Minicomic of the Month Club 2017

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Da un paio di anni ho lanciato il Just Indie Comics Buyers Club, un abbonamento annuale che permette di ricevere quattro o otto fumetti a cadenza trimestrale durante l’anno. La formula della sottoscrizione a un servizio basato su una filosofia più che su contenuti prestabiliti mi ha sempre incuriosito e mi fa dunque piacere segnalare un altro progetto simile, intitolato Minicomic of the Month Club e proveniente dall’Australia. Giunta già alla quinta edizione, l’iniziativa si propone di inviare durante l’anno 12 mini-comics formato A6 realizzati da cartoonist australiani per lo più sconosciuti da questo lato del mondo. Si tratta di autori molto diversi tra loro, dato che il progetto non intraprende una precisa ricerca stilistica ma cerca di raccontare piuttosto la ricchezza e l’eterogeneità di una scena. Si va così dal graphic journalism di Eleri Harris – già vista all’opera su The Nib e autrice del primo fumetto della serie – alle forme surrealiste di Sean Ed Whelan, dai comics as poetry di Leonie Brialey al mondo cartoon di Jake Lawrence. Qui sotto potete vedere qualche immagine tratta dai precedenti lavori degli autori appena citati, mentre sul sito del Minicomic of the Month Club trovate la lista di tutti gli artisti con relativi link. E qui potete leggere una serie di interviste di approfondimento.
Se siete interessati iscrivetevi subito, perché il termine per abbonarsi scade a fine gennaio e i prezzi sono più che ragionevoli: 38 dollari australiani per i connazionali, 40 per i neozelandesi e 52 (circa 37 euro) per tutti gli altri, Europa compresa. Buona mini-lettura.

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Eleri Harris

 

Sean Ed Whelan

Sean Ed Whelan

Leonie Brialey

Leonie Brialey

 

Jake Lawrence

Jake Lawrence

“Si fuera un alma en pena” di Jim Pluk

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Jim Pluk è un autore di fumetti divertenti, fantastici, a modo loro anche poetici, caratterizzati da una linea rotonda e grezza che rivisita con piglio punk lo stile dei gag cartoon. L’artista colombiano, visto all’opera anche su Vice, sta arrivando in Europa per una serie di date in cui presenterà il suo nuovo fumetto Canosa’s Welcome, edito dalla Perfectly Acceptable Press di Chicago, e mostrerà i suoi dipinti e disegni. Si inizia venerdì 20 gennaio alla libreria Fatbottom di Barcellona per poi proseguire il 22 gennaio a Lione, il 3 febbraio a Berlino negli spazi della galleria/negozio Neurotitan e l’11 febbraio a Roma presso Studio Pilar. Qui trovate qualche dettaglio in più sul tour. Intanto godetevi Si fuera un alma en pena (If I was a Suffering Soul), un fumetto pubblicato nel novembre 2015 in Colombia da Calipso Press, ironico, delicato e poetico. Buona lettura.

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I migliori 16 fumetti del 2016

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Lo scorso anno avevo pubblicato, con notevole dedizione, ben tre classifiche del meglio del 2015, suddivise tra fumetti italiani, libri stranieri e comic-book ancora stranieri. Per l’anno appena trascorso un po’ di lassismo mi ha impedito di essere così dettagliato e quindi, in grande ritardo rispetto ai siti più in voga, mi limito a postare una lista dei 16 libri che mi sono piaciuti di più tra quelli che sono riuscito a leggere. Sì, il numero è un po’ strano ma 10 mi sembravano pochi e 20 troppi, e 15+1 è invece un buon numero nell’anno in cui è uscito il nuovo fumetto di Daniel Clowes, che per me è sempre fuori concorso. E poi 16 per il 2016 suona bene. Non ho fatto distinzioni di genere, nazionalità, formato e data di pubblicazione, pertanto troverete in lista materiale nuovo, ristampe, antologie, corposi volumi e comic book spillati. E come al solito si tratta di materiale prevalentemente americano, come il nome di questo sito lascia facilmente intuire.

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Agony di Mark Beyer (New York Review of Books) – Direttamente dal 1987, anno in cui fu pubblicato come one shot della rivista Raw, torna in un’edizione praticamente identica all’originale questo fondamentale volumetto di Mark Beyer. Il merito è della New York Review of Books, che proprio con Agony ha inaugurato una meravigliosa collana di fumetti incentrata su ristampe di materiale introvabile e sulla traduzione di materiale straniero poco conosciuto negli Stati Uniti. Il libro segue le vicissitudini di Amy e Jordan, i due protagonisti che nel corso di queste 173 pagine vengono licenziati, inseguiti, decapitati, smembrati, spediti sotto terra, lanciati in aria e così via, in un trionfo di sciagure sapientemente descritte da un tratto brut e fuori dagli schemi.

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Amore di lontano di Martoz (Canicola Edizioni) – Già presente nella mia classifica dello scorso anno con Remi Tot in Stunt, Martoz colpisce ancora con un nuovo corposo volume edito da Canicola. Amore di lontano è un poema cavalleresco che guarda alla tradizione fumettistica italiana popolare e d’autore, facendola esplodere in vignette cubiste e ipercinetiche. Ma non fatevi ingannare dal piglio sperimentale, dai riferimenti colti e dalle scene di sesso, perché questa è essenzialmente una storia d’amore. Ne ho parlato in maniera più approfondita in questo post.

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Beverly di Nick Drnaso (Drawn and Quarterly) – Raccolta di sei storie brevi di Nick Drnaso più o meno collegate tra loro, Beverly unisce la rigidità formale alla Chris Ware con i temi del cinema di Todd Solondz per mettere in scena la difficoltà di relazionarsi all’altro. Meschinità nascoste, razzismo, ipocrisia e vuoto esistenziale vengono raccontati senza sensazionalismi, con uno stile volutamente monocorde sia nel disegno che nei contenuti. Per me uno dei libri rivelazione dell’anno, a opera di un autore che a soli 27 anni è già più di una semplice promessa. Per ulteriori dettagli vi rimando qui. Il volume è stato pubblicato anche in Italia da Coconino.

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Blammo #9 di Noah Van Sciver (Kilgore Books) – Qualcuno noterà che sono fissato sempre con gli stessi autori, ma come potrei tenere fuori il nuovo numero di Blammo da questa lista? Come sempre poliedrico, Van Sciver alterna autobiografia, adattamenti di favole, intermezzi comici e le solite storie dei “suoi” perdenti. L’apice viene raggiunto nelle dieci pagine ambientate a White River Junction durante il soggiorno al Center for Cartoon Studies, che utilizzando una struttura più libera e fluida del solito fanno pensare a nuovi e interessanti sviluppi per la produzione del nostro.

