bravissima nel restituire l’impressione di caos controllato. Impossibile poi non accennare alle trovate ironiche e a tratti trash dell’autore. Per farvi un’idea oltre all’immancabile Monolite di 2001 qui trovate anche cavalli con la testa di Garfield, Bart Simpson, l’origine dell’air-guitar e per finire un incontro di wrestling che deciderà le sorti dello sconto tra il Nostro e Satana in persona. Se avessi un bollino “Consigliato da Just Indie Comics” lo appiccicherei sulla copertina di questo libro.
Discorso diverso per il nuovo Optic Nerve, che ormai tanto nuovo non è, dato che è uscita proprio in questi giorni per Drawn & Quarterly Killing and Dying, raccolta degli ultimi tre numeri della serie di Adrian Tomine, che prende il nome proprio dalla storia principale di questo quattordicesimo numero. Il comic book segue la struttura dei precedenti, di cui ho già parlato in questo articolo per Fumettologica: un fumetto più lungo in apertura, in cui l’autore cerca nuove modalità espressive rispetto al passato, uno più breve che ricorda i racconti degli esordi, una tavola autobiografica in cui si parla di processo creativo, idiosincrasia per la tecnologia e vicende familiari. A mio parere Tomine sta sempre più mostrando la corda e questo numero di Optic Nerve è il più debole di sempre. La descrizione di personaggi mediocri e spesso disprezzabili aveva già raggiunto il culmine nella storyline Shortcomings e non capisco sinceramente che senso abbia continuare su questa linea, soprattutto se racconti come il precedente Go Owls e questo Killing and Dying manifestano una fastidiosa sensazione di superiorità dell’autore nei confronti delle persone e delle vicende narrate. Tanto più che questa totale mancanza di empatia tra autore e personaggi non è compensata né dalle situazioni ironiche (malriuscite) né da particolari innovazioni stilistiche (il tratto tende infatti a un preoccupante manierismo). Anche la storiella autobiografica suona trita e già letta. Alla fine si salva soltanto Intruders, storia di 8 pagine dedicata a Yoshihiro Tatsumi che ci riporta ai tempi in cui Tomine scriveva e disegnava bei fumetti. Oggi si trova nel bel mezzo di un preoccupante processo di involuzione, e per me che l’ho sempre apprezzato è davvero un peccato.
Rimaniamo al formato comic book e arriviamo così al terzo numero di Felony Comics, antologia “criminale” pubblicata dalla Negative Pleasure e il cui primo numero era finito tra i miei fumetti preferiti del 2014. L’editor Harris Smith si sta facendo sempre più strada all’interno della sua creatura, dato che scrive ben due dei fumetti qui presenti. Particolarmente riuscita la collaborazione di The Flash Flight of the Red Swan con Pete Toms, ospite fisso della serie, di cui Smith riprende gli stilemi espressivi, realizzando un processo di immedesimazione che riflette le tematiche delle storie. Le vicende di un ladro trasformista diventano l’occasione per trattare il tema dell’identità in maniera gustosamente straniante, grazie anche a un tratto pulito e alla griglia rigida scelta per la composizione delle tavole. In questo numero troviamo anche la prosecuzione di Poor Little Dum Dum, scritta da Smith con disegni di Thomas Slattery, il punk color neon di Mrsa & Billy di Ben Passmore (immagine in alto) e soprattutto Resistance & Existence di Brigid Deacon, artista inglese che sviluppa il tema del crimine in chiave politica e filosofica, dando forma a quattro pagine di alto livello. Felony Comics è un’antologia mai banale, che merita sempre attenzione. Mentre scrivo queste righe è già alle stampe il quarto numero, che potete preordinare qui. E se non volete sobbarcarvi i costi di spedizione dagli USA ma siete curiosi di dare un’occhiata a questo bel progetto, l’antologia è disponibile anche in digitale e a un prezzo ragionevolissimo su Comixology.
Chiudo questa ampia rassegna sulle frontiere del fumetto contemporaneo con la segnalazione di un albo italiano uscito qualche mese fa. Si tratta de Il porto delle anime di Stefano Alghisi, pubblicato dall’ottima casa editrice bresciana Mal Edizioni, il cui catalogo si distingue per scelte mai banali. Cito per esempio i titoli dedicati all’interessantissima scena portoghese (Airbag e altre storie di Pedro Burgos e Tu sei la donna della mia vita, lei la donna dei miei sogni del duo Pedro Brito-João Fazenda) ma anche Emilia, una bella raccolta di storie brevi del modenese Fabio Bonetti. Il porto delle anime è un libro biografico in cui Alghisi racconta a modo suo le storie di tre famose band rock’n’roll degli anni ’80, i Cramps di Lux Interior e Poison Ivy, i Gun Club di Jeffrey Lee Pierce, i Birthday Party del primo Nick Cave. La bella introduzione dell’esperto Luca Frazzi ci ricorda come Alghisi illustrasse il rock’n’roll più sporco e disturbante sin dai tempi della gloriosa rivista Bassa Fedeltà, che dovrei avere ancora da qualche parte nella soffitta di casa dei miei. Le pagine seguenti ci fanno invece vedere il tratto di un artista talentuoso e maturo, dotato di un tratto corposo che non sfigurerebbe accanto a qualche grande maestro dell’underground americano. In appendice al volume c’è anche la storia di un outsider, Sigfrido Mantovani, venditore di lamette da barba e cantastorie. Da recuperare.