Anteprima di “Tales from the Hyperverse”

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Una strega di cristallo alla ricerca di energia magica combatte contro rino-rospi in un mondo fantasy-futuristico dominato da una ragno-regina. E’ più o meno questa la trama di Fuel Quest, il racconto che costituisce uno dei pezzi forti di Tales from the Hyperverse di William Cardini. L’antologia fa parte della nuova campagna Kickstarter dell’etichetta statunitense Retrofit Comics e contiene nelle sue 40 pagine storie brevi ambientate nell’Hyperverse, il mondo già utilizzato da Cardini per il suo Vortex, di cui ho parlato ormai parecchio tempo fa sul vecchio sito di Just Indie Comics.

In Tales from the Hyperverse trovano spazio fumetti usciti su antologie come Smoke Signal e Secret Prison, alcune storie già viste on line e 14 pagine inedite. Tutti i contenuti originariamente in bianco e nero sono stati ricolorati per l’occasione dallo stesso Cardini, con la collaborazione di Josh Burggraf su cinque tavole.

Ma non è questo l’unico albo interessante del Kickstarter della Retrofit, casa editrice guidata dal cartoonist Box Brown e da Jared Smith che uscita dopo uscita sta alzando sempre più il livello qualitativo delle sue pubblicazioni. Della stessa campagna fanno parte titoli come Iceland di Yuichi Yokoyama e How To Be Alive di Tara Booth, insieme a Combed Clap of Thunder di Zach Hazard Vaupen, Steam Clean di Laura Ķeniņš e TRUMPTRUMP vol. 1: nomination to inauguration di Warren Craghead III.  Per tutti i dettagli vi rimando alla pagina dedicata. Intanto, buona lettura con Fuel Quest.

 

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“Fumetti, sesso, guerra…” di Jorge Carruana Bances

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Beni di consumo come simboli di benessere e potenza, personaggi dell’animazione e del fumetto, riferimenti espliciti al mondo del cinema e della politica, aerei militari pronti a colpire, corpi nudi spesso ripresi nel mezzo dell’atto sessuale. E’ questo il mondo di Jorge Carruana Bances, artista cubano scomparso nel 1997 e adesso in mostra dopo un lungo oblio nei locali dell’Accademia di Spagna a Roma. La curatrice Suset Sánchez ha messo insieme con la collaborazione degli eredi un buon numero di dipinti di questo artista ingiustamente poco conosciuto, tra l’altro legato strettamente all’Italia, dato che – dopo aver dovuto abbandonare Cuba per motivi politici – visse a Roma dal 1970 fino alla morte.

Quello di Fumetti, sesso, guerra… è un mondo colorato che a prima vista si potrebbe catalogare nel filone della pop art americana. Eppure sarebbe ingiusto farlo, perché se gran parte della pop art si proponeva come rappresentazione mimetica della cultura di massa l’artista cubano esprime un’estetica sperimentale nella forma e dichiaratamente critica nei contenuti. Lo spazio è raramente lineare, anzi è spesso frammentato e attraversato da linee o curve, così che in un’unica opera vengono giustapposti contenuti diversi che, messi in relazione tra loro, lasciano trasparire una convinta e gioiosa opposizione al pensiero dominante senza risultare didascalici. Il corpo è l’assoluto protagonista dei lavori di Carruana Bances e l’erotismo, l’evasione, il viaggio sono gli strumenti capaci di ricomporne i pezzi, rendendolo territorio di liberazione invece che la principale vittima di insuperabili dinamiche politiche, economiche e sociali.

La mostra rimarrà aperta fino al prossimo 7 maggio. Qui sotto un po’ di foto scattate in occasione dell’inaugurazione del 6 aprile scorso. Come sempre, buona visione.

