Anteprima di “Dio di me stesso”

Dio di me stesso di Alessandro Galatola è la prima produzione targata Just Indie Comics, pubblicata in collaborazione con lo studio Co-Co in occasione del Just Indie Comics Fest. Per chi segue queste pagine è facile capire perché ho deciso di pubblicare il lavoro di Alessandro, che seguo sin dagli esordi, quando l’ho notato su Facebook e  sul suo Tumblr. Al Crack! di Roma del 2015 l’ho poi conosciuto di persona e ho avuto la possibilità di vederne il lavoro su carta grazie a Safe Space #1, il fumetto che si era autoprodotto in quel periodo. Ne avevo parlato qui, elogiandone lo spirito indipendente e “out” rispetto a quanto siamo abituati a vedere dalle nostre parti, e ne avevo poi distribuito qualche copia ai vari festival e nel webshop.

Quel primo albetto mi aveva già fatto presagire notevoli sviluppi, che sono puntualmente arrivati in Safe Space #2, il fumetto che in realtà non esiste. Galatola lo aveva infatti pubblicato soltanto in una manciata di prototipi per farlo girare tra gli addetti ai lavori, con l’idea di cercarsi un editore senza dover nuovamente ricorrere all’autoproduzione. Quando me l’ha consegnato di persona nel dicembre scorso a Martina Franca durante il festival Manuscripta, sono rimasto sbalordito per i passi avanti fatti dal nostro e per l’originalità della sua proposta, che mediava le nuove tendenze del fumetto con una scrittura mentale, a volte malata altre ironica, più spesso tutte e due le cose insieme ma comunque potente, coraggiosa, consapevole. Ho dunque inserito “il fumetto che non c’è” nel mio Best of 2016 e ho pubblicato la storia Dio di me stesso su questo sito. Va da sé che quando Serena Schinaia e Donato Loforese di Co-Co mi hanno proposto di organizzare un festival di Just Indie Comics a Roma, la scelta di coinvolgere Alessandro Galatola è stata quasi scontata. Abbiamo dunque scelto tre sue storie inedite lette sul prototipo di Safe Space #2 che ci sembravano dense di contenuto, interessanti graficamente nonché omogenee tra loro per metterle insieme in un albo spillato di 32 pagine in bianco e nero intitolato appunto Dio di me stesso. Oltre alla storia che dà il nome alla raccolta, vi trovate gli altri due racconti brevi Crocefisso su un letto di rose e Il club del vomito. Di più non dico, perché entrare nei dettagli di un albo che ho co-pubblicato mi farebbe raggiungere ulteriori livelli di ridondanza. Vi lascio dunque alla descrizione di Dio di me stesso e ad alcune immagini in anteprima. L’albo è ovviamente disponibile nel webshop di Just Indie Comics. Buona visione e – spero – buona lettura.

305901-9c5d56121bc54dec91a18b3cb8606141

Corpi cadenti e lesionati, volti sudati, pattern in bianco e nero, disturbi di frequenza, riferimenti al mondo dell’animazione e dei videogiochi, disinteresse per ogni forma di figurativismo. Nata sulla scia di cartoonist contemporanei come i canadesi Michael DeForge e Jesse Jacobs, l’arte di Alessandro Galatola ha saputo smarcarsi dai modelli iniziali per creare qualcosa di unico nell’attuale panorama del fumetto italiano. Per andare avanti il giovane fumettista pugliese ha dovuto guardarsi indietro, integrando nel suo immaginario l’estetica cyber anni ’80, il lato sporco della beat generation di William Burroughs, l’underground malato e a volte ironico di Mike Diana e Mark Beyer. All’aspetto estetico si accompagna una dimensione testuale densa di contenuto, capace di rappresentare alterità, disagio, alienazione ma anche di rivolgere un sorriso beffardo alle consuetudini sociali. 

“Dio di me stesso” è un albo di 32 pagine in bianco e nero pubblicato da Just Indie Comics e Co-Co in occasione del Just Indie Comics Fest e contenente oltre alla storia omonima gli altri due fumetti brevi “Crocefisso su un letto di rose” e “Il club del vomito”. 

Alessandro Galatola è nato a Bari nel 1993 e frequenta l’ISIA di Urbino. Ha pubblicato su riviste indipendenti come Snuff Comix, Fumé, Gestopo Propaganda, Carousel e online su Verticalismi, 4Panel, Curzio. Nel 2015 fa uscire l’albo autoprodotto “Safe Space” #1, che porta al Crack! Festival di Roma. Si dedica ai graffiti per divertimento.

diodimestesso4

Arriva il Just Indie Comics Fest

Just Indie Comics Fest poster sito

Debutta a Roma il festival di Just Indie Comics, un evento nato dalla collaborazione con lo studio di progettazione grafica CO-CO, che sarà anche il luogo dove si svolgerà l’evento, in via Ruggero d’Altavilla 10 al Pigneto. Dal 2 al 4 giugno si susseguiranno in maniera moderatamente vorticosa una serie di appuntamenti dedicati al fumetto underground e non solo, con presentazioni, chiacchierate, bookshop, DJ set, musica dal vivo e soprattutto con le mostre di Diego Lazzarin e Alessandro Galatola, che saranno i due ospiti d’onore.