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Christmas in Prison di Conor Stechschulte (autoprodotto) – Anche di Conor Stechschulte ho parlato più e più volte, dato che si tratta di uno dei miei cartoonist contemporanei preferiti. Questo volumetto di 96 pagine è stampato e rilegato a mano con cura utilizzando tecniche diverse (risograph, serigrafia, offset) e raccoglie una serie di “pezzi” su alcuni dei temi cari all’autore, come voyeurismo, controllo, metanarrazione. Splendida l’ultima storia che inizia con una struttura narrativa per poi sfociare in una serie di interrogativi esistenziali di intensità crescente. Per saperne di più leggete questa recensione.

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Dôme di autori vari (Breakdown Press/Lagon) – La migliore antologia dell’anno, capace di battere anche Kramers Ergot #9 (non un gran numero per Kramers Ergot, ma sarebbe da parlarne a parte) è per me Dôme, frutto della collaborazione dei francesi di Lagon e degli inglesi di Breakdown Press. Il volume, tutto in risograph e di grande formato, è stato stampato dal vivo durante l’ultimo festival di Angoulême. Dentro storie brevissime, a volte di una sola pagina, di autori come Lando, Simon Hanselmann, Dash Shaw, Antoine Cossé, Michael DeForge, Olivier Schrauwen, Joe Kessler, Richard Short. Il materiale tutto di altissimo livello e la scelta di ospitare nelle pagine centrali un’appendice in forma di singola striscia delle diverse storie contribuiscono a creare un esempio di coerenza estetica davvero raro a vedersi. L’antologia è stata stampata in sole 500 copie ed è da tempo esaurita. Ne ho parlato più dettagliatamente qui.

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Dream Tube di Rebekka Dunlap (Youth In Decline) – Una delle sorprese più piacevoli del 2016, questo volume targato Youth In Decline raccoglie tre fumetti di Rebekka Dunlap indiscutibilmente contemporanei per grafica e contenuti ma che per spirito e atmosfere sembrano usciti da un vecchio numero di Garo. Tra nuove tecnologie, stregoneria e fantascienza le pagine vanno avanti per associazioni di idee, dettagli e intermezzi, creando un flusso di coscienza per immagini che trascina il lettore in un mondo impossibile da comprendere del tutto ma incredibilmente affascinante.

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Exits di Daryl Seitchik (Koyama Press) – Prima opera sulla lunga distanza di Daryl Seitchik, nota finora per la serie Missy, Exits ripropone le tematiche care all’autrice ribaltandone però la dimensione estetica. La trovata iniziale della ragazzina che diventa invisibile sembra un po’ alla DeForge ma lo sviluppo è ben diverso. Exits è un fumetto apparentemente semplice ma profondo, maturo e ricco di sfaccetature, capace di trasmettere quel senso di divertente inquietudine esistenziale che è la cifra stilistica della Seitchik. E in grado di mostrare il processo di crescita di un’autrice giovane ma che ha già voglia di mettersi in gioco. Per qualche parola in più vi rimando a questa puntata di Misunderstanding Comics.

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Gulag Casual di Austin English (2dcloud) – Utilizzando un’estetica tutta sua, debitrice più alle avanguardie storiche e all’espressionismo astratto che ad altri fumetti, Austin English racconta storie di tensioni quotidiane, in cui forze aggressive provenienti dall’esterno invadono spazi familiari e rassicuranti. Ma non si arriva mai al dramma in queste pagine, perché i protagonisti sono figure che compiono delle azioni e non soggetti con una propria personalità. Gulag Casual è un altro colpaccio dell’ottima 2dcloud di Minneapolis, una delle case editrici più interessanti del momento. Ne ho parlato in maniera leggermente più approfondita qui.

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Hellbound Lifestyle di Alabaster Pizzo e Kaeleigh Forsyth (Retrofit Comics) – Forse l’opera più leggera tra quelle in lista, Hellbound Lifestyle è un diario frutto della collaborazione di una scrittrice (la Forsyth) e una cartoonist (Abalaster). Qui lo definivo come “un fumetto divertentissimo scandito da note e conversazioni tratte da uno smartphone, pieno di situazioni assurde, di buoni propositi finiti male, di ragionamenti contorti e soprattutto di idee, idee, idee una dietro l’altra che ci si potrebbero riempire tanti altri fumetti o intere stagioni di serie tv”. Una di quelle cose che quando le leggi poi la tua giornata è migliore.

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July Diary di Gabrielle Bell (gabriellebell.com) – Il 2015 ci aveva privato dell’ormai tradizionale diario di luglio di Gabrielle Bell, che nel 2016 è tornato più scintillante che mai. La Bell è una delle mie cartoonist preferite in assoluto e tempo fa ho spiegato perché in questo articolo per Fumettologica. In più il nuovo diario, di recente uscito anche in versione cartacea per Uncivilized Books sotto il titolo Get Out Your Hankies, sperimenta la spontaneità più totale dato che l’autrice si è data la regola di evitare interventi di editing e di riscrittura. Leggetevelo e non ve ne pentirete, in attesa di Everything is Flammable, nuovo fumetto inedito di 160 pagine in uscita ad aprile sempre per Uncivilized.

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Patience di Daniel Clowes (Fantagraphics Books)  – Non ha ricevuto recensioni poi così entusiastiche l’ultima attesissima opera di Daniel Clowes, probabilmente per la sua trama quasi hollywoodiana, la sua struttura più tradizionale, i disegni meno dettagliati del solito. Eppure per me Patience è non solo l’ennesimo capolavoro dell’autore di Ghost World e David Boring ma anche la sua opera dal maggiore impatto emotivo, quella che più di tutte riesce a emozionare e addirittura a commuovere. Non dico altro perché ne ho parlato approfonditamente in questa recensione.

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Puke Force di Brian Chippendale (Drawn and Quarterly) – Visto anni fa a puntate sul sito della Picture Box, Puke Force era rimasto incompiuto per lungo tempo, senza mai trovare la strada della pubblicazione cartacea. Ci ha pensato Tom Devlin, ex Highwater Books e ora in forza alla Drawn and Quarterly, a convincere Chippendale a mettere da parte per un po’ l’attività di batterista e voce dei Lightning Bolt così da concludere questa epopea fantasy malata che forse è quanto di meglio uscito dal gruppo di Fort Thunder insieme a Multiforce di Mat Brinkman. E il fatto che il 2016 abbia visto anche l’uscita di un nuovo mini-comic autoprodotto, l’ottimo Atrophy Life, lascia ben sperare per un ritorno in pianta stabile di Chippendale all’attività di fumettista.