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Foto di Serena Dovì

Just Indie Comics su Instagram

Forse non tutti sanno che ultimamente ho deciso di non badare a spese e dotarmi anche di un profilo Instagram. Con la collaborazione di Serena Dovì pubblichiamo contenuti visivi legati al mondo del fumetto indipendente, underground e d’autore, con qualche puntata nei meandri del mainstream e persino dell’arte. La gran parte delle immagini fotografano direttamente la mia collezione di fumetti, soffermandosi non solo sulle copertine ma anche su singole pagine e vignette, tra novità, classici, rarità e chicche del passato recente. Di tanto in tanto il profilo serve a promuovere o a rendicontare mostre, eventi e incontri degni di nota. Da tutto ciò viene fuori che la pagina Instagram di Just Indie Comics è ben più aggiornata del sito stesso, che riesco a portare avanti con estrema difficoltà. Ordunque mettete da parte ogni indugio e schiacciate il tasto SEGUI su www.instagram.com/justindiecomics. E se ancora non siete convinti ecco una selezione delle immagini pubblicate fino a oggi. Buona visione.

 

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Chris Cilla from Kramers Ergot #7, Buenaventura Press, 2008

 

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Brian Chippendale, Puke Force, Drawn & Quarterly, 2016

 

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Lale Westvind from Gouffre, Lagon Revue, 2017

 

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Lauren Weinstein from The Ganzfeld #6, PictureBox, 2008

 

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Uno Moralez, Frontier #1, Youth In Decline, 2013

 

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Kevin Huizenga, Supermonster #10, 1999

 

Just Indie Comics @ Varchi Comics

Just Indie Comics @ Varchi Comics

 

Art Spiegelman, Day at the Circuits, from Breakdowns, Pantheon Books, 2008

Art Spiegelman, Day at the Circuits, from Breakdowns, Pantheon Books, 2008

 

Art Green from The Collected Hairy Who Publications 1966-1969, Matthew Marks Gallery, 2015

Art Green from The Collected Hairy Who Publications 1966-1969, Matthew Marks Gallery, 2015

 

Prima serata di #ColorAnti al #monkroma con @alessandrobaronciani e @dottorpira, @tinalsong e #fumettidalfuturo

Prima serata di #ColorAnti al #monkroma con @alessandrobaronciani e @dottorpira, @tinalsong e #fumettidalfuturo

 

Adrian Tomine, Optic Nerve #1, 1991

Adrian Tomine, Optic Nerve #1, 1991

JICBC pt. 2: “Get Out Your Hankies” di Gabrielle Bell

Seconda serie di spedizioni per il Just Indie Comics Buyers Club, l’abbonamento arrivato alla seconda edizione che permette di ricevere, per chi si è iscritto entro il 10 gennaio scorso, fumetti per lo più americani e a volte anche europei di difficile reperibilità in Italia. Se state leggendo queste righe e non sapete di cosa si tratta, vi rimando all’articolo di presentazione dell’edizione 2017. Qui mi limito a dirvi che tutti gli abbonati riceveranno con l’invio di aprile Get Out Your Hankies di Gabrielle Bell, che ho voluto scegliere come fumetto “uguale per tutti” dopo Blammo #9 di Noah Van Sciver selezionato a gennaio. Di questo albo di 32 pagine edito da Uncivilized Books avevo già parlato brevemente in occasione del mio Best of 2016, quando ne avevo letto soltanto la versione digitale, dato che quella cartacea è uscita negli Stati Uniti soltanto a dicembre. Nell’albo trovate infatti, con qualche intervento di editing, proprio il materiale che l’autrice di Lucky e The Voyeurs ha pubblicato quotidianamente lo scorso luglio sul suo sito, secondo una tradizione che sta portando avanti da qualche estate. Con la solita forma diaristica e l’usuale fluidità di scrittura, la Bell ci racconta i fatti e le sensazioni più disparate, da come scegliere un cocomero alla reazione alla strage di Nizza, dal suo lavoro in una libreria dell’usato ai bagni nell’Hudson River. In mezzo la galleria di indecisioni, paranoie ed elucubrazioni che rappresentano la cifra stilistica dell’autrice, messe in scena con un testo ancora più ingombrante del solito, che tende a riempire la pagina fino a farla diventare barocca, complice anche un segno che negli anni si è fatto più sporco e al tempo stesso intenso. Il tutto in attesa di Everything is Flammable, nuovo lavoro sulla lunga distanza in uscita in questi giorni ancora per Uncivilized.