L’idea non nasce tanto da me quanto da Serena Schinaia e Donato Loforese, ossia le due menti dietro CO-CO, che mi hanno proposto di mettere in piedi un festival di fumetto nel loro studio romano, dove in passato hanno già ospitato mostre legate al mondo dell’arte. E’ questa la prima volta che CO-CO dedica i suoi spazi a un evento così articolato e di ampio respiro. A dire il vero inizialmente il festival doveva essere di più modesta portata ma con il passare delle settimane la cosa ci ha preso la mano e alle prime idee se ne sono aggiunte altre, portandoci a stilare un programma che speriamo possa accontentare se non tutti almeno i migliori gusti.

La scelta di incentrare le mostre su Diego Lazzarin e Alessandro Galatola è venuta da sé per la forte volontà di far vedere qualcosa di nuovo, dando spazio a due voci che si discostano con decisione da ciò che propone l’estetica prevalente dei fumetti indipendenti e autoprodotti in Italia. Di Lazzarin sarà possibile ammirare gli originali tratti dal volume Aminoacid Boy and the Chaos Order, che ho distribuito con ottimi risultati nel webshop, e delle stampe che anticipano il prossimo lavoro Protector of the Kennel. Stesso approccio per la mostra di Galatola, con alcune stampe a colori e soprattutto con le tavole di Dio di me stesso, un albo di 32 pagine contenente tre storie brevi e pubblicato proprio in occasione del festival da CO-CO e Just Indie Comics. Potete leggere il fumetto che dà il titolo all’albo qui.

Lazzarin 7

“Aminoacid Boy and the Chaos Order” di Diego Lazzarin

Alessandro Galatola

“Dio di me stesso” di Alessandro Galatola

L’inaugurazione delle mostre è fissata per venerdì 2 giugno, mentre i due autori incontreranno il pubblico sabato alle 19. Prima di questa chiacchierata ci sarà la presentazione di un libro, di un autore e di un editore che rappresentano al meglio di cosa si parla quando si parla di Just Indie Comics. Spazio dunque a un dialogo tra il sottoscritto e Alessio Trabacchini a proposito di Puke Force di Brian Chippendale (da me inserito tra i migliori fumetti del 2016 e ultima fatica di un artista che ha segnato la storia del fumetto underground statunitense da Fort Thunder in poi), dei fumetti di Conor Stechschulte (cartoonist di cui si è parlato più e più volte su questo sito e autore di The Amateurs, Generous BosomChristmas in Prison) e della Domino Books di Austin English (casa editrice che ha applicato la filosofia dell’art brut al fumetto, come testimonia tra gli altri The Social Discipline Reader di Ian Sundahl). I fumetti appena citati saranno disponibili per l’acquisto nel bookshop.

"Puke Force" di Brian Chipppendale

“Puke Force” di Brian Chipppendale

"Christmas in Prison" di Conor Stechschulte

“Christmas in Prison” di Conor Stechschulte

"Face Man" di Clara Bessijelle edito da Domino Books

“Face Man” di Clara Bessijelle edito da Domino Books

E gli appuntamenti non sono finiti qui. Domenica 4 giugno saranno presentate due novità editoriali: Atlante illustrato delle nuove costellazioni a cura di Studio Pilar, con la partecipazione degli illustratori del collettivo romano, e Souvenir, nuovo albo autoprodotto di Serena Schinaia, di cui ho parlato più volte pubblicando anche un paio delle sue storie brevi. Nel corso dei tre giorni ci saranno inoltre il DJ set di MICA e MICS, il live set di uBiK, il bookshop con tanti fumetti del negozio on line di Just Indie Comics, le stampe in tiratura limitata di Lazzarin e Galatola e i poster di Flag Press.

Di seguito il programma completo, in costante aggiornamento sull’evento Facebook Just Indie Comics Fest. E per chiarezza ribadisco che il festival si terrà da venerdì 2 a domenica 4 giugno presso CO-CO, in via Ruggero d’Altavilla 10 a Roma, dal pomeriggio fino a tarda sera o forse tarda notte, dipende da come ci gira. Se potete venite a trovarci perché sembra proprio una bella manifestazione.