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Safe Space #2 di Alessandro Galatola (autoprodotto) – Uno dei migliori fumetti italiani dell’anno in realtà non esiste. Pubblicato in soli 10 prototipi, Safe Space #2 è ancora in cerca di un editore e sarebbe il caso che lo trovasse, perché le storie disegnate dal pugliese Alessandro Galatola uniscono le nuove frontiere del fumetto all’immaginario “altro” degli anni ’80 creando uno stile proprio fatto di una scrittura densa, sghemba, mai banale. Ne ho parlato di recente presentando Dio di me stesso, storia inedita tratta proprio da quello che è – o meglio sarà – Safe Space #2. Fuori da ogni convenzione di genere, dai tentativi di neorealismo, dal raccontare “tanto per”, questi sono fumetti viscerali che vengono dall’anima del loro giovane autore.

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Sirio di Martin López Lam (Fulgencio Pimentel) – Martin López Lam è un fumettista peruviano che risiede da anni in Spagna, dove anima la scena underground con la sua etichetta Ediciones Valientes e il festival Tenderete. In più Martin è ben conosciuto in Italia per le numerose iniziative di cui è stato protagonista durante la residenza all’Accademia di Spagna di Roma e l’ultimo BilBOlbul. Tutto questo attivismo non deve però far trascurare la sua produzione artistica, di cui Sirio è splendido esempio. La storia inizia come un giallo ma prosegue descrivendo personaggi che girano intorno a se stessi sullo sfondo di una torrida estate, in un’atmosfera densa, fatta di attese e magnificamente illustrata nei toni del blu e dell’ocra. Trovate qualche parola in più in questo post.

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Soft City di Pushwagner (New York Review of Books) – Altro lodevole recupero della New York Review of Books, questo elegante hardcover con grafica di Chris Ware ristampa il volume pubblicato in Norvegia dalla No Comprendo Press. Era l’inizio degli anni ’70 quando l’artista norvegese Pushwagner dava vita a un fumetto quasi muto pieno di uomini tutti uguali che vivono in enormi complessi residenziali con le loro famiglie perfette e vanno a lavoro nelle loro macchine una identica all’altra. Una delle migliori rappresentazioni dell’alienazione metropolitana in forma di fumetto, disegnata con linee soffici e liquide che sono già metafora del conformismo capace di insinuarsi sotto la pelle dell’uomo contemporaneo. Ne avevo parlato qui in occasione della mostra di Pushwagner al Fumetto Festival di Lucerna del 2015.

“Dio di me stesso” di Alessandro Galatola

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I più attenti tra voi già conosceranno Alessandro Galatola, fumettista classe ’93 di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che da qualche tempo anima la sua pagina Facebook e il suo Tumblr di fumetti, illustrazioni, manifesti, esperimenti. Ne ho parlato brevemente su Just Indie Comics in occasione del reportage dal Crack! 2015, dove Alessandro fece esordire il suo primo comic book autoprodotto, Safe Space #1. Un albo quello per lo più muto e fuori dagli schemi rispetto alla scena fumettistica italiana, dato che rinunciava completamente al realismo della rappresentazione per guardare a modelli stranieri come i canadesi Michael DeForge e Jesse Jacobs, tra forme allungate, panorami alieni, corpi cadenti, feriti, ripiegati su se stessi. Certo, lo stile era ancora derivativo, ma già da allora si capiva che in quei fumetti c’era qualcosa di più, una dimensione psicologica più profonda, che non voleva solo strizzare l’occhio al lettore come fanno tanti fumetti di oggi. Safe Space #2, stampato per ora in soli 10 prototipi e più corposo con le sue 72 pagine, conferma e amplifica questa impressione. Denso di testo rispetto al precedente, con fumetti che abbandonano la formula del divertissement per diventare storie, l’albo è opera di un autore già maturo e capace di abbracciare uno stile proprio, fortemente contemporaneo ma in cui si trovano anche rimandi all’estetica cyber anni ’80, a scrittori come William Burroughs, a fumettisti come Mark Beyer, ai videogiochi in bassa fedeltà. Senza dimenticare una dimensione scatologica che diventa persino trash in episodi come Il club del vomito o Sindrome della vergogna (con l’incipit-confessione “Ho un’enorme cisti nel culo”) ma che non è mai fine a se stessa, anzi, è espressione più diretta dello stesso disagio rappresentato nei momenti visionari.

Alessandro Galatola ha frequentato l’Isia di Urbino e pubblicato su riviste indipendenti (Snuff Comix, Fumè, Gestopo Propaganda) e siti web (Verticalismi, 4Panel, Curzio). Ogni tanto si diverte a fare graffiti in giro. Il suo Safe Space #2, da cui è tratta la storia che segue, è al momento in cerca di un editore e sarebbe giusto che lo trovasse, perché un fumettista così in Italia ancora non ce l’avevamo.

Per contatti e approfondimenti vi rimando al Tumblr di Alessandro. Buona lettura.
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Torna il Just Indie Comics Buyers Club

Seconda edizione per il Just Indie Comics Buyers Club, l’abbonamento che ho lanciato lo scorso anno per sostenere il negozio on line in cui distribuisco materiale americano difficilmente reperibile in Europa, oltre che vari prodotti italiani ed europei di case editrici e micro-realtà editoriali a me affini. La formula è la stessa del 2016 e quindi più o meno ribadisco quanto scritto circa 365 giorni fa. Chi aderirà entro il prossimo 10 gennaio riceverà uno o due fumetti ogni tre mesi, a seconda della tipologia di abbonamento scelto, e avrà inoltre diritto a uno sconto del 10% su tutto il materiale ordinato dal sito nel corso del 2017 tramite un apposito codice promozionale. La prima spedizione sarà tra gennaio e febbraio, le successive ad aprile, luglio e ottobre. I fumetti saranno per lo più americani, a volte europei, ma sempre e comunque in lingua inglese. Come accennato, esistono due soluzioni per aderire al Just Indie Comics Buyers Club. La prima, quella più economica, viene 40 euro e dà diritto a ricevere un albo a trimestre, spese di spedizione tramite piego di libro ordinario incluse. La seconda, che invece è la versione estesa dell’abbonamento, consentirà di avere in ogni invio due fumetti, per un totale di otto albi annui, e costa 70 euro, con la spedizione sempre inclusa.