Per chi non è abbonato al Buyers Club alcune copie di Get Out Your Hankies sono disponibili nello shop. Intanto ecco le prime quattro pagine dell’albo, che pubblico grazie alla collaborazione dell’editore. Buona lettura.

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Misunderstanding Comics #7

Riprendo questa rubrica di recensioni brevissime per lettori che non devono chiedere mai recuperando con estrema velocità tre fumetti italiani usciti negli ultimi mesi e di cui non sono ancora riuscito a parlare.

NOTA: Alcuni di questi fumetti potrebbero essere in vendita nel negozio on line di Just Indie Comics. In questo caso il link sul titolo vi porterà direttamente alla relativa pagina del negozio. I miei giudizi cercheranno di essere comunque obiettivi, ammesso che ciò sia possibile. Buona lettura. 

Inizio senza troppe esitazioni con Shhh!, terzo volume della serie B Comics edita da Ifix per la cura di Maurizio Ceccato. Come i precedenti Crack! e Gnam!, di cui probabilmente saprete già tutto, raccoglie storie brevi di autori esordienti o quasi, che in alcuni casi si cimentano con il fumetto pur provenendo da altri ambiti. Al di là dell’estetica, che mescola stili e tendenze offrendosi come uno zibaldone del disegno narrativo contemporaneo, a stupire è la facilità di lettura di contributi che, come suggerisce il titolo, sono interamente muti. Raccontare una storia senza l’uso di parole è una delle sfide più complicate per un fumettista e non è facile riuscirci per chi è ancora alle prime armi. E invece la gran parte degli autori centrano il bersaglio, con i vertici raggiunti, almeno per quanto riguarda il mio gusto personale, dal realismo fotografico di Alessandra Romagnoli e dall’incubo burnsiano di Francesco Panatta (foto in basso). Il grande formato, la confezione e la cura editoriale fanno il resto, dando vita a un volume che non sfigurerà nei migliori scaffali della Penisola.

Tra le altre cose che mi sono sfuggite è doveroso citare I segni addosso, volume sul tema della tortura realizzato da Andrea Antonazzo ed Elena Guidolin a partire da un’idea di Renato Sasdelli. Dico doveroso perché la Guidolin è una delle artiste italiane contemporanee che più mi piacciono, pur alle prese con un libro di comics journalism (o graphic journalism che dir si voglia) edito da Becco Giallo, non propriamente la mia merenda quotidiana. Lo scopo è però nobile, dato che I segni addosso va ad occuparsi non solo di noti episodi di tortura tra l’Italia fascista, la scuola Diaz e la prigione di Abu Ghraib ma anche delle carenze dell’attuale legislazione in materia, grazie ai saggi dello stesso Sasdelli e del portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury.

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Le pennellate della Guidolin sono perfette per evitare la semplice cronaca e dare alle vicende un respiro assoluto, quasi astratto nel rappresentare ingiustizie e violenze. Le pagine migliori sono quelle in cui i corpi umani, ridotti a ombre, scompaiono in grandi spazi riempiti da schizzi di inchiostro di una potenza rara a vedersi, che risultava ancora più efficace negli originali visti in mostra allo Studio RAM nel corso dell’ultimo BilBOlbul.

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Chiudiamo questa breve rassegna con un altro libretto edito verso la fine dello scorso anno, con cui Martoz racconta un finale alternativo del suo Remi Tot in Stunt. La forchetta vibrante è di nuovo pubblicato da MalEdizioni ed è una degna appendice al volume precedente. Il protagonista, un geniale matematico alla ricerca di immani catastrofi a cui sopravvivere, si trova questa volta in Puglia e nello specifico nel castello di Otranto, trasformato in un hotel, dove è così fortunato da vincere un viaggio aereo da Otranto… a Otranto.