Venerdì 2 giugno 

• ore 18.30 apertura bookshop e inaugurazione mostre di Diego Lazzarin e Alessandro Galatola con aperitivo e DJ set di musica sbagliata di MICA e MICS

Sabato 3 giugno

• ore 16 apertura mostre e bookshop

• ore 17.30 Just Indie Comics presenta:
Puke Force di Brian Chippendale
– i fumetti di Conor Stechschulte
– Domino Books
con la partecipazione di Alessio Trabacchini

• ore 19 incontro con Diego Lazzarin e Alessandro Galatola
Presentazione dell’albo Dio di me stesso di Alessandro Galatola edito da CO-CO e Just Indie Comics
a seguire: live set di uBiK

Domenica 4 giugno

• ore 16 apertura mostre e bookshop

• ore 19 presentazione dell’Atlante illustrato delle nuove Costellazioni a cura di Studio Pilar e di Souvenir di Serena Schinaia

Le foto del Ratatà 2017

DSC_0227_Fotor

Al Ratatà di quest’anno sono rimasto per lo più bloccato al banchetto di Just Indie Comics e dunque non ho ben capito cos’è successo di preciso. Ciò non mi impedisce di dire che il Ratatà è il mio festival preferito tra quelli che ho frequentato negli ultimi anni, unico per la sua capacità di far convivere un’offerta artistica di altissima qualità al coinvolgimento di autori, autoproduzioni e piccole realtà editoriali nella struttura stessa dell’evento. Non c’è barriera tra organizzatori e resto del mondo, tutto è spontaneo e diretto e si respira un’aria di comunione e partecipazione come da poche altre parti, che si unisce al piacere di avere a che fare con un pubblico interessato e preparato. Proprio la costante affluenza di pubblico mi ha impedito di allontanarmi dal tavolo per andare a vedere con maggiore attenzione le mostre, gli incontri e i vari eventi del ricco programma. Insomma, in realtà ci ho capito ben poco, e mi risulta impossibile scrivere un resoconto dettagliato di quanto accaduto a Macerata dal 20 al 23 aprile. Le poche mostre che ho potuto vedere – come quella delle serigrafie di Jesse Jacobs, la personale del Professor Bad Trip già incrociata a Roma, la bellissima installazione e le illustrazioni di Anke Feuchtenberger – sono riuscito a visitarle la domenica mattina, quando l’area dedicata alla vendita apriva soltanto alle 15. Peccato che in quella fascia oraria non solo i negozi ma anche alcune gallerie fossero chiuse. Ma è forse questa l’unica cosa da migliorare per un festival che cresce di anno in anno, rinnovandosi di continuo e senza perdere lo spirito giusto.

Di seguito un po’ di foto scattate tra il Mercato delle Erbe, sede della mostra mercato che ha permesso grazie alle sue nicchie di allestire anche un buon numero di esposizioni, e i diversi luoghi del festival. Immagino che così come sono, messe un po’ a caso e senza didascalie, queste immagini possano servire più come curiosità per i presenti che come testimonianza per gli assenti, ma spero che riescano almeno a dare un’idea di cosa è stato Ratatà 2017. Buona visione.

DSC_0147_Fotor

DSC_0148_Fotor

DSC_0150_Fotor

DSC_0160_Fotor

DSC_0163_Fotor

DSC_0178_Fotor

DSC_0144_Fotor

DSC_0183_Fotor

DSC_0184_Fotor

DSC_0185_Fotor

DSC_0187_Fotor

DSC_0189_Fotor

DSC_0192_Fotor

DSC_0200_Fotor

DSC_0208_Fotor

DSC_0220_Fotor

DSC_0223_Fotor

DSC_0224_Fotor

DSC_0225_Fotor

DSC_0226_Fotor

DSC_0234_Fotor

DSC_0236_Fotor

DSC_0243_Fotor

DSC_0245_Fotor

DSC_0239_Fotor

DSC_0241_Fotor

DSC_0343_Fotor

DSC_0261_Fotor

DSC_0251_Fotor

DSC_0254_Fotor

DSC_0256_Fotor

DSC_0264_Fotor

DSC_0262_Fotor

DSC_0266_Fotor

DSC_0271_Fotor

DSC_0269_Fotor

DSC_0273_Fotor

DSC_0276_Fotor

DSC_0279_Fotor

 

DSC_0283_Fotor

DSC_0284_Fotor

DSC_0287_Fotor

DSC_0288_Fotor

DSC_0290_Fotor

DSC_0292_Fotor

DSC_0293_Fotor

DSC_0296_Fotor

DSC_0298_Fotor

DSC_0300_Fotor

DSC_0305_Fotor

DSC_0318_Fotor

DSC_0320_Fotor

DSC_0324_Fotor

DSC_0326_Fotor

DSC_0328_Fotor

Foto di Serena Dovì

Misunderstanding Comics #8

In questo nuovo appuntamento con la solita rubrica di segnalazioni varie recupero un po’ di albi usciti tra fine 2016 e inizio 2017 di cui non sono riuscito ancora a parlare.