Il primo fumetto sarà uguale per tutti gli abbonati. L’anno scorso avevo scelto Frontier #10 di Michael DeForge, mentre quest’anno ho selezionato Blammo #9 di Noah Van Sciver, recente uscita dell’antologia personale dell’autore di Saint Cole e Fante Bukowski, visti in Italia per Coconino. Si tratta di un albo di 48 pagine che ben rappresenta lo spirito del Buyers Club, cioè quello di far leggere fumetti fuori dalle ormai preponderanti dimensioni del graphic novel, curiosi, originali, estemporanei, sperimentali e di difficile reperibilità. Blammo è in particolare un’antologia realizzata da un solo autore, una formula molto usata fino a qualche anno fa ma che ora è sempre meno diffusa. Il nuovo numero è uno dei migliori se non il migliore in assoluto del lotto, con storie autobiografiche, racconti di una tavola, adattamenti di favole e la classica pagina delle lettere. E con due storie più lunghe, White River Junction, Vermont e Little Bomber’s Summer Period che sono tra le cose più riuscite della produzione di Van Sciver.

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Gli altri invii saranno invece a sorpresa. Potrete trovare degli spillati di piccolo o grande formato, volumi, volumetti, antologie, tabloid e così via, pubblicati da piccole case editrici indipendenti o autoprodotti. Non tutti riceveranno gli stessi albi perché le quantità sono limitate ma se qualche abbonato avrà delle richieste specifiche sono aperto a suggerimenti e idee. Per farvi capire qual è il materiale che vi aspetta, ecco una lista dei fumetti inviati lo scorso anno agli abbonati, con tanto di link quando se ne è parlato su Just Indie Comics o quando sono ancora disponibili nello shop: Frontier #10 di Michael DeForge, The Social Discipline Reader di Ian Sundahl, Rough Age di Max de Radigués, Hellbound Lifestyle di Alabaster Pizzo e Kaeleigh Forsyth, Pope Hats #4 di Ethan Rilly, Immovable Objects di James Hindle, Felony Comics #1, Drawn Onward di Matt Madden, Windowpane #3 di Joe Kessler, Ganges #5 di Kevin Huizenga, Gloom Planet di Anya Davidson, 3 New Stories di Dash Shaw, Blammo #8.5 di Noah Van Sciver, Ritual #2 di Malachi Ward, Lydian di Sam Alden, Fedor di Pat Kelley, Mould Map #5, World in the Forcefield di Alexander Tucker, King Cat #76 di John Porcellino, Pure Shores di Jaakko Pallasvuo, Middle School Missy di Daryl Seitchik, It Never Happened Again di Sam Alden, Space Basket di Jonathan Petersen.

Qui sotto trovate i link per abbonarvi. Ripeto, se vi interessa affrettatevi perché sarà possibile aderire SOLTANTO FINO AL 10/01/2017. L’offerta con queste modalità è valida per i soli residenti in Italia, se invece siete residenti all’estero e siete interessati potete contattarmi a justindiecomics [at] gmail [dot] com e vedrò cosa si può fare.

JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB LARGE

JUST INDIE COMICS BUYERS CLUB SMALL

 

“La soffitta”: intervista ad AkaB e Squaz

di Nicola D’Agostino e Serena Di Virgilio

Un uomo dalla formidabile memoria e dalla dubbia moralità ripercorre la sua tormentata esistenza e le terribili azioni di cui si è reso protagonista. È la premessa di La soffitta, libro metà illustrato e metà a fumetti firmato da AkaB e Squaz che verrà stampato come cartonato olandese di 80 pagine a colori in formato 22 x 29,7 cm a 23 euro.
La soffitta si può acquistare unicamente facendo un preordine entro il 10 dicembre sul sito di Passenger Press.

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La soffitta è un esperimento interessante sotto vari punti di vista, creato a quattro mani da autori che in questi anni hanno firmato opere non banali, che qui si cimentano in un ibrido di forme narrative e adottano un sistema di distribuzione alternativa ai canali tradizionali, ma anche al più canonico crowdfunding, per raggiungere un pubblico interessato con un occhio a costi e rischi.

Abbiamo contattato i due autori per far loro qualche domanda sul libro e sul progetto che c’è attorno.

Anzitutto vi chiediamo di presentarvi ai lettori.

AkaB: Mi firmo AkaB e da più di vent’anni solco i mari della comunicazione inseguendo una balena immaginaria da abbattere e per cui valga la pena morire (o vivere).

Squaz: Disegno fumetti e illustrazioni da quasi 15 anni. Ho lavorato su alcune delle principali riviste italiane e ho pubblicato libri a fumetti, principalmente per case editrici indipendenti (3 solo con la Grrrz Comic Art Books di Silvana Ghersetti). L’ultimo è Tutte le ossessioni di Victor per Diàbolo Edizioni, su testi di Davide Calì.

Cos’è La soffitta?

Squaz: È un libro che doveva essere una cosa ed è diventata un’altra. È nato da una serie di miei disegni che stavo realizzando con l’intenzione di farne una mostra. Non pensavo neanche alla pubblicazione. Poi le cose hanno preso una strada diversa.

AkaB: Un libro imprevedibile che ha sorpreso per primi noi. La storia guidata dai disegni di Squaz è venuta fuori un po’ per volta rivelando logiche e simmetrie che non potevamo immaginare.

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Come avete collaborato e/o vi siete divisi il lavoro?

Squaz: Una volta che mi sono ritrovato una ventina di disegni, mi sono accorto che sembravano illustrazioni per un racconto. A quel punto, ho pensato che valesse la pena affiancare un testo, ma le prove che ho fatto non mi convincevano. Così ho pensato di rivolgermi a qualcuno che potesse essere in sintonia con la materia e con le suggestioni di quelle immagini e che potesse aggiungere la propria interpretazione, arricchendole. AkaB mi è sembrata la persona giusta, quella a cui ho pensato spontaneamente.
In pratica, AkaB si è trovato a lavorare su una serie di immagini già realizzate.

AkAB: Squaz mi ha inviato una sequenza di illustrazioni apparentemente slegate tra loro e dopo averci ragionato ho intravisto una trama che con il passare del tempo è divenuta sempre più compatta e organica. Poi, dopo averne discusso, abbiamo deciso di aggiungere una seconda parte a fumetti andando ancora più a fondo nella contorta psiche del protagonista.
Di fatto è un libro dettato dai segni.