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Insomma verrebbe da esclamare OTRANTO! e bersi un Negroni ma in realtà tutto (o quasi) ha un senso e a conti fatti le 48 pagine dell’albo risultano le più ordinate e strutturate con Remi Tot come protagonista, dato che il racconto sulla breve distanza porta l’autore a sviluppare un plot più rigido e serrato del solito, scandito da una serie di vignette per lo più di piccole dimensioni che scorrono alla velocità della luce. Come sempre in questi casi una lettura superficiale non basta e bisogna tornare indietro o semplicemente rallentare per farsi strada tra le trovate estemporanee e i momenti di nonsense (uno shogun alle prese con il check-in all’aeroporto, il cane che beve l’acqua di Lourdes per controllare se contiene liquido esplosivo, i piloti che giocano a Subbuteo e così via), trovando quell’ordine che emerge dal caos e che dà senso al tutto. E quell’ordine c’è sempre, perché come ho già scritto altre volte Martoz è un autore che ama sperimentare con le tecniche di narrazione, il segno, i colori ma che non perde mai il piacere di raccontare.

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Days of Future Past – 22/03/2017

Instantly Elsewhere

Nuovo appuntamento con questa rubrica di segnalazioni varie che ogni tanto mi viene voglia di riesumare. Iniziamo con un po’ di novità editoriali e in particolare con qualche crowdfunding tuttora in corso, a partire da Instantly Elsewhere, un’idea matta lanciata da Lorenzo Palloni e Martoz sulla piattaforma Spaceman Project, storia di uno scrittore che non riesce a smettere di scrivere, perché tutte le sue visioni, comprese quelle più pericolose di minacciosi supercattivi, si avverano. Interessante l’idea di proporre il progetto a un pubblico internazionale, infatti il volume sarà disponibile in italiano, inglese, francese e spagnolo, sia in versione brossurata che cartonata. Instantly Elsewhere verrà pubblicato a luglio 2018, dato che gli autori inizieranno a lavorarci soltanto alla fine della raccolta fondi.

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Altro crowdfunding è quello lanciato da C’est Bon Kultur, associazione svedese con base a Malmö che pubblica da anni il magazine di storie brevi C’est Bon Anthology, vetrina per nuovi talenti e al tempo stesso territorio di sperimentazione per artisti già affermati. Finita la disponibilità dei fondi che avevano permesso di stampare con una certa regolarità l’antologia, per il 36esimo numero gli svedesi hanno ben pensato di ricorrere a una campagna di finanziamento, che risulta particolarmente interessante per noi italiani vista la presenza di tre artisti nostrani come AkaB, Elena Guidolin e Serena Schinaia. Per un po’ di immagini, ulteriori dettagli ed eventualmente contributi, vi rimando alla pagina Indiegogo del progetto.

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Facciamo un salto negli Stati Uniti per segnalare che la 2dcloud di Minneapolis ha reso disponibile la sua collezione primaverile su Kickstarter. Tra i vari titoli spicca il secondo numero dell’antologia-libro Mirror Mirror, stavolta a cura di Sean T. Collins e Julia Gfrörer e con contributi di Lala Albert, Clive Barker, Heather Benjamin, Al Columbia, Dame Darcy, Renée French, Simon Hanselmann, Aidan Koch, Uno Moralez, Jonny Negron, Josh Simmons, Carol Swain. Per saperne di più cliccate velocemente qui, perché mancano pochi giorni alla conclusione.