NOTA: Alcuni di questi fumetti potrebbero essere in vendita nel negozio on line di Just Indie Comics. In questo caso il link sul titolo vi porterà direttamente alla relativa pagina del negozio. I miei giudizi cercheranno di essere comunque obiettivi, ammesso che ciò sia possibile. Buona lettura. 

Parto a razzo con la prima uscita della linea All Time Comics della Fantagraphics, in cui cartoonist contemporanei come Josh Bayer (curatore del progetto), Benjamin Marra e Noah Van Sciver si uniscono a colonne della Marvel anni ’70-’80 come il compianto HCrime Destroyererb Trimpe e Al Milgrom per creare una serie di albi ambientati in un fantomatico universo fumettistico. Qui avevo già detto qualcosa a proposito. Nel frattempo mi è finalmente arrivato questo Crime Destroyer, un albo storico se si pensa che è l’ultimo fumetto realizzato da Trimpe (inchiostrato da Marra) prima della sua scomparsa. La storia, a firma Josh Bayer, racconta di un reduce di guerra che decide di combattere il crimine mettendosi un costume con due pugni giganti sulle spalle e che beve tè mentre si informa sul rapimento di una giovane ragazza da parte di deformi abitanti dei tunnel della metropolitana. Tutte facezie che erano all’ordine del giorno nei fumetti Marvel di quarant’anni fa e che ritroviamo in quello che vuole deliberatamente essere un qualsiasi numero di una qualsiasi serie di supereroi dell’epoca. L’aderenza al modello è totale e se vi aspettavate trasgressione o un po’ di violenza in più perché siamo nel 2017 e pubblica Fantagraphics no, non c’è neanche quella. Persino la carta, i colori e il lettering (a opera dello storico letterista Marvel Rick Parker) riprendono lo stile degli anni che furono. Vi piacerà o no? Dipende se siete o siete stati fan del genere. Io ovviamente sì e per me è una goduria assoluta avere tra le mani la riproduzione esatta dei fumetti che mi hanno fatto veramente innamorare di questa forma d’arte. Per il resto la storia di Crime Destroyer è piuttosto esile e pretestuosa ma magari dalle prossime uscite (in programma più o meno mensilmente) si vedrà anche qualcosa di più. E il sottotesto politico, a sua volta in tono con certe produzioni supereroistiche anni ’70, lascia ben sperare.

Proseguiamo questa rassegna con un paio di albi targati Retrofit Comics, a partire da Our Mother di Luke Howard, per me una delle più belle sorprese degli ultimi tempi, una storia su una madre con disturbi our mother luke howardd’ansia e attacchi di panico declinata in modo metaforico e tutt’altro che diretto. Non c’è un vero e proprio dramma in queste pagine né dettagli autobiografici ma piuttosto una serie di storie che raccontano, si interrompono e riprendono, a volte omettendo passaggi ed episodi. Si inizia con due genitori che assoldano un losco figuro dandogli l’incarico di procurare qualche tipo di disordine alla figlia in nome di un’oscura tradizione di famiglia e si prosegue con sconosciuti che si materializzano nel salotto di casa, avventure fantasy, robot, lovers in the garden anya davidsonanimali da laboratorio e altro ancora. Howard, già visto all’opera con Talk Dirty to Me pubblicato da Adhouse Books, si conferma come una delle migliori voci uscite dal Center for Cartoon Studies e non solo, consegnandoci un albo perfetto per narrazione e anche ricerca stilistica, molto vario nel segno e nell’utilizzo delle tecniche narrative. Peccato averlo letto soltanto a 2017 iniziato da un pezzo perché sarebbe entrato di diritto nella mia lista dei migliori fumetti del 2016. Ma tanto chissenefrega delle maledette liste. Sempre da Retrofit arriva la più recente fatica di Anya Davidson, cartoonist chicagoana già nota per School Spirit uscito per PictureBox e per il più recente Band for Life pubblicato da Fantagraphics. Albetto brossurato di dimensioni anche importanti (64 pagine), Lovers in the Garden è ambientato a New York nel 1975 e sviluppa a ritmo incalzante una trama che potrebbe essere uscita da un film di quegli anni o anche di Tarantino, Jackie Brown in primis. Traffici di droga, reduci del Vietnam, giornalisti, doppi giochi e sparatorie sono gli ingredienti di quella che potrebbe sembrare una classica gangster story e che invece è innanzitutto il racconto dell’amicizia tra due uomini. Lo stile della Davidson fa il resto e unendo l’uso delle matite colorate a una linea rigida e legnosa rende alla perfezione il passaggio dalla psichedelia al punk che stava avvenendo in quegli anni.