Squaz: Sì, anche la parte a fumetti tra l’altro, pur essendo una diretta conseguenza della parte precedente, ha visto nascere prima i disegni e dopo il testo. Non ho reso le cose facili al mio compare…

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Come avete lavorato su questa seconda parte a fumetti?

Squaz: Come dicevo, la parte a fumetti è una conseguenza della parte illustrata. Una volta che avevamo finito la prima parte, abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare uno stacco e arrivare al presente del protagonista, che è la voce narrante. Quindi le illustrazioni sono diventate i suoi ricordi, frammenti del suo passato.

AkaB: In realtà dopo il disagio dettato dal delirante impatto iniziale, il resto della storia è venuto fuori molto naturalmente. In generale questa struttura inversa mi è congeniale. E’ un po’ come scrivere il testo di una canzone dopo averne sentito la musica.

Squaz: In pratica, basandomi sul testo già scritto da AkaB, ho pensato a queste tavole a fumetti conclusive senza sapere cosa si dicessero i personaggi. Quindi è diventata un po’ una partita di ping pong.

AkaB: Ping pong medianico.

Come nella prima parte c’è una divisione abbastanza netta tra chi ha fatto i disegni e chi i testi/sceneggiatura?

Squaz: Materialmente, io ho fatto tutta la parte grafica e AkaB tutti i testi. Ma non solo nella prima parte, in tutto il volume.

AkaB: Sì. i disegni sono tutti di Squaz e i testi, miei. Ormai non si capisce più niente!

Squaz: È quello il bello.

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Da quanto va avanti la vostra collaborazione? A quali altre cose avete lavorato insieme?

Squaz: Be’, nel 2011 abbiamo lavorato insieme per la prima volta su Le 5 Fasi, insieme a Ponticelli, Ausonia, Officina Infernale e Tiziano Angri. Ma ci conoscevamo da molto prima.
Non mi pare ci siano altre collaborazioni vere e proprie, comunque.
In realtà, c’è stato un tentativo insieme ai nomi citati sopra (i Dummy), ma è un libro che poi è rimasto nel cassetto. Il nostro “libro maledetto” (faccio fatica anche a pronunciare il titolo).

AkaB: Ci conosciamo da quando entrambi abbiamo iniziato con questa malaugurata idea di fare i fumetti diversi. Abbiamo collaborato molto attivamente per il progetto delle “5 fasi”. Ma in generale con tutti i Dummy stiamo cercando (con grande fatica) di mantenere vive queste collaborazioni. Personalmente penso sia una ricchezza enorme poter sperimentare svariate combinazioni e rimanere stupiti dagli imprevedibili risultati finali.
Di “libri maledetti” ahimè ne abbiamo più di uno.

Squaz: Ad ogni modo, quando pensiamo di fare qualcosa insieme è sempre perché abbiamo per le mani qualcosa da sperimentare, da scoprire insieme agli altri. Non è roba da tutti i giorni, diciamo.

Chi sono “i Dummy”?

AkaB: Un collettivo scansafatiche.

Squaz: Ah, i Dummy sono i 6 dell’Apocalisse delle “5 fasi” che citavo prima. Più alcuni altri che lo sono ad honorem.

AkaB: Per completezza i nomi sono: Alberto Ponticelli, Officina Infernale, Tiziano Angri, Ausonia, Squaz, Marco Galli, Dario Panzeri e io.

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Parliamo del meccanismo con cui finanziate, vendete e distribuite il libro. Perché un preordine e non un crowdfunding classico, o un “Prima o mai”?

AkaB: Pigrizia. E caso.

Squaz: Il crowdfunding non mi è mai piaciuto.

AkaB: Una volta ne stavamo parlando io e Squaz fuori da una libreria e [Christian G.] Marra [della Passenger Press, nda] si è proposto di occuparsi di tutta quella serie di cose che non avevamo voglia di fare.
È un esperimento che volevamo provare in vista di future strategie.

Squaz: Sì, anche perché il libro era pronto e imparare a fare le cose in autogestione totale richiede tempo che non avevamo. Lo sapevamo e ne abbiamo ampiamente avuto conferma in questo periodo. Adesso abbiamo almeno un po’ le idee più chiare.
In effetti, è una soluzione ibrida, ma per ora ci sta bene così. Il numero di copie stampate dipenderà in larga misura da quante persone lo ordineranno, né più né meno. Ci è sembrato anche coerente con la natura del libro stesso, che è comunque riservato ad appassionati veri, non al lettore casuale.

AkaB: Non ho preferenza né forme di razzismo metodologico. Sono tutte ok. È chiaro che la rete in futuro sarà sempre di più la piazza principale dove smazzare le nostre sostanze. Bisogna solo trovare le panchine migliori e tagliare gli intermediari.

Terrete da parte alcune copie, come hanno fatto altri, per poterle vendere in seguito a chi non ha fatto in tempo a preordinare?

AkaB: Sì. Ma in un numero mooooolto limitato.

Squaz: Se ne avanzeranno saranno pochissime. Al più, se la gente verrà a piangere sotto casa che è rimasta senza, potremo ristamparlo in edizione economica, ma per adesso vediamo come va. Sono cose che decideremo più avanti.
Edizione economica e senza serigrafia in omaggio, voglio ricordare.

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Sul sito si legge che “tutti i lettori che acquisteranno una copia del libro, riceveranno la serigrafia limitata fatta a quattro mani”. Qui come avete collaborato?

Squaz: Io ho fatto lo sfondo, AkaB il disegno principale. Quello è stato più semplice. I testi lì non potevamo certo metterli, abbiamo pensato che valesse la pena far vedere anche il suo “tocco” grafico.

AkaB: Abbiamo lavorato come in animazione. Squaz ha fatto lo sfondo polveroso ed io il personaggio tettuto fantasma.

C’è qualcosa che tenete ad aggiungere?

Squaz: Che spero che altri autori vogliano percorrere questa strada, non solo esordienti o giovani promesse.

AkaB: Se il concerto vi è piaciuto, lì in fondo sulla sinistra vicino all’uscita trovate il nostro banchetto. Supportate il disagio e il disagio vi supporterà.

A Martina Franca debutta Manuscripta

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Dal 2 al 4 dicembre arriva in Puglia Manuscripta, un nuovo festival organizzato dai Presìdi del Libro in collaborazione con l’Associazione Terra Terra/Manufacta, la Fondazione Paolo Grassi e il Laboratorio Urbano Arte Franca. 