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E a proposito di novità editoriali d’oltreoceano, ha da poco debuttato la All Time Comics, nuova collana di supereroi Fantagraphics curata da Josh Bayer. Sì, lo so che “nuova collana di supereroi Fantagraphics” sembra una cosa strana e infatti lo è, dato che questa nuova linea editoriale che strizza l’occhio alla Marvel degli anni ’70 fa collaborare alcuni dei migliori nomi dell’underground di oggi come lo stesso Bayer, Benjamin Marra e Noah Van Sciver con istituzioni del fumetto supereroistico come il compianto Herb Trimpe e Al Milgrom. Io ne avevo parlato parecchio tempo fa, ancor prima che la Fantagraphics entrasse in gioco rilevando il progetto, all’inizio pensato sotto forma di autoproduzione. Se invece volete notizie fresche vi rimando a un bell’approfondimento con tanto di interviste pubblicato su Newsarama, mentre qui trovate un trailer della serie girato da Samuel Bayer (fratello di Josh), regista noto tra l’altro per aver firmato il video di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana. E tra gli attori in carne e ossa del trailer c’è addirittura l’ex Sex Pistols Steve Jones. Io nel frattempo ho messo le mani sul primo comic book del lotto, Crime Destroyer, di cui spero di parlarvi a breve.

ColorAnti2Rimaniamo in tema di fumetti, video e musica per un po’ di autopromozione. Venerdì 31 marzo alle 20 sarò infatti al Monk di Roma per la ricchissima serata di debutto di ColorAnti, con la proiezione del documentario Fumetti dal futuro – Quattro storie di autoproduzione di Serena Dovì, incentrato sulle vicende artistiche e non solo di Ratigher, Maicol & Mirco, Dottor Pira e Alessandro Baronciani. Gli ultimi due saranno presenti all’evento e parleranno dei loro più recenti progetti in un incontro coordinato dal sottoscritto, oltre a disegnare delle cassette bootleg di This is Not a Love Song. E sempre TINALS presenterà in anteprima la VHS di Dirty Dancing illustrata da Baronciani e una mostra della nuova collana Not Tv ZPPNG, con remake grafici di programmi e personaggi televisivi degli anni che furono, da Bim Bum BamIl pranzo è servito, dal Pennello Cinghiale a Sandra Milo, con illustrazioni a firma AkaB, Nova, Silvia Sicks, Dario Panzeri, Silvia Rocchi, Viola Niccolai, Veci, Pablo Cammello, Chiara Lu, Paola Rollo, Valentina Lorizzo, Isabella Bersellini. Come si suol dire non mancate e, se proprio dovete mancare, che sia almeno per un buon motivo.

Tre fumetti di Anna Krztoń

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Anna Krztoń è una fumettista e illustratrice polacca che vive attualmente a Varsavia, animatrice di una scena sempre più vivace e ricca di artisti, editori, autoproduzioni ed eventi. Oltre agli albetti che si è stampata per proprio conto e a quelli che ha pubblicato per piccole realtà locali, la Krztoń ha collaborato in questi ultimi anni a diverse antologie internazionali, come Ink Brick, Dirty Diamonds, C’est Bon, Stripburger, Tieten Met Haar, Kuti Kuti, SW/ON. Attualmente sta lavorando alla sua prima graphic novel, che uscirà per l’editore polacco Wydawnictwo Komiksowe nel 2018.

In queste tre storie sono rappresentate soltanto in parte le numerose sfumature della produzione dell’autrice, a partire da quella più propriamente realistica che troviamo sia in Constant Sorrow che in Early Mornings, simili per tono e tematiche a First Weeks, mini-comic autoprodotto di cui avevo detto brevemente in questa puntata di Misunderstanding Comics. Room of My Own è invece un lavoro diverso, meno narrativo e più impressionista, esemplificativo di un mood sognante, astratto e naif che è un elemento costante dei fumetti della Krztoń.

Se volete approfondire, vi rimando al sito di Anna e vi ricordo che alcune copie di First Weeks sono disponibili nello shop on line di Just Indie Comics. Per ora, buona lettura.

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“Impatience” di Inés Estrada

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Nonostante i suoi 26 anni, la cartoonist messicana Inés Estrada ha già all’attivo un gran numero di storie a fumetti, di cui è difficile tener traccia dato che sono state pubblicate con vorticosa continuità tra comic book, zine, siti internet e antologie. Ad aiutarci a mettere ordine in questa vasta e variegata produzione ci pensa Impatience, volume di 200 e più pagine che sulle orme del precedente Ojitos Borrosos mette insieme una serie di episodi più o meno brevi realizzati tra il 2012 e il 2016 con l’aggiunta di qualche inedito.