Pubblicato da un’altra casa editrice statunitense, la Hic & HocFoggy Notions è un albo di 36 pagine in bianco e nero in cui l’autrice November Garcia utilizza una linea scarna, pagine costruite in modo banale e un lettering goffo e ingombrante per raccontare vicende poco significative e neanche troppo divertenti, tra lavori sfigati, vita di quartiere, malintesi con le forze dell’ordine.foggy notions november garcia Insomma, Foggy Notions è un fumetto fantastico, di quelli che leggerei e rileggerei senza mai stancarmi, soprattutto grazie alla capacità dell’autrice di raccontare con scorrevolezza, acume e disincanto il suo quotidiano. Ciò che lo differenzia da produzioni simili ma meno riuscite è la capacità di creare uno stile proprio e ben definito, in cui tutto è al proprio posto, e di portarlo avanti fino alla fine con la convinzione che solo i testardi sono in grado di avere. E poi la faccia sempre perplessa e disorientata della protagonista, con quegli occhi grandi e la bocca segnata dalle smorfie, valgono da soli il prezzo del biglietto. Altra recente uscita di Hic & Hoc è Dad’s Weekend di Pete Toms, cartoonist californiano che unisce la sua linea pulita e dad's weekend pete tomsordinata a colori piatti e tenui. Ne viene fuori uno stile algido, perfetto accompagnamento per il clima di costante paranoia che si respira nei suoi fumetti. Whitney è un’adolescente che deve passare un fine settimana con il padre, fissato con le sette e le teorie della cospirazione. Quando un suo amico scompare misteriosamente, l’uomo coinvolge la figlia in una ricerca che ben presto diventa un viaggio nella sua malattia mentale, in un’escalation di disagio e imbarazzo. O forse ci sono davvero di mezzo Venusiani e Rettiliani? Coeso e lucido come capita di vedere poche volte, Dad’s Weekend fa categoria a parte in un mondo dei fumetti in cui spesso storie di questo genere si risolvono con una strizzata d’occhio e un sorrisetto furbo al lettore. Lo sguardo di Toms è invece serio e deciso, fino al punto da risultare drammatico. Peccato per i troppi e inflazionati riferimenti al mondo dei social network, ma forse il problema è mio che mi piacciono le cose in cui si vedono ancora i telefoni a disco.

Realizzato per il corso Comics, Emotional Directness and Self-Doubt tenutosi nella primavera del 2016 presso la School of the Art Institute of Chicago, The Fence è l’ultimo mini-comic di Conor Stechschulte, autore di The Amateurs, Generous Bosom e Christmas in Prison, di cui gli affezionati lettori di Just Indithe fence conor stechschultee Comics dovrebbero sapere abbastanza. Si tratta di sole 8 pagine realizzate con l’acquerello che non si discostano da quanto visto finora, sia per contenuti (ancora il controllo, un futuro indefinito, la natura e l’acqua) che per scelte stilistiche (e in questo senso l’opera più vicina è senz’altro Glancing, di cui avevo detto brevemente in questo Best of 2014). Ma non c’è da stupirsi, perché ogni opera di Stechschulte richiama le altre, in un gioco di riferimenti e autocitazioni che non è mai noioso ma va a costruire un mondo e una poetica. Non vi rivelo altro perché la storia è brevissima e se vi capiterà di leggerla è bene che lo facciate senza avere preconcetti, per cui mi limito a dirvi che ci sono degli uomini costretti a lavorare tutto il giorno, paesaggi incontaminati, un recinto che è impossibile superare e… apparizioni. Stechschulte continua a parlare un linguaggio misterioso, irrazionale e intuitivo, in cui non tutto è perfettamente intellegibile ma in cui niente è fine a se stesso.

Chiudo segnalandovi due nuove uscite di Steven Gilbert, cartoonist canadese a cui ho dedicato quasi un anno fa una lunga intervista e che ora dopo anni di autoproduzione sotterranea sta per pubblicare il suo primo fumetto ufficiale con l’edizione italiana di Colville, in uscita per Coconino. E proprio a Colville guarda Riverdale, mini di sole otto pagine in cui Gilbert rilegge la sua opera principale come se fosse un fumetto della Archie Comics, cambiandone ambientazione e personaggi. Ne viene fuori una divertente auto-parodia che decostruisce le vicende del modello originale con sintesi a dir poco estrema. Port Stanley segna invece il ritorno del nostro allo stile e ai personaggi dei suoi primi rarissimi fuport stanleymetti come I Had a Dream e Gardenback. Mini-comic di 40 pagine in bianco e nero quasi completamente muto (c’è un solo balloon con la domanda “Up?”), segue gli spostamenti nello spazio di una figura spesso indefinita, intenta a saltare, correre, guardarsi intorno. Sembra un fumetto sperimentale degli anni Zero ma in realtà Gilbert queste cose le faceva già da prima, infischiandosene di trama, coerenza narrativa, contenuto. Ed è bello vederlo tornare a quelle atmosfere e farci così assistere a un ritorno a casa del suo protagonista, come se fosse finalmente l’ora della liberazione dopo anni di vagabondaggi, di torture e infine di limbo dovuto alla lunga inattività del suo demiurgo. Che ci sia tra le righe qualche riferimento autobiografico, vista la lunga pausa di Gilbert e il suo ritorno in pianta stabile alla produzione fumettistica? Difficile rispondere, ma a confermare il nuovo slancio creativo del cartoonist canadese c’è anche l’uscita del secondo volume di The Journal of Main Street Secret Lodge, che unisce illustrazioni, testi e storie a fumetti a tema Newmarket, la cittadina dell’Ontario in cui Gilbert vive e gestisce il suo comic shop. Niente male per uno che sembrava aver messo definitivamente la matita nel cassetto.