Il festival avrà tre sedi, tutte nel centro di Martina Franca (l’Ospedaletto in via Orfanelli 7, la Fondazione Paolo Grassi in via Metastasio 20 e la sede di Arte Franca all’interno della Villa del Carmine), e proporrà uno sguardo a 360 gradi sul mondo del fumetto, con ospiti ben noti al grande pubblico come lo sceneggiatore di Tex e Dylan Dog Pasquale Ruju, uno sguardo alle produzioni locali con LABO Fumetto, un’occhiata al fumetto d’inchiesta con l’editore Federico Zaghis di Becco Giallo. E con una particolare attenzione al mondo delle produzioni indipendenti, che qui ci interessano in modo particolare.

Nella sede dell’Ospedaletto ci sarà innanzitutto la mostra Fumetti dal presente, con stampe autografate di artisti ben noti ai lettori di Just Indie Comics come Akab, Lorena Canottiere, Roberto La Forgia, Maicol & Mirco, Martoz, Alice Milani, Marino Neri, Dottor Pira, Cristina Portolano, Ratigher, Davide Reviati, Silvia Rocchi, Serena Schinaia, Alice Socal, Adam Tempesta, Fabio Tonetto e altri ancora. Il titolo della mostra prende il nome dal documentario Fumetti dal futuro di Serena Dovì, che è direttrice artistica del festival insieme a Piero Angelini. Lo stesso documentario, che racconta le storie di autoproduzione di Alessandro Baronciani, Dottor Pira, Maicol & Mirco e Ratigher, sarà proiettato venerdì 2 alle 11 e alle 22 presso la Fondazione Paolo Grassi.

Dottor Pira e Ratigher saranno anche ospiti di Manuscripta. Il primo curerà il workshop Fumetti disegnati male (venerdì 2 alle 17,30), presenterà L’almanacco dei fumetti della gleba (sabato 3 alle 18,30) e curerà il dj set di sabato sera, mentre Ratigher parlerà insieme a me del progetto Flag Press, sabato alle 17,30 all’Ospedaletto. E visto che siamo in tema di autopromozione, durante il festival ci sarà anche il banchetto di Just Indie Comics con una selezione dei fumetti che normalmente potete trovare nel webshop.

Altra guest star di Manuscripta sarà Cristina Portolano, con la presentazione di Quasi signorina venerdì alle 19 all’Ospedaletto e il workshop Fumetti autobiografici sabato alle 15 ad Arte Franca. Ma gli eventi e gli ospiti non finiscono qui e per tutto il resto vi rimando al sito web del festival, mentre per iscrizioni e informazioni sui workshop potete scrivere a manuscriptafest@gmail.com. E se passate da quelle parti venite a dire “ciao”, mi raccomando.

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Flag Press #2 – “Prima” di Manuele Fior

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Un luogo dove siamo stati tutti ma di cui nessuno mantiene il ricordo, un tempo in cui avevamo le ali e nulla più. Prima di Manuele Fior, la seconda bandiera edita da Flag Press, è una storia che sembra arrivare da un altro mondo e da un’altra epoca, classica nello stile quanto sperimentale nel modo di avvolgere il lettore nelle sue spire. L’autore di 5000 chilometri al secondo e L’intervista ha realizzato per la casa editrice lanciata qualche mese fa da Ratigher e dal sottoscritto un fumetto toccante e al tempo stesso innovativo, che unisce contenuto e rivoluzione formale, sfruttando appieno le potenzialità del grande formato. Non vi dico di più, perché ogni dettaglio ulteriore potrebbe rovinare l’esperienza di lettura, che va fatta senza punti di riferimento, lasciandosi catturare dai dialoghi, dal segno, dai colori.

Si tratta del secondo poster edito da Flag Press, l’etichetta che pubblica fumetti formato 70×100 con una storia di due tavole. Il fronte è a colori in italiano, il retro in bianco e nero con traduzione in inglese. Per saperne di più sul progetto potete leggere qui.

Flag Press #2 – Prima di Manuele Fior debutterà al BilBOlbul Festival di Bologna dal 24 al 27 settembre. Lo troverete al Bookshop della Biblioteca Salaborsa insieme alla nostra prima uscita, Teoria, pratica e ancora teoria di Ratigher. Sempre in Salaborsa, Manuele Fior autograferà le copie durante le sue sessioni di dediche, sabato 26 novembre alle 16 e domenica 27 alle 11. Qualche giorno dopo il festival, potrete acquistare Prima sul sito della Flag Press.

Di seguito qualche immagine in antePrima. Buona visione.

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December’s not so far away – 17/11/2016

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Dato il periodo particolarmente ricco di eventi e progetti editoriali, resuscito questa rubrica di segnalazioni e link vari. Apriamo con BilBOlbul 2016, anche se non credo ci sia bisogno di leggere Just Indie Comics per sapere quel che succede a Bologna dal 24 al 27 novembre prossimi. L’ospite di eccezione è ovviamente Chris Ware, con una mostra dei suoi lavori alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (inaugurazione venerdì 25 alle 18,30), una serie di incontri con il pubblico e la pubblicazione del volume-catalogo Il palazzo della memoria – Scritti, disegni, interviste. Il manifesto di questa decima edizione è di Marco Corona (potete vederne un dettaglio nell’immagine di apertura), cui è dedicata una personale alla Pinacoteca Nazionale. Tra le altre cose segnalo la mostra XUWWUU di Gabriel Delmas con l’ultima opera dipinta a olio dell’autore di Largemouths, la presentazione del nuovo libro di Richard McGuire Sequential Drawings edito da Rizzoli Lizard, l’angolo BBB Zine dedicato alle autoproduzioni internazionali che quest’anno ospita Ediciones Valientes, Jorge Parras, La Camaraderie, Arbitraire, Central Vapeur e Los Bravú. E poi mostre mostre mostre, incontri incontri incontri, eventi eventi eventi. Andate sul sito della manifestazione per scoprire tutto.