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Il volume dà conto della poliedricità della proposta della Estrada, con variazioni sensibili di tono e contenuto tra un fumetto e l’altro, che tuttavia sono sempre facce diverse della stessa medaglia, dato che la poetica dell’autrice è nel complesso già matura e sufficientemente focalizzata. Tra la divertente serie Ghost Girl vista on line su Vice, gli haiku in forma di striscia a fumetti destinati al magazine letterario The Believer e la polifonia di Sindicalismo #89, emergono episodi che si collegano l’uno all’altro e riconducono a temi preponderanti, su tutti il corpo femminile, che l’autrice esplora nel suo rapporto con se stesso, con l’altro sesso, con lo spazio circostante e soprattutto con la natura. Ne sono ottimo esempio il panteismo dell’introduttiva (e splendida) The Multiverse is inside of you e l’altrettanto riuscita Beeing, tratta dal mini kuš! Borrowed Tails, in cui assistiamo a un’autentica palingenesi.

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Anche CS, originariamente pubblicata negli Stati Uniti da Sacred Prism, torna sul tema di corpo e natura mostrando un piccolo essere femminile – probabilmente un virus – innamorato del corpo umano che si trova ad abitare, mentre Cenote è un’esplorazione della sessualità che diventa ricerca di se stessi, avventura, visione.

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Come detto non è questo l’unico tema di una raccolta variegata e ricca di stimoli contenutistici e anche visivi, basata su un approccio estetico che non ricerca la perfezione ma descrive con piglio underground, e spesso con ironia, il caos emotivo e materiale dei personaggi rappresentati. E infatti tra le immagini ricorrenti del libro ci sono le case e le stanze dei protagonisti, in cui i corpi si confondono tra cibo, bottiglie e oggetti della quotidianità.

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Impatience è un volume di 206 pagine con testi in inglese e spagnolo (con sottotitoli). Autoprodotto, formato 15×20 cm, è stampato con inchiostro viola su carta opaca e copertina rossa con dettagli metallici. Qualche copia è ancora disponibile nel negozio on line di Just Indie Comics.

“Starchild” di Jim Pluk

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Nell’ultima tappa del suo tour europeo, l’11 febbraio a Roma negli spazi di Studio Pilar, l’artista colombiano Jim Pluk (di cui avevo già pubblicato il fumetto Si fuera un alma en pena) ha presentato la sua ultima fatica Canosa’s Welcome, edita dalla Perfectly Acceptable Press di Chicago, e una serie di illustrazioni intitolata Starchild. Quest’ultima non è né la classica personale che cerca di dare conto delle diverse modalità di espressione dell’autore né un’opera a tema che predilige un ambito ben preciso per escluderne altri. Anzi, si potrebbe dire che Starchild è l’una e l’altra cosa, dato che all’interno di un unico grande collage a muro sono raccolte tante illustrazioni, realizzate con tecniche e stili diversi, che rimandano a quanto fatto vedere da Pluk nei suoi fumetti e al tempo stesso stimolano lo spettatore sul tema della natura umana, delle sue origini e del suo futuro. Se non mancano alcune scene di vita quotidiana, caratterizzate per lo più dalla presenza degli animali, a dominare sono soprattutto i contatti tra l’uomo e altre forme di vita, espressione grafica dell’interesse preponderante del nostro per il mistero, l’ignoto, l’alieno. Il tema non a caso ritorna in Canosa’s Welcome, dove viene messo in scena l’incontro tra la bambina protagonista e due extraterrestri. E a sentire quanto raccontato nel corso dell’incontro presso Studio Pilar, anche le future opere a fumetti di Pluk rimarranno nello stesso territorio, dato che ha annunciato una nuova storia incentrata sulla teoria della Terra Cava. Intanto godetevi un po’ di foto che sembrano la trasposizione in toni colorati e cartoon di un universo che – come diceva qualcuno – non è terrestre.