Preview of “Tales from the Hyperverse”

(Italian text)

A floating crystal witch looking for magic energy battles rhino-toads in a fantasy future world ruled by a spider queen. This is the plot of Fuel Quest, one of the comics from Tales from the Hyperverse by William Cardini. This 40-page anthology is part of the new Retrofit comics Kickstarter and collects a series of short comics that Cardini has been sporadically drawing from 2009 to now. The comics take place in the same psychedelic space fantasy cosmos, the Hyperverse, where the American cartoonist already set his graphic novel Vortex. It includes comics published online at Study Group and Arthur Mag, in newsprint anthologies such as Smoke Signal and Secret Prison, and 14 new pages. All the comics that were originally black and white will now be in color and Cardini has enlisted his frequent collaborator Josh Burggraf to add his own painterly colors to 5 pages.

For a review of Vortex you can check the old Just Indie Comics blog here. And if you want to support Retrofit Comics Spring Kickstarter you can check their campaign. It also includes great comics as the first English translation of Iceland by Yuichi Yokoyama, How To Be Alive by Tara Booth, Combed Clap of Thunder by Zach Hazard Vaupen, Steam Clean by Laura Ķeniņš and TRUMPTRUMP vol. 1: nomination to inauguration by Warren Craghead III. And now, enjoy Fuel Quest.

 

Hyperverse_13_FuelQuest1

 

Hyperverse_14_FuelQuest2

 

Hyperverse_15_FuelQuest3

 

Hyperverse_16_FuelQuest4

 

Hyperverse_17_FuelQuest5

 

Hyperverse_18_FuelQuest6

 

Hyperverse_19_FuelQuest7

 

Hyperverse_20_FuelQuest8

Anteprima di “Tales from the Hyperverse”

(English text)

Una strega di cristallo alla ricerca di energia magica combatte contro rino-rospi in un mondo fantasy-futuristico dominato da una ragno-regina. E’ più o meno questa la trama di Fuel Quest, il racconto che costituisce uno dei pezzi forti di Tales from the Hyperverse di William Cardini. L’antologia fa parte della nuova campagna Kickstarter dell’etichetta statunitense Retrofit Comics e contiene nelle sue 40 pagine storie brevi ambientate nell’Hyperverse, il mondo già utilizzato da Cardini per il suo Vortex, di cui ho parlato ormai parecchio tempo fa sul vecchio sito di Just Indie Comics.

In Tales from the Hyperverse trovano spazio fumetti usciti su antologie come Smoke Signal e Secret Prison, alcune storie già viste on line e 14 pagine inedite. Tutti i contenuti originariamente in bianco e nero sono stati ricolorati per l’occasione dallo stesso Cardini, con la collaborazione di Josh Burggraf su cinque tavole.

Ma non è questo l’unico albo interessante del Kickstarter della Retrofit, casa editrice guidata dal cartoonist Box Brown e da Jared Smith che uscita dopo uscita sta alzando sempre più il livello qualitativo delle sue pubblicazioni. Della stessa campagna fanno parte titoli come Iceland di Yuichi Yokoyama e How To Be Alive di Tara Booth, insieme a Combed Clap of Thunder di Zach Hazard Vaupen, Steam Clean di Laura Ķeniņš e TRUMPTRUMP vol. 1: nomination to inauguration di Warren Craghead III.  Per tutti i dettagli vi rimando alla pagina dedicata. Intanto, buona lettura con Fuel Quest.

 

Hyperverse_13_FuelQuest1

 

Hyperverse_14_FuelQuest2

 

Hyperverse_15_FuelQuest3

 

Hyperverse_16_FuelQuest4

 

Hyperverse_17_FuelQuest5

 

Hyperverse_18_FuelQuest6

 

Hyperverse_19_FuelQuest7

 

Hyperverse_20_FuelQuest8

“Fumetti, sesso, guerra…” di Jorge Carruana Bances

DSC_0770_Fotor

Beni di consumo come simboli di benessere e potenza, personaggi dell’animazione e del fumetto, riferimenti espliciti al mondo del cinema e della politica, aerei militari pronti a colpire, corpi nudi spesso ripresi nel mezzo dell’atto sessuale. E’ questo il mondo di Jorge Carruana Bances, artista cubano scomparso nel 1997 e adesso in mostra dopo un lungo oblio nei locali dell’Accademia di Spagna a Roma. La curatrice Suset Sánchez ha messo insieme con la collaborazione degli eredi un buon numero di dipinti di questo artista ingiustamente poco conosciuto, tra l’altro legato strettamente all’Italia, dato che – dopo aver dovuto abbandonare Cuba per motivi politici – visse a Roma dal 1970 fino alla morte.