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Continuiamo a vedere quel che succede nella nostra cara vecchia Penisola e facciamo tappa a Roma, per due eventi che non sono riuscito a presentare a tempo debito (le inaugurazioni ci sono state entrambe venerdì 11 novembre) ma ancora in corso. La prima, presso Palazzo Velli in piazza di Sant’Egidio 10 a Trastevere, è la personale del Prof. Bad Trip A Saurceful of Colours, aperta fino al prossimo 3 dicembre. Si tratta della stessa mostra di Carrara, a cura di Tabularasa Teké Gallery, di cui avevo parlato qualche mese fa recuperando per l’occasione una vecchia intervista al Prof. Lo spazio espositivo è ampio ed accogliente, il materiale è ricco e di prim’ordine, tra i dipinti di Bad Trip che si possono ammirare con occhiali 3D consegnati all’ingresso, una serie di originali in bianco e nero, opere giovanili, sculture e tanto altro ancora. Ricco l’apparato critico, con foto, illustrazioni, articoli di giornale e materiale d’epoca che ben definiscono il contesto in cui Gianluca Lerici è diventato l’amato (e compianto) artista che tutti conosciamo. Se vi servono altri motivi per godervi tutto ciò, all’interno di Palazzo Velli ci sono anche concerti, dj set e proiezioni: il giorno dell’inaugurazione c’è stato per esempio un mini-live di Mauro Teho Teardo. Andate e moltiplicatevi. E se intanto volete farvi un’idea, eccovi un po’ di foto gentilmente offerte da Teké Gallery.

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In contemporanea e a poche centinaia di metri inaugurava Bosch Remix – L’astrazione della follia, un group show curato da Manfredi Ciminale e ospitato dalla galleria Parione9 (ne ho già parlato in questo post su Amore di lontano di Martoz) in cui giovani illustratori italiani rileggono l’opera di Hieronymus Bosch attraverso ventuno stampe giclée. Il livello medio dei lavori è davvero elevato e alcuni sono particolarmente degni di nota per spirito visionario e composizione. In più l’idea di realizzare le opere con il metodo del “telefono senza fili” dà coesione e unità al tutto. Gli illustratori coinvolti sono ADR, Francesca Balducci, Margherita Barrera, Pablo Cammello, Niccolò Castro Cedeno, Manfredi Ciminale, Crù, Lorenzo De Luca, Michela Di Lanzo, Fabrizio Des Dorides, Fabio Frangione, Frita, Valerio Immordino, infidel, La Came, Martoz, Lucio Passalacqua, Antonio Pronostico, Jacopo Starace, Sushi, Tommy Gun Moretti. Bosch Remix rimarrà in galleria fino al prossimo 30 novembre. Accorrete numerosi e, come antipasto, gustatevi queste foto scattate il giorno dell’inaugurazione da Diana Bandini.

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Passiamo adesso a un progetto editoriale che ha diversi punti in comune con Bosch Remix, nel senso che anche qui c’è un riferimento “alto” (lì Bosch, qui Ovidio) rivisitato da artisti italiani. Sto parlando di Metamorphoses, un albo in formato A4 a colori con sovra-copertina in serigrafia che verrà pubblicato alla fine di una campagna di crowdfunding su Ulule lanciata in questi giorni dall’associazione culturale Squame e attiva fino al 5 dicembre. L’idea alla base dell’iniziativa è quella di chiamare 16 artisti a rivisitare in maniera personale e libera uno dei miti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, realizzando per l’occasione un fumetto e un’illustrazione. A questo punto vorrete sapere chi sono gli illustratori e fumettisti che troverete dentro Metamorphoses e io per non fare torto a nessuno ve li dico tutti: Francesco Guarnaccia, Davide Saraceno, Pistrice, Tommy Gun Moretti, Marino Neri, Andrea Chronopoulos, Anna Deflorian, Cristina Portolano, Giulio Castagnaro, Martoz, Alessandro Ripane, La Lois, AkaB, La Came, Lucio Villani, Rita Petruccioli. Oltre all’albo si potranno acquistare anche dei poster 30×40 di ciascuna illustrazione/fumetto e qualche originale. Per qualche info in più vi rimando a questa intervista a Francesca Protopapa pubblicata qualche giorno fa su Dancing Asteroid. Sul sito della campagna trovate ovviamente ulteriori dettagli e tante immagini ma se siete pigri vi mostro qualcosa qui sotto.

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Proseguiamo con una serie di link che potreste trovare interessanti o, in caso contrario, che potete aprire se proprio non avete niente di meglio da fare. Parecchi, quando mi incontrano in giro (intendo agli eventi legati al fumetto, non al supermercato) mi chiedono informazioni sui festival d’oltreoceano, tentati dall’idea di provare la traversata a bordo di qualche nave per vendere i propri lavori agli indiani d’America (sì, è molto tardi quando scrivo queste righe qui). Ok, visto che mi sembra che la cosa interessi qualcuno, vi segnalo che di recente c’è stato il Comic Arts Brooklyn, un festival organizzato come sempre dal negozio di fumetti di Williamsburg Desert Island. L’edizione di quest’anno è stata in dubbio fino all’ultimo momento e, se questo ha comportato una minore affluenza di pubblico, non credo abbia inficiato la qualità del materiale che si poteva trovare sui vari tavoli, tanto che Nick Gazin su Vice ne parla come “l’unico festival che conta” (vabbè, mò non esageriamo Nick). Per un reportage più obiettivo vi rimando a quello del Publishers Weekly, che ha pubblicato sulle sue pagine anche una serie di foto dell’evento.

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Rimanendo in tema, dal 13 al 16 ottobre ha debuttato, dopo l’edizione di prova dell’anno scorso, il Cartoon Crossroads Columbus, curato tra gli altri dall’autore di Bone Jeff Smith. Il festival ha un approccio prevalentemente culturale al fumetto, visto da un punto di vista storico e anche sociale, come testimoniano i temi delle tantissime conferenze di taglio accademico che ha ospitato. Ne trovate resoconti sul sito del Comics Journal e su Comics Workbook. Infine, visto che ci siamo, recupero questo reportage di Rob Clough dalla Small Press Expo dello scorso settembre.

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Concludo con un po’ di cose a caso e cioè: l’intervista a uno dei miei cartoonist preferiti di adesso e forse di sempre, cioè Sammy Harkham, pubblicata in questi giorni in inglese dal sito francese du9, anche se in realtà risale al 2015; un nuovo fumetto in quattro parti di Sam Alden che ha debuttato qualche giorno fa su Hazlitt (in alto la prima tavola); un po’ di immagini del Doctor Strange ai tempi di Gene Colan e Tom Palmer gentilmente offerte da Diversions of the Groovy Kind. E ora basta.