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Foto di Serena Dovì

“Vortex” e “Love Nest” di Charles Burns

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Vortex e Love Nest, usciti lo scorso novembre per Cornélius, sono le ennesime sorprese di Charles Burns per i suoi fan, nuovi capitoli di un periodo particolarmente ricco di pubblicazioni e iniziative intorno all’autore di Black Hole. Negli ultimi due anni si sono infatti susseguite una serie di uscite burnsiane legate per lo più all’aspetto figurativo del suo mondo. Di Incubation – sketchbook che riprendeva le fasi di lavorazione della trilogia Last Look – e Free Shit – volumetto pubblicato da Le Dernier Cri che ristampava le fanzine regalate dall’autore ad amici e appassionati – ho parlato rispettivamente nella seconda e nella sesta puntata di Misunderstanding Comics. Vortex è invece un volume che riprende sin dall’elegante formato hardcover e dalla colorazione l’estetica dei libri della trilogia. Non si tratta di uno sketchbook come il precedente Incubation, perché qui troviamo disegni e pagine compiute, con lo stesso stile (e la stessa qualità) degli ultimi fumetti di Burns. E non possiamo nemmeno definirlo un semplice artbook, perché i diversi contenuti non si limitano a mostrare ma servono piuttosto a espandere, ramificare e arricchire l’universo stratificato creato da Burns in X’ed Out e The Hive e poi sbocciato in tutta la sua perfezione e chiarezza in Sugar Skull. La connessione tra pagina e pagina è suggerita senza essere esplicitata, è pre-logica, non cerca il significato ma l’atmosfera, stabilendo un legame tra i singoli elementi che solo chi ha letto Last Look può veramente apprezzare. Degna introduzione a tutto ciò due pagine di fumetto vero e proprio, con un testo lirico e denso che ha il compito di calare di nuovo il lettore tra le pieghe delle trilogia.

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Si prosegue con finte copertine ispirate graficamente a Tin Tin, manga immaginari, illustrazioni già utilizzate per le cover di alcuni quaderni, pagine scritte nello stesso linguaggio alieno inaugurato nell’albo Johnny 23 uscito nel 2010 per Le Dernier Cri, finti magazine a sfondo erotico, illustrazioni di vario formato, cartoline, fotoromanzi, balloon senza testo, romance comics che si spingono al di là del consentito.

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Proprio a tema romance è Love Nest, di formato più piccolo (15×17 cm) e uscito come il precedente in occasione di una mostra alla Galerie Martel di Parigi. Qui non c’è riferimento a un’opera specifica, anche se ovviamente l’immaginario è tutt’altro che alieno da quanto realizzato dal nostro nel corso della sua carriera. Il volume raccoglie 124 illustrazioni in bianco e nero che fanno collidere l’immaginario di film e fumetti a sfondo romantico del periodo ’50-’60 con quello dei b-movies dell’epoca. Detto così sembrerebbe un ritorno alle origini, alle pagine di El Borbah, Big Baby e Skin Deep, o anche una sorta di Black Hole vent’anni prima, eppure l’approccio è stavolta diverso, perché Burns non fa un lavoro di strutturazione dei contenuti ma giustapponendo semplicemente un’immagine all’altra si immerge completamente in questo habitat. Anche il tratto rompe di tanto in tanto i soliti schemi, abbandonando gli usuali tratteggi e sfumature a favore di una linea più spessa e pulita, perfetta mimesi dei fumetti (e in seguito della pop art) di quel periodo. Più organico del precedente, Love Nest è un progetto capace di affascinare e a volte di inquietare, grazie a illustrazioni che osano molto di più di quanto si potesse fare ai tempi dei romance comics, tra donne che si baciano, volti sfigurati, nudità, voyeurismo ed esseri deformi che si insinuano nei meandri della vita di provincia americana. Qui sotto alcune foto del volume. Buona visione.

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