Quello di Fumetti, sesso, guerra… è un mondo colorato che a prima vista si potrebbe catalogare nel filone della pop art americana. Eppure sarebbe ingiusto farlo, perché se gran parte della pop art si proponeva come rappresentazione mimetica della cultura di massa l’artista cubano esprime un’estetica sperimentale nella forma e dichiaratamente critica nei contenuti. Lo spazio è raramente lineare, anzi è spesso frammentato e attraversato da linee o curve, così che in un’unica opera vengono giustapposti contenuti diversi che, messi in relazione tra loro, lasciano trasparire una convinta e gioiosa opposizione al pensiero dominante senza risultare didascalici. Il corpo è l’assoluto protagonista dei lavori di Carruana Bances e l’erotismo, l’evasione, il viaggio sono gli strumenti capaci di ricomporne i pezzi, rendendolo territorio di liberazione invece che la principale vittima di insuperabili dinamiche politiche, economiche e sociali.

La mostra rimarrà aperta fino al prossimo 7 maggio. Qui sotto un po’ di foto scattate in occasione dell’inaugurazione del 6 aprile scorso. Come sempre, buona visione.

DSC_0772_Fotor

DSC_0781_Fotor_Fotor

DSC_0782_Fotor

DSC_0775_Fotor

DSC_0777_Fotor

DSC_0779_Fotor

DSC_0790_Fotor

DSC_0810_Fotor

DSC_0817_Fotor

DSC_0797_Fotor

DSC_0801_Fotor

Foto di Serena Dovì

Just Indie Comics su Instagram

Forse non tutti sanno che ultimamente ho deciso di non badare a spese e dotarmi anche di un profilo Instagram. Con la collaborazione di Serena Dovì pubblichiamo contenuti visivi legati al mondo del fumetto indipendente, underground e d’autore, con qualche puntata nei meandri del mainstream e persino dell’arte. La gran parte delle immagini fotografano direttamente la mia collezione di fumetti, soffermandosi non solo sulle copertine ma anche su singole pagine e vignette, tra novità, classici, rarità e chicche del passato recente. Di tanto in tanto il profilo serve a promuovere o a rendicontare mostre, eventi e incontri degni di nota. Da tutto ciò viene fuori che la pagina Instagram di Just Indie Comics è ben più aggiornata del sito stesso, che riesco a portare avanti con estrema difficoltà. Ordunque mettete da parte ogni indugio e schiacciate il tasto SEGUI su www.instagram.com/justindiecomics. E se ancora non siete convinti ecco una selezione delle immagini pubblicate fino a oggi. Buona visione.

 

Schermata 2017-04-08 alle 21.48.47

Chris Cilla from Kramers Ergot #7, Buenaventura Press, 2008

 

Schermata 2017-04-08 alle 21.54.00

Brian Chippendale, Puke Force, Drawn & Quarterly, 2016

 

Schermata 2017-04-08 alle 21.56.07

Lale Westvind from Gouffre, Lagon Revue, 2017

 

Schermata 2017-04-08 alle 21.57.46

Lauren Weinstein from The Ganzfeld #6, PictureBox, 2008

 

Schermata 2017-04-08 alle 21.59.08

Uno Moralez, Frontier #1, Youth In Decline, 2013

 

Schermata 2017-04-08 alle 22.00.30

Kevin Huizenga, Supermonster #10, 1999

 

Just Indie Comics @ Varchi Comics

Just Indie Comics @ Varchi Comics

 

Art Spiegelman, Day at the Circuits, from Breakdowns, Pantheon Books, 2008

Art Spiegelman, Day at the Circuits, from Breakdowns, Pantheon Books, 2008

 

Art Green from The Collected Hairy Who Publications 1966-1969, Matthew Marks Gallery, 2015

Art Green from The Collected Hairy Who Publications 1966-1969, Matthew Marks Gallery, 2015

 

Prima serata di #ColorAnti al #monkroma con @alessandrobaronciani e @dottorpira, @tinalsong e #fumettidalfuturo

Prima serata di #ColorAnti al #monkroma con @alessandrobaronciani e @dottorpira, @tinalsong e #fumettidalfuturo

 