Le due facce di “Amore di lontano”

Il nuovo libro del fumettista e illustratore romano Martoz, Amore di lontano, è stato pubblicato da Canicola in occasione del Treviso Comic Book Festival ed è arrivato a Roma con una bella mostra alla galleria Parione9 dal 7 ottobre al 6 novembre, a cura di Marta Bandini ed Elettra Bottazzi. Ho visitato la mostra qualche settimana fa e alcuni giorni dopo ho potuto osservare lo stesso Martoz all’opera in uno showcase inserito nella programmazione di Lucca Comics, in cui sono stati approfonditi i contenuti del libro. Quel che segue è dunque un po’ resoconto della mostra, in parte rielaborazione degli spunti suggeriti dallo stesso autore e in qualche modo anche breve recensione di un volume che prosegue, rendendolo più complesso, il percorso artistico iniziato con l’ottimo Remi Tot in Stunt pubblicato l’anno scorso da MalEdizioni.

Iniziamo proprio da Remi Tot, che rielaborava il genere classico del fumetto d’avventura italiano alla Diabolik facendolo esplodere in una serie di pagine ipercinetiche e ricche di riferimenti all’arte moderna. Anche in Amore di lontano la base di partenza è sempre la stessa, cosa che conferma Martoz come autore capace di inserirsi nella nostra tradizione fumettistica. Per quanto le sue tavole siano sperimentali e il modo di raccontare tutt’altro che lineare e convenzionale, la narrazione parte da riferimenti popolari, sviluppati soltanto successivamente in modo sghembo e originale. Anche la presenza di una forte componente erotica, anzi spesso pornografica, si rifà ai maestri del fumetto d’autore. Ciò delinea una striscia di influenze abbastanza chiara, che va dallo stesso Diabolik ai Bonelli, da Pratt a Manara, da Crepax a Toppi e Battaglia: forse chissà, vent’anni fa Amore di lontano sarebbe stato pubblicato a puntate sulle pagine di Corto Maltese. Le tavole in basso sono espressione di quanto detto finora: da una parte c’è la partenza, e dunque l’avventura, dall’altra uno dei tanti rapporti che uno dei due protagonisti, Jaf, consuma con le donne che incontra nel corso della storia.

Messe una vicino all’altra, queste tavole raccontano anche la trama di Amore di lontano. Il dualismo è infatti centrale: due sono infatti i protagonisti, due i piani temporali, due le storie (o almeno così sembra…), due le fonti di ispirazione alla base di tutto, ossia la Canzone dell’amore di lontano di Jaufré Rudel e I fiori blu di Raymond Queneau, citate dall’autore nelle primissime due (ancora) pagine, in cui si legge: “Da una torre così alta occhi più lunghi dei miei/arriverebbero lontano/scorgendo il declino e il susseguirsi dei regni/potrebbero indovinare l’esito stesso di questa crociata/e invece io/vedo solo un fiore blu che spunta nel fango”.

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La vicenda – colta, complessa e degna di un poema cavalleresco – segue da una parte le avventure di Antares, un veterano del Medioevo che guida l’esercito leonese verso la Seconda Crociata, e dall’altra quelle di Jaf, un uomo che vive in un presente indefinito e che sfoga le sue pulsioni facendo l’amore “come un randagio”. Jaf è un disadattato nel senso più vero del termine, perché ogni volta che si addormenta, di solito sempre vicino all’ennesima donna, si risveglia in un altro posto, che poi è lo stesso luogo in cui si trovava Antares nelle pagine precedenti. E se lo scopo di Antares non è in realtà la crociata ma trovare Mila, una contessa amata anche se mai conosciuta e vista di persona, quello di Jaf è trovare la salvezza e forse, chissà, qualcosa che una donna sola gli può dare, “un giorno senza morte” o addirittura “un solo posto, un solo amore”.

Vi risparmio gli sviluppi per non anticiparvi troppo e anche perché questa non vuole essere un’approfondita analisi del fumetto, che meriterebbe ben altra attenzione. Veniamo piuttosto alla mostra, che nello spazio piccolo ma curatissimo di Parione9 ha esaltato i contenuti di Amore di lontano, a partire dalle riproduzioni di Antares e Jaf realizzate per l’occasione dallo scultore Mauro Pietro Gandini.

Le tavole esaltano il bianco e nero a matita di Martoz e segnano un deciso passo avanti rispetto allo stile di Remi Tot, che, soprattutto a vedere gli originali, era più improvvisato e selvaggio. Qui le linee sono decisamente più rifinite, anche se sempre e comunque nell’ambito di una ricerca che non aspira mai al Bello ma che scompone le figure umane e i paesaggi in una serie di segni geometrici, spesso ai confini dell’astrattismo, come accade nella scena della battaglia a pag.187, ribattezzata Zio Ziegler.

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Altre volte le tavole sono l’occasione per farsi un’idea del processo creativo e delle scelte dell’autore, che parte da uno storyboard ma senza mai rinunciare a dare libero sfogo all’immaginazione e alla creatività quando si trova davanti al tavolo da disegno. I libri di Martoz hanno una struttura sempre libera che permette di improvvisare e di inserire tanti dettagli negli interstizi tra un elemento narrativo e l’altro, cosa che poi dà luogo a delle inevitabili modifiche, necessarie al momento dell’editing finale per dare coerenza al tutto: per esempio a pag. 44 la macchina disegnata in arancione nella parte alta della pagina è stata sostituita con tre vignette del tutto diverse (un trombettista, luci, scena di ballo).

Nella tavola di pag. 249 la parte superiore è disegnata completamente, mentre le due vignette in basso sono state solamente abbozzate per poi essere riprese in un secondo momento (quella a sinistra con la scena di una fellatio, quella a destra con un dettaglio di Jaf esanime che viene sorretto da una donna).

Nella rappresentazione di Mila a pag. 260 i ghirigori di Martoz si esaltano su carta in un modo che nella versione stampata non si riesce pienamente ad apprezzare, dato che la colorazione digitale volutamente piatta, seppur fondamentale dal punto di vista narrativo, non rende del tutto giustizia al disegno a matita. Vedendo la mostra, viene voglia di sperare che un giorno o l’altro Amore di lontano abbia l’onore di una “artist edition” tutta in bianco e nero.

La mostra si è ormai conclusa ma Parione9 prosegue la sua programmazione dedicata al mondo dell’illustrazione. Il prossimo appuntamento è per venerdì 11 novembre con l’inaugurazione di Bosch Remix – L’astrazione della follia, group show curato da Manfredi Ciminale che vede 21 illustratori italiani rileggere l’opera di Hieronymus Bosch secondo le regole del “telefono senza fili”.