Adrian Tomine, Optic Nerve #1, 1991

Adrian Tomine, Optic Nerve #1, 1991

JICBC pt. 2: “Get Out Your Hankies” di Gabrielle Bell

Seconda serie di spedizioni per il Just Indie Comics Buyers Club, l’abbonamento arrivato alla seconda edizione che permette di ricevere, per chi si è iscritto entro il 10 gennaio scorso, fumetti per lo più americani e a volte anche europei di difficile reperibilità in Italia. Se state leggendo queste righe e non sapete di cosa si tratta, vi rimando all’articolo di presentazione dell’edizione 2017. Qui mi limito a dirvi che tutti gli abbonati riceveranno con l’invio di aprile Get Out Your Hankies di Gabrielle Bell, che ho voluto scegliere come fumetto “uguale per tutti” dopo Blammo #9 di Noah Van Sciver selezionato a gennaio. Di questo albo di 32 pagine edito da Uncivilized Books avevo già parlato brevemente in occasione del mio Best of 2016, quando ne avevo letto soltanto la versione digitale, dato che quella cartacea è uscita negli Stati Uniti soltanto a dicembre. Nell’albo trovate infatti, con qualche intervento di editing, proprio il materiale che l’autrice di Lucky e The Voyeurs ha pubblicato quotidianamente lo scorso luglio sul suo sito, secondo una tradizione che sta portando avanti da qualche estate. Con la solita forma diaristica e l’usuale fluidità di scrittura, la Bell ci racconta i fatti e le sensazioni più disparate, da come scegliere un cocomero alla reazione alla strage di Nizza, dal suo lavoro in una libreria dell’usato ai bagni nell’Hudson River. In mezzo la galleria di indecisioni, paranoie ed elucubrazioni che rappresentano la cifra stilistica dell’autrice, messe in scena con un testo ancora più ingombrante del solito, che tende a riempire la pagina fino a farla diventare barocca, complice anche un segno che negli anni si è fatto più sporco e al tempo stesso intenso. Il tutto in attesa di Everything is Flammable, nuovo lavoro sulla lunga distanza in uscita in questi giorni ancora per Uncivilized.

Per chi non è abbonato al Buyers Club alcune copie di Get Out Your Hankies sono disponibili nello shop. Intanto ecco le prime quattro pagine dell’albo, che pubblico grazie alla collaborazione dell’editore. Buona lettura.

GYHO_review COVER

 

 

GYHO_review

GYHO_review2

GYHO_review3

GYHO_review4

“Vortex” and “Love Nest” by Charles Burns

(Italian text)

vortex

Vortex and Love Nest, out last November for the French publisher Cornélius, are the latest books from Charles Burns, new chapters of a particularly intense moment for the creator of Black Hole. Both published on the occasion of a personal exhibition at Galerie Martel in Paris, the books deepen the figurative features of Burns’ art, in the style of recent works as the Incubation sketchbook and Free Shit, a booklet still published in France by Le Dernier Cri, which reprinted the small-run zines made by the artist for friends and fans. Vortex is instead a book that, starting with the elegant hardcover format and the use of color, recalls the aesthetics of the Last Look trilogy. It could look like a fourth chapter but it doesn’t include a story. And on the other hand Vortex isn’t even a simple sketchbook, because the drawings are refined according to Burns’ renowned “slow process”, or an ordinary artbook, since the contents don’t just show but are meant to expand and enrich an already stratified and complex universe. The connection between the pages is suggested without being explicit, it’s pre-logical, and doesn’t seek a meaning but an atmosphere, establishing a link between the different elements that only those who have read X’ed Out, The Hive and Sugar Skull can completely appreciate. The beginning of the book is an appropriate introduction to all this, with a two-page comic characterized by a lyrical and dense text ideal for taking back the reader in the world of Last Look.

FullSizeRender (2)

In the following pages there are fake covers inspired by Tin Tin, manga imagery, illustrations already used for the covers of some notebooks, pages written in the same alien language of the book Johnny 23 released in 2010 from Le Dernier Cri, imitations of erotic magazines, various size illustrations, postcards, photo stories, romance comics going beyond the traditional sense of decency.

IMG_4017

IMG_4019

The world of romance is also at the heart of Love Nest, a 15×17 cm book that showcases 124 illustrations in black and white combining the sentimental imagery of movies and comics of the 1950s with the b-movies of the same era. The themes can remember El Borbah, Big Baby and Skin Deep, as if this book could be a return to Burns’ roots or a sort of Black Hole twenty years before. But the approach is actually different this time, because Burns doesn’t rework the original source material but, simply juxtaposing one image to another, completely immerse himself in this habitat. Even the drawing style breaks sometimes the usual schemes, abandoning the typical hatching of Burns’ black and white in favor of a thicker and simpler line, perfect mimicry of the comics (and later of the pop art) of that period. More organic than the other book, Love Nest is a fascinating and sometimes unsettling project, with illustrations that dare much more than it was allowed at the time of romance comics, including nudity, voyeurism, homosexuality, disfigured faces and horrific creatures that creep in the back of American suburban life.

IMG_4029

IMG_4025

IMG_4026

IMG_